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Respuesta  Mensaje 1 de 36 en el tema 
De: marinaeisuoiangeli  (Mensaje original) Enviado: 28/11/2012 19:07
" A poche ore di distanza, al Policlinico Umberto I di Roma, 
reparto di Oncologia Pediatrica, 
sono “partiti per il Cielo” 
Vincenzo, italiano di anni 3, e Mohamed, iracheno di anni 5... 


I due bimbi, uniti nella sofferenza, 
si sono voluti tanto bene. 
In epoca di incomprensioni e 
contrapposizioni anche religiose 
fra “i grandi”, due bambini 
- raccontati in una favola - 
indicano la strada della tolleranza 
ai tanti che hanno perso la bussola della vita. 
La favola che segue è opera di Lauretta Perassi, 
da dieci anni volontaria presso il reparto oncologico, 
e scrittrice di libri per bambini, 
una decina, firmati semplicemente Lauretta. 



SEI pronto, Vincenzino? 
chiese con voce dolcissima l’angelo 
che era entrato in quel momento 
nella stanza del bimbo, all’ospedale 

Si! rispose il bambino e aggiunse: 
Andiamo da Dio, vero? 
L’angelo assentì col capo. 
Vincenzino mise fiducioso 
la sua manina in quella dell’Angelo. 
Insieme lasciarono l’ospedale, 
la città addormentata sotto una coltre di stelle, 
la terra verdazzurra 
e si inoltrarono lungo le vie del cielo, 
scintillanti di luce. 
Il bimbo saltellava al fianco dell’angelo, 
quando, all’improvviso, si sentì chiamare: 
Vincenzino, dove vai? 
Aspettami! 
Si voltò indietro e vide venire verso di lui 
il suo amichetto Mohamed, 
compagno di tanti giochi, là in ospedale. 
Anche Mohamed era affiancato da un angelo 
che indossava una veste candida, 
stretta in vita da una cintura d’oro. 
Sapendo che Mohamed era venuto 
da lontano per curarsi 
e che era in ospedale solo con il papà, 
Vincenzino domandò: 
L’hai detto al tuo papà? 
No, l’ho lasciato inginocchiato 
sul tappeto della preghiera. 
M’è sembrato il momento migliore, per partire. 
Sono sicuro che Allah saprà consolarlo, 
dettargli le risposte giuste in fondo al cuore. 
Allah? domandò Vincenzino con stupore... 
E chi è Allah? 
Mohamed scoppiò in una risata. 
Quella risata argentina che lo contraddistingueva 
e che gli faceva brillare i grandi occhi scuri.
Allah è Dio! 
No, Dio si chiama Trinità ribattè Vincenzino  

