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De: lore luc (Mensaje original) |
Enviado: 04/06/2012 09:13 |
Cultura
04/06/2012 -
Quando Venere ci mette lo zampino
Per
l'Italia, quando il Sole sorgerà, Venere starà già per uscire dal bordo
solare. Il Sole il 6 giugno sorgerà a Torino alle 5,43 a Trieste alle
5,16 a Roma alle 5,35. Il transito di Venere si concluderà per tutta
l'Italia alle 6,55
Dopodomani il pianeta transiterà davanti al Sole
per l’ultima volta prima del 2117. Così nel '700 l'evento fu sfruttato
per conoscere meglio l'universo
PIERO BIANUCCI
Dopodomani alzatevi presto. Quando il Sole sorgerà,
avrà un neo vistoso: è il pianeta Venere che sta attraversando il suo
disco abbagliante. La levataccia è giustificata. Lo spettacolo non si
ripeterà fino all’11 dicembre 2117. Neppure chi è nato quest’anno ha
qualche ragionevole probabilità di assistere a una replica.
Per
noi il passaggio di Venere davanti al Sole è una curiosità. In passato
fu l’occasione rara e preziosa per misurare con esattezza la distanza
Terra-Sole. Osservato da luoghi tra loro lontani, il neo si proietta sul
Sole in punti diversi e il transito ha diversa durata. Cronometrando i
tempi, si ricava l’angolo sotto il quale dal Sole si vedrebbe la linea
che congiunge i due luoghi di osservazione (parallasse). Risolto il
triangolo che ha come base questa linea, salta fuori la distanza del
Sole, dato indispensabile per calcolare quella degli altri pianeti e
base di partenza per scoprire quanto sono lontane le stelle.
La
prima globalizzazione fu scientifica. Si realizzò nel 1761 e poi di
nuovo nel 1769, quando 150 astronomi viaggiarono dall’India alla
Siberia, dagli Stati Uniti a sperdute isole dell’oceano Atlantico e del
Pacifico per cronometrare il tempo impiegato da Venere nell’attraversare
il disco solare. Per dimensioni, costo e impegno umano, fu un’impresa
paragonabile allo sbarco sulla Luna o al Progetto Genoma per decifrare
il Dna umano. Vi parteciparono personaggi epici: l’esploratore inglese
James Cook, lo scienziato americano Benjamin Franklin, Caterina II di
Russia, re Giorgio III d’Inghilterra, Luigi XV di Francia e una
variegata schiera di astronomi tra i quali quello destinato a passare
alla storia come il più scalognato di tutti i tempi, il francese Le
Gentil.
Chi vuole prepararsi all’appuntamento astrale del 6
giugno legga l’ultimo libro di Andrea Wulf, scrittrice nata in India,
cresciuta in Germania e attiva in Inghilterra come collaboratrice del Financial Times e del Guardian : Il transito di Venere
, edito da Ponte alle Grazie, ha una scrittura agile ed è storicamente
accurato, come si capisce dalle 110 pagine di note che seguono le 278 di
avvincente racconto.
Non è solo una vicenda di astronomia.
L’obiettivo era conoscere meglio l’universo, ma gli effetti collaterali
furono una migliore conoscenza della Terra, un passo verso la
cooperazione tra i popoli, la scoperta di nuove risorse: la «Endeavour»
del capitano Cook salpò carica di 94 marinai, 10 mila porzioni di carne
salata, 6000 litri di liquore e 4500 di birra e tornò con 30 mila
esemplari di piante appartenenti a 3600 specie diverse, 1400 delle quali
ancora sconosciute.
L’idea di usare i transiti di Venere per
misurare la distanza TerraSole era stata di Halley, quello della cometa.
I ritmi astronomici non sono quelli umani, e lui non vide mai il
pianeta passare davanti al Sole. Ma il seme era gettato.
