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De: lore luc (Mensaje original) |
Enviado: 08/09/2011 02:51 |
Giovedì 08 Settembre 2011
LA NATIVITà BEATA VERGINE MARIA (Festa)
Natività della Beata Vergine Maria (Festa)
« La celebrazione odierna – si legge nel brano dei Discorsi di S. Andrea di Creta proclamato nell'odierno Ufficio delle Letture - onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è, l'incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio ».
è questo del resto il motivo per cui di Maria soltanto (oltre che di S. Giovanni Battista e naturalmente di Cristo) non si festeggia unicamente la “nascita al cielo”, come avviene per gli altri santi, ma anche la venuta in questo mondo.
In realtà, il meraviglioso di questa nascita non è in ciò che narrano con dovizia di particolari e con ingenuità gli apocrifi, ma piuttosto nel significativo passo innanzi che Dio fa nell'attuazione del suo eterno disegno d'amore. Per questo la festa odierna è stata celebrata con lodi magnifiche da molti santi Padri, che hanno attinto alla loro conoscenza della Bibbia e alla loro sensibilità e ardore poetico. Leggiamo qualche espressione del secondo Sermone sulla Natività di Maria di S. Pier Damiani: “Dio onnipotente, prima che l'uomo cadesse, previde la sua caduta e decise, prima dei secoli, l'umana redenzione. Decise dunque di incarnarsi in Maria”.
Come quasi tutte le solennità principali di Maria anche la Natività è di origine orientale. Nella Chiesa d'occidente l'ha introdotta il papa orientale san Sergio I alla fine del sec. VII. Originariamente doveva essere la festa della dedicazione dell'attuale basilica di sant'Anna in Gerusalemme.
La Tradizione, infatti, indicava quel luogo come la sede dell'umile dimora di Gioacchino ed Anna, lontani discendenti di Davide, genitori di Maria. Occorre cercare in questo culto della Natività di Maria una profonda verità: la venuta dell'uomo-Dio sulla terra fu lungamente preparata dal Padre nel corso dei secoli.
La personalità divina del Salvatore supera infinitamente tutto ciò che l'umanità poteva generare, però la storia dell'umanità fu come un lento e difficile parto delle condizioni necessarie all'Incarnazione del figlio di Dio.
La devozione cristiana ha voluto perciò venerare le persone e gli avvenimenti che hanno preparato la nascita di Cristo sul piano umano e sul piano della grazia: la sua Madre, la nascita di essa, la sua concezione, i suoi genitori e i suoi antenati (vangelo: Mt 1,1-16.18-23).
Credere nei preparativi dell'incarnazione significa credere nella realtà dell'incarnazione e riconoscere la necessità della collaborazione dell'uomo all'attuazione della salvezza del mondo.
Il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) concluse la sua omelia, a Frascati l’8/09/1980, nei seguenti termini :
« O Vergine nascente, speranza e aurora di salvezza al mondo intero, / volgi benigna il tuo sguardo materno a noi tutti, / qui riuniti per celebrare e proclamare le tue glorie!
O Vergine fedele, che sei stata sempre pronta e sollecita ad accogliere, conservare e meditare la Parola di Dio, / fa’ che anche noi, in mezzo alle drammatiche vicende della storia, / sappiamo mantenere sempre intatta la nostra fede cristiana, / tesoro prezioso tramandatoci dai Padri!
O Vergine potente, che col tuo piede schiacci il capo del serpente tentatore, / fa’ che realizziamo, giorno dopo giorno, le nostre promesse battesimali, con le quali abbiamo rinunziato a Satana, alle sue opere ed alle sue seduzioni, / e sappiamo dare al mondo una lieta testimonianza della speranza cristiana.
O Vergine clemente, che hai sempre aperto il tuo cuore materno alle invocazioni dell’umanità, talvolta divisa dal disamore ed anche, purtroppo, dall’odio e dalla guerra, fa’ che sappiamo sempre crescere tutti, secondo l’insegnamento del tuo figlio, nell’unità e nella pace, per essere degni figli dell’unico Padre celeste.
Amen! »
S. Leonardo Murialdo, grande devoto della Madonna, diceva : “Maria, Madre nostra, è la più amante, la più affettuosa delle madri. è madre di Dio, quindi ottiene tutto. è madre nostra, quindi non ci nega niente. è madre di misericordia: gettiamoci nelle sue braccia”.
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Domenica 18 Novembre 2012
Dedicazione delle Basiliche dei
SS. Pietro e Paolo Apostoli
(memoria facoltativa)
Dopo la Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore (05 agosto) e quella della Basilica Lateranense (09 novembre), la Chiesa celebra in un medesimo giorno la Dedicazione delle Basiliche dei SS. Pietro e Paolo a Roma.
Queste sono le quattro basiliche che negli anni giubilari i pellegrini devono visitare per acquisire l'indulgenza plenaria, che i Papi sogliono concedere ogni 25 anni. Ma, per quelli che non possono recarsi nelle magnifiche e auguste Basiliche, ci sono molte altre possibilità e occasioni per beneficiare delle indulgenze plenarie [es. la Benedizione papale “Urbi et Orbi” (alla città e al mondo) nelle principali feste liturgiche, nel rispetto delle modalità definite dalla Chiesa].
Per approfondimenti sulle indulgenze & è Indulgenza plenaria è Indulgenze
La Basilica di S. Pietro
Dopo il martirio, avvenuto con tutta probabilità nel circo di Nerone, i resti di S. Pietro erano stati sepolti lungo il fianco opposto della via Cornelia e più tardi vennero segnalati alla venerazione dei fedeli con una piccola edicola costruita da Pp Anacleto e che, fino al terzo secolo, restò il centro delle sepolture dei Papi.
Concessa la pace alla Chiesa, Costantino fece edificare sulla tomba del principe degli Apostoli una basilica, che fu terminata da Costantino II e poi distrutta dai Saraceni nell'anno 806. Restaurata e totalmente modificata nel suo aspetto, la basilica esisteva ancora nel secolo XV, ma tanto aveva sofferto per l'assenza dei Papi, durante il soggiorno ad Avignone, che Pp Niccolò V (Tommaso Parentucelli, 1447-1455) decise di demolirla e di ricostruirla sullo stesso posto.
Papa Giulio II (Giuliano della Rovere, 1503-1513) affidò l'opera al Bramante nel 1505. Morto il Bramante, Michelangelo la continuò ed elevò l'imponente cupola, che domina la basilica e ne costituisce la principale bellezza.
Finalmente il 18 novembre 1626 la basilica fu terminata e Pp Urbano VIII (Maffeo Barberini, 1623-1644) la consacrò. Alla fine del Medio Evo i Papi avevano abbandonato il palazzo del Laterano e si erano stabiliti nel palazzo Vaticano, portando in S. Pietro non poche solennità. Il Concilio ecumenico del 1870 rese definitiva questa sostituzione e la basilica Vaticana divenne, per forza di cose, l'effettiva cattedrale dei Papi.
La Basilica di S. Paolo
Il corpo dell'apostolo S. Paolo, dal luogo del martirio, presso le acque Salvie, era stato portato a due miglia circa da Roma, sulla via Ostiense e ivi era stato sepolto. Sul luogo della sepoltura fu prima costruito un oratorio molto simile a quello dell'apostolo Pietro al Vaticano, attribuito generalmente anch'esso a Pp Anacleto.