Allah è sicuro che si chiama Allah, 
me l’ha detto mio padre disse Mohamed. 
Io sono sicuro che si chiama Trinità, 
me l’ha detto mio padre disse Vincenzino. 
Poiché l’autorità di un papà non si mette in discussione, 
i due bambini dovettero concludere: 
Ma allora il tuo Dio non è uguale al mio! 
Questo vuol dire che gli angeli 
non ci stanno portando dalla stessa parte! 
realizzò in un istante Vincenzino e aggiunse: 
io non voglio vedere la Trinità, senza di te! 
Neppure io voglio vedere Allah, senza di te! 
Per fortuna, gli angeli stavano 
conservando amichevolmente tra di loro. 
Un’occhiata d’intesa passò tra i due bambini 
che fecero dietrofront e si nascosero 
in mezzo a un banco di nuvole. 
Adesso dobbiamo cercare un posto 
dove stare insieme disse Mohamed. 
Mano nella mano, 
il piccolo musulmano e il piccolo cattolico 
si incamminarono su una strada lastricata di turchesi. 
Cammina cammina arrivarono in vista di una città 
le cui porte erano di zaffiro e di smeraldo, 
le mura di pietre preziose e le torri di oro purissimo. 
Quella è la casa di Dio! 
esclamòVincenzino. 
Del mio Dio precisò poi. 
No, quella è la casa del mio Dio 
disse convinto Mohamend. 
Ma se è come quella del racconto della Bibbia 
che mi leggeva la nonna a casa, la sera! 
disse Vincenzino, quasi piagnucolando. 
Non è possibile, guarda: 
ci sono due giardini con frutta, palme e melegrane. 
E anche due fonti zampillanti: 
è tutto proprio com’è scritto nel libro del Corano. 
Scommetti che è la casa del mio Dio? 
disse Vincenzino. 
Scommetti che è la casa del mio Dio? 
disse Mohamed. 
Andiamo a domandare 
dissero insieme i due bambini...
Davanti all’ingresso principale s
tavano due angeli in candide vesti. 
Abita qui la Trinità? domandò Vincenzino. 
si rispose uno dei due angeli, sorridendo. 
Per nulla convinto, Mohamed domandò 
Abita qui Allah? 
Sì rispose l’altro angelo, 
con un identico sorriso. 
Andiamo a vedere di persona disse Mohamed, 
che era un tipo pratico 
Forse il tuo Dio e il mio Dio abitano nella stessa casa. 
Con grandissimo stupore, 
Vincenzino e Mohamed dovettero constatare 
che c’era un solo Dio, 
seduto sul suo trono sfavillante di luce. 
Tu sei Trinità? domandò il piccolo cattolico. 
Si, lo sono. 
Tu sei Allah? domandò il piccolo musulmano. 
Si lo sono. 
Ma allora hai due nomi! constatarono i bambini, stupefatti. 
Non solo due, 
ne ho molti di più disse Dio, divertito 
Mi chiamano persino Caso, Natura, ma sono sempre io! 
Senti disse Mohamed, 
il tipo pratico non si potrebbe chiamarti 
con un nome solo visto che tu sei solo Uno? 
Così, tanto per non fare confusione. 
Chiamatemi Amore disse Dio, 
stringendosi al petto il piccolo cattolico 
e il piccolo musulmano.
 


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Respuesta  Mensaje 22 de 36 en el tema 
De: enricorns Enviado: 29/11/2012 16:00
PADRE MATTEO NON AVREBBE MAI APPROVATO POSIZIONI OPPOSTE ALL'INSEGNAMENTO  DELLA CHIESA

Respuesta  Mensaje 23 de 36 en el tema 
De: marinaeisuoiangeli Enviado: 29/11/2012 16:14
sei molto superbo... e pieno di te stesso

ma... non importa,

c'è chi riesce a leggere dentro il cuore

e... le parole talvolta  
suonano stonate...

se invece le pronunciassimo davvero con il cuore

il canto sarebbe melodioso...
e attorno... suoni e note dolcissimi...


ma il dono dell'amore non è da tutti!



Respuesta  Mensaje 24 de 36 en el tema 
De: enricorns Enviado: 29/11/2012 17:30
grazie
 
io sarò superbo e pieno di me stesso ma tu sei sorda e come si sa non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire
 
dimostrami che padre Matteo approvava una simile teoria

Respuesta  Mensaje 25 de 36 en el tema 
De: enricorns Enviado: 29/11/2012 17:42
 


Respuesta  Mensaje 26 de 36 en el tema 
De: marinaeisuoiangeli Enviado: 29/11/2012 17:54

Respuesta  Mensaje 27 de 36 en el tema 
De: enricorns Enviado: 29/11/2012 18:14

Padre Matteo La Grua

Settanta anni di sacerdozio, una vita di benedizioni

pagina da: RnS Italia

Riportiamo un estratto del testo della monizione ambientale dettata dal presidente nazionale del RnS, Salvatore Martinez, in occasione della Celebrazione Eucaristica per i 70 anni di sacerdozio del p. Matteo La Grua. Stretti intorno a questo “patriarca” del Rinnovamento nel mondo, oltre duemila persone, convenute nel Centro Diocesano “Gesù Liberatore”, hanno partecipato commosse al sacro rito che lo stesso P. Matteo ha presieduto con l’intensità di fede di sempre.

A seguire, offriamo una poesia di P. Matteo La Grua, intitolata La candela, contenuta in un’antologia di liriche da lui composte ed edite nel libro “Oltre le cose”, Palermo 2007, Edizioni Amen.


