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De: lore luc (Mensaje original) |
Enviado: 08/09/2011 02:51 |
Giovedì 08 Settembre 2011
LA NATIVITà BEATA VERGINE MARIA (Festa)
Natività della Beata Vergine Maria (Festa)
« La celebrazione odierna – si legge nel brano dei Discorsi di S. Andrea di Creta proclamato nell'odierno Ufficio delle Letture - onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è, l'incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio ».
è questo del resto il motivo per cui di Maria soltanto (oltre che di S. Giovanni Battista e naturalmente di Cristo) non si festeggia unicamente la “nascita al cielo”, come avviene per gli altri santi, ma anche la venuta in questo mondo.
In realtà, il meraviglioso di questa nascita non è in ciò che narrano con dovizia di particolari e con ingenuità gli apocrifi, ma piuttosto nel significativo passo innanzi che Dio fa nell'attuazione del suo eterno disegno d'amore. Per questo la festa odierna è stata celebrata con lodi magnifiche da molti santi Padri, che hanno attinto alla loro conoscenza della Bibbia e alla loro sensibilità e ardore poetico. Leggiamo qualche espressione del secondo Sermone sulla Natività di Maria di S. Pier Damiani: “Dio onnipotente, prima che l'uomo cadesse, previde la sua caduta e decise, prima dei secoli, l'umana redenzione. Decise dunque di incarnarsi in Maria”.
Come quasi tutte le solennità principali di Maria anche la Natività è di origine orientale. Nella Chiesa d'occidente l'ha introdotta il papa orientale san Sergio I alla fine del sec. VII. Originariamente doveva essere la festa della dedicazione dell'attuale basilica di sant'Anna in Gerusalemme.
La Tradizione, infatti, indicava quel luogo come la sede dell'umile dimora di Gioacchino ed Anna, lontani discendenti di Davide, genitori di Maria. Occorre cercare in questo culto della Natività di Maria una profonda verità: la venuta dell'uomo-Dio sulla terra fu lungamente preparata dal Padre nel corso dei secoli.
La personalità divina del Salvatore supera infinitamente tutto ciò che l'umanità poteva generare, però la storia dell'umanità fu come un lento e difficile parto delle condizioni necessarie all'Incarnazione del figlio di Dio.
La devozione cristiana ha voluto perciò venerare le persone e gli avvenimenti che hanno preparato la nascita di Cristo sul piano umano e sul piano della grazia: la sua Madre, la nascita di essa, la sua concezione, i suoi genitori e i suoi antenati (vangelo: Mt 1,1-16.18-23).
Credere nei preparativi dell'incarnazione significa credere nella realtà dell'incarnazione e riconoscere la necessità della collaborazione dell'uomo all'attuazione della salvezza del mondo.
Il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) concluse la sua omelia, a Frascati l’8/09/1980, nei seguenti termini :
« O Vergine nascente, speranza e aurora di salvezza al mondo intero, / volgi benigna il tuo sguardo materno a noi tutti, / qui riuniti per celebrare e proclamare le tue glorie!
O Vergine fedele, che sei stata sempre pronta e sollecita ad accogliere, conservare e meditare la Parola di Dio, / fa’ che anche noi, in mezzo alle drammatiche vicende della storia, / sappiamo mantenere sempre intatta la nostra fede cristiana, / tesoro prezioso tramandatoci dai Padri!
O Vergine potente, che col tuo piede schiacci il capo del serpente tentatore, / fa’ che realizziamo, giorno dopo giorno, le nostre promesse battesimali, con le quali abbiamo rinunziato a Satana, alle sue opere ed alle sue seduzioni, / e sappiamo dare al mondo una lieta testimonianza della speranza cristiana.
O Vergine clemente, che hai sempre aperto il tuo cuore materno alle invocazioni dell’umanità, talvolta divisa dal disamore ed anche, purtroppo, dall’odio e dalla guerra, fa’ che sappiamo sempre crescere tutti, secondo l’insegnamento del tuo figlio, nell’unità e nella pace, per essere degni figli dell’unico Padre celeste.
Amen! »
S. Leonardo Murialdo, grande devoto della Madonna, diceva : “Maria, Madre nostra, è la più amante, la più affettuosa delle madri. è madre di Dio, quindi ottiene tutto. è madre nostra, quindi non ci nega niente. è madre di misericordia: gettiamoci nelle sue braccia”.
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Lunedì 16
Luglio 2012
LA BEATA VERGINE MARIA del Monte Carmelo (memoria facoltativa)
Beata Vergine Maria del Monte Carmelo
(memoria facoltativa)
Il
primo profeta d'Israele, Elia (IX sec. a.C.), dimorando sul Monte
Carmelo, ebbe la visione della venuta della Vergine che si alzava come
una piccola nube, dalla terra verso il monte, portando la pioggia e
salvando Israele dalla siccità. In quella immagine tutti i mistici
cristiani e gli esegeti hanno sempre visto la Vergine Maria che,
portando in sé il Verbo divino, ha dato la vita e la fecondità al mondo.
Un gruppo di eremiti, “Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”,
costruirono una cappella dedicata alla Vergine sul Monte Carmelo. I
monaci carmelitani fondarono, inoltre, dei monasteri in Occidente.
Il
16 luglio del 1251 la Vergine, circondata da angeli e con il Bambino in
braccio, apparve al primo Padre generale dell'Ordine, S. Simone Stock,
al quale diede lo “Scapolare” col “Privilegio Sabatino”, ossia
la promessa della salvezza dall'inferno, per coloro che lo indossano e
la liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente alla loro
morte.
Nelle “Cronache del Carmelo” sono riportati numerosi e autentici prodigi relativi allo “Scapolare” fra cui :
Agli
inizi del XX sec., a Ashtabula (Ohio), un uomo, attraversando
imprudentemente il passaggio a livello fu letteralmente tagliato in due.