Costantino eresse sulla tomba una basilica, ma, essendo parsa di dimensioni troppo modeste, l'imperatore Valentiniano, nel 368, la sostituì con una basilica grandiosa a cinque navate. Teodosio proseguì l'opera e suo figlio, Onorio, la terminò. Le incursioni Saracene avvenute sotto san Leone IV (847-855) spinsero Pp Giovanni VIII (872-882) a circondare la basilica ed il convento, che già vi era sorto accanto, di mura e si ebbe così una fortezza che prese il nome di Giovannopoli.
La Basilica conservò il suo primitivo aspetto fino all'incendio che, nella notte tra il 15 e il 16 agosto del 1823, la distrusse. Pervennero, all'appello del Papa, offerte da tutta la cristianità, perfino da dissidenti e da infedeli e, il 5 ottobre 1840, Pp Gregorio XVI (Bartolomeo Mauro Alberto Cappellari, 1831-1846) poté consacrare il transetto e l'altare maggiore sotto il quale restò la tomba dell'apostolo.
Quattordici anni dopo, in occasione della definizione dell'Immacolato Concepimento di Maria (8 dicembre 1854), 185 cardinali, arcivescovi e vescovi assistevano, il 10 dicembre, alla dedicazione della nuova basilica di S. Paolo fatta dal Beato Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846-1878) che ne fissò il ricordo alla data tradizionale del 18 novembre.
Fonte principale : axnet.it («RIV.»). |
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Mercoledì 21 Novembre 2012
Presentazione della Beata Vergine Maria
(memoria)
La Presentazione della Beata Vergine Maria al tempio è una di quelle memorie mariane “minori” che troppo spesso passano inosservate nello scorrere dell'anno liturgico. Eppure è una festa importante, bella e antichissima, celebrata il 21 novembre di ogni anno sia dalla Chiesa Cattolica, come memoria, che dalla Chiesa Ortodossa, come festività maggiore.
Questo emerge con chiarezza non solo dalla nota di commento degli estensori del nuovo calendario ma anche dalla nota della Liturgia delle Ore, che dice: « In questo giorno della dedicazione (543) della Chiesa di Santa Maria Nuova, costruita presso il tempio di Gerusalemme, celebriamo insieme ai cristiani d'Oriente quella “dedicazione” che Maria fece a Dio, di se stessa fin dall'infanzia, mossa dallo Spirito Santo, della cui grazia era stata ricolma nella sua immacolata concezione ».
La data della festività, il 21 novembre, deriva, dunque, dallo stesso giorno di consacrazione della Basilica di Santa Maria Nuova, nella città di Gerusalemme, che era stata costruita da Giustiniano I di Bisanzio per il vescovo Elia.
La prima celebrazione della Presentazione viene fatta risalire al Calendario di Basilio II di Bisanzio, imperatore nell' XI secolo. Nel Medioevo conobbe un discreto successivo, fino alla definitiva adozione, da parte di Pp Sisto V (Felice Peretti, 1585-1590), nel 1585.
Il fatto della presentazione di Maria al tempio, com'è noto, non è narrato in nessun passo dei testi sacri, mentre viene proposto con abbondanza di particolari dagli apocrifi, cioè da quegli scritti molto antichi, e per tanti aspetti analoghi ai libri della Bibbia, che tuttavia la Chiesa ha sempre rifiutato di considerare come ispirati da Dio e quindi come Sacra Scrittura.
Ora, secondo tali apocrifi, la presentazione di Maria al tempio non avvenne senza pompa in quanto, sia nel momento della sua offerta che durante la permanenza nel tempio, si verificarono alcuni fatti prodigiosi: Maria, secondo la promessa fatta dai suoi genitori, fu condotta nel tempio a tre anni, accompagnata da un gran numero di fanciulle ebree che tenevano delle torce accese, col concorso delle autorità di Gerusalemme e tra il canto degli angeli.
Per salire al tempio vi erano quindici gradini che Maria salì da sola, benché tanto piccola. Gli apocrifi dicono ancora che Maria nel tempio si alimentava con un cibo straordinario recatole direttamente dagli Angeli e che ella non risiedeva con le altre bambine ma addirittura nel “Sancta Sanctorum” (che veniva, invece, "visitato" una volta all'anno dal solo Sommo Sacerdote). La realtà della presentazione di Maria dovette essere molto più modesta e insieme più gloriosa. Fu infatti anche attraverso questo servizio al Signore nel tempio, che Maria preparò il suo corpo, ma soprattutto la sua anima, ad accogliere il Figlio di Dio, attuando in se stessa le parole di Gesù che, in risposta ad una donna che aveva alzato la voce dicendo “Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”, rispose : “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano! ”. (Lc 11,27-28).
Nell’arte l'episodio della Presentazione è stato trattato da moltissimi autori in più epoche storiche. Fra i tanti si ricorda Giotto, che ne ha descritto visivamente la scena all'interno della Cappella degli Scrovegni di Padova, affrescata da lui fra il 1303 e il 1306. Anche Cima da Conegliano riprende lo stesso tema nella sua Presentazione della Vergine Maria al Tempio del 1496-97, oggi a Dresda; un'altra rappresentazione, molto nota, si trova nella Basilica di S. Maria Maggiore a Roma e, sempre a Roma, nella Chiesa Nuova, è presente una cappella dedicata alla Presentazione della Vergine.
Fonti principali: wikipendia.org ; santiebeati.it («RIV.»). |
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Domenica 25 Novembre 2012
CRISTO RE
(solennità)
La Solennità di Cristo Re, che segna la fine dell’anno liturgico, nella Chiesa cattolica, nella Chiesa luterana ed in altre denominazioni cristiane, indica un ricordo particolare di Gesù Cristo visto come Re di tutto l'universo.
Con essa si vorrebbe sottolineare che la figura di Cristo rappresenta per i cattolici il Signore della storia e del tempo.
Questa festa fu introdotta da Pp Pio XI (Achille Ratti, 1922-1939), con l'enciclica è “Quas primas” (“Sulla Regalità di Cristo”) dell'11 dicembre 1925.
Dice il Papa nell'Enciclica: « E perché più abbondanti siano i desiderati frutti e durino più stabilmente nella società umana, è necessario che venga divulgata la cognizione della regale dignità di nostro Signore quanto più è possibile. Al quale scopo ci sembra che nessun'altra cosa possa maggiormente giovare quanto l'istituzione di una festa particolare e propria di Cristo Re. »
Nella forma ordinaria del rito romano la festa coincide con l'ultima domenica dell'anno liturgico mentre nella forma straordinaria la festa coincide con l'ultima domenica di ottobre.
Anche nel rito ambrosiano, la solennità di Cristo Re corrisponde all'ultima domenica dell'anno liturgico, ma - poiché l'Avvento ambrosiano, con cui comincia l'anno liturgico, è più lungo di due settimane rispetto all'Avvento romano - essa si colloca all'inizio e non alla fine di novembre.
L'appellativo di “Cristo Re” ha origine da alcuni passi biblici : nel Nuovo Testamento Gesù viene detto Re (βασιλεύς, basilèus), Re dei Giudei (βασιλεύς τῶν Ἰουδαίων, basilèus ton Iudàion), Re d'Israele (βασιλεύς Ἰσραήλ, basilèus Israèl), Re dei re (βασιλεύς βασιλέων, basilèus basilèon) per un totale di 35 volte, soprattutto nei racconti della passione, e Figlio di Davide (υἱός Δαυὶδ, uiòs Davìd) altre 12 volte.