Monizione ambientale

del Presidente nazionale del RnS Salvatore Martinez,

in occasione della Celebrazione Eucaristica

presieduta dal p. Matteo La Grua

nella ricorrenza del 70° anno di ordinazione presbiterale

Carissime sorelle, carissimi fratelli,

nell’introdurre questa nostra Eucaristia di ringraziamento al Signore, per i settanta anni di ordinazione presbiterale di P. Matteo La Grua, non provo neanche a “srotolare il tappeto” della sua vita sacerdotale: questo luogo non sarebbe capace di contenerne l’estensione, né questa città, né questa Regione.

Desidero oggi richiamare la grazia e la necessità del sacerdozio; quale grande fortuna è il prete per la Chiesa e per il mondo; quale benedizione si manifesta nel dono sacerdotale di P. Matteo.

Dobbiamo, intanto, dire con la Madonna: “Magnificat anima mea Dominum”. Siamo chiamati a ringraziare il Signore per il grande mistero che oggi si compie. Il memoriale del sacerdozio che viviamo in questa Celebrazione ci riguarda, deve coinvolgerci più di quanto le nostre attese potrebbero manifestare. Qui protagonista è Cristo, la Sua Chiesa, il Suo Spirito. Oggi, guardando al sacerdozio di P. Matteo, protagoniste sono le anime, la loro salvezza, il loro destino glorioso.

Padre Matteo La Grua a Rimini

Il sacerdote è destinato alle anime. Ministro delle anime segna il loro destino eterno. Sacro per le cose sacre: è tutta qui la sua vocazione. Pertanto, qui festeggiamo “i primi” settanta anni di sacerdozio di P. Matteo. 25567 giorni secondo il calendario umano. Una cifra enorme. Ma secondo il “calendario divino” le cose stanno diversamente: per il Signore la nostra vita è come un solo giorno, una vigilia della nostra eternità. Lo stesso immutabile giorno, anticipo, preludio del cielo.

Settanta anni di sacerdozio. Festa della perseveranza e della fedeltà, divina e umana; festa che congiunge il cielo e la terra. Un’occasione propizia dello Spirito, che ci ricorda che dobbiamo “rimanere” discepoli dell’amore, sempre. Oggi, P. Matteo celebra questa Eucaristia come se fosse la prima, perché mai ce ne sarà “un’ultima”: eterno è l’amore che lo ha generato; eterno è l’amore che lo ha sfamato e con cui ha sfamato migliaia e migliaia di uomini e di donne su questa terra.

Il sacerdozio non è dignità e potere a vantaggio di chi lo riceve. La causa del sacerdozio è il popolo di Dio e la santificazione di ogni membro del popolo di Dio. Ecco perché oggi è la nostra festa. è la festa del popolo di Dio il sacerdozio. Festa dell’umanità che non spera invano, che non vive senza meta.

Oggi, nel miracolo dell’Eucaristia, si rinnova il miracolo del sacerdozio, così “alto, lungo, largo, profondo” come quello di P. Matteo. Roba da perdere la testa se non ci sorreggesse la Parola del Signore: “Io sono con voi, sempre, fino alla fine dei tempi”. E se Lui è con noi, tutto diventa possibile!

Guardando a P. Matteo, noi possiamo gridare: “Non è la scienza che salva il mondo” (ne l'energia suprema np), ma la santità. Una santità di genio, come quella che P. Matteo non si stanca di testimoniare. Di quale genio parliamo? Il genio creativo e rinnovatore dello Spirito, che rende il sacerdote sempre novello, felice come nel giorno della sua prima Messa. Il genio dello Spirito, che rende la Chiesa sempre affamata di verità, assetata di carità, mai stanca di predicare, mai arresa dinanzi al male, mai immobile, una Chiesa che non conta gli anni, ma che si sente sempre vergine, sempre giovane, perché eterna.

Il ministero del sacerdote è un ministero tutto spirituale. Anche quando si occupa degli uomini che sono sulla terra, lo fa perché sottomesso allo Spirito Santo. P. Matteo è per noi la testimonianza di una vita immersa nelle realtà dello Spirito.