Alla sorpresa generale resta in vita e reclama i soccorsi di un prete;
quest'ultimo arriva e sente la confessione dell'uomo rimasto cosciente
per tre quarti d'ora. Dopo aver ricevuto l'estrema unzione, questo
peccatore, riconciliato “in extremis” con Dio, muore in pace. Sul suo petto fu trovato lo Scapolare.
Lo
Scapolare salva ancora un prete francese colpito a bruciapelo da un
proiettile mentre celebrava la messa. Miracolosamente lo Scapolare aveva
fatto da scudo in quanto il proiettile fu ritrovato incollato su di
esso.
Anche
S. Alfonso Maria de’ Liguori e Don Bosco portavano lo Scapolare e, in
ambedue i casi, alla loro riesumazione ai fini dei processi di
beatificazione, i loro corpi erano ridotti in polvere mentre gli
Scapolari erano rimasti intatti (lo Scapolare di S. Alfonso è esposto al
Monastero S. Alfonso di Roma).
S. Pio X (Giuseppe Sarto, 1903-1914), con decreto “Cum Sacra”
del 16 dicembre 1910, ha concesso la facoltà di sostituire lo Scapolare
di tessuto (lana) con una medaglia a causa del rapido deterioramento
della stoffa nei paesi caldi. Questa concessione è stata, in seguito,
estesa in tutto il mondo. La medaglia (benedetta secondo una formula di
benedizione dei Carmelitani) deve comportare da una parte Nostro Signore che mostra il suo Cuore e dall'altra la Vergine Maria del Monte Carmelo.
A
Fatima le Apparizioni si conclusero con la visione della Madonna del
Carmelo. Lucia, fattasi poi carmelitana scalza, disse che nel messaggio
della Madonna “il Rosario e lo Scapolare sono inseparabili ”.
Il Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) affermò che “chi lo indossa viene associato in modo più o meno stretto, all’Ordine Carmelitano”, aggiungendo “quante
anime buone hanno dovuto, anche in circostanze umanamente disperate, la
loro suprema conversione e la loro salvezza eterna allo Scapolare che
indossavano! Quanti, inoltre, nei pericoli del corpo e dell’anima, hanno
sentito, grazie ad esso, la protezione materna di Maria! La devozione
allo Scapolare ha fatto riversare su tutto il mondo, fiumi di grazie
spirituali e temporali ”.
Altri papi ne hanno approvato e raccomandato il culto come il Beato Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli, 1958-1963) e il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) che scrisse ai padri Joseph Chalmers e Camilo Maccise, dell'Ordine dei “Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo” : « Anch'io
porto sul mio cuore, da tanto tempo, lo Scapolare del Carmine! Per
l'amore che nutro verso la comune Madre celeste, la cui protezione
sperimento continuamente, auguro che quest'anno mariano aiuti tutti i
religiosi e le religiose del Carmelo e i pii fedeli che la venerano
filialmente, a crescere nel suo amore e a irradiare nel mondo la
presenza di questa Donna del silenzio e della preghiera, invocata come
Madre della misericordia, Madre della speranza e della grazia. Con
questi auspici, imparto volentieri la Benedizione Apostolica a tutti i
frati, le monache, le suore, i laici e le laiche della Famiglia
carmelitana, che tanto operano per diffondere tra il popolo di Dio la
vera devozione a Maria, Stella del mare e Fiore del Carmelo! » (Dal Vaticano, 25 marzo 2001, Joannes Paulus II)
Per approfondimenti & è Lo Scapolare Carmelitano
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Domenica
5 Agosto 2012
LA DEDICAZIONE DELLA BAS. DI S.M. MAGGIORE
Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore
(memoria facoltativa)
Ricorre oggi la memoria della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, considerata il più antico santuario mariano d’Occidente.
Monumenti
di pietà mariana, a Roma, sono quelle stupende chiese, erette in gran
parte sul medesimo luogo dove sorgeva qualche tempio pagano. Bastano
pochi nomi, tra i cento titoli dedicati alla Vergine, per avere le
dimensioni di questo mistico omaggio alla Madre di Dio: S. Maria Antiqua, ricavata dall'Atrium Minervae nel Foro romano; S. Maria dell'Aracoeli, sulla cima più alta del Campidoglio; S. Maria dei Martiri, il Pantheon; S. Maria degli Angeli, ricavata da Michelangelo dal “tepidarium” delle Terme di Diocleziano; S. Maria sopra Minerva, costruita sopra le fondamenta del tempio di Minerva Calcidica. La più grande di tutte, come dice lo stesso nome: S. Maria Maggiore: la quarta delle basiliche patriarcali di Roma, detta inizialmente Liberiana,
perché identificata con un antico tempio pagano, sulla sommità
dell'Esquilino, che papa Liberio (352-366) adattò a basilica cristiana.
Una tardiva leggenda narra che la Madonna, apparendo nella stessa notte
del 5 agosto del 352 a Pp Liberio e ad un patrizio romano, li avrebbe
invitati a costruire una chiesa là dove al mattino avrebbero trovato la
neve. Il mattino del 6 agosto una prodigiosa nevicata, ricoprendo l'area
esatta dell'edificio, avrebbe confermato la visione, inducendo il papa
ed il ricco patrizio a metter mano alla costruzione del primo grande
santuario mariano, che prese il nome di S. Maria “ad nives”
(della neve). Poco meno di un secolo dopo, Pp Sisto III, per ricordare
la celebrazione del concilio di Efeso (431), nel quale era stata
proclamata la maternità divina di Maria, ricostruì la chiesa nelle
dimensioni attuali.
La
Patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore è un autentico gioiello ricco
di bellezze dal valore inestimabile. Da circa sedici secoli domina la
città di Roma: tempio mariano per eccellenza e culla della civiltà
artistica, rappresenta un punto di riferimento per i “cives mundi”
che da ogni parte del globo giungono nella Città Eterna per gustare ciò
che la Basilica offre attraverso la sua monumentale grandezza.