Dall’omelia del Beato Giovanni Paolo II
- Solennità di Cristo Re -
(Basilica di San Pietro, 23 novembre 1980) :
« [...] Possiamo dire senz’altro che la regalità di Cristo, quale anche oggi noi celebriamo e meditiamo, deve esser sempre riferita all’evento, che si svolge su quel colle (calvario), ed esser compresa nel mistero salvifico, ivi operato da Cristo: dico l’evento ed il mistero della redenzione dell’uomo. Cristo Gesù - dobbiamo rilevare - si afferma re proprio nel momento in cui, tra i dolori e gli strazi della croce, tra le incomprensioni e le bestemmie degli astanti, agonizza e muore. Davvero, una regalità singolare è la sua, tale che solo l’occhio della fede può riconoscerla: “Regnavit a ligno Deus”! (“il legno sul quale Cristo regnò”)
[...] Tuttavia, anche per mantenerci aderenti al contenuto dell’odierna liturgia, è opportuno insistere sulla funzione regale e concentrare il nostro sguardo, illuminato dalla fede, sulla figura di Cristo come Re e Signore.
Al riguardo, ovvia appare l’esclusione di qualsiasi riferimento di natura politica o temporalistica.
Alla formale domanda fattagli da Pilato: “Sei tu il re dei giudei?” (Gv 18,33), Gesù risponde esplicitamente che il suo regno non è di questo mondo e, dinanzi all’insistenza del procuratore romano, afferma: “Tu lo dici: io sono re”, aggiungendo subito dopo: “Per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità” (Gv 18,37).
In tal modo, egli dichiara quale sia l’esatta dimensione della sua regalità e la sfera in cui si esercita: è la dimensione spirituale che comprende, in primo luogo, la verità da annunciare e da servire. Il suo regno, anche se comincia quaggiù sulla terra, nulla ha però di terreno e trascende ogni umana limitazione, proteso com’è verso la sua consumazione oltre il tempo, nell’infinità dell’eterno. »
Per & l'omelia completa è Solennità di Cristo Re Fonti principali: vatican.va; wikipendia.org («RIV.»). |
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Domenica 2 Dicembre 2012
I Domenica di Avvento
L'Avvento è il tempo liturgico cristiano che precede il Natale e segna l'inizio di un nuovo anno liturgico dell'anno ecclesiastico occidentale.
La Chiesa suddivide gli anni attraverso la denominazione di Anno A, Anno B, Anno C, a cui corrisponde un ciclo per quanto riguarda le letture festive (Ciclo A, Ciclo B, Ciclo C), aventi ciascuno di essi una peculiare fisionomia. Ci si limiterà, in questa sede, ai Vangeli, essendo questi l’oggetto principale della meditazione festiva, senza tuttavia sminuire l’importanza dei testi dell’Antico Testamento e della Seconda Lettura (di solito staccata dal contesto) che li accompagnano.
Ora, ad offrirci spunti di meditazione su Gesù Cristo, durante l'anno :
A. è l’evangelista S. Matteo,
B. è l’evangelista S. Marco,
C. è l’evangelista S. Luca.
S. Giovanni, che a più riprese compare pressoché nella Liturgia della Parola di tutti e tre gli anni, viene proposto in modo particolare durante il tempo di Passione del Signore.
La parola Avvento viene dal latino “adventus”, ed indica l’azione dell’arrivare, l’arrivo imminente di qualcosa o di qualcuno.
Nel rito romano della Chiesa Cattolica dura quattro settimane, in quello ambrosiano sei (vedi in calce). L'Avvento è presente anche nei calendari liturgici delle chiese luterane e anglicane.
In tutte le confessioni questo periodo è contraddistinto da un atteggiamento di attesa della venuta di Nostro Signore: una venuta invocata, un’attesa che troverà un culmine nella celebrazione della nascita di Gesù, il 25 dicembre.
Occorre precisare, però, che non si tratta soltanto di fare memoria storica del passato - Cristo nella sua prima venuta nel mondo più di duemila anni fa - altrimenti non avrebbe senso continuare ad invocare questa venuta. È invece soprattutto celebrazione dell’attesa della sua venuta definitiva nella gloria, la “parusia” che deve ancora venire. Quindi è celebrazione dell’attesa escatologica, della speranza espressa dalla preghiera ardente delle prime comunità cristiane: “Maràna thà!” = “Signore, vieni!” (1 Cor 16,22).
Thomas Merton (1915/1968) scrittore e religioso statunitense dell’ordine dei Trappisti, scriveva: “Meditando l’Avvento passato e l’Avvento futuro, impariamo a riconoscere l’Avvento presente, che si situa in ogni momento della nostra vita di pellegrini terreni”.
Questo tempo di avvento è simile a quel periodo, testimoniato dai profeti dell’Antico Testamento, che ha preparato la prima venuta del messia. Per questo si leggeranno quelle antiche profezie che raccontano quanto grande fosse l’attesa, il desiderio di salvezza del popolo di Dio, specialmente nell’epoca in cui si trovava deportato ed esule a Babilonia. Non bisogna dimenticare, dunque, che, proprio in questo tempo liturgico, ci scopriamo in particolare sintonia con l’esperienza religiosa del popolo dell’Antica Alleanza che tuttora vive, come elemento costitutivo della propria identità, la speranza nella venuta del messia: in fondo aspettiamo insieme la stessa persona, loro la sua prima, noi la sua ultima venuta.
I nomi tradizionali delle domeniche di Avvento sono tratti dalle prime parole dell'introito:
I di Avvento: Ad Te levavi (Ad te levavi animam meam = A Te levo l'anima mia)
II di Avvento: Populus Sion (Populus Sion, ecce Dominus veniet ad salvandas gentes = Popolo di Sion, il Signore verrà a salvare i popoli)
III di Avvento: Gaudete (Gaudete in Domino semper = Rallegratevi sempre nel Signore)
IV di Avvento: Rorate (Rorate, cœli desuper, et nubes pluant Iustum = Stillate dall’alto, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a noi il Giusto).
Le letture del Vangelo hanno, nelle singole domeniche, una loro caratteristica propria:
Ø si riferiscono alla venuta del Signore alla fine dei tempi (I domenica),
Ø a Giovanni Battista (Il e III domenica);
Ø agli antefatti immediati della nascita del Signore (IV domenica).
Nella liturgia delle Sante Messe del periodo di Avvento (come in quaresima) il colore dei paramenti sacri del sacerdote è il viola e non viene recitato l'inno del Gloria.
Negli ultimi nove giorni d'Avvento è tradizione celebrare, in molte chiese latine, la pratica della Novena di Natale.
Nelle Chiese ortodosse - in cui viene anche chiamato digiuno della natività, quaresima invernale o di Natale - l'Avvento dura 40 giorni, a partire dal 15 novembre (28 novembre per le chiese che usano il calendario giuliano), mentre in altre chiese orientali comincia a partire dalla domenica più vicina al giorno di Sant'Andrea (30 novembre) e dura fino a Natale.
Avvento Ambrosiano
Nel rito ambrosiano l'Avvento inizia la prima domenica dopo il giorno di San Martino (11 novembre) e prevede sempre 6 domeniche (quando il 24 dicembre cade di domenica è prevista la celebrazione di una Domenica Prenatalizia). Nel rito ambrosiano è previsto il colore morello, tranne nell'ultima domenica (detta dell'Incarnazione) nella quale si usa il bianco.
