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Religione: La Chiesa festeggia
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De: lore luc  (Mensaje original) Enviado: 08/09/2011 02:51

Giovedì 08 Settembre 2011

LA NATIVITà BEATA VERGINE MARIA (Festa)



Natività della Beata Vergine Maria
(Festa)

« La celebrazione odierna – si legge nel brano dei Discorsi di S. Andrea di Creta proclamato nell'odierno Ufficio delle Letture - onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è, l'incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio ».

è questo del resto il motivo per cui di Maria soltanto (oltre che di S. Giovanni Battista e naturalmente di Cristo) non si festeggia unicamente la “nascita al cielo”, come avviene per gli altri santi, ma anche la venuta in questo mondo.

In realtà, il meraviglioso di questa nascita non è in ciò che narrano con dovizia di particolari e con ingenuità gli apocrifi, ma piuttosto nel significativo passo innanzi che Dio fa nell'attuazione del suo eterno disegno d'amore. Per questo la festa odierna è stata celebrata con lodi magnifiche da molti santi Padri, che hanno attinto alla loro conoscenza della Bibbia e alla loro sensibilità e ardore poetico. Leggiamo qualche espressione del secondo Sermone sulla Natività di Maria di S. Pier Damiani: “Dio onnipotente, prima che l'uomo cadesse, previde la sua caduta e decise, prima dei secoli, l'umana redenzione. Decise dunque di incarnarsi in Maria”.

Come quasi tutte le solennità principali di Maria anche la Natività è di origine orientale. Nella Chiesa d'occidente l'ha introdotta il papa orientale san Sergio I alla fine del sec. VII. Originariamente doveva essere la festa della dedicazione dell'attuale basilica di sant'Anna in Gerusalemme.

La Tradizione, infatti, indicava quel luogo come la sede dell'umile dimora di Gioacchino ed Anna, lontani discendenti di Davide, genitori di Maria. Occorre cercare in questo culto della Natività di Maria una profonda verità: la venuta dell'uomo-Dio sulla terra fu lungamente preparata dal Padre nel corso dei secoli.

La personalità divina del Salvatore supera infinitamente tutto ciò che l'umanità poteva generare, però la storia dell'umanità fu come un lento e difficile parto delle condizioni necessarie all'Incarnazione del figlio di Dio.

La devozione cristiana ha voluto perciò venerare le persone e gli avvenimenti che hanno preparato la nascita di Cristo sul piano umano e sul piano della grazia: la sua Madre, la nascita di essa, la sua concezione, i suoi genitori e i suoi antenati (vangelo: Mt 1,1-16.18-23).

Credere nei preparativi dell'incarnazione significa credere nella realtà dell'incarnazione e riconoscere la necessità della collaborazione dell'uomo all'attuazione della salvezza del mondo.

Il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) concluse la sua omelia, a Frascati l’8/09/1980, nei seguenti termini :

« O Vergine nascente, speranza e aurora di salvezza al mondo intero, / volgi benigna il tuo sguardo materno a noi tutti, / qui riuniti per celebrare e proclamare le tue glorie!

O Vergine fedele, che sei stata sempre pronta e sollecita ad accogliere, conservare e meditare la Parola di Dio, / fa’ che anche noi, in mezzo alle drammatiche vicende della storia, / sappiamo mantenere sempre intatta la nostra fede cristiana, / tesoro prezioso tramandatoci dai Padri!

O Vergine potente, che col tuo piede schiacci il capo del serpente tentatore, / fa’ che realizziamo, giorno dopo giorno, le nostre promesse battesimali, con le quali abbiamo rinunziato a Satana, alle sue opere ed alle sue seduzioni, / e sappiamo dare al mondo una lieta testimonianza della speranza cristiana.

O Vergine clemente, che hai sempre aperto il tuo cuore materno alle invocazioni dell’umanità, talvolta divisa dal disamore ed anche, purtroppo, dall’odio e dalla guerra, fa’ che sappiamo sempre crescere tutti, secondo l’insegnamento del tuo figlio, nell’unità e nella pace, per essere degni figli dell’unico Padre celeste.

Amen! »

S. Leonardo Murialdo, grande devoto della Madonna, diceva : “Maria, Madre nostra, è la più amante, la più affettuosa delle madri. è madre di Dio, quindi ottiene tutto. è madre nostra, quindi non ci nega niente. è madre di misericordia: gettiamoci nelle sue braccia”.



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De: lore luc Enviado: 12/09/2011 05:02

Lunedì 12 Settembre 2011

IL SANTISSIMO NOME DI MARIA (memoria facoltativa)



Santissimo Nome di Maria
(memoria facoltativa)

La festa del Santissimo nome di Maria fu concessa da Roma, nel 1513, ad una diocesi spagnola: Cuenca. Soppressa dal Pontefice S. Pio V (Antonio Michele Ghislieri, 1566-1572), fu ripristinata da Pp Sisto V (Felice Peretti, 1585-1590) e poi estesa nel 1671 al Regno di Napoli e a Milano.

Il 12 settembre 1683, avendo Giovanni Sobieski, con i suoi polacchi, vinto i Turchi che assediavano Vienna e minacciavano la cristianità, il Beato Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi, 1676-1689), in rendimento di grazie, estese la festa alla Chiesa Universale e la fissò alla domenica fra l'ottava della Natività.

San Pio X (Giuseppe Sarto, 1903-1914) la riportò al 12 settembre.

A Roma c'è una Chiesa dedicata al Santissimo Nome di Maria, costruita nel XVIII secolo, che si trova presso il Foro Traiano, nel rione Trevi : il culto fu instaurato da Giuseppe Bianchi, già nel 1685, nella chiesa di S. Stefano del Cacco a Roma nel rione Pigna, per poi essere confermato dalla fondazione della Congregazione del Santissimo Nome di Maria, approvata formalmente nel 1688.

Nel 1694 la congregazione si trasferì alla chiesa di S. Bernardo a Colonna Traiani, una piccola chiesa edificata su una costruzione del XV sec. appartenuta alla compagnia di S. Bernardo di Chiaravalle, nei pressi della Colonna Traiana. In seguito venne acquistato il terreno adiacente in previsione della costruzione, che avvenne tra il 1736 ed il 1751 ad opera dell'architetto francese Antoine Derizet.

L'interno della Chiesa è ellittico. Vi sono sette piccole cappelle, decorate in marmo policromo.

S. Paolo della Croce diceva : “Nei bisogni gettatevi nelle braccia di Maria Santissima, ricorrete a Lei come a una Madre misericordiosa, poi non vi inquietate, non vi perdete d'animo, ma fidatevi di Lei.”


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De: lore luc Enviado: 14/09/2011 03:26

Mercoledì 14 Settembre 2011

L'ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE (Festa)



Esaltazione della Santa Croce

(Festa)

La Chiesa cattolica, molti gruppi protestanti e gli ortodossi celebrano la festa dell'Esaltazione della Santa Croce il 14 settembre: anniversario della consacrazione della Chiesa del Santo Sepolcro in Gerusalemme; in essa si commemora la croce sulla quale fu crocifisso Gesù.

Celebrata la prima volta nel 335, nei secoli successivi questa festività incluse anche la commemorazione del recupero della Vera Croce, fatto dall'imperatore Eraclio nel 628, dalle mani dei Persiani. Della Croce trafugata quattordici anni prima dal re persiano Cosroe Parviz, durante la conquista della Città santa, si persero definitivamente le tracce nel 1187, quando venne tolta al vescovo di Betlem che l'aveva portata nella battaglia di Hattin.

La celebrazione odierna assume un significato ben più alto del leggendario ritrovamento da parte della santa madre dell'imperatore Costantino, Elena. Nell'usanza gallese, a partire dal VII secolo, la festa della Croce si teneva il 3 maggio.

Secondo l'Enciclopedia Cattolica, quando le pratiche gallesi e romane si combinarono, la data di settembre assunse il nome ufficiale di Trionfo della Croce nel 1963, ed era usato per commemorare la conquista della Croce dai Persiani mentre la data in maggio fu mantenuta come ritrovamento della Santa Croce.

In Occidente ci si riferisce spesso al 14 settembre come al Giorno della Santa Croce; la festività in maggio è stata rimossa dal calendario della forma ordinaria del rito romano in seguito alla riforma liturgica del 1970.

Gli ortodossi commemorano ancora entrambi gli eventi il 14 settembre, una delle dodici grandi festività dell'anno liturgico, e il primo Agosto festeggiano la Processione del venerabile Legno della Croce, il giorno in cui le reliquie della Vera Croce furono trasportate per le strade di Costantinopoli per benedire la città.