Sola,
tra le maggiori basiliche di Roma, a conservare le strutture originali
del suo tempo, sia pure arricchite di aggiunte successive, presenta al
suo interno alcune particolarità che la rendono unica:
i
mosaici della navata centrale e dell'Arco trionfale, risalenti al V
secolo d.C., realizzati durante il pontificato di S. Sisto III (432-440)
e quelli dell'Abside la cui esecuzione fu affidata al frate francescano
Jacopo Torriti per ordine di Pp Niccolò IV (Girolamo Masci, 1288-1292);
il pavimento "cosmatesco" donato dai cavalieri Scoto Paparone e figlio nel 1288;
il soffitto cassettonato in legno dorato disegnato da Giuliano San Gallo (1450);
il
Presepe del XIII sec.di Arnolfo da Cambio; le numerose cappelle (da
quella Borghese a quella Sistina, dalla cappella Sforza a quella Cesi,
da quella del Crocifisso a quella quasi scomparsa di San Michele);
l'Altare
maggiore opera di Ferdinando Fuga e successivamente arricchito dal
genio di Valadier; infine, la Reliquia della Sacra Culla e il
Battistero.
Ogni colonna, ogni quadro, ogni scultura, ogni singolo tassello di questa Basilica compendiano storicità e sentimenti religiosi. Non
è raro, infatti, cogliere i visitatori in atteggiamento di ammirazione
verso la coinvolgente bellezza delle sue opere così come è d'altro canto
visibile constatare la devozione di tutte quelle persone che di fronte
all'immagine di Maria, qui venerata con il dolce titolo di “Salus Populi Romani”, cercano conforto e sollievo.
Il 5 agosto di ogni anno viene rievocato, attraverso una solenne Celebrazione, il “Miracolo della Nevicata”:
di fronte agli occhi commossi dei partecipanti una cascata di petali
bianchi discende dal soffitto ammantando l'ipogeo e creando quasi
un'unione ideale tra l'assemblea e la Madre di Dio.
Il Beato
Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005), fin dall'inizio del
suo pontificato ha voluto che una lampada ardesse giorno e notte sotto
l'icona della Salus,
a testimonianza della sua grande devozione per la Madonna. Lo stesso
Papa, l'8 dicembre del 2001, ha inaugurato un'altra perla preziosa della
Basilica: il Museo, luogo dove la modernità delle strutture e
l'antichità dei capolavori esposti offrono al visitatore un “panorama” unico.
I numerosi tesori in essa contenuti rendono S. Maria Maggiore
un luogo dove arte e spiritualità si fondono in un connubio perfetto
offrendo ai visitatori quelle emozioni uniche proprie delle grandi opere
dell'uomo ispirate da Dio.
La celebrazione liturgica della dedicazione della basilica è entrata nel calendario romano soltanto nell'anno 1568.
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Lunedì 6 Agosto
2012
LA TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (festa)
Trasfigurazione del Signore
(festa)
L'episodio
della Trasfigurazione è narrato sia dal Vangelo di Matteo (17,1-8) che
in quelli di Marco (9,2-8) e Luca (9,28-36). Secondo questi testi, Gesù,
dopo essersi appartato con i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni,
cambiò aspetto mostrandosi a loro con uno straordinario splendore della
persona e una stupefacente bianchezza delle vesti.
In questo contesto l'apparizione di Mosè ed Elia, che conversano con Gesù, e una voce “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”
(Mt 17,5) da una nube che dichiara la figliolanza divina di Gesù. Lo
splendore di Cristo richiama la sua trascendenza, la presenza di Mosè ed
Elia simboleggia la legge e i profeti che hanno annunciato sia la
venuta del Messia che la sua passione e glorificazione, la nube si
riferisce a teofanie già documentate nell'Antico Testamento.
Una
tradizione, attestata già nel IV secolo da Cirillo di Gerusalemme e da
Girolamo, identifica il luogo dove sarebbe avvenuta la Trasfigurazione
con il monte Tabor, in arabo Gebel et-Tur (“montagna di montagna”).
Un colle rotondeggiante ed isolato, alto circa 600 metri sul livello
delle valli circostanti. è su questo colle che i bizantini costruiranno,
poi, tre chiese di cui parla l'Anonimo Piacentino che le visiterà nel
570. Un secolo dopo Arculfo vi troverà un gran numero di monaci, e il Commemoratorium de Casis Dei
(secolo IX) menzionerà il vescovado del Tabor con diciotto monaci al
servizio di quattro chiese. Successivamente ci saranno i Benedettini che
costruiranno anche un'abbazia, circondando gli edifici di una cinta
fortificata.
Distrutto
tutto dal sultano Al-Malik (1211-12) per costruirvi una fortezza, i
cristiani vi torneranno nuovamente, costruendovi un santuario. Anche
questo sarà distrutto per ordine del sultano Baibars (1263), lasciando
il monte desolatamente abbandonato per oltre quattro secoli.
Solo
nel 1631 i francescani potranno prendere il possesso del monte Tabor.
Due secoli dopo, nel 1854, essi cominceranno a studiare le rovine del
passato, iniziando nuove costruzioni che culmineranno con l'attuale
Basilica a tre navate, su disegno ed esecuzione dell'architetto Antonio
Barluzzi, che fu inaugurata nel 1924.
Con questa soprannaturale visione Gesù dava una conferma alla confessione di Pietro: “Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente.” (Mt 16,16). Quell'attimo di gloria sovrumana era la caparra della gloria della risurrezione: “Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.” (Lc 21,27).