1. domenica della venuta del Signore
2. domenica dei figli del regno
3. domenica delle profezie adempiute
4. domenica dell'ingresso del Messia
5. domenica del precursore
6. domenica dell'Incarnazione
Per approfondimenti & è La Chiesa: Liturgia Fonti principali: wikipendia.org; laChiesa.it; omelie.org («RIV.»). |
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è di nuovo Avvento. è di nuovo attesa. Dio viene a visitarci. Entra nella nostra vita per rivolgersi a noi, a ciascuno di noi. Avvento, il tempo della gioia. Una gioia che nessuna sofferenza terrena può cancellare. La Vergine Maria, per
mezzo della quale si è compiuta la salvezza, ci ottenga la grazia di prepararci al Natale rimanendo sempre vigilanti e operosi. BUON CAMMINO DI AVVENTO!
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Sabato 8 Dicembre 2012
Immacolata Concezione
della Beata Vergine Maria
(solennità)
L'Immacolata Concezione è un dogma cattolico proclamato dal Beato Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846-1878), l’8 dicembre 1854, con la Bolla “Ineffabilis Deus” che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento:
« (...) affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli. »
Ma la storia della devozione per Maria Immacolata è molto più antica. Precede di secoli, anzi di millenni, la proclamazione del dogma che, come sempre, non ha introdotto una novità, ma ha semplicemente coronato una lunghissima tradizione.
Già i Padri della Chiesa d'Oriente, nell'esaltare la Madre di Dio, avevano avuto espressioni che la ponevano al di sopra del peccato originale. L'avevano chiamata: “Intemerata, incolpata (nel senso di "senza colpa"), bellezza dell'innocenza, più pura degli Angeli, giglio purissimo, nube più splendida del sole, immacolata”.
In Occidente, però, la teoria dell'immacolatezza trovò una forte resistenza, non per avversione alla Madonna, che restava la più sublime delle creature, ma per mantenere salda la dottrina della Redenzione, operata soltanto in virtù del sacrificio di Gesù.
Se Maria fosse stata immacolata, se cioè fosse stata concepita da Dio al di fuori della legge del peccato originale, comune a tutti i figli di Eva, Ella non avrebbe avuto bisogno della Redenzione, e questa dunque non si poteva più dire universale. L'eccezione, in questo caso, non confermava la regola, ma la distruggeva.
Il francescano Giovanni Duns, detto Scoto perché nativo della Scozia, e chiamato il “Dottor Sottile”, riuscì a superare questo scoglio dottrinale con una sottile ma convincente distinzione. Anche la Madonna era stata redenta da Gesù, ma con una Redenzione preventiva, prima e fuori del tempo. Ella fu preservata dal peccato originale in previsione dei meriti del suo figlio divino. Ciò conveniva, era possibile, e dunque fu fatto.
Giovanni Duns Scoto morì sui primi del '300. Dopo di lui, la dottrina dell'Immacolata fece grandi progressi, e la sua devozione si diffuse sempre di più.
Dal 1476, la festa della Immacolata Concezione di Maria venne introdotta nel Calendario romano.
Nel 1830, la Vergine apparve (Rue du Bac a Parigi) a Santa Caterina Labouré chiedendo di far coniare una medaglia chiamata, in seguito, “medaglia miracolosa” con l'immagine dell'Immacolata incorniciata dalla scritta «O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi » (Originale: «Ô Marie conçue sans peché priez pour nous qui avons recours à Vous»).
Questa medaglia suscitò un'intensa devozione; molti Vescovi chiesero a Roma la definizione di quel dogma che ormai era nel cuore di quasi tutti i cristiani.
Così, l'8 dicembre 1854, il Beato Pio IX proclamava Maria esente dal peccato originale, tutta pura, cioè Immacolata: fu un atto di grande fede e di estremo coraggio che suscitò gioia tra i fedeli della Madonna ma indignazione tra i nemici del Cristianesimo in quanto il dogma dell'Immacolata era una diretta smentita dei naturalisti e dei materialisti.
Quattro anni dopo, le apparizioni di Lourdes apparvero una prodigiosa conferma del dogma che aveva proclamato la Vergine “tutta bella”, “piena di grazia” e priva di ogni macchia del peccato originale. Una conferma che sembrò un ringraziamento, per l'abbondanza di grazie che dal cuore dell'Immacolata piovvero sull'umanità.
E dalla devozione per l'Immacolata ottenne immediata diffusione, in Italia, il nome femminile di Concetta, in Spagna quello di Concepción: un nome che ripete l'attributo più alto di Maria, “sine labe originali concepta”, cioè concepita senza macchia di peccato e, perciò, Immacolata.
Per approfondimenti & l'omelia dell'8 dicembre 2004 del Beato Giovanni Paolo II :
è 150° anniversario della definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
Tota pulchra es, Maria.
Tutta bella sei, Maria, e il peccato originale non è in te. Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele, tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.
O Maria! O Maria! Vergine prudentissima, Madre clementissima, prega per noi, intercedi per noi presso il Signore Gesù Cristo.
Fonti principali : vatican.va; wikipendia.org; santiebeati.it («RIV.»).
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C’è solo un mezzo per ricevere il mistero di Gesù: l’umiltà. Maria lo sa. Solo riconoscendo l’Infinito che ci supera, se ne diventa capaci. Così Maria è diventata Madre. Incontro dell’eternità e del tempo, del Creatore e della creatura, che rende Maria unico mistero di umiltà e di amore. BUONA FESTA dell'IMMACOLATA!!!
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Lunedì 10 Dicembre 2012
Beata Vergine Maria di Loreto
Il Santuario della Santa Casa si trova a Loreto (AN): è un luogo popolare di pellegrinaggio dove i cattolici venerano la Vergine Lauretana.
È il più importante santuario mariano d’Italia; al suo interno è custodita la Santa Casa di Nazaret dove, secondo la tradizione devozionale, la Vergine Maria ricevette l’Annunciazione.
Il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005), riferendosi alla Santa Casa di Loreto, fece la seguente riflessione : « Quello Lauretano è un Santuario mirabile. In esso è inscritta la trentennale esperienza di condivisione, che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazaret è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una “casa”, dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri e la storia di ogni uomo, è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita. Ed è eloquente ed importante per tutti che quest’Uomo unico e singolare, che è il Figlio unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, quella di Nazaret, che secondo il racconto evangelico, ospitò Gesù di Nazaret lungo l’intero arco della sua infanzia, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana […]. La casa del Figlio dell’uomo è dunque la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa […].»
La "Casa della Madonna" era formata da tre pareti addossate ad una grotta scavata nella roccia (che si trova nella Basilica dell'Annunciazione a Nazaret). La tradizione popolare racconta che nella notte tra il 9 ed il 10 dicembre del 1294 le pietre della casa di Nazaret vennero trasportate in volo dagli angeli. In realtà, alcuni studi, e dei documenti ritrovati, hanno confermato che il trasporto avvenne per mare su navi crociate. Infatti, dopo la cacciata dei cristiani dalla Terra santa da parte dei musulmani, un esponente della famiglia Angeli, regnanti dell'Epiro (regione della Grecia nord-occidentale), si interessò di salvare la Santa Casa dalla sicura rovina, che fu, dunque, trasportata prima a Tersatto (odierna Croazia), nel 1291, e poi a Loreto il 10 dicembre 1294.