“Seguire il Signore, seguire il Vangelo, seguire la Chiesa, seguire il RnS”: quattro consegne discendono dalla testimonianza sacerdotale di P. Matteo. Questo è stato e vuole essere il nostro programma di vita, che sempre P. Matteo ci addita. Mai da soli. Sempre uniti, sempre docili allo Spirito e al suo potere. Questa la lezione, umile ma convincente, semplice ma sapiente che P. Matteo continua a testimoniarci nella sua inesauribile giovinezza spirituale e che ha contagiato di fede carismatica la nostra vita. Se siamo qui è perché non abbiamo sbagliato strada: siamo ancora in vita, perché abbiamo imparato a credere e a vivere. Siamo qui perché non abbiamo davvero niente di meglio da fare che lodare e ringraziare il Signore per i miracoli che compie!

Per non vivere male, bisogna vivere bene il Vangelo, cioè il Vangelo secondo lo Spirito Santo. Non secondo gli uomini, non secondo la psicologia o la sociologia, che cercano giustificazioni a tutti i nostri limiti. Ma il Vangelo secondo lo Spirito Santo, cioè nella potenza dello Spirito, che in noi si manifesta, che sublima i nostri limiti umani e che attraverso di noi cambia la storia.

Osservando P. Matteo una certezza affiora spontanea: Dio non vuole un cristianesimo mediocre! Cristo vuole dei giganti al suo seguito! Il tempo in cui viviamo, ogni tempo reclama eroi e santi. Oggi vogliamo dire: “se i sacerdoti fossero santi, la nostra generazione non sarebbe quello che è”.

In un mondo che sta perdendo totalmente la capacità della comprensione delle cose spirituali, la riflessione sulla vita sacerdotale diventa un argomento decisivo. E giorni come questi riempiono l’anima di speranza. Il mondo corre; noi dobbiamo affrettare il nostro passo se non vogliamo che ci sfugga. Il tempo si è fatto breve. La croce si è fatta grave.

Come sarebbe bello sentire dire, come molti di noi possono testimoniare di se stessi: “Io credo a Dio perché ho incontrato un prete”.

“Ho bisogno di parlarvi, ho bisogno di sentirvi e di vedervi, ho bisogno di voi”. Queste sono le parole di un “malato nello spirito” rivolte ad un ministro di Dio. Per chi non le ricordasse, sono le parole che Alessandro Manzoni, nei suoi Promessi sposi, fa rivolgere dall’Innominato al card. Federico Borromeo.

“Ho bisogno di voi”. “Abbiamo bisogno di sacerdoti”: ecco il grido della gente. è la fede nel sacerdozio della Chiesa. Il popolo di Dio cerca sacerdoti e non li trova. Cerca carità sacerdotale, fede sacerdotale, misericordia sacerdotale, riconciliazione sacerdotale, potere sacerdotale e non li trova.Padre Matteo La Grua

Tu, p. Matteo, hai amato con il cuore di Gesù, bruciato dalla fiamma della consacrazione sacerdotale. Hai mantenuto l’anima ardente e annunciato la Parola come “pane cotto” dallo Spirito Santo. Hai saputo godere di Dio, con gli occhi “incuriositi” dalle novità, sempre aperti alla meraviglia. Il tuo sacerdozio ci insegna, ci raccomanda di non perdere mai lo stupore.

Che Cristo sarebbe, altrimenti, un Cristo che non ci fa palpitare il cuore, che non ci fa piangere e ridere, che non ci fa gioire e soffrire, danzare e adorare? Cristo è vivo, vive in mezzo a noi, si è fatto uno di noi! Che Cristo sarebbe un Cristo che non si prende cura di noi, che non salva, libera, guarisce, consola ancora? P. Matteo, è questo il Cristo che ci hai fatto amare e che sempre, senza sosta, ti procuri di svelarci. Con un cuore grande, un cuore paterno, un cuore materno, un cuore sacerdotale.

Per questo la nostra vita di fede, la nostra esperienza nel RnS può e deve definirsi “una storia d’amore”: ogni fratello un volto, uno dei tanti, infiniti volti dell’amore di Dio.

Il sacerdote è l’uomo del fervore spirituale, che ci insegna a porre le nostre menti, i nostri cuori, i nostri corpi in continuo “movimento spirituale”: protesi verso il cielo e la terra, mai seduti, mai ripiegati, mai rintanati lontano da fratelli.

Questa è, in fondo, “la Messa” del sacerdote e, mediante il suo ministero, la nostra Messa: è la missione del Messia, il proiettarsi nella storia, il vincere il male con il bene, il proteggere l’orfano e la vedova, il rinfrancare i cuori, il ristorare i corpi.