La Chiesa cattolica compie la formale adorazione della Croce durante gli uffici del Venerdì Santo, mentre gli ortodossi celebrano un'ulteriore venerazione della Croce la terza domenica della Grande Quaresima. In tutte le chiese greco-ortodosse, durante il Giovedì Santo, una copia della Croce viene portata in processione affinché la gente la possa venerare.

La Festa dell’Esaltazione della Santa Croce è la principale festa dell'Arcidiocesi di Lucca. La festa inizia dai vespri del 13 settembre e comprende la giornata del 14: è celebre soprattutto per la processione notturna a lume di candela detta La Luminara.

La Festa dell’Esaltazione della Santa Croce nella Parrocchia di Međugorje si chiama “Križevac” e tradizionalmente si celebra la prima domenica dopo la Festa della Natività di Maria. In onore dell’Anno Santo della Redenzione 1933/34, incitati dall’allora parroco Fra Bernardin Smoljan, i parrocchiani di Međugorje - nonostante la loro povertà - hanno costruito, sulla collina, una Croce monumentale alta 8,5 metri e larga 3,5. Reliquie della vera Croce di Gesù, ricevute da Roma per l’occasione, sono inserite nell’asta della Croce stessa.

« Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me », dice Gesù (Mt 10,38). Ci chiede che gli imitiamo, che lo seguiamo, prendendo ogni giorno la nostra croce. In questo possiamo gloriarci, diceva Francesco, se portiamo “alle nostre spalle ogni giorno la santa croce del nostro Signore Gesù Cristo”, giacché, dice Pietro, « Cristo patì per voi lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme » (1Pt 2,21).

Sappiamo che non è facile essere cristiano. Lo aveva predetto Gesù stesso: « Voi avrete tribolazioni nel mondo » (Gv 16,33), giacché « se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me » (Gv 15,18).

Ma siamo sicuri: «...chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà” (Mt 10,39).

Non dobbiamo avere paura delle opposizioni, delle persecuzioni, di niente. Lo ha detto Gesù a ciascuno di noi: «...abbiate fiducia: io ho vinto il mondo! » (Gv 16,33).

Arriveremo alla santità, dice il Concilio, se seguiamo “Cristo povero, umile e caricato con la croce, per meritare la partecipazione alla sua gloria” (LG 41).


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De: lore luc Enviado: 15/09/2011 02:58

Giovedì 15 Settembre 2011

LA BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA (memoria)



Beata Vergine Maria Addolorata

(memoria)

La devozione alla Vergine Maria Addolorata, che trae origine dai passi del Vangelo, dove si parla della presenza di Maria Vergine sul Calvario, prese particolare consistenza a partire dalla fine dell’XI secolo e fu anticipatrice della celebrazione liturgica, istituita più tardi.

Il “Liber de passione Christi et dolore et planctu Matris eius” di ignoto (erroneamente attribuito a S. Bernardo), costituisce l’inizio di una letteratura, che porta alla composizione in varie lingue del “Pianto della Vergine”.

Testimonianza di questa devozione è il popolarissimo “Stabat Mater” in latino, attribuito a Jacopone da Todi, il quale compose in lingua volgare anche le famose “Laudi”; da questa devozione ebbe origine la festa dei “Sette Dolori di Maria SS.” Nel secolo XV si ebbero le prime celebrazioni liturgiche sulla “compassione di Maria” ai piedi della Croce, collocate nel tempo di Passione.

A metà del secolo XIII, nel 1233, sorse a Firenze l’Ordine dei frati “Servi di Maria”, fondato dai SS. Sette Fondatori e ispirato dalla Vergine. L’Ordine, che già nel nome si qualificava per la devozione alla Madre di Dio, si distinse nei secoli per l’intensa venerazione e la diffusione del culto dell’Addolorata; il 9 giugno del 1668, la S. Congregazione dei Riti permetteva all’Ordine di celebrare la Messa votiva dei sette Dolori della Beata Vergine, facendo menzione, nel decreto, che i Frati dei Servi portavano l’abito nero in memoria della vedovanza di Maria e dei dolori che essa sostenne nella passione del Figlio.

Successivamente, Pp Innocenzo XII (Antonio Pignatelli, 1691-1700), il 9 agosto 1692, autorizzò la celebrazione dei Sette Dolori della Beata Vergine la terza domenica di settembre.

Ma la celebrazione ebbe ancora delle tappe, man mano che il culto si diffondeva; il 18 agosto 1714 la Sacra Congregazione approvò una celebrazione dei Sette Dolori di Maria, il venerdì precedente la Domenica delle Palme e Pp Pio VII (Barnaba Chiaramonti, 1800-1823), il 18 settembre 1814, estese la festa liturgica della terza domenica di settembre a tutta la Chiesa, con inserimento nel calendario romano.

Infine S. Pio X (1903-1914), fissò la data definitiva del 15 settembre, subito dopo la celebrazione dell’Esaltazione della Santa Croce (14 settembre), con memoria non più dei “Sette Dolori”, ma più opportunamente come “Beata Vergine Maria Addolorata”.

La memoria della Vergine Addolorata (in latino Mater Dolorosa) chiama a rivivere il momento decisivo della storia della salvezza e a venerare la Madre associata alla passione del figlio e vicina a lui innalzato sulla croce. La sua maternità assume sul calvario dimensioni universali presentandosi come la nuova Eva, perché, come la disobbedienza della prima donna portò alla morte, così la sua mirabile obbedienza porti alla vita.

I Sette Dolori di Maria, corrispondono ad altrettanti episodi narrati nel Vangelo:

1. La profezia dell'anziano Simeone, quando Gesù fu portato al Tempio «...E anche a te una spada trafiggerà l'anima » (Lc 2,35).

2. La Sacra Famiglia è costretta a fuggire in Egitto « Giuseppe, destatosi, prese con sé il Bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto » (Mt 2,14).

3. Il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio a Gerusalemme «...Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo » (Lc 2,48).

4. Maria addolorata, incontra Gesù che porta la croce sulla via del Calvario.

5. La Madonna ai piedi della Croce in piena adesione alla volontà di Dio, partecipa alle sofferenze del Figlio crocifisso e morente.

6. Maria accoglie tra le sue braccia il Figlio morto deposto dalla Croce.

7. Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della risurrezione.


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De: lore luc Enviado: 02/10/2011 04:20

Domenica 02 Ottobre 2011

LA SUPPLICA ALLA MADONNA DI POMPEI



SUPPLICA ALLA MADONNA DI POMPEI

Recitata nel Santuario di Pompei e in altre chiese i giorni 8 maggio e la prima domenica di ottobre

Per la recita con il Papa Benedetto XVI è Benedetto XVI Supplica alla Madonna

O augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del cielo e della terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo tempio di Pompei (in questo giorno solenne), effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.

Dal trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, sulle nostre famiglie, sull'Italia, sull'Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell'anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.

O Madre, implora per noi misericordia dal tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono.

Ave Maria

è vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore.

Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati che, sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori.

Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: misericordia!

O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur offendono il cuore amabile del tuo Figliuolo. Pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l'Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo cuore.

Misericordia per tutti, o Madre di misericordia.

Ave Maria

Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie.

Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i cori degli angeli. Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, a te la terra e le creature tutte sono soggette. Tu sei l'onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci. Se tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti. Il bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.

Ave Maria

Un'ultima grazia noi ora ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci (in questo giorno solennissimo). Concedi a tutti noi l'amore tuo costante e in modo speciale la materna benedizione.

Non ci staccheremo da te finché non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento il Sommo Pontefice. Agli antichi splendori della tua corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o Madre: concedi il trionfo alla religione e la pace all'umana società. Benedici i nostri vescovi, i sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l'onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al santo Rosario.

O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli angeli, torre di salvezza, negli assalti dell'inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più.

Tu ci sarai conforto nell'ora dell'agonia, a te l'ultimo bacio della vita che si spegne.

E l'ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti.

Sii ovunque, benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Amen.

Salve Regina


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De: lore luc Enviado: 07/10/2011 02:43
 
 

Venerdì  7 Ottobre  2011

LA BEATA VERGINE MARIA DEL ROSARIO (memoria)



Beata Vergine Maria del Rosario
(memoria)

Il Rosario è nato dall'amore dei cristiani per Maria in epoca medioevale, forse al tempo delle crociate in Terrasanta. L'oggetto che serve alla recita di questa preghiera, cioè la corona, è di origine molto antica.

Gli anacoreti orientali (anacoreta è detto un religioso che abbandona la vita attiva e si allontana dagli uomini, vivendo isolato una vita ascetica e di contemplazione) usavano pietruzze per contare il numero delle preghiere vocali.