Fin dall’inizio del Trecento fu già meta di pellegrinaggio anche per quanti, prendendo la strada costiera, erano diretti a S. Michele al Gargano oppure in Terrasanta; il flusso nei secoli XV e XVI diventò enorme fino ad indurre, nel 1520, Pp Leone X (Giovanni de' Medici, 1513-1521) ad equiparare il voto dei pellegrini del Santuario di Loreto a quello di Gerusalemme che, già man mano, Loreto aveva sostituito nelle punte dei grandi pellegrinaggi penitenziali, che vedevano Roma, Santiago di Compostela, Gerusalemme.
Il prodigio eclatante della traslazione della Santa Casa attirò anche, a partire dal secolo XV, la peregrinazione di re e regine, principi, cardinali e papi, che lasciarono doni o ex voto per grazie ricevute; a loro si aggiunsero, successivamente, condottieri, poeti, scrittori, inventori, fondatori di Ordini religiosi, filosofi, artisti e oltre 200 futuri santi e beati.
Gli studi effettuati sulle pietre della Santa Casa ne confermano l'origine palestinese, esse sono lavorate secondo la tecnica usata dai Nabatei, un popolo confinante con gli ebrei, molto usata anche in Palestina. Sulle pietre vi sono numerosi graffiti simili a quelli giudeo-cristiani del II-V secolo ritrovati in Terra Santa, in particolare a Nazaret. Il santuario fu costruito per proteggere la Santa Casa, su iniziativa del vescovo di Recanati Nicolò delle Aste, nel 1469 e fu concluso nel 1587.
L’interno attuale del Santuario è a croce latina a tre navate, ospita sotto la grande cupola la Santa Casa, letteralmente coperta da un rivestimento marmoreo, arricchito da statue e bassorilievi raffiguranti sibille e profeti e narranti otto storie della vita di Maria, oltre a rilievi bronzei narranti alcuni episodi della vita di Gesù.
Il campanile fu disegnato da Luigi Vanvitelli e fu costruito nel 1755. Il battistero in bronzo di Tiburzio Vergelli si trova nella navata sinistra. Sulla volta vi sono dipinti del Pomarancio. Sotto la cupola, opera di Giuliano da Sangallo e con la decorazione rinnovata in occasione dei restauri del Sacconi dal romano Virginio Monti, si trova la Santa Casa.
All'interno della Santa Casa si trova la statua della Vergine Lauretana, scolpita su legno di un cedro del Libano dei Giardini Vaticani, che sostituisce quella del sec. XIV andata distrutta in un incendio scoppiato nella Santa Casa nel 1921. È stata fatta scolpire da Pp Pio XI (Ambrogio Damiano Achille Ratti, 1922-1939) che nel 1922 la incoronò in Vaticano e la fece trasportare solennemente a Loreto. Fu modellata da Enrico Quattrini ed eseguita e dipinta da Leopoldo Celani. Fin dal secolo XVI è rivestita di un manto, detto "dalmatica".
Il rivestimento marmoreo, all'esterno, è stato progettato da Donato Bramante. Le ultime opere che corredano l'interno della Basilica sono l'altare maggiore ed il pulpito, ricavati da due monoliti di marmo di Carrara in occasione dell'Anno Santo 2000, opere dello scultore lombardo Floriano Bodini.
Fra le cappelle e le sacrestie, meritano particolare attenzione le seguenti: la Sacrestia di S. Giovanni o del Signorelli per gli affreschi di Luca Signorelli, e l'ancor più famosa Sacrestia di San Marco o del Melozzo per i meravigliosi affreschi, recentemente restaurati, di Melozzo da Forlì : desta meraviglia la capacità di questo pittore di produrre effetti "tridimensionali", da vero maestro della prospettiva, nonché la Cappella dei Duchi d'Urbino, unica salvatasi con il suo apparato secentesco dai profondi restauri, a cui fu sottoposta la Basilica a cavallo dei secoli XIX e XX, ad opera dell'architetto Giuseppe Sacconi.
Infine, la chiesa della Santa Casa possiede un concerto di 8 campane in reb3 Pasqualini di Fermo più un campanone di grandissime dimensioni chiamato “Loreta” fuso da Bernardo da Rimini del peso di più di 7 tonnellate; questo suona solo la notte tra il 9 ed il 10 dicembre e il 10 insieme alle altre 8 prima della messa.
Oltre 50 papi si sono recati in pellegrinaggio a Loreto e sempre è stata grande la loro devozione. Alla Vergine si rivolsero i Papi Pio II (Enea Silvio Piccolimini, 1458-1464) e Paolo II (Pietro Barbo, 1464-1471) per guarire miracolosamente dalle loro gravi malattie.
Papa Benedetto XV (Giacomo della Chiesa, 1914-1922), in considerazione della traslazione della Santa Casa, dalla Palestina a Loreto, la proclamò patrona degli aviatori.
Loreto è considerata la Lourdes italiana e tanti pellegrinaggi di malati vengono organizzati ogni anno, con cerimonie collettive come quelle di Lourdes. C’è da ricordare, infine, le “Litanie Lauretane” che dal XII secolo sono divenute una vera e propria orazione alla Vergine, incentrata sui titoli che in ogni tempo le sono stati tributati, anche con riferimenti biblici. Le “Litanie Lauretane” sostituirono nella cristianità, quelle denominate “veneziane” (in uso nella basilica di S. Marco e originarie di Aquileia) e quelle “deprecatorie” (ossia di supplica, originarie della Germania).
LITANIE LAURETANE
Signore, pietà Cristo, pietà Signore, pietà. Cristo, ascoltaci. Cristo, esaudiscici.
Padre del cielo, che sei Dio, Abbi pietà di noi.
Figlio, Redentore del mondo, che sei Dio, Spirito Santo, che sei Dio, Santa Trinità, unico Dio,
Santa Maria, prega per noi. Santa Madre di Dio, Santa Vergine delle vergini, Madre di Cristo, Madre della Chiesa, Madre della divina grazia, Madre purissima, Madre castissima, Madre sempre vergine, Madre immacolata, Madre degna d'amore, Madre ammirabile, Madre del buon consiglio, Madre del Creatore, Madre del Salvatore, Madre di misericordia, Vergine prudentissima, Vergine degna di onore, Vergine degna di lode, Vergine potente, Vergine clemente, Vergine fedele, Specchio della santità divina, Sede della Sapienza, Causa della nostra letizia, Tempio dello Spirito Santo, Tabernacolo dell'eterna gloria, Dimora tutta consacrata a Dio, Rosa mistica, Torre di Davide, Torre d'avorio, Casa d'oro, Arca dell'alleanza, Porta del cielo, Stella del mattino, Salute degli infermi, Rifugio dei peccatori, Consolatrice degli afflitti, Aiuto dei cristiani, Regina degli Angeli, Regina dei Patriarchi, Regina dei Profeti, Regina degli Apostoli, Regina dei Martiri, Regina dei veri cristiani, Regina delle Vergini, Regina di tutti i Santi, Regina concepita senza peccato originale, Regina assunta in cielo, Regina del santo Rosario, Regina della famiglia, Regina della pace.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, ascoltaci, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
Prega per noi, Santa Madre di Dio. E saremo degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo. Concedi ai tuoi fedeli, Signore Dio nostro, di godere sempre la salute del corpo e dello spirito, per la gloriosa intercessione di Maria santissima, sempre vergine, salvaci dai mali che ora ci rattristano e guidaci alla gioia senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen. |
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Per questo ritorna l’Avvento. Ritorna per metterci davanti agli occhi la Luce che già c’è. E se il nostro cuore si apre alla Luce, noi diventiamo precursori di Cristo presso altre persone che non l’hanno ancora incontrato. Tutti noi si
amo chiamati ad essere precursori come Giovanni. Accogliere Cristo per farlo accogliere da altri. Questo è il momento per farlo
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Mercoledì 12 Dicembre 2012
Beata Vergine Maria di Guadalupe
(memoria facoltativa)
Nostra Signora di Guadalupe è principalmente venerata nel Santuario a Lei dedicato a Tepeyac, in Messico. In questo Santuario, ogni anno, affluiscono milioni di pellegrini ed è il più frequentato e amato non solo da parte del popolo messicano, ma anche da parte di tutti i popoli latinoamericani. Ma ormai non c'è parte del mondo cristiano che non conosca l’avvenimento che ha dato l'impulso decisivo all'evangelizzazione del “nuovo continente”. Santuari dedicati alla Madonna di Guadalupe si trovano anche in Italia, così come numerose cappelle in luoghi di culto, anche celebri, come il Santuario mariano di Loreto.