Questo è il movimento dello Spirito: un osare sempre, un andare con incrollabile fede. Che Messa smisurata ci è dato di celebrare!

Il sacerdote è un uomo “espropriato”. è un uomo “di destino”, poiché dalla sua vita discende il futuro della gente. Infatti: se il sacerdote rallenta, il popolo di Dio si ferma. Se si indebolisce, il popolo di Dio molla. Se si siede, il popolo di Dio si corica. Se dubita, il popolo di Dio si dispera. Se critica, il popolo di Dio demolisce.

Ma se il sacerdote cammina avanti, allora il popolo di Dio lo supera. Se dà la mano, il popolo di Dio darà la pelle. E se prega… allora ecco che fioriscono i santi!

“Non basta essere di Dio. Bisogna essere Dio”. Questa la definizione che dava del sacerdozio il Santo Curato d’Ars. Essere Dio ed essere uomo. Essere Dio sapendo di essere fatti di terra.

“Sacerdoti, ve ne scongiuriamo: siate santi! Se siete santi voi, noi con voi saremo santi. Se non siete santi voi, quanto sarà difficile avere uomini e donne, papà, mamme, figli santi!”.

Sacerdoti che stiano ai piedi dell’altare, che insegnino prima a stare in ginocchio se si vuole stare in piedi, senza crollare dinanzi ai guai della vita. Sacerdoti: uomini del tabernacolo e non dei tavolini. Sacerdoti: uomini dell’altare e non dei convivi umani.

Diceva Sant’Agostino: “La dignità sacerdotale è così pesante da far paura alle spalle di un angelo”. E Santa Teresa baciava la terra sulla quale era passato un prete.

Continua a “passare” in mezzo a noi, caro P. Matteo. Tu ci appartieni, perché il tuo sacerdozio è nostro. Possano le tue “orme”, ancora, segnare i nostri cuori, la storia di questa Arcidiocesi palermitana, la storia del RnS.

Ti amiamo, P. Matteo. Il RnS tutto ti ama. In te ammiriamo la meravigliosa opera di Cristo; con te vogliamo continuare a “gustare” le cose celesti che lo Spirito ha preparato per noi.

Ancora mille e mille di queste Messe! Amen, Alleluja!


Respuesta  Mensaje 28 de 36 en el tema 
De: marinaeisuoiangeli Enviado: 29/11/2012 18:16
guarda che io...l'ho avuto accanto per oltre 20 anni...
ne conosco appieno il suo carisma
la sua umiltà e... il suo grande Amore per gli altri! 



Respuesta  Mensaje 29 de 36 en el tema 
De: enricorns Enviado: 29/11/2012 18:21
Non è il tempo che fa comprendere una persona, ma se ti senti così sicura affermando che Padre Matto approvava teorie fuorvianti e incompatibili com suo essere sacerdote della Santa Chiesa Cattolica Apostolica e del RnS, non posso ne obblgarti ne forzatamente convincerti
 
Per me, a questo punto, il discorso è chiuso

Respuesta  Mensaje 30 de 36 en el tema 
De: marinaeisuoiangeli Enviado: 29/11/2012 18:32

Respuesta  Mensaje 31 de 36 en el tema 
De: enricorns Enviado: 29/11/2012 18:50
buonanotte!

Respuesta  Mensaje 32 de 36 en el tema 
De: lore luc Enviado: 29/11/2012 19:06
Sbandierando il nome di Dio si fanno le guerre ..... invocando Amore si litiga!
Dov'è l'arcano?

Respuesta  Mensaje 33 de 36 en el tema 
De: enricorns Enviado: 29/11/2012 19:11
litiga? chi?
 

Respuesta  Mensaje 34 de 36 en el tema 
De: marinaeisuoiangeli Enviado: 29/11/2012 19:54
già... chi litiga?? 




Respuesta  Mensaje 35 de 36 en el tema 
De: marinaeisuoiangeli Enviado: 29/11/2012 20:09

Respuesta  Mensaje 36 de 36 en el tema 
De: enricorns Enviado: 29/11/2012 22:16
Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi in modo virile, siate forti. Tutto si faccia tra voi nella carità.  (1Cor 16, 13-14)


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