La
trasfigurazione, che fa parte del mistero della salvezza, è ben degna
di una celebrazione liturgica che la Chiesa, sia in Occidente come in
Oriente, ha comunque celebrato in vario modo e in date differenti,
finché Pp Callisto III (Alonso de Borgia, 1455-1458), nel 1457, la
inserì nel Calendario liturgico Romano come ringraziamento per la
vittoria ottenuta sui Turchi a Belgrado il 6 agosto 1456 da János
Hunyadi e Giovanni da Capestrano.
La sera del 6 agosto 1978 a Castel Gandolfo si spegneva il Servo di Dio Paolo VI (Giovanni Battista Montini, 1963-1978): era la festa della Trasfigurazione del Signore. «Mi piacerebbe, terminando, d’essere nella luce», aveva scritto tanti anni prima nel «Pensiero alla morte». Così avvenne.
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Mercoledì
15 Agosto 2012
L'ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA (solennità)
Assunzione della Beata Vergine Maria
(solennità)
L'Assunzione di Maria in Cielo è un dogma cattolico che afferma che Maria, madre di Gesù, al momento della sua morte (“Dormizione di Maria”) si trasferì immediatamente, sia con l'anima che con il corpo, in Paradiso, dove fu “assunta”, cioè ricevuta, accolta.
« Era conveniente – scrive S. Giovanni Damasceno - che
colei che nel parto aveva conservato integra la sua verginità
conservasse integro da corruzione il suo corpo dopo la morte. Era
conveniente che colei che aveva portato nel seno il Creatore fatto
bambino abitasse nella dimora divina. Era conveniente che la Sposa di
Dio entrasse nella casa celeste. Era conveniente che colei che aveva
visto il proprio figlio sulla Croce, ricevendo nel corpo il dolore che
le era stato risparmiato nel parto, lo contemplasse seduto alla destra
del Padre. Era conveniente che la Madre di Dio possedesse ciò che le era
dovuto a motivo di suo figlio e che fosse onorata da tutte le creature
quale Madre e schiava di Dio ».
Maria compare per l'ultima volta negli scritti del Nuovo Testamento nel primo capitolo degli Atti vers. 14 “Tutti
questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune
donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.” Ella è in mezzo agli apostoli, in orazione nel cenacolo, in attesa della discesa dello Spirito Santo.
Alla
concisione dei testi ispirati, fa riscontro l'abbondanza di notizie
sulla Madonna negli scritti apocrifi, soprattutto il Protovangelo di
Giacomo e la Narrazione di S. Giovanni il teologo sulla dormizione della
santa Madre di Dio. Il termine “dormizione” è il più antico che si
riferisca alla conclusione della vita terrena di Maria.
In
Oriente, verso il V sec., fra cristiani e chiese orientali monofisite
(dei popoli armeni e copti) iniziò il culto mariano sotto il nome “Dormitio virginis”,
rafforzato nella sua propagazione dall'imperatore Maurizio (582-602)
che ne ordinò la celebrazione in tutto l'Impero; in Occidente arrivò in
Spagna e Gallia nel VI secolo, e a Roma nel 650 si celebrò il 15 Agosto
col nome di Dormitio o Assunzione.
Un “costitutum” di S. Sergio I (687-701) parla della festa della dormitio per la quale si faceva una solenne processione.
Tale usanza si diffuse con S. Leone IV (847-855) che ne fece celebrare la vigilia e l'ottava.
La definizione dogmatica, pronunciata dal Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) il 1° novembre del 1950,
dichiarando che Maria non dovette attendere, al pari delle altre
creature, la fine dei tempi per fruire anche della redenzione corporea,
ha voluto mettere in rilievo il carattere unico della sua santificazione
personale, poiché il peccato non ha mai offuscato, neppure per un solo
istante, la limpidezza della sua anima. L'unione definitiva, spirituale e
corporea, dell'uomo con il Cristo glorioso, è la fase finale ed eterna
della redenzione. Così i beati, che già godono della visione beatifica,
sono in un certo senso in attesa del compimento della redenzione, che in
Maria era già avvenuta con la singolare grazia della preservazione dal
peccato.
Alla luce di questa dottrina, che ha il suo fondamento nella Sacra Scrittura, nel cosiddetto “Protoevangelo”,
contenente il primo annunzio della salvezza messianica dato da Dio ai
nostri progenitori dopo la colpa, Maria viene presentata come nuova Eva,
strettamente unita al nuovo Adamo, Gesù.
Gesù
e Maria sono infatti associati nel dolore e nell'amore per riparare la
colpa dei nostri progenitori. Maria è dunque non solo madre del
Redentore, ma anche sua cooperatrice, a lui strettamente unita nella
lotta e nella decisiva vittoria. Quest'intima unione richiede che anche
Maria trionfi, al pari di Gesù, non soltanto sul peccato, ma anche sulla
morte, i due nemici del genere umano. E come la redenzione di Cristo ha
la sua conclusione con la risurrezione del corpo, anche la vittoria di
Maria sul peccato, con la Immacolata Concezione, doveva essere completa
con la vittoria sulla morte mediante la glorificazione del corpo, con
l'assunzione, poiché la pienezza della salvezza cristiana è la
partecipazione del corpo alla gloria celeste.
Dall’omelia di Papa Benedetto XVI (Castel Gandolfo, 15 agosto 2008)
Cari fratelli e sorelle,
torna
ogni anno, nel cuore dell’estate, la Solennità dell’Assunzione della
Beata Vergine Maria, la più antica festa mariana. [...]
Chiediamo
a Maria di farci quest’oggi dono della sua fede, quella fede che ci fa
vivere già in questa dimensione tra finito e infinito, quella fede che
trasforma anche il sentimento del tempo e del trascorrere della nostra
esistenza, quella fede nella quale sentiamo intimamente che la nostra
vita non è risucchiata dal passato, ma attratta verso il futuro, verso
Dio, là dove Cristo ci ha preceduto e dietro a Lui, Maria.