Nei conventi medioevali i fratelli laici, dispensati dalla recita del salterio per la scarsa familiarità col latino, integravano le loro pratiche di pietà con la recita dei “Paternostri”, per il cui conteggio, S. Beda il Venerabile, aveva suggerito l'adozione di una collana di grani infilati ad uno spago.

Poi, narra una leggenda, la Madonna stessa, apparendo a S. Domenico, gli indicò nella recita del Rosario un'arma efficace per debellare l'eresia albigese. Nacque così la devozione alla corona del rosario, che ha il significato di una ghirlanda di rose offerta alla Madonna.

Promotori di questa devozione sono stati infatti i domenicani, ai quali va anche la paternità delle Confraternita del Rosario.

Fu un papa domenicano, S. Pio V (Antonio Michele Ghislieri, 1566-1572), il primo ad incoraggiare e a raccomandare ufficialmente la recita del Rosario, che, in breve tempo, divenne la preghiera popolare per eccellenza, una specie di “breviario del popolo”, da recitarsi la sera, in famiglia, poiché si presta benissimo a dare un orientamento spirituale alla liturgia familiare.

La celebrazione della festività odierna fu istituita da S. Pio V nel 1572 (bolla Salvatoris Domini) per commemorare la vittoria riportata il 7 ottobre 1571 a Lepanto contro la flotta turca (inizialmente si diceva “S. Maria della Vittoria”); in quell'anno cadeva di domenica. In seguito, nel 1716, venne estesa alla Chiesa universale, e fissata definitivamente al 7 ottobre da S. Pio X (Giuseppe Sarto, 1903-1914) nel 1913.

La Festa del Santissimo Rosario, com'era chiamata prima della riforma del calendario, compendia in un certo senso tutte le feste della Madonna e insieme i misteri di Gesù, ai quali Maria fu associata, con la meditazione di quindici momenti della vita di Maria e di Gesù.

Il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005), con la lettera apostolica è Rosarium Virginis Mariae del 16/10/2002, aggiunse, ai Misteri Gaudiosi, Dolorosi e Gloriosi, i Misteri della Luce, inseriti tra i Gaudiosi e Dolorosi, portando, dunque, a venti i momenti di contemplazione della vita di Maria e di Gesù.


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De: lore luc Enviado: 01/11/2011 03:56

Martedì  1° Novembre  2011

TUTTI I SANTI (Solennità)



Tutti i Santi
(solennità)

La festa di Tutti i Santi (in latino: Festum Omnium Sanctorum), conosciuta anche come Ognissanti, si diffuse nell'Europa latina nei secoli VIII-IX. Un'unica festa per tutti i Santi, ossia per la Chiesa gloriosa, intimamente unita alla Chiesa ancora pellegrinante e sofferente.

Oggi è una festa di speranza: l'assemblea festosa dei nostri fratelli (canonizzati e non) rappresenta la parte eletta e sicuramente riuscita del popolo di Dio; ci richiama al nostro fine e alla nostra vocazione vera: la santità, cui tutti siamo chiamati non attraverso opere straordinarie, ma con il compimento fedele della grazia del battesimo.

La prima lettura della Messa di oggi, è tratta dall'Apocalisse di S. Giovanni, con la visione di tutti i servi di Dio: « Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. » (Ap 7,9)
La santità non è dunque rara, se di Santi è gremito il cielo. I Santi non sono soltanto quelli venerati nel Calendario, che pure sono già molti anche se rappresentano una piccolissima quota dei Santi che, come dice S. Giovanni,
« nessuno poteva contare » tranne Dio.

Del resto nel Vangelo di oggi (Mt 5,1-12) Gesù per ben nove volte dichiara « beati i poveri di spirito » « quelli che piangono, i miti, quelli che hanno fame e sete della giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati...» concludendo « poiché di essi è il regno dei cieli ».

I Santi sono coloro che si sono meritati la ricompensa del cielo: poveri in spirito, mansueti, tribolati, giusti, misericordiosi, puri, pacifici e perseguitati a causa di Gesù. Tutti Santi. Innumerevoli Santi, come dice chiaramente l'Apocalisse.

Nel Calendario, la Chiesa ha segnato soltanto i nomi di coloro la cui vita è stata riconosciuta esemplare. Ma sono santi tutti coloro che si salvano, e sperano di salvarsi per i meriti di Gesù.

Il 1° novembre venne decretato una festività di precetto da parte del re franco Luigi il Pio nell'835. Il decreto fu emesso “su richiesta di Papa Gregorio IV (827-844) e con il consenso di tutti i vescovi”.

La festa di Ognissanti celebrata dalla Chiesa Ortodossa d'Oriente cade invece la prima domenica dopo la Pentecoste e, in quanto tale, segna la chiusura del ciclo pasquale.


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De: lore luc Enviado: 02/11/2011 03:35

Mercoledì  2  Novembre  2011

LA COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI



Commemorazione di tutti i fedeli defunti

La commemorazione dei fedeli defunti al 2 novembre ebbe origine nel 998 nel monastero benedettino di Cluny per iniziativa di S. Odilone (quinto abate di Cluny); il fatto che migliaia di monasteri benedettini dipendessero da Cluny favorì l'ampio diffondersi della commemorazione in molte parti dell'Europa settentrionale.

Nel 1311 anche a Roma venne istituita ufficialmente la memoria dei defunti mentre il privilegio delle tre Messe al 2 novembre, accordato alla sola Spagna nel 1748, fu esteso alla Chiesa universale, da Pp Benedetto XV (Giacomo della Chiesa, 1914-1922), solo nel 1915.

Scopo della commemorazione di tutti i defunti in passato era quello di suffragare i morti; di qui le Messe, la novena, l'ottavario, le preghiere al cimitero. Questo scopo naturalmente rimane; ma oggi se ne avverte un altro altrettanto urgente: creare nel corso dell'anno un'occasione per pensare religiosamente, cioè con fede e speranza, alla propria morte. Spezzare la congiura del silenzio riguardo ad essa.

Quando nasce un uomo, diceva S. Agostino, si possono fare tutte le ipotesi: forse sarà bello, forse sarà brutto, forse sarà ricco, forse sarà povero, forse vivrà a lungo, forse no. Ma di nessuno si dice: forse morirà, forse non morirà. Questa è l'unica cosa assolutamente certa della vita.

Nella nostra vita noi pensiamo di non avere mai abbastanza: viviamo protesi verso un continuo domani, dal quale ci attendiamo sempre di più: più amore, più felicità, più benessere. Viviamo sospinti dalla speranza. Ma in fondo a tutto il nostro stordirci di vita e di speranza si annida, sempre in agguato, il pensiero della morte: un pensiero a cui è molto difficile abituarci, che si vorrebbe spesso scacciare. Eppure la morte è la compagna di tutta la nostra esistenza: addii e malattie, dolori e delusioni ne sono come i segni premonitori. La morte resta per l'uomo un mistero profondo per credenti e non credenti.

Essere cristiani cambia qualcosa nel modo di considerare la morte e di affrontarla? Qual'è l'atteggiamento del cristiano di fronte alla domanda, che la morte pone continuamente, sul senso ultimo dell'esistenza umana?

La risposta si trova nella profondità della nostra fede. S. Paolo scriveva : « Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui. » (1Ts 4,13-14)

La morte del cristiano si colloca nel solco della morte di Cristo: è un calice amaro da bere fino in fondo perché frutto del peccato. Ma la morte è anche volontà amorosa del Padre che ci aspetta, al di là della soglia, a braccia aperte: una morte che è essenzialmente non-morte ma vita, gloria, risurrezione.

Come tutto questo avvenga di preciso non si sa. Umanamente non si può misurare l'immensità delle promesse e del dono di Dio. Il Prefazio dei defunti rivela un accento di umana soavità e di divina certezza: « È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: per Cristo nostro Signore. Nel quale rifulse a noi la speranza della beata resurrezione: così che coloro che sono contristati dalla certezza della morte, siano consolati dalla promessa della futura immortalità. Poiché, o Signore, la vita dei tuoi fedeli non si distrugge, ma si cambia, e dissolta la casa di questa dimora terrestre, si acquista eterna abitazione in cielo.... ».

Angelus del Beato Giovanni Paolo II (Domenica, 2 novembre 2003)

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Dopo aver celebrato ieri la Solennità di Tutti i Santi, oggi, due novembre, il nostro sguardo orante si volge a coloro che hanno lasciato questo mondo e attendono di raggiungere la Città celeste. Da sempre la Chiesa ha esortato a pregare per i defunti. Essa invita i credenti a guardare al mistero della morte non come all'ultima parola sulla sorte umana, ma come al passaggio verso la vita eterna. « Mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno - leggiamo nel prefazio odierno -, viene preparata un’abitazione eterna nel Cielo ».