La
scelta dei luoghi di osservazione fu un compromesso tra esigenze
scientifiche, politiche ed economiche. Delisle calcolò il transito del 6
giugno 1761, il collega Lalande si batté per organizzare le spedizioni
francesi: Jean Chappe d’Auteroche fu spedito in Siberia, Alexandre-Guy
Pingré nell’oceano Indiano all’isola di Rodriguez, Le Gentil a
Pondicherry in India. Le spedizioni inglesi furono dirette dalla Royal
Society: Maskelyne all’isola di Sant’Elena, Mason a Sumatra. La Svezia
inviò astronomi in Lapponia, la Danimarca in Norvegia.
Su molte
spedizioni imperversò la cattiva sorte. All’abate Chappe toccò un
travagliato viaggio di 3200 chilometri per raggiungere Tobolsk, remota
capitale siberiana. Pingré, 49 anni, miope, afflitto da gotta e
reumatismi, navigò tra arrembaggi di pirati e ostili imbarcazioni
inglesi: il 6 giugno sull’isola di Rodriguez pioveva, lui vide solo
l’uscita di Venere dal disco solare. Il rientro gli fu ostacolato dal
sequestro della nave da parte degli inglesi, inclusa, nella stiva, una
riserva di vino di Malaga a cui era comprensibilmente affezionato.
Le
Gentil fu il più infelice. Per lui l’osservazione di Venere, che
Lalande – suo rivale in amore – dirigeva comodamente da Parigi, si
trasformò in un dramma. Partito nel 1760 per l’India, non poté
raggiungere la sua meta perché Pondicherry era caduta nelle mani degli
inglesi. Perso il transito del 1761 – stava navigando nell’oceano
Indiano, lo vide, ma il rollio della nave rese impossibili le misure –,
decise di attendere quello successivo, il 3 giugno 1769. Purtroppo in
quel giorno il cielo, fino ad allora sempre sereno, si rannuvolò. Aveva
avuto due chance, entrambe fallite. Dopo malattie e altre sciagure
riuscì a tornare a Parigi nel 1771, a 11 anni dalla partenza. Apprese
che l’avevano dichiarato morto, il suo posto all’Accademia di Francia
era ormai di un altro, sua moglie si era risposata e il patrimonio era
andato agli eredi. Il re gli restituì però il posto in Accademia e lui
si riprese i beni vincendo una serie di processi contro gli usurpatori.
Nel frattempo si risposò ed ebbe ancora 21 anni di vita matrimoniale e
una figlia.
Lalande organizzò anche il transito del 1769. I russi
inviarono la loro spedizione in Lapponia. Chappe, dopo il gelo della
Siberia, raggiunse il tepore della California. Rilevò il passaggio sotto
un cielo sereno, ma due mesi dopo contrasse il tifo e morì di
dissenteria. Pingré andò a Santo Domingo. La Royal Society spedì Cook a
Tahiti, Polinesia, per osservare il transito ed esplorare il Sud del
Pacifico. Viaggiando per tre anni, accompagnato dall’astronomo Charles
Green, Cook svolse con successo entrambi i compiti, primo europeo a
toccare le Hawaii, a circumnavigare la Nuova Zelanda e ad esplorare le
coste australiane. Il colera decimò l’equipaggio. Lui riuscì a tornare
in patria, dove non ottenne neppure la promozione a capitano.
Senza
muoversi da Parigi e aiutato dall’amante Nicole-Reine Lepaute, Lalande
poté tirare le somme di tante sofferenze altrui e pubblicare nel 1772 la
sua apprezzata Memoria sul transito di Venere.
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Dicono anche che le condizioni di osservabilità non saranno delle più favorevoli dall’Italia. Riusciremo a scorgere solo gli ultimi istanti del transito osservando il Sole sorgere la mattina del 6 Giugno. Ma varrà la pena dare uno sguardo a questo evento, il prossimo transito si verificherà nel 2117! |
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