Guardando
l’Assunta in cielo comprendiamo meglio che la nostra vita di ogni
giorno, pur segnata da prove e difficoltà, scorre come un fiume verso
l’oceano divino, verso la pienezza della gioia e della pace.
Comprendiamo che il nostro morire non è la fine, ma l’ingresso nella
vita che non conosce la morte. Il nostro tramontare all’orizzonte di
questo mondo è un risorgere all’aurora del mondo nuovo, del giorno
eterno.
“Maria,
mentre ci accompagni nella fatica del nostro vivere e morire
quotidiano, mantienici costantemente orientati verso la vera patria
della beatitudine. Aiutaci a fare come tu hai fatto”.
Cari
fratelli e sorelle, cari amici che questa mattina prendete parte a
questa celebrazione, facciamo insieme questa preghiera a Maria. Davanti
al triste spettacolo di tanta falsa gioia e contemporaneamente di tanto
angosciato dolore che dilaga nel mondo, dobbiamo imparare da Lei a
diventare noi segni di speranza e di consolazione, dobbiamo annunciare
con la vita nostra la risurrezione di Cristo.
“Aiutaci
tu, Madre, fulgida Porta del cielo, Madre della Misericordia, sorgente
attraverso la quale è scaturita la nostra vita e la nostra gioia, Gesù
Cristo. Amen”.
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Mercoledì 22
Agosto
2012
LA BEATA VERGINE MARIA REGINA (memoria)
Beata Vergine Maria Regina
(memoria)
La
celebrazione di Maria Regina fu istituita dal Venerabile Pp Pio XII
(Eugenio Pacelli, 1939-1958) nel 1955 al termine dell'anno mariano,
centenario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione.
Si
celebrava, fino alla recente riforma del calendario liturgico, il 31
maggio, a coronamento della singolare devozione mariana nel mese a Lei
dedicato. Il 22 agosto era riservato alla commemorazione del Cuore
Immacolato di Maria, al cui posto subentra la festa di Maria Regina per
avvicinare la regalità della Vergine alla sua glorificazione
nell'assunzione al cielo.
Questo posto di singolarità e di preminenza le deriva dai molteplici titoli, illustrati da Pp Pio XII nella lettera enciclica «Ad caeli Reginam»
(11 ottobre 1954), di Madre del Capo e dei membri del Corpo mistico, di
augusta sovrana e regina della Chiesa, che la rende partecipe non solo
della dignità regale di Gesù, ma anche del suo influsso vitale e
santificante sui membri del Corpo mistico.
In latino “regina”, come “rex”, deriva da “regere”,
cioè reggere, governare, dominare. Dal punto di vista umano è difficile
attribuire a Maria il ruolo di dominatrice, Lei che si è proclamata la
serva del Signore e ha trascorso tutta la vita nel più umile
nascondimento.
Luca,
negli Atti degli apostoli, colloca Maria in mezzo agli Undici, dopo
l'Ascensione, raccolta con essi in preghiera; ma non è lei che
impartisce ordini, bensì Pietro. E tuttavia proprio in quella
circostanza Maria costituisce l'anello di congiunzione che tiene uniti
al Risorto quegl’uomini non ancora irrobustiti dai doni dello Spirito
Santo.
La Marialis Cultus scrive: “La
solennità dell'Assunzione ha un prolungamento festoso nella
celebrazione della Beata Maria Vergine Regina, che ricorre otto giorni
dopo, nella quale si contempla Colei che, assisa accanto al Re dei
secoli, splende come Regina e intercede come Madre”.
La Lumen Gentium presenta in questi termini il rapporto Assunzione-Regalità di Maria: “L'Immacolata
Vergine... finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla
celeste gloria in anima e corpo, e dal Signore esaltata come Regina
dell'universo, perché fosse più pienamente conformata al suo Figlio,
Signore dei dominanti, e vincitore del peccato e della morte”.
Tutti
i cristiani vedono e venerano in lei la sovrabbondante generosità
dell'amore divino che l'ha colmata di ogni bene. Ma Lei distribuisce
regalmente e maternamente quanto ha ricevuto dal Re; protegge con la sua
potenza i figli acquisiti in virtù della sua corredenzione e li
rallegra con i suoi doni, poiché il Re ha disposto che ogni grazia passi
per le sue mani di munifica regina.
Per
questo la Chiesa invita i fedeli a invocarla non solo col dolce nome di
madre, ma anche con quello reverente di regina, come in cielo la
salutano con felicità e amore gli angeli, i patriarchi, i profeti, gli
apostoli, i martiri, i confessori, le vergini.
Maria è stata coronata col duplice diadema della verginità e della maternità divina: «Lo
Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza
dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio
di Dio.» (Luca 1,35)
Tre delle antifone mariane più conosciute dai cristiani invocano Maria con il titolo di Regina; esse sono: la Salve Regina, il Regina Cœli e l’Ave Regina Cœlorum.
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Sabato
8 Settembre 2012
LA NATIVITà BEATA VERGINE MARIA (Festa) |
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Natività della Beata Vergine Maria (Festa)
« La celebrazione odierna – si legge nel brano dei Discorsi di S. Andrea di Creta proclamato nell'odierno Ufficio delle Letture - onora
la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di
questo evento è, l'incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene
allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio ».
è
questo del resto il motivo per cui di Maria soltanto (oltre che di S.
Giovanni Battista e naturalmente di Cristo) non si festeggia unicamente
la “nascita al cielo”, come avviene per gli altri santi, ma anche la venuta in questo mondo.