2. E’ importante e doveroso pregare per i defunti, perché anche se morti nella grazia e nell’amicizia di Dio, essi forse abbisognano ancora di un’ultima purificazione per entrare nella gioia del Cielo (cfr Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1030). Il suffragio per loro si esprime in vari modi, tra i quali anche la visita ai cimiteri. Sostare in questi luoghi sacri costituisce un’occasione propizia per riflettere sul senso della vita terrena e per alimentare, al tempo stesso, la speranza nell'eternità beata del Paradiso.

Maria, Porta del cielo, ci aiuti a non dimenticare e a non perdere mai di vista la Patria celeste, meta ultima del nostro pellegrinaggio qui sulla Terra.

INDULGENZA PLENARIA PER I DEFUNTI

Dal mezzogiorno del 1 Novembre a tutto il 2 novembre si può lucrare, una volta sola, l'indulgenza plenaria, applicabile soltanto ai defunti, visitando in loro suffragio una Chiesa o un Oratorio pubblico o anche semipubblico per coloro che legittimamente lo usano. Durante la visita si devono recitare un Padre Nostro ed un Credo. Si devono inoltre adempiere a suo tempo le solite tre condizioni previste per la concessione delle indulgenze, vale a dire:

- Confessione Sacramentale

- Comunione Eucaristica

- Preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre (a scelta dei fedeli; per esempio un Padre Nostro e un Ave Maria).

Le tre condizioni possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti quello in cui si visita la Chiesa o l'oratorio; tuttavia è conveniente che la santa Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre siano fatte nello stesso giorno in cui si compie la visita.


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De: lore luc Enviado: 02/11/2011 03:37

Fiera dei Morti in Sicilia

28 ottobre - 02 novembre



La "festa dei morti" in Sicilia è una ricorrenza molto sentita, risalente al X secolo, viene celebrata il 2 novembre per commemorare i defunti. Si narra che anticamente nella notte tra l'1 ed il 2 novembre i defunti visitassero i cari ancora in vita portando ai bambini dei doni. Oggi questi doni vengono acquistati dai genitori e dai parenti nelle tradizionali "fiere", che si svolgono in molte parti della Sicilia. Qui vi si trovano bancarelle di giocattoli, oggetti vari e dolcetti di ogni sorta tipici di questa festa, come i particolari biscotti chiamati "crozzi 'i mottu" (ossa di morto), o i pupatelli ripieni di mandorle tostate, i taralli ciambelle rivestite di glassa zuccherata, i nucatoli e i Totò bianchi e marroni, i primi velati di zucchero, i secondi di polvere di cacao, e ancora, frutta secca, frutta di martorana e cioccolata, insomma dolcimi di ogni genere per preparare il tradizionale "Cannistru", tipica composizione che si realizza durante di questa festa.

Eventi per la riccorrenza della Festa dei Morti 2011 in Sicilia.

PALERMO
Fiera dei Morti
, le tradizionali bancarelle attendono grandi e piccini, offrendo l'opportunità di potere acquistare giocattoli e dolciumi di ogni genere per preparare il tradizionale "Cannistru". La tipica composizione contiene biscotti tipici, frutti di martorana, fatti con pasta di mandorle e poi dipinti e i Pupi ri zuccaru (detti anche Pupaccena), statuette di zucchero dipinte, ritraenti figure come belle donne vestite di merletto dalle labbra rosse o i tradizionali Paladini. La Fiera dei Morti a Palermo attualmente si svolge presso il rione S.Pietro, alla Cala. Info: www.comune.palermo.it

CALTANISSETTA
"Sculture di zucchero", la manifestazione si prefigge di riscoprire un'antica tradizione siciliana in via di estinzione, quella dei Pupi di zucchero. Sono dei balocchi colorati che un tempo venivano regalati come vuole la tradizione ai bambini per la festa dei morti. Esposizione di sculture di zucchero, realizzate da un gruppo di allievi utilizzando la vecchia tecnica artigianale, di antichi strumenti di lavoro come u canali, a pignata di rame, le palette di legno, raschietti di varia misura, merletti e stampe di gesso appartenuti allo storico pasticcere Nisseno Ristuccia. Pannelli fotografici con le immagini delle sculture di zucchero.
Info:
Pupi di zucchero

SIRACUSA. Fiera dei Morti nel centro storico di Ortigia, ospitata nello spiazzale compreso tra Piazza delle Poste e Piazza Pancali e divisa in due settori: uno merceologico, tipico della ricorrenza, con dolci e prodotti tipici, e uno di giocattoli e abbigliamento.

CATANIA e PROVINCIA

Catania
. Tradizionale appuntamento cittadino "Fiera dei Morti" di Catania si terrà dal 28 ottobre al 2 novembre 2011 nella grande area del "Parcheggio Fontanarossa". Prevista l'installazione complessiva di 213 stalli di cui 158 ospitati nei gazebo e 55 in area libera. Come di consueto la Fiera avrà un settore alimentare. Info: www.comune.catania.it

Caltagirone. Fiera dei morti 2011 dal 30 ottobre al 1° novembre, dalle 9 alle 22, nel piazzale Falcone e Borsellino, con prodotti tipici, giocattoli, abbigliamento e oggettistica.

Mirabella Imbaccari. Mecatino dei morti organizzato dall'Associazione turistica Pro loco e la Confcommercio con il patrocinio del comune. Per fare un tuffo nelle tradizione e per vivere in modo solenne una festività ormai investita di culture straniere. Info: www.comune.mirabella-imbaccari.ct.it

Tremestieri Etneo. Fiera - Mercato dei defunti e Sagra dell'IRIS
Info:
www.comune.tremestieri.ct.it


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De: lore luc Enviado: 09/11/2011 03:55
 
 

Mercoledì  9  Novembre  2011

LA DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE (festa)



Dedicazione della Basilica Lateranense
(festa)

La Basilica Lateranense, meglio nota come S. Giovanni in Laterano, è la cattedrale della diocesi di Roma e la sede ecclesiastica ufficiale del Papa, nella quale esercita la funzione di vescovo di Roma. È inoltre la basilica più antica d'Occidente.

Il suo nome completo è : « Archibasilica Sanctissimi Salvatoris et Sancti Iohannes Baptista et Evangelista in Laterano omnium urbis et orbis ecclesiarum mater et caput » (Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano madre e capo di tutte le chiese della città e del mondo). Il titolo di arcibasilica le deriva dal fatto di essere la più antica e quella di rango più alto tra le quattro basiliche maggiori; le altre tre, tutte caratterizzate da una Porta Santa ed un Altare Papale, sono :

- San Pietro in Vaticano

- San Paolo fuori le mura (o Basilica Ostiense, in quanto in Via Ostiense)

- Santa Maria Maggiore (o Basilica Liberiana, dal nome del suo fondatore Papa Liberio)

La dedica ai due SS. Giovanni, voluta da papa Gregorio Magno, è solo secondaria: Santissimo Salvatore e Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano. Il nome di Laterana o in Laterano le viene dal fatto di sorgere sulle antiche terre dei Laterani, nobile famiglia romana caduta in disgrazia sotto Nerone, le cui proprietà erano quindi passate nel demanio imperiale.
La prima e più antica dedicazione della basilica lateranense risale all'anno 314, da parte di S. Milziade (311-314), che la consacrò dedicandola al Redentore. La dedicazione ufficiale della Basilica e del Palazzo del Laterano fu compiuta da S. Silvestro I (314-335) nel 324, che dichiarò entrambi
Domus Dei.

In conseguenza del primato della Basilica nel mondo, sulla facciata sono incise le parole « Sacrosancta Lateranensis ecclesia omnium urbis et orbis ecclesiarum mater et caput » (Santissima Chiesa Lateranense, madre e capo di tutte le chiese nell'Urbe e nel Mondo).
La Basilica ed il Palazzo del Laterano sono stati dedicati altre due volte:

- Pp Sergio III ( 904-911) li dedicò a S. Giovanni Battista nel X secolo, consacrando il battistero;

- nel XII secolo Pp Lucio II (Gherardo Caccianemici dall'Orso, 1144-1145) dedicò il Palazzo del Laterano e la Basilica anche a S. Giovanni Evangelista.

La Chiesa divenne così la più importante in onore dei due santi, che non sono spesso venerati congiuntamente. In seguito nel Palazzo del Laterano fu insediato un monastero di Benedettini.