Le quattro apparizioni della “Virgen Morena” all’indio Juan Diego, sono all’origine della devozione e della costruzione del suddetto Santuario; sono anche un evento che ha lasciato un solco profondo nella religiosità e nella cultura messicana.
La basilica, ove attualmente si conserva la "tilma" (mantello in fibra di ayate, un tessuto grossolano prodotto con foglie di cactus) con l'immagine miracolosa, è stata inaugurata il 12 ottobre 1976. Tre anni dopo è stata visitata dal Beato Giovanni Paolo II che, dal balcone della facciata su cui sono scritte in caratteri d'oro le parole della Madonna a Juan Diego: “¿No estoy yo aquí que soy tu Madre” (“Non sono qua io che sono la tua Madre?”), ha salutato le molte migliaia di messicani confluiti al Tepeyac; nello stesso luogo, il 6 maggio 1990, ha proclamato beato il veggente Juan Diego, che è stato infine dichiarato santo il 31 luglio 2002 (mf il 09 dic.).
Qui, sul Tepeyac, ebbero luogo le apparizioni a Juan Diego: la mattina del 9 dicembre 1531, mentre sta attraversando la collina del Tepeyac per raggiungere la città, l’indio è attratto da un canto armonioso di uccelli e dalla visione dolcissima di una Donna che lo chiama per nome con tenerezza. La “Signora” gli dice di essere “la perfetta sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio” e gli ordina di recarsi dal vescovo per riferirgli che desidera che le si eriga un tempio ai piedi del colle. Juan Diego corre subito dal vescovo ma non viene creduto.
Tornando a casa la sera incontra nuovamente sul Tepeyac la Vergine Maria, a cui riferisce il suo insuccesso e chiede di essere esonerato dal compito affidatogli, dichiarandosene indegno. La Vergine gli ordina di tornare il giorno seguente dal vescovo che, dopo avergli rivolto molte domande sul luogo e sulle circostanze dell’apparizione, gli chiede un segno; la Vergine promette di darglielo l’indomani.
Il giorno seguente, però, Juan Diego non può tornare: suo zio, Juan Bernardino, è gravemente ammalato e lui viene inviato di buon mattino a Tlatelolco a cercare un sacerdote che confessi il moribondo. Giunto in vista del Tepeyac decide perciò di cambiare strada per evitare l’incontro con la “Signora”. Ma la “Signora” è là davanti a lui e gli domanda il perché di tanta fretta. Juan Diego si prostra ai suoi piedi e le chiede perdono per non poter compiere l’incarico affidatogli presso il vescovo, a causa della malattia mortale dello zio.
La “Signora” lo rassicura, affermando che lo zio è già guarito, e lo invita a salire sulla sommità del colle per cogliervi i fiori. Juan Diego sale e con grande meraviglia trova sulla cima del colle dei bellissimi "fiori di Castiglia": è il 12 dicembre. In questo periodo dell’anno, solstizio d’inverno secondo il calendario giuliano allora vigente, né la stagione né il luogo, una desolata pietraia, sono adatti alla crescita di fiori del genere. Juan Diego ne raccoglie un mazzo che porta alla Vergine, la quale però gli ordina di presentarli al vescovo come prova della verità delle apparizioni.
Juan Diego ubbidisce e, giunto al cospetto del presule, apre il suo mantello e all’istante sulla "tilma" si imprime e rende manifesta alla vista di tutti l’immagine della Santa Vergine. Di fronte a tale prodigio, il vescovo cade in ginocchio, e con lui tutti i presenti.
La mattina dopo Juan Diego accompagna il presule al Tepeyac per indicargli il luogo in cui la Madonna ha chiesto che le sia innalzato un tempio. Nel frattempo l’immagine, collocata nella cattedrale, diventa presto oggetto di una devozione popolare che si è conservata ininterrotta fino ai nostri giorni.
La Madonna della "tilma" ha un volto nobile, di colore bruno, mani giunte, vestito roseo bordato di fiori. Un manto azzurro mare, trapuntato di stelle dorate, copre il suo capo e le scende fino ai piedi, che poggiano sulla luna. Alle sue spalle il sole risplende sul fondo con i suoi cento raggi.
L'attenzione si concentra tutta sulla straordinaria e bellissima icona guadalupana, rimasta inspiegabilmente intatta nonostante il trascorrere dei secoli: questa immagine, che non è una pittura, né un disegno, né è fatta da mani umane, suscita la devozione dei fedeli di ogni parte del mondo e pone non pochi interrogativi alla scienza, un po’ come succede ormai da anni col mistero della Sacra Sindone.
La scoperta più sconvolgente al riguardo è quella fatta, con l’ausilio di sofisticate apparecchiature elettroniche, da una commissione di scienziati che ha evidenziato la presenza di un gruppo di 13 persone riflesse nelle pupille della “Virgen Morena”: sarebbero lo stesso Juan Diego con il vescovo ed altri ignoti personaggi, presenti quel giorno al prodigioso evento in casa del presule. Un vero rompicapo per gli studiosi: un fenomeno scientificamente inspiegabile che rivela l’origine miracolosa dell’immagine e comunica al mondo intero un grande messaggio di Speranza.
Nostra Signora di Guadalupe, che appare a Juan Diego, vestita di sole, non solo gli annuncia che è nostra madre spirituale, ma lo invita – come invita ciascuno di noi - ad aprire il proprio cuore all'opera di Cristo che ci ama e ci salva. Meditare oggi sull'evento guadalupano, un caso di “inculturazione” miracolosa, significa porsi alla scuola di Maria, maestra di umanità e di fede, annunciatrice e serva della Parola che deve risplendere in tutto il suo fulgore, come l'immagine misteriosa sulla "tilma" del veggente messicano, proclamato santo dal Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005), il 31 luglio 2002, in occasione della sua quinta visita pastorale in Messico (per approfondimenti & l'omelia è Canonizzazione del Beato Juan Diego Cuauhtlatoatzin). Fonti principali: santiebeati.it; vatican.va (« RIV.»). |
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"L'Avvento serve a questo. A rimettere Cristo alla radice di tutti i nostri comportamenti, liberandoci da ogni intenzione corrotta, da ogni attesa sbagliata, da ogni forma di apostolato in cui prevale il nostro IO, nascondendo DIO". BUONA DOMENICA!