In
realtà, il meraviglioso di questa nascita non è in ciò che narrano con
dovizia di particolari e con ingenuità gli apocrifi, ma piuttosto nel
significativo passo innanzi che Dio fa nell'attuazione del suo eterno
disegno d'amore. Per questo la festa odierna è stata celebrata con lodi
magnifiche da molti santi Padri, che hanno attinto alla loro conoscenza
della Bibbia e alla loro sensibilità e ardore poetico. Leggiamo qualche
espressione del secondo Sermone sulla Natività di Maria di S. Pier
Damiani: “Dio
onnipotente, prima che l'uomo cadesse, previde la sua caduta e decise,
prima dei secoli, l'umana redenzione. Decise dunque di incarnarsi in
Maria”.
Come
quasi tutte le solennità principali di Maria anche la Natività è di
origine orientale. Nella Chiesa d'occidente l'ha introdotta il papa
orientale san Sergio I alla fine del sec. VII. Originariamente doveva
essere la festa della dedicazione dell'attuale basilica di sant'Anna in
Gerusalemme.
La
Tradizione, infatti, indicava quel luogo come la sede dell'umile dimora
di Gioacchino ed Anna, lontani discendenti di Davide, genitori di
Maria. Occorre cercare in questo culto della Natività di Maria una
profonda verità: la venuta dell'uomo-Dio sulla terra fu lungamente
preparata dal Padre nel corso dei secoli.
La
personalità divina del Salvatore supera infinitamente tutto ciò che
l'umanità poteva generare, però la storia dell'umanità fu come un lento e
difficile parto delle condizioni necessarie all'Incarnazione del figlio
di Dio.
La
devozione cristiana ha voluto perciò venerare le persone e gli
avvenimenti che hanno preparato la nascita di Cristo sul piano umano e
sul piano della grazia: la sua Madre, la nascita di essa, la sua
concezione, i suoi genitori e i suoi antenati (vangelo: Mt
1,1-16.18-23).
Credere
nei preparativi dell'incarnazione significa credere nella realtà
dell'incarnazione e riconoscere la necessità della collaborazione
dell'uomo all'attuazione della salvezza del mondo.
Il Beato
Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) concluse la sua
omelia, a Frascati l’8/09/1980, nei seguenti termini :
« O Vergine nascente,
speranza e aurora di salvezza al mondo intero, / volgi benigna il tuo
sguardo materno a noi tutti, / qui riuniti per celebrare e proclamare le
tue glorie!
O Vergine fedele,
che sei stata sempre pronta e sollecita ad accogliere, conservare e
meditare la Parola di Dio, / fa’ che anche noi, in mezzo alle
drammatiche vicende della storia, / sappiamo mantenere sempre intatta la
nostra fede cristiana, / tesoro prezioso tramandatoci dai Padri!
O Vergine potente,
che col tuo piede schiacci il capo del serpente tentatore, / fa’ che
realizziamo, giorno dopo giorno, le nostre promesse battesimali, con le
quali abbiamo rinunziato a Satana, alle sue opere ed alle sue seduzioni,
/ e sappiamo dare al mondo una lieta testimonianza della speranza
cristiana.
O Vergine clemente,
che hai sempre aperto il tuo cuore materno alle invocazioni
dell’umanità, talvolta divisa dal disamore ed anche, purtroppo,
dall’odio e dalla guerra, fa’ che sappiamo sempre crescere tutti,
secondo l’insegnamento del tuo figlio, nell’unità e nella pace, per
essere degni figli dell’unico Padre celeste.
Amen! »
S. Leonardo Murialdo, grande devoto della Madonna, diceva : “Maria,
Madre nostra, è la più amante, la più affettuosa delle madri. è madre
di Dio, quindi ottiene tutto. è madre nostra, quindi non ci nega niente.
è madre di misericordia: gettiamoci nelle sue braccia”.
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Mercoledì 12 Settembre 2012
Santissimo Nome di Maria (memoria facoltativa)
La festa del “Santissimo nome di Maria” fu concessa da Roma, nel 1513, ad una diocesi spagnola: Cuenca. Soppressa dal Pontefice S. Pio V (Antonio Michele Ghislieri, 1566-1572), fu ripristinata da Pp Sisto V (Felice Peretti, 1585-1590) e poi estesa nel 1671 al Regno di Napoli e a Milano.
Il 12 settembre 1683, avendo Giovanni Sobieski, con i suoi polacchi, vinto i Turchi che assediavano Vienna e minacciavano la cristianità, il Beato Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi, 1676-1689), in rendimento di grazie, estese la festa alla Chiesa Universale e la fissò alla domenica fra l'ottava della Natività.
San Pio X (Giuseppe Sarto, 1903-1914) la riportò al 12 settembre.
A Roma c'è una Chiesa dedicata al “Santissimo Nome di Maria”, costruita nel XVIII secolo, che si trova presso il Foro Traiano, nel rione Trevi : il culto fu instaurato da Giuseppe Bianchi, già nel 1685, nella chiesa di S. Stefano del Cacco a Roma nel rione Pigna, per poi essere confermato dalla fondazione della “Congregazione del Santissimo Nome di Maria”, approvata formalmente nel 1688.
Nel 1694 la congregazione si trasferì alla chiesa di S. Bernardo a Colonna Traiani, una piccola chiesa edificata su una costruzione del XV sec. appartenuta alla compagnia di S. Bernardo di Chiaravalle, nei pressi della Colonna Traiana. In seguito venne acquistato il terreno adiacente in previsione della costruzione, che avvenne tra il 1736 ed il 1751 ad opera dell'architetto francese Antoine Derizet.
L'interno della Chiesa è ellittico. Vi sono sette piccole cappelle, decorate in marmo policromo.
S. Paolo della Croce diceva : “Nei bisogni gettatevi nelle braccia di Maria Santissima, ricorrete a Lei come a una Madre misericordiosa, poi non vi inquietate, non vi perdete d'animo, ma fidatevi di Lei.”