Accanto alla Basilica è situato il Palazzo del Laterano, il cosiddetto Patriarchìo, cioè la residenza di un Patriarca, in questo caso il Patriarca di Roma.

Fino al 1309 il Palazzo del Laterano era la residenza ufficiale dei Papi. Resti del vecchio Palazzo sono ancora visibili nella cappella detta Sancta Sanctorum che si trova in cima alla Scala Santa. Fino al XIX secolo tutti i Papi furono incoronati in Laterano.

Pp Bonifacio VIII (Benedetto Caetani, 1294-1303) indisse qui il primo Giubileo del 1300, e diede inizio alle celebrazioni dal loggiato, come ricordato da un frammento d'affresco di Giotto, conservato all'interno della Basilica.

La Basilica Laterana sorgeva originariamente al centro dei palazzi lateranensi, ed era l'unica delle tre grandi basiliche risalenti a Costantino che si trovava all'interno delle mura della città. Le basiliche di S. Pietro e di S. Paolo fuori le mura si trovavano sulle tombe degli Apostoli, fuori dalle mura aureliane.

In quanto cattedrale del Vescovo di Roma e Patriarca della Chiesa Latina, contiene il trono papale (Cathedra Romana) ed è perciò di rango superiore a tutte le altre chiese nella Chiesa Cattolica, perfino alla Basilica di S. Pietro in Vaticano. Perciò vi si fece battezzare, nel 774 Carlo Magno.

Ripetutamente distrutta e riedificata lungo il medioevo : da Alarico e dai Vandali nel V secolo, da un terremoto nell'896, da due incendi nel 1307 e nel 1361; la decadenza del Laterano cominciò con la cattività avignonese. Ci furono invii di somme di denaro da Avignone per il suo mantenimento, ma la chiesa non tornò più al suo splendore originario. Al ritorno da Avignone, i papi scelsero di spostare la loro residenza al Vaticano e il Laterano perse parte della sua importanza.

Alla fine del XVI secolo Pp Sisto V (Felice Peretti, 1585-1590) fece demolire sia il palazzo che la basilica e li fece costruire "ex novo". Tra i molti progetti di ricostruzione della basilica, Sisto V scelse quello del suo architetto preferito, Domenico Fontana.

Un'ulteriore risistemazione dell'interno ebbe luogo in seguito sotto la direzione di Francesco Borromini, incaricato da Pp Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphili, 1644-1655).

La visione di Pp Clemente XII (Lorenzo Corsini, 1730-1740) per la ricostruzione fu ambiziosa. Indisse una gara per progettare una nuova facciata. Il vincitore fu Alessandro Galilei; la facciata, come appare oggi, fu completata nel 1735.

Nel calendario liturgico della Chiesa Cattolica, la festa della Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano è il 9 novembre.

Come sede vescovile di Roma, S. Giovanni ospita grandi liturgie, ed era anticamente meta delle principali processioni della Roma papalina. Proprio in funzione di tutto ciò Pp Gregorio XIII (Ugo Boncompagni, 1572-1585) aprì, alla fine del 500, la via Merulana, poi prolungata da Pp Sisto V per offrire un adeguato scenario a processioni e cortei pontifici tra Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano, la Scala Santa e Santa Croce in Gerusalemme. Di queste grandi e frequenti processioni sussiste ancora solo quella del Corpus Domini, ripristinata dal Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005).

Alla presentazione del nuovo pontefice, eseguita attraverso il tradizionale annuncio dell'Habemus Papam, segue, solitamente dopo pochi giorni la solenne cerimonia di incoronazione papale nella basilica di S. Pietro in Vaticano, che avvia il complesso delle cerimonie di insediamento, che comprendono, nei giorni successivi, le visite alle basiliche patriarcali di S. Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore e che si concludono con la solenne cerimonia di presa di possesso dell'Arcibasilica lateranense, con una solenne processione lungo le vie di Roma.

Nel 1929 i Patti Lateranensi assicurarono la sovranità alla Città del Vaticano e, tra le altre cose, lo status extraterritoriale al Laterano e a Castel Gandolfo, come possedimenti della Santa Sede.


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De: lore luc Enviado: 18/11/2011 03:49

Venerdì  18  Novembre  2011

LA DEDICAZIONE DELLE BASILICHE DEI SS. PIETRO E PAOLO (mf)



Dedicazione delle Basiliche dei

SS. Pietro e Paolo Apostoli

(memoria facoltativa)

Dopo la Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore (05 agosto) e quella della Basilica Lateranense (09 novembre), la Chiesa celebra in un medesimo giorno la Dedicazione delle Basiliche dei SS. Pietro e Paolo a Roma.

Queste sono le quattro basiliche che negli anni giubilari i pellegrini devono visitare per acquisire l'indulgenza plenaria, che i Papi sogliono concedere ogni 25 anni. Ma, per quelli che non possono recarsi nelle magnifiche e auguste Basiliche, ci sono molte altre possibilità e occasioni per beneficiare delle indulgenze plenarie [es. la Benedizione papale Urbi et Orbi (alla città e al mondo) nelle principali feste liturgiche, nel rispetto delle modalità definite dalla Chiesa].

Per approfondimenti sulle indulgenze & è Indulgenza plenaria è Indulgenze

La Basilica di S. Pietro

Dopo il martirio, avvenuto con tutta probabilità nel circo di Nerone, i resti di S. Pietro erano stati sepolti lungo il fianco opposto della via Cornelia e più tardi vennero segnalati alla venerazione dei fedeli con una piccola edicola costruita da Pp Anacleto e che, fino al terzo secolo, restò il centro delle sepolture dei Papi.

Concessa la pace alla Chiesa, Costantino fece edificare sulla tomba del principe degli Apostoli una basilica, che fu terminata da Costantino II e poi distrutta dai Saraceni nell'anno 806. Restaurata e totalmente modificata nel suo aspetto, la basilica esisteva ancora nel secolo XV, ma tanto aveva sofferto per l'assenza dei Papi, durante il soggiorno ad Avignone, che Pp Niccolò V (Tommaso Parentucelli, 1447-1455) decise di demolirla e di ricostruirla sullo stesso posto.

Papa Giulio II (Giuliano della Rovere, 1503-1513) affidò l'opera al Bramante nel 1505. Morto il Bramante, Michelangelo la continuò ed elevò l'imponente cupola, che domina la basilica e ne costituisce la principale bellezza.

Finalmente il 18 novembre 1626 la basilica fu terminata e Pp Urbano VIII (Maffeo Barberini, 1623-1644) la consacrò. Alla fine del Medio Evo i Papi avevano abbandonato il palazzo del Laterano e si erano stabiliti nel palazzo Vaticano, portando in S. Pietro non poche solennità. Il Concilio ecumenico del 1870 rese definitiva questa sostituzione e la basilica Vaticana divenne, per forza di cose, l'effettiva cattedrale dei Papi.

La Basilica di S. Paolo

Il corpo dell'apostolo S. Paolo, dal luogo del martirio, presso le acque Salvie, era stato portato a due miglia circa da Roma, sulla via Ostiense e ivi era stato sepolto. Sul luogo della sepoltura fu prima costruito un oratorio molto simile a quello dell'apostolo Pietro al Vaticano, attribuito generalmente anch'esso a Pp Anacleto.

Costantino eresse sulla tomba una basilica, ma, essendo parsa di dimensioni troppo modeste, l'imperatore Valentiniano, nel 368, la sostituì con una basilica grandiosa a cinque navate. Teodosio proseguì l'opera e suo figlio, Onorio, la terminò. Le incursioni Saracene avvenute sotto san Leone IV (847-855) spinsero Pp Giovanni VIII (872-882) a circondare la basilica ed il convento, che già vi era sorto accanto, di mura e si ebbe così una fortezza che prese il nome di Giovannopoli.

La Basilica conservò il suo primitivo aspetto fino all'incendio che, nella notte tra il 15 e il 16 agosto del 1823, la distrusse. Pervennero, all'appello del Papa, offerte da tutta la cristianità, perfino da dissidenti e da infedeli e, il 5 ottobre 1840, Pp Gregorio XVI (Bartolomeo Mauro Alberto Cappellari, 1831-1846) poté consacrare il transetto e l'altare maggiore sotto il quale restò la tomba dell'apostolo.

Quattordici anni dopo, in occasione della definizione dell'Immacolato Concepimento di Maria (8 dicembre 1854), 185 cardinali, arcivescovi e vescovi assistevano, il 10 dicembre, alla dedicazione della nuova basilica di S. Paolo fatta dal Beato Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846-1878) che ne fissò il ricordo alla data tradizionale del 18 novembre.