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Lunedì 24 Dicembre 2012
Santa Messa di Mezzanotte
Solennità del NATALE del SIGNORE
Dall'Omelia di S.S. Benedetto XVI
Basilica Vaticana Giovedì, 25 dicembre 2008
Cari fratelli e sorelle!
“Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto e si china a guardare nei cieli e sulla terra?” Così canta Israele in uno dei suoi Salmi (113 [112], 5s), in cui esalta insieme la grandezza di Dio e la sua benevola vicinanza agli uomini. Dio dimora nell’alto, ma si china verso il basso… Dio è immensamente grande e di gran lunga al di sopra di noi. È questa la prima esperienza dell’uomo. La distanza sembra infinita. Il Creatore dell’universo, Colui che guida il tutto, è molto lontano da noi: così sembra inizialmente. Ma poi viene l’esperienza sorprendente: Colui al quale nessuno è pari, che “siede nell’alto”, Questi guarda verso il basso. Si china in giù. Egli vede noi e vede me. Questo guardare in giù di Dio è più di uno sguardo dall’alto. Il guardare di Dio è un agire. Il fatto che Egli mi vede, mi guarda, trasforma me e il mondo intorno a me. Così il Salmo continua immediatamente: “Solleva l’indigente dalla polvere…” Con il suo guardare in giù Egli mi solleva, benevolmente mi prende per mano e mi aiuta a salire, proprio io, dal basso verso l’alto. “Dio si china”. Questa parola è una parola profetica. Nella notte di Betlemme, essa ha acquistato un significato completamente nuovo. Il chinarsi di Dio ha assunto un realismo inaudito e prima inimmaginabile. Egli si china – viene, proprio Lui, come bimbo giù fin nella miseria della stalla, simbolo di ogni necessità e stato di abbandono degli uomini. Dio scende realmente. Diventa un bambino e si mette nella condizione di dipendenza totale che è propria di un essere umano appena nato. Il Creatore che tutto tiene nelle sue mani, dal quale noi tutti dipendiamo, si fa piccolo e bisognoso dell’amore umano. Dio è nella stalla. [...]
Il racconto del Natale secondo san Luca, che abbiamo appena ascoltato nel brano evangelico, ci narra che Dio ha un po’ sollevato il velo del suo nascondimento dapprima davanti a persone di condizione molto bassa, davanti a persone che nella grande società erano piuttosto disprezzate: davanti ai pastori che nei campi intorno a Betlemme facevano la guardia agli animali. Luca ci dice che queste persone “vegliavano”. Possiamo così sentirci richiamati a un motivo centrale del messaggio di Gesù, in cui ripetutamente e con crescente urgenza fino all’Orto degli ulivi torna l’invito alla vigilanza – a restare svegli per accorgersi della venuta del Signore ed esservi preparati. [...]
San Luca ci racconta inoltre che i pastori stessi erano “avvolti” dalla gloria di Dio, dalla nube di luce, si trovavano nell’intimo splendore di questa gloria. Avvolti dalla nube santa ascoltano il canto di lode degli angeli: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini della sua benevolenza”. E chi sono questi uomini della sua benevolenza se non i piccoli, i vigilanti, quelli che sono in attesa, sperano nella bontà di Dio e lo cercano guardando verso di Lui da lontano?
[...] La gloria di Dio è nel più alto dei cieli, ma questa altezza di Dio si trova ora nella stalla, ciò che era basso è diventato sublime. La sua gloria è sulla terra, è la gloria dell’umiltà e dell’amore. E ancora: la gloria di Dio è la pace. Dove c’è Lui, là c’è pace. Egli è là dove gli uomini non vogliono fare in modo autonomo della terra il paradiso, servendosi a tal fine della violenza. Egli è con le persone dal cuore vigilante; con gli umili e con coloro che corrispondono alla sua elevatezza, all’elevatezza dell’umiltà e dell’amore. A questi dona la sua pace, perché per loro mezzo la pace entri in questo mondo.
Il teologo medioevale Guglielmo di S. Thierry ha detto una volta: Dio – a partire da Adamo – ha visto che la sua grandezza provocava nell’uomo resistenza; che l’uomo si sente limitato nel suo essere se stesso e minacciato nella sua libertà. Pertanto Dio ha scelto una via nuova. È diventato un Bambino. Si è reso dipendente e debole, bisognoso del nostro amore. Ora – ci dice quel Dio che si è fatto Bambino – non potete più aver paura di me, ormai potete soltanto amarmi.
Con tali pensieri ci avviciniamo in questa notte al Bambino di Betlemme – a quel Dio che per noi ha voluto farsi bambino. Su ogni bambino c’è il riverbero del bambino di Betlemme. Ogni bambino chiede il nostro amore. Pensiamo pertanto in questa notte in modo particolare anche a quei bambini ai quali è rifiutato l’amore dei genitori. Ai bambini di strada che non hanno il dono di un focolare domestico. Ai bambini che vengono brutalmente usati come soldati e resi strumenti della violenza, invece di poter essere portatori della riconciliazione e della pace. Ai bambini che mediante l’industria della pornografia e di tutte le altre forme abominevoli di abuso vengono feriti fin nel profondo della loro anima. Il Bambino di Betlemme è un nuovo appello rivolto a noi, di fare tutto il possibile affinché finisca la tribolazione di questi bambini; di fare tutto il possibile affinché la luce di Betlemme tocchi i cuori degli uomini. Soltanto attraverso la conversione dei cuori, soltanto attraverso un cambiamento nell’intimo dell’uomo può essere superata la causa di tutto questo male, può essere vinto il potere del maligno. Solo se cambiano gli uomini, cambia il mondo e, per cambiare, gli uomini hanno bisogno della luce proveniente da Dio, di quella luce che in modo così inaspettato è entrata nella nostra notte.
E parlando del Bambino di Betlemme pensiamo anche alla località che risponde al nome di Betlemme; pensiamo a quel Paese in cui Gesù ha vissuto e che Egli ha amato profondamente. E preghiamo affinché lì si crei la pace. Che cessino l’odio e la violenza. Che si desti la comprensione reciproca, si realizzi un’apertura dei cuori che apra le frontiere. Che scenda la pace di cui hanno cantato gli angeli in quella notte.
[...] Nel Sacramento dell’Eucaristia Egli si dona a noi – dona una vita che giunge fin nell’eternità. In quest’ora noi aderiamo al canto di lode della creazione e la nostra lode è allo stesso tempo una preghiera: Sì, Signore, facci vedere qualcosa dello splendore della tua gloria. E dona la pace sulla terra. Rendici uomini e donne della tua pace. Amen.
Per & l'Omelia completa è Santa Messa della Notte |
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Martedì 25 Dicembre 2012
Messaggio di Natale Urbi et Orbi di Papa Benedetto XVI
« Apparuit gratia Dei Salvatoris nostri omnibus hominibus » (Tit 2,11)
Cari fratelli e sorelle,
con le parole dell’apostolo Paolo rinnovo il gioioso annuncio del Natale di Cristo: sì, oggi, “è apparsa a tutti gli uomini la grazia di Dio nostro Salvatore!”