Per approfondimenti & >>> Il Santissimo Nome di Maria |
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Venerdì 14 Settembre 2012
Esaltazione della Santa Croce
(Festa)
La Chiesa cattolica, molti gruppi protestanti e gli ortodossi celebrano la festa dell'Esaltazione della Santa Croce il 14 settembre: anniversario della consacrazione della Chiesa del Santo Sepolcro in Gerusalemme; in essa si commemora la croce sulla quale fu crocifisso Gesù.
Celebrata la prima volta nel 335, nei secoli successivi questa festività incluse anche la commemorazione del recupero della Vera Croce, fatto dall'imperatore Eraclio nel 628, dalle mani dei Persiani. Della Croce trafugata quattordici anni prima dal re persiano Cosroe Parviz, durante la conquista della Città santa, si persero definitivamente le tracce nel 1187, quando venne tolta al vescovo di Betlem che l'aveva portata nella battaglia di Hattin.
La celebrazione odierna assume un significato ben più alto del leggendario ritrovamento da parte della santa madre dell'imperatore Costantino, Elena. Nell'usanza gallese, a partire dal VII secolo, la festa della Croce si teneva il 3 maggio.
Secondo l'Enciclopedia Cattolica, quando le pratiche gallesi e romane si combinarono, la data di settembre assunse il nome ufficiale di Trionfo della Croce nel 1963, ed era usato per commemorare la conquista della Croce dai Persiani mentre la data in maggio fu mantenuta come ritrovamento della Santa Croce.
In Occidente ci si riferisce spesso al 14 settembre come al Giorno della Santa Croce; la festività in maggio è stata rimossa dal calendario della forma ordinaria del rito romano in seguito alla riforma liturgica del 1970.
Gli ortodossi commemorano ancora entrambi gli eventi il 14 settembre, una delle dodici grandi festività dell'anno liturgico, e il primo Agosto festeggiano la Processione del venerabile Legno della Croce, il giorno in cui le reliquie della Vera Croce furono trasportate per le strade di Costantinopoli per benedire la città.
La Chiesa cattolica compie la formale adorazione della Croce durante gli uffici del Venerdì Santo, mentre gli ortodossi celebrano un'ulteriore venerazione della Croce la terza domenica della Grande Quaresima. In tutte le chiese greco-ortodosse, durante il Giovedì Santo, una copia della Croce viene portata in processione affinché la gente la possa venerare.
La Festa dell’Esaltazione della Santa Croce è la principale festa dell'Arcidiocesi di Lucca. La festa inizia dai vespri del 13 settembre e comprende la giornata del 14: è celebre soprattutto per la processione notturna a lume di candela detta “La Luminara”.
La Festa dell’Esaltazione della Santa Croce nella Parrocchia di Međugorje si chiama “Križevac” e tradizionalmente si celebra la prima domenica dopo la Festa della Natività di Maria. In onore dell’Anno Santo della Redenzione 1933/34, incitati dall’allora parroco Fra Bernardin Smoljan, i parrocchiani di Međugorje - nonostante la loro povertà - hanno costruito, sulla collina, una Croce monumentale alta 8,5 metri e larga 3,5. Reliquie della vera Croce di Gesù, ricevute da Roma per l’occasione, sono inserite nell’asta della Croce stessa.
« Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me », dice Gesù (Mt 10,38). Ci chiede che gli imitiamo, che lo seguiamo, prendendo ogni giorno la nostra croce. In questo possiamo gloriarci, diceva Francesco, se portiamo “alle nostre spalle ogni giorno la santa croce del nostro Signore Gesù Cristo”, giacché, dice Pietro, « Cristo patì per voi lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme » (1Pt 2,21).
Sappiamo che non è facile essere cristiano. Lo aveva predetto Gesù stesso: « Voi avrete tribolazioni nel mondo » (Gv 16,33), giacché « se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me » (Gv 15,18).
Ma siamo sicuri: «...chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà” (Mt 10,39).
Non dobbiamo avere paura delle opposizioni, delle persecuzioni, di niente. Lo ha detto Gesù a ciascuno di noi: «...abbiate fiducia: io ho vinto il mondo! » (Gv 16,33).
Arriveremo alla santità, dice il Concilio, se seguiamo “Cristo povero, umile e caricato con la croce, per meritare la partecipazione alla sua gloria” (LG 41). |
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Sabato 15 Settembre 2012
Beata Vergine Maria Addolorata
(memoria)
La devozione alla Vergine Maria Addolorata, che trae origine dai passi del Vangelo, dove si parla della presenza di Maria Vergine sul Calvario, prese particolare consistenza a partire dalla fine dell’XI secolo e fu anticipatrice della celebrazione liturgica, istituita più tardi.
Il “Liber de passione Christi et dolore et planctu Matris eius” di ignoto (erroneamente attribuito a S. Bernardo), costituisce l’inizio di una letteratura, che porta alla composizione in varie lingue del “Pianto della Vergine”.
Testimonianza di questa devozione è il popolarissimo “Stabat Mater” in latino, attribuito a Jacopone da Todi, il quale compose in lingua volgare anche le famose “Laudi”; da questa devozione ebbe origine la festa dei “Sette Dolori di Maria SS.” Nel secolo XV si ebbero le prime celebrazioni liturgiche sulla “compassione di Maria” ai piedi della Croce, collocate nel tempo di Passione.
A metà del secolo XIII, nel 1233, sorse a Firenze l’Ordine dei frati “Servi di Maria”, fondato dai SS. Sette Fondatori e ispirato dalla Vergine. L’Ordine, che già nel nome si qualificava per la devozione alla Madre di Dio, si distinse nei secoli per l’intensa venerazione e la diffusione del culto dell’Addolorata; il 9 giugno del 1668, la S. Congregazione dei Riti permetteva all’Ordine di celebrare la Messa votiva dei sette Dolori della Beata Vergine, facendo menzione, nel decreto, che i Frati dei Servi portavano l’abito nero in memoria della vedovanza di Maria e dei dolori che essa sostenne nella passione del Figlio.