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De: lore luc Enviado: 20/11/2011 04:33

Domenica  20  Novembre  2011

CRISTO RE (solennità)



CRISTO RE

(solennità)

La Solennità di Cristo Re, che segna la fine dell’anno liturgico, nella Chiesa cattolica, nella Chiesa luterana ed in altre denominazioni cristiane, indica un ricordo particolare di Gesù Cristo visto come Re di tutto l'universo.

Con essa si vorrebbe sottolineare che la figura di Cristo rappresenta per i cattolici il Signore della storia e del tempo.

Questa festa fu introdotta da Pp Pio XI (Achille Ratti, 1922-1939), con l'enciclica èQuas primas(Sulla Regalità di Cristo”) dell'11 dicembre 1925.

Dice il Papa nell'Enciclica: « E perché più abbondanti siano i desiderati frutti e durino più stabilmente nella società umana, è necessario che venga divulgata la cognizione della regale dignità di nostro Signore quanto più è possibile. Al quale scopo ci sembra che nessun'altra cosa possa maggiormente giovare quanto l'istituzione di una festa particolare e propria di Cristo Re. »

Nella forma ordinaria del rito romano la festa coincide con l'ultima domenica dell'anno liturgico mentre nella forma straordinaria la festa coincide con l'ultima domenica di ottobre.

Anche nel rito ambrosiano, la solennità di Cristo Re corrisponde all'ultima domenica dell'anno liturgico, ma - poiché l'Avvento ambrosiano, con cui comincia l'anno liturgico, è più lungo di due settimane rispetto all'Avvento romano - essa si colloca all'inizio e non alla fine di novembre.

L'appellativo di Cristo Re ha origine da alcuni passi biblici : nel Nuovo Testamento Gesù viene detto Re (βασιλεύς, basilèus), Re dei Giudei (βασιλεύς τν ουδαίων, basilèus ton Iudàion), Re d'Israele (βασιλεύς σραήλ, basilèus Israèl), Re dei re (βασιλεύς βασιλέων, basilèus basilèon) per un totale di 35 volte, soprattutto nei racconti della passione, e Figlio di Davide (υός Δαυδ, uiòs Davìd) altre 12 volte.

Dall’omelia del Beato Giovanni Paolo II

- Solennità di Cristo Re -

(Basilica di San Pietro, 23 novembre 1980) :

« [...] Possiamo dire senz’altro che la regalità di Cristo, quale anche oggi noi celebriamo e meditiamo, deve esser sempre riferita all’evento, che si svolge su quel colle (calvario), ed esser compresa nel mistero salvifico, ivi operato da Cristo: dico l’evento ed il mistero della redenzione dell’uomo. Cristo Gesù - dobbiamo rilevare - si afferma re proprio nel momento in cui, tra i dolori e gli strazi della croce, tra le incomprensioni e le bestemmie degli astanti, agonizza e muore. Davvero, una regalità singolare è la sua, tale che solo l’occhio della fede può riconoscerla:Regnavit a ligno Deus”! (“il legno sul quale Cristo regnò”)

[...] Tuttavia, anche per mantenerci aderenti al contenuto dell’odierna liturgia, è opportuno insistere sulla funzione regale e concentrare il nostro sguardo, illuminato dalla fede, sulla figura di Cristo come Re e Signore.

Al riguardo, ovvia appare l’esclusione di qualsiasi riferimento di natura politica o temporalistica.

Alla formale domanda fattagli da Pilato: “Sei tu il re dei giudei? (Gv 18,33), Gesù risponde esplicitamente che il suo regno non è di questo mondo e, dinanzi all’insistenza del procuratore romano, afferma: “Tu lo dici: io sono re”, aggiungendo subito dopo: “Per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità” (Gv 18,37).

In tal modo, egli dichiara quale sia l’esatta dimensione della sua regalità e la sfera in cui si esercita: è la dimensione spirituale che comprende, in primo luogo, la verità da annunciare e da servire. Il suo regno, anche se comincia quaggiù sulla terra, nulla ha però di terreno e trascende ogni umana limitazione, proteso com’è verso la sua consumazione oltre il tempo, nell’infinità dell’eterno. »


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De: lore luc Enviado: 21/11/2011 03:49

Lunedì  21  Novembre  2011

LA PRESENTAZIONE DELLA B.V. MARIA (memoria)



Presentazione della Beata Vergine Maria

(memoria)

La Presentazione della Beata Vergine Maria al tempio è una di quelle memorie mariane “minori” che troppo spesso passano inosservate nello scorrere dell'anno liturgico. Eppure è una festa importante, bella e antichissima, celebrata il 21 novembre di ogni anno sia dalla Chiesa Cattolica, come memoria, che dalla Chiesa Ortodossa, come festività maggiore.

Questo emerge con chiarezza non solo dalla nota di commento degli estensori del nuovo calendario ma anche dalla nota della Liturgia delle Ore, che dice: « In questo giorno della dedicazione (543) della Chiesa di Santa Maria Nuova, costruita presso il tempio di Gerusalemme, celebriamo insieme ai cristiani d'Oriente quella “dedicazione” che Maria fece a Dio, di se stessa fin dall'infanzia, mossa dallo Spirito Santo, della cui grazia era stata ricolma nella sua immacolata concezione ».

La data della festività, il 21 novembre, deriva, dunque, dallo stesso giorno di consacrazione della Basilica di Santa Maria Nuova, nella città di Gerusalemme, che era stata costruita da Giustiniano I di Bisanzio per il vescovo Elia.

La prima celebrazione della Presentazione viene fatta risalire al Calendario di Basilio II di Bisanzio, imperatore nell' XI secolo. Nel Medioevo conobbe un discreto successivo, fino alla definitiva adozione, da parte di Pp Sisto V (Felice Peretti, 1585-1590), nel 1585.

Il fatto della presentazione di Maria al tempio, com'è noto, non è narrato in nessun passo dei testi sacri, mentre viene proposto con abbondanza di particolari dagli apocrifi, cioè da quegli scritti molto antichi, e per tanti aspetti analoghi ai libri della Bibbia, che tuttavia la Chiesa ha sempre rifiutato di considerare come ispirati da Dio e quindi come Sacra Scrittura.

Ora, secondo tali apocrifi, la presentazione di Maria al tempio non avvenne senza pompa in quanto, sia nel momento della sua offerta che durante la permanenza nel tempio, si verificarono alcuni fatti prodigiosi: Maria, secondo la promessa fatta dai suoi genitori, fu condotta nel tempio a tre anni, accompagnata da un gran numero di fanciulle ebree che tenevano delle torce accese, col concorso delle autorità di Gerusalemme e tra il canto degli angeli.

Per salire al tempio vi erano quindici gradini che Maria salì da sola, benché tanto piccola. Gli apocrifi dicono ancora che Maria nel tempio si alimentava con un cibo straordinario recatole direttamente dagli Angeli e che ella non risiedeva con le altre bambine ma addirittura nel Sancta Sanctorum (che veniva, invece, "visitato" una volta all'anno dal solo Sommo Sacerdote).
La realtà della presentazione di Maria dovette essere molto più modesta e insieme più gloriosa. Fu infatti anche attraverso questo servizio al Signore nel tempio, che Maria preparò il suo corpo, ma soprattutto la sua anima, ad accogliere il Figlio di Dio, attuando in se stessa le parole di Gesù che, in risposta ad una donna che aveva alzato la voce dicendo
Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!, rispose : Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!. (Lc 11,27-28).

Nell’arte l'episodio della Presentazione è stato trattato da moltissimi autori in più epoche storiche. Fra i tanti si ricorda Giotto, che ne ha descritto visivamente la scena all'interno della Cappella degli Scrovegni di Padova, affrescata da lui fra il 1303 e il 1306. Anche Cima da Conegliano riprende lo stesso tema nella sua Presentazione della Vergine Maria al Tempio del 1496-97, oggi a Dresda; un'altra rappresentazione, molto nota, si trova nella Basilica di S. Maria Maggiore a Roma e, sempre a Roma, nella Chiesa Nuova, è presente una cappella dedicata alla Presentazione della Vergine.


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De: lore luc Enviado: 27/11/2011 03:56

Domenica  27  Novembre  2011

La I DOMENICA DI AVVENTO



I Domenica di Avvento

L'Avvento è il tempo liturgico cristiano che precede il Natale e segna l'inizio di un nuovo anno liturgico dell'anno ecclesiastico occidentale.