È apparsa! Questo è ciò che la Chiesa oggi celebra. La grazia di Dio, ricca di bontà e di tenerezza, non è più nascosta, ma “è apparsa”, si è manifestata nella carne, ha mostrato il suo volto. Dove? A Betlemme. Quando? Sotto Cesare Augusto, durante il primo censimento, al quale fa cenno anche l’evangelista Luca. E chi è il rivelatore? Un neonato, il Figlio della Vergine Maria. In Lui è apparsa la grazia di Dio Salvatore nostro. Per questo quel Bambino si chiama Jehoshua, Gesù, che significa “Dio salva”.
La grazia di Dio è apparsa: ecco perché il Natale è festa di luce. Non una luce totale, come quella che avvolge ogni cosa in pieno giorno, ma un chiarore che si accende nella notte e si diffonde a partire da un punto preciso dell’universo: dalla grotta di Betlemme, dove il divino Bambino è “venuto alla luce”. In realtà, è Lui la luce stessa che si propaga, come ben raffigurano tanti dipinti della Natività. Lui è la luce, che apparendo rompe la caligine, dissipa le tenebre e ci permette di capire il senso ed il valore della nostra esistenza e della storia. Ogni presepe è un invito semplice ed eloquente ad aprire il cuore e la mente al mistero della vita. È un incontro con la Vita immortale, che si è fatta mortale nella mistica scena del Natale; una scena che possiamo ammirare anche qui, in questa Piazza, come in innumerevoli chiese e cappelle del mondo intero, e in ogni casa dove è adorato il nome di Gesù.
La grazia di Dio è apparsa a tutti gli uomini. Sì, Gesù, il volto del Dio-che-salva, non si è manifestato solo per pochi, per alcuni, ma per tutti. È vero, nella umile disadorna dimora di Betlemme lo hanno incontrato poche persone, ma Lui è venuto per tutti: giudei e pagani, ricchi e poveri, vicini e lontani, credenti e non credenti… tutti. La grazia soprannaturale, per volere di Dio, è destinata ad ogni creatura. Occorre però che l’essere umano l’accolga, pronunci il suo "sì", come Maria, affinché il cuore sia rischiarato da un raggio di quella luce divina. Ad accogliere il Verbo incarnato, in quella notte, furono Maria e Giuseppe che lo attendevano con amore ed i pastori, che vegliavano accanto alle greggi (cfr Lc 2,1-20). Una piccola comunità, dunque, che accorse ad adorare Gesù Bambino; una piccola comunità che rappresenta la Chiesa e tutti gli uomini di buona volontà. Anche oggi coloro che nella vita Lo attendono e Lo cercano incontrano il Dio che per amore si è fatto nostro fratello; quanti hanno il cuore proteso verso di Lui desiderano conoscere il suo volto e contribuire all’avvento del suo Regno. Gesù stesso lo dirà, nella sua predicazione: sono i poveri in spirito, gli afflitti, i miti, gli affamati di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati per la giustizia (cfr Mt 5,3-10). Questi riconoscono in Gesù il volto di Dio e ripartono, come i pastori di Betlemme, rinnovati nel cuore dalla gioia del suo amore.
Fratelli e sorelle che mi ascoltate, a tutti gli uomini è destinato l’annuncio di speranza che costituisce il cuore del messaggio di Natale. Per tutti è nato Gesù e, come a Betlemme Maria lo offrì ai pastori, in questo giorno la Chiesa lo presenta all’intera umanità, perché ogni persona e ogni umana situazione possa sperimentare la potenza della grazia salvatrice di Dio, che sola può trasformare il male in bene, che sola può cambiare il cuore dell’uomo e renderlo un’"oasi" di pace.
Possano sperimentare la potenza della grazia salvatrice di Dio le numerose popolazioni che ancora vivono nelle tenebre e nell’ombra di morte (cfr Lc 1,79). La Luce divina di Betlemme si diffonda in Terrasanta [...], in Iraq e ovunque nel Medio Oriente. Fecondi gli sforzi di quanti non si rassegnano alla logica perversa dello scontro e della violenza e privilegiano invece la via del dialogo e del negoziato, per comporre le tensioni interne ai singoli Paesi e trovare soluzioni giuste e durature ai conflitti [...]
Questa Luce attendono soprattutto i bambini di quei Paesi e di tutti i Paesi in difficoltà, affinché sia restituita speranza al loro avvenire.
Dove la dignità e i diritti della persona umana sono conculcati; dove gli egoismi personali o di gruppo prevalgono sul bene comune; dove si rischia di assuefarsi all’odio fratricida e allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo; dove lotte intestine dividono gruppi ed etnie e lacerano la convivenza; dove il terrorismo continua a colpire; dove manca il necessario per sopravvivere; dove si guarda con apprensione ad un futuro che sta diventando sempre più incerto, anche nelle Nazioni del benessere: là risplenda la Luce del Natale ed incoraggi tutti a fare la propria parte, in spirito di autentica solidarietà. Se ciascuno pensa solo ai propri interessi, il mondo non può che andare in rovina.
Cari fratelli e sorelle, oggi “è apparsa la grazia di Dio Salvatore” (cfr Tt 2,11), in questo nostro mondo, con le sue potenzialità e le sue debolezze, i suoi progressi e le sue crisi, con le sue speranze e le sue angosce. Oggi, rifulge la luce di Gesù Cristo, Figlio dell’Altissimo e figlio della Vergine Maria: « Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo ». Lo adoriamo quest’oggi, in ogni angolo della terra, avvolto in fasce e deposto in una povera mangiatoia. Lo adoriamo in silenzio mentre Lui, ancora infante, sembra dirci a nostra consolazione: Non abbiate paura, “Io sono Dio, non ce n’è altri” (Is 45,22). Venite a me, uomini e donne, popoli e nazioni, venite a me, non temete: sono venuto a portarvi l’amore del Padre, a mostrarvi la via della pace.
Andiamo, dunque, fratelli! Affrettiamoci, come i pastori nella notte di Betlemme. Dio ci è venuto incontro e ci ha mostrato il suo volto, ricco di grazia e di misericordia! Non sia vana per noi la sua venuta! Cerchiamo Gesù, lasciamoci attirare dalla sua luce, che dissipa dal cuore dell’uomo la tristezza e la paura; avviciniamoci con fiducia; con umiltà prostriamoci per adorarlo. Buon Natale a tutti!
Video messaggio di Natale e indulgenza plenaria è URBI ET ORBI Fonte : vatican.va («RIV.»). |
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Vieni Gesù, nostra Speranza, torna a nascere in chi è affaticato, deluso, in chi è sfiduciato, triste, in chi è provato, sofferente... Vieni Gesù, nostra Pace, torna a nascere dove c'è inimicizia, rancore, dove c'è divisione, odio, dove c'è violenza, guerra... Vieni Gesù, nostra Luce, torna a nascere in chi cerca la verità, in chi opera per la giustizia, in chi si impegna per il bene... Vieni Gesù, nostra Gioia, torna a nascere nel sorriso dei bimbi, nell'accoglienza dei fratelli, nella tenerezza dei sentimenti... Vieni Gesù, nostro Fratello, torna a nascere nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie, in ciascuno di noi... ...e ci sarà sempre posto per Te, in noi per noi in Te, Gesù. BUON NATALE !!!
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Lore luc mi sa che hai mandato il messaggio urbi et orbi dell'anno scorso |
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