La Chiesa suddivide gli anni attraverso la denominazione di Anno A, Anno B, Anno C, a cui corrisponde un ciclo per quanto riguarda le letture festive (Ciclo A, Ciclo B, Ciclo C), aventi ciascuno di essi una peculiare fisionomia. Ci si limiterà, in questa sede, ai Vangeli, essendo questi l’oggetto principale della meditazione festiva, senza tuttavia sminuire l’importanza dei testi dell’Antico Testamento e della Seconda Lettura (di solito staccata dal contesto) che li accompagnano.

Ora, ad offrirci spunti di meditazione su Gesù Cristo, durante l'anno :

A. è l’evangelista S. Matteo,

B. è l’evangelista S. Marco,

C. è l’evangelista S. Luca.

S. Giovanni, che a più riprese compare pressoché nella Liturgia della Parola di tutti e tre gli anni, viene proposto in modo particolare durante il tempo di Passione del Signore.

La parola Avvento viene dal latino adventus, ed indica l’azione dell’arrivare, l’arrivo imminente di qualcosa o di qualcuno.

Nel rito romano della Chiesa Cattolica dura quattro settimane, in quello ambrosiano sei (vedi in calce). L'Avvento è presente anche nei calendari liturgici delle chiese luterane e anglicane.

In tutte le confessioni questo periodo è contraddistinto da un atteggiamento di attesa della venuta di Nostro Signore: una venuta invocata, un’attesa che troverà un culmine nella celebrazione della nascita di Gesù, il 25 dicembre.

Occorre precisare, però, che non si tratta soltanto di fare memoria storica del passato - Cristo nella sua prima venuta nel mondo più di duemila anni fa - altrimenti non avrebbe senso continuare ad invocare questa venuta. È invece soprattutto celebrazione dell’attesa della sua venuta definitiva nella gloria, la parusia che deve ancora venire. Quindi è celebrazione dell’attesa escatologica, della speranza espressa dalla preghiera ardente delle prime comunità cristiane: “Maràna thà! = Signore, vieni!” (1 Cor 16,22).

Thomas Merton (1915/1968) scrittore e religioso statunitense dell’ordine dei Trappisti, scriveva: Meditando l’Avvento passato e l’Avvento futuro, impariamo a riconoscere l’Avvento presente, che si situa in ogni momento della nostra vita di pellegrini terreni.

Questo tempo di avvento è simile a quel periodo, testimoniato dai profeti dell’Antico Testamento, che ha preparato la prima venuta del messia. Per questo si leggeranno quelle antiche profezie che raccontano quanto grande fosse l’attesa, il desiderio di salvezza del popolo di Dio, specialmente nell’epoca in cui si trovava deportato ed esule a Babilonia. Non bisogna dimenticare, dunque, che, proprio in questo tempo liturgico, ci scopriamo in particolare sintonia con l’esperienza religiosa del popolo dell’Antica Alleanza che tuttora vive, come elemento costitutivo della propria identità, la speranza nella venuta del messia: in fondo aspettiamo insieme la stessa persona, loro la sua prima, noi la sua ultima venuta.

I nomi tradizionali delle domeniche di Avvento sono tratti dalle prime parole dell'introito:

I di Avvento: Ad Te levavi (Ad te levavi animam meam = A Te levo l'anima mia)

II di Avvento: Populus Sion (Populus Sion, ecce Dominus veniet ad salvandas gentes = Popolo di Sion, il Signore verrà a salvare i popoli)

III di Avvento: Gaudete (Gaudete in Domino semper = Rallegratevi sempre nel Signore)

IV di Avvento: Rorate (Rorate, cœli desuper, et nubes pluant Iustum = Stillate dall’alto, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a noi il Giusto).

Le letture del Vangelo hanno, nelle singole domeniche, una loro caratteristica propria:

Ø si riferiscono alla venuta del Signore alla fine dei tempi (I domenica),

Ø a Giovanni Battista (Il e III domenica);

Ø agli antefatti immediati della nascita del Signore (IV domenica).

Nella liturgia delle Sante Messe del periodo di Avvento (come in quaresima) il colore dei paramenti sacri del sacerdote è il viola e non viene recitato l'inno del Gloria.

Negli ultimi nove giorni d'Avvento è tradizione celebrare, in molte chiese latine, la pratica della Novena di Natale.

Nelle Chiese ortodosse - in cui viene anche chiamato digiuno della natività, quaresima invernale o di Natale - l'Avvento dura 40 giorni, a partire dal 15 novembre (28 novembre per le chiese che usano il calendario giuliano), mentre in altre chiese orientali comincia a partire dalla domenica più vicina al giorno di Sant'Andrea (30 novembre) e dura fino a Natale.

Avvento Ambrosiano

Nel rito ambrosiano l'Avvento inizia la prima domenica dopo il giorno di San Martino (11 novembre) e prevede sempre 6 domeniche (quando il 24 dicembre cade di domenica è prevista la celebrazione di una Domenica Prenatalizia). Nel rito ambrosiano è previsto il colore morello, tranne nell'ultima domenica (detta dell'Incarnazione) nella quale si usa il bianco.

1. domenica della venuta del Signore

2. domenica dei figli del regno

3. domenica delle profezie adempiute

4. domenica dell'ingresso del Messia

5. domenica del precursore

6. domenica dell'Incarnazione


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De: lore luc Enviado: 08/12/2011 03:52

Giovedì  8  Dicembre  2011

L'IMMACOLATA CONCEZIONE della B.V. MARIA (Solennità)



Immacolata Concezione

della Beata Vergine Maria

(solennità)

 

L'Immacolata Concezione è un dogma cattolico proclamato dal Beato Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846-1878), l’8 dicembre 1854, con la Bolla Ineffabilis Deus che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale  fin dal primo istante del suo concepimento:

« (...) affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli. »

 

Ma la storia della devozione per Maria Immacolata è molto più antica. Precede di secoli, anzi di millenni, la proclamazione del dogma che, come sempre, non ha introdotto una novità, ma ha semplicemente coronato una lunghissima tradizione.

Già i Padri della Chiesa d'Oriente, nell'esaltare la Madre di Dio, avevano avuto espressioni che la ponevano al di sopra del peccato originale. L'avevano chiamata: Intemerata, incolpata (nel senso di "senza colpa"), bellezza dell'innocenza, più pura degli Angeli, giglio purissimo, nube più splendida del sole, immacolata.

 

In Occidente, però, la teoria dell'immacolatezza trovò una forte resistenza, non per avversione alla Madonna, che restava la più sublime delle creature, ma per mantenere salda la dottrina della Redenzione, operata soltanto in virtù del sacrificio di Gesù.

Se Maria fosse stata immacolata, se cioè fosse stata concepita da Dio al di fuori della legge del peccato originale, comune a tutti i figli di Eva, Ella non avrebbe avuto bisogno della Redenzione, e questa dunque non si poteva più dire universale. L'eccezione, in questo caso, non confermava la regola, ma la distruggeva.

Il francescano Giovanni Duns, detto Scoto perché nativo della Scozia, e chiamato il “Dottor Sottile”, riuscì a superare questo scoglio dottrinale con una sottile ma convincente distinzione. Anche la Madonna era stata redenta da Gesù, ma con una Redenzione preventiva, prima e fuori del tempo. Ella fu preservata dal peccato originale in previsione dei meriti del suo figlio divino. Ciò conveniva, era possibile, e dunque fu fatto.

Giovanni Duns Scoto morì sui primi del '300. Dopo di lui, la dottrina dell'Immacolata fece grandi progressi, e la sua devozione si diffuse sempre di più.

 

Dal 1476, la festa della Immacolata Concezione di Maria venne introdotta nel Calendario romano.

Nel 1830, la Vergine apparve (Rue du Bac a Parigi) a Santa Caterina Labouré  chiedendo di far coniare una medaglia chiamata, in seguito, medaglia miracolosa con l'immagine dell'Immacolata incorniciata  dalla scritta «O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi » (Originale: «ô Marie conçue sans peché priez pour nous qui avons recours  à Vous»). 

Questa medaglia suscitò un'intensa devozione; molti Vescovi chiesero a Roma la definizione di quel dogma che ormai era nel cuore di quasi tutti i cristiani.

 

Così, l'8 dicembre 1854, il Beato Pio IX proclamava Maria esente dal peccato originale, tutta pura, cioè Immacolata: fu un atto di grande fede e di estremo coraggio che suscitò gioia tra i fedeli della Madonna ma indignazione tra i nemici del Cristianesimo in quanto il dogma dell'Immacolata era una diretta smentita dei naturalisti e dei materialisti.

 

Quattro anni dopo, le apparizioni di Lourdes apparvero una prodigiosa conferma del dogma che aveva proclamato la Vergine “tutta bella”, “piena di grazia” e priva di ogni macchia del peccato originale. Una conferma che sembrò un ringraziamento, per l'abbondanza di grazie che dal cuore dell'Immacolata piovvero sull'umanità.

E dalla devozione per l'Immacolata ottenne immediata diffusione, in Italia, il nome femminile di Concetta, in Spagna quello di Concepción: un nome che ripete l'attributo più alto di Maria, “sine labe originali concepta”, cioè concepita senza macchia di peccato e, perciò, Immacolata.

 

Per approfondimenti & l'omelia dell'8 dicembre 2004 del Beato Giovanni Paolo II :

è 150° anniversario della definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

 

Tota pulchra es, Maria.

Tutta bella sei, Maria,
e il peccato originale
non è in te.
Tu sei la gloria di Gerusalemme,
tu letizia d’Israele,
tu onore del nostro popolo,
tu avvocata dei peccatori.

O Maria! O Maria!
Vergine prudentissima,
Madre clementissima,
prega per noi,
intercedi per noi
presso il Signore Gesù Cristo.


Respuesta  Mensaje 16 de 91 en el tema 
De: lore luc Enviado: 10/12/2011 03:32

Sabato  10  Dicembre  2011

LA BEATA VERGINE MARIA DI LORETO



Beata Vergine Maria di Loreto

 

Il Santuario della Santa Casa si trova a Loreto (AN): è un luogo popolare di pellegrinaggio dove i cattolici venerano la Vergine Lauretana.         

è il più importante santuario mariano d’Italia; al suo interno è custodita la Santa Casa di Nazaret dove, secondo la tradizione devozionale, la Vergine Maria ricevette l’Annunciazione.

 

Il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005), riferendosi alla Santa Casa di Loreto, fece la seguente riflessione : « Quello Lauretano è un Santuario mirabile. In esso è inscritta la trentennale esperienza di condivisione, che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazaret è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una “casa”, dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri e la storia di ogni uomo, è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita. Ed è eloquente ed importante per tutti che quest’Uomo unico e singolare, che è il Figlio unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, quella di Nazaret, che secondo il racconto evangelico, ospitò Gesù di Nazaret lungo l’intero arco della sua infanzia, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana […]. La casa del Figlio dell’uomo è dunque la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa […].»

 

La "Casa della Madonna" era formata da tre pareti addossate ad una grotta scavata nella roccia (che si trova nella Basilica dell'Annunciazione a Nazaret). La tradizione popolare racconta che nella notte tra il 9 ed il 10 dicembre del 1294 le pietre della casa di Nazaret vennero trasportate in volo dagli angeli. In realtà, alcuni studi, e dei documenti ritrovati, hanno confermato che il trasporto avvenne per mare su navi crociate. Infatti, dopo la cacciata dei cristiani dalla Terra santa  da parte dei musulmani, un esponente della famiglia Angeli, regnanti dell'Epiro (regione della Grecia nord-occidentale), si interessò di salvare la Santa Casa dalla sicura rovina, che fu, dunque, trasportata prima a Tersatto (odierna Croazia), nel 1291, e poi a Loreto il 10 dicembre 1294. 

 

Fin dall’inizio del Trecento fu già meta di pellegrinaggio anche per quanti, prendendo la strada costiera, erano diretti a S. Michele al Gargano oppure in Terrasanta; il flusso nei secoli XV e XVI diventò enorme fino ad indurre, nel 1520, Pp Leone X (Giovanni de' Medici, 1513-1521) ad equiparare il voto dei pellegrini del Santuario di Loreto a quello di Gerusalemme che, già man mano, Loreto aveva sostituito nelle punte dei grandi pellegrinaggi penitenziali, che vedevano Roma, Santiago di Compostela, Gerusalemme.

Il prodigio eclatante della traslazione della Santa Casa attirò anche, a partire dal secolo XV, la peregrinazione di re e regine, principi, cardinali e papi, che lasciarono doni o ex voto per grazie ricevute; a loro si aggiunsero, successivamente, condottieri, poeti, scrittori, inventori, fondatori di Ordini religiosi, filosofi, artisti e oltre 200 futuri santi e beati.

 

Gli studi effettuati sulle pietre della Santa Casa ne confermano l'origine palestinese, esse sono lavorate secondo la tecnica usata dai Nabatei, un popolo confinante con gli ebrei, molto usata anche in Palestina. Sulle pietre vi sono numerosi graffiti simili a quelli giudeo-cristiani del II-V secolo ritrovati in Terra Santa, in particolare a Nazaret. Il santuario fu costruito per proteggere la Santa Casa, su iniziativa del vescovo di Recanati Nicolò delle Aste, nel 1469 e fu concluso nel 1587.

 

L’interno attuale del Santuario è a croce latina a tre navate, ospita sotto la grande cupola la Santa Casa, letteralmente coperta da un rivestimento marmoreo, arricchito da statue e bassorilievi raffiguranti sibille e profeti e narranti otto storie della vita di Maria, oltre a rilievi bronzei narranti alcuni episodi della vita di Gesù.

Il campanile fu disegnato da Luigi Vanvitelli e fu costruito nel 1755. Il battistero in bronzo di Tiburzio Vergelli si trova nella navata sinistra. Sulla volta vi sono dipinti del Pomarancio. Sotto la cupola, opera di Giuliano da Sangallo e con la decorazione rinnovata in occasione dei restauri del Sacconi dal romano Virginio Monti, si trova la Santa Casa.

 

All'interno della Santa Casa si trova la statua della Vergine Lauretana, scolpita su legno di un cedro del Libano dei Giardini Vaticani, che sostituisce quella del sec. XIV andata distrutta in un incendio scoppiato nella Santa Casa nel 1921. è stata fatta scolpire da Pp Pio XI (Ambrogio Damiano Achille Ratti, 1922-1939) che nel 1922 la incoronò in Vaticano e la fece trasportare solennemente a Loreto. Fu modellata da Enrico Quattrini ed eseguita e dipinta da Leopoldo Celani. Fin dal secolo XVI è rivestita di un manto, detto "dalmatica".

Il rivestimento marmoreo, all'esterno, è stato progettato da Donato Bramante. Le ultime opere che corredano l'interno della Basilica sono l'altare maggiore ed il pulpito, ricavati da due monoliti di marmo di Carrara in occasione dell'Anno Santo 2000, opere dello scultore lombardo Floriano Bodini.

 

Fra le cappelle e le sacrestie, meritano particolare attenzione le seguenti: la Sacrestia di S. Giovanni o del Signorelli per gli affreschi di Luca Signorelli, e l'ancor più famosa Sacrestia di San Marco o del Melozzo per i meravigliosi affreschi, recentemente restaurati, di Melozzo da Forlì : desta meraviglia la capacità di questo pittore di produrre effetti "tridimensionali", da vero maestro della prospettiva, nonché la Cappella dei Duchi d'Urbino, unica salvatasi con il suo apparato secentesco dai profondi restauri, a cui fu sottoposta la Basilica a cavallo dei secoli XIX e XX, ad opera dell'architetto Giuseppe Sacconi.

 

Infine, la chiesa della Santa Casa possiede un concerto di 8 campane in reb3 Pasqualini di Fermo più un campanone di grandissime dimensioni chiamato Loreta fuso da Bernardo da Rimini del peso di più di 7 tonnellate; questo suona solo la notte tra il 9 ed il 10 dicembre e il 10 insieme alle altre 8 prima della messa.

 

Oltre 50 papi si sono recati in pellegrinaggio a Loreto e sempre è stata grande la loro devozione. Alla Vergine si rivolsero i Papi Pio II (Enea Silvio Piccolimini, 1458-1464) e Paolo II (Pietro Barbo, 1464-1471) per guarire miracolosamente dalle loro gravi malattie. 

Papa Benedetto XV (Giacomo della Chiesa, 1914-1922), in considerazione della traslazione della Santa Casa, dalla Palestina a Loreto, la proclamò patrona degli aviatori.

 

Loreto è considerata la Lourdes italiana e tanti pellegrinaggi di malati vengono organizzati ogni anno, con cerimonie collettive come quelle di Lourdes.  C’è da ricordare, infine, le Litanie Lauretane che dal XII secolo sono divenute una vera e propria orazione alla Vergine, incentrata sui titoli che in ogni tempo le sono stati tributati, anche con riferimenti biblici. Le Litanie Lauretane sostituirono nella cristianità, quelle denominate “veneziane” (in uso nella basilica di S. Marco e originarie di Aquileia) e quelle “deprecatorie” (ossia di supplica, originarie della Germania).



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