Successivamente, Pp Innocenzo XII (Antonio Pignatelli, 1691-1700), il 9 agosto 1692, autorizzò la celebrazione dei Sette Dolori della Beata Vergine la terza domenica di settembre.
Ma la celebrazione ebbe ancora delle tappe, man mano che il culto si diffondeva; il 18 agosto 1714 la Sacra Congregazione approvò una celebrazione dei Sette Dolori di Maria, il venerdì precedente la Domenica delle Palme e Pp Pio VII (Barnaba Chiaramonti, 1800-1823), il 18 settembre 1814, estese la festa liturgica della terza domenica di settembre a tutta la Chiesa, con inserimento nel calendario romano.
Infine S. Pio X (1903-1914), fissò la data definitiva del 15 settembre, subito dopo la celebrazione dell’Esaltazione della Santa Croce (14 settembre), con memoria non più dei “Sette Dolori”, ma più opportunamente come “Beata Vergine Maria Addolorata”.
La memoria della Vergine Addolorata (in latino Mater Dolorosa) chiama a rivivere il momento decisivo della storia della salvezza e a venerare la Madre associata alla passione del figlio e vicina a lui innalzato sulla croce. La sua maternità assume sul calvario dimensioni universali presentandosi come la nuova Eva, perché, come la disobbedienza della prima donna portò alla morte, così la sua mirabile obbedienza porti alla vita.
I Sette Dolori di Maria, corrispondono ad altrettanti episodi narrati nel Vangelo:
1. La profezia dell'anziano Simeone, quando Gesù fu portato al Tempio «...E anche a te una spada trafiggerà l'anima » (Lc 2,35).
2. La Sacra Famiglia è costretta a fuggire in Egitto « Giuseppe, destatosi, prese con sé il Bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto » (Mt 2,14).
3. Il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio a Gerusalemme «...Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo » (Lc 2,48).
4. Maria addolorata, incontra Gesù che porta la croce sulla via del Calvario.
5. La Madonna ai piedi della Croce in piena adesione alla volontà di Dio, partecipa alle sofferenze del Figlio crocifisso e morente.
6. Maria accoglie tra le sue braccia il Figlio morto deposto dalla Croce.
7. Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della risurrezione.
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A proposito...questa non è una Com che rientra nella categoria religiosa...e qui CHIUDO |
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Domenica 7 Ottobre 2012
Beata Vergine Maria del Rosario (memoria)
Il Rosario è nato dall'amore dei cristiani per Maria in epoca medioevale, forse al tempo delle crociate in Terrasanta. L'oggetto che serve alla recita di questa preghiera, cioè la corona, è di origine molto antica.
Gli anacoreti orientali (anacoreta è detto un religioso che abbandona la vita attiva e si allontana dagli uomini, vivendo isolato una vita ascetica e di contemplazione) usavano pietruzze per contare il numero delle preghiere vocali.
Nei conventi medioevali i fratelli laici, dispensati dalla recita del salterio per la scarsa familiarità col latino, integravano le loro pratiche di pietà con la recita dei “Paternostri”, per il cui conteggio, S. Beda il Venerabile, aveva suggerito l'adozione di una collana di grani infilati ad uno spago.
Poi, narra una leggenda, la Madonna stessa, apparendo a S. Domenico, gli indicò nella recita del Rosario un'arma efficace per debellare l'eresia albigese. Nacque così la devozione alla corona del rosario, che ha il significato di una ghirlanda di rose offerta alla Madonna.
Promotori di questa devozione sono stati infatti i domenicani, ai quali va anche la paternità delle Confraternita del Rosario.
Fu un papa domenicano, S. Pio V (Antonio Michele Ghislieri, 1566-1572), il primo ad incoraggiare e a raccomandare ufficialmente la recita del Rosario, che, in breve tempo, divenne la preghiera popolare per eccellenza, una specie di “breviario del popolo”, da recitarsi la sera, in famiglia, poiché si presta benissimo a dare un orientamento spirituale alla liturgia familiare.
La celebrazione della festività odierna fu istituita da S. Pio V nel 1572 (bolla Salvatoris Domini) per commemorare la vittoria riportata il 7 ottobre 1571 a Lepanto contro la flotta turca (inizialmente si diceva “S. Maria della Vittoria”); in quell'anno cadeva di domenica. In seguito, nel 1716, venne estesa alla Chiesa universale, e fissata definitivamente al 7 ottobre da S. Pio X (Giuseppe Sarto, 1903-1914) nel 1913.
La “Festa del Santissimo Rosario”, com'era chiamata prima della riforma del calendario, compendia in un certo senso tutte le feste della Madonna e insieme i misteri di Gesù, ai quali Maria fu associata, con la meditazione di quindici momenti della vita di Maria e di Gesù.
Il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005), con la lettera apostolica è Rosarium Virginis Mariae del 16/10/2002, aggiunse, ai Misteri Gaudiosi, Dolorosi e Gloriosi, i Misteri della Luce, inseriti tra i Gaudiosi e Dolorosi, portando, dunque, a venti i momenti di contemplazione della vita di Maria e di Gesù.
Per Pregare è santorosario.net/ |
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Domenica 7 Ottobre 2012
SUPPLICA ALLA MADONNA DI POMPEI
Recitata nel Santuario di Pompei e in altre chiese i giorni 8 maggio e la prima domenica di ottobre
Video recita della supplica è Supplica alla Madonna di Pompei
O augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del cielo e della terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo tempio di Pompei (in questo giorno solenne), effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.
Dal trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, sulle nostre famiglie, sull'Italia, sull'Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell'anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.
O Madre, implora per noi misericordia dal tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono.
Ave Maria
È vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore.
Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati che, sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori.
Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: misericordia!
O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur offendono il cuore amabile del tuo Figliuolo. Pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l'Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo cuore.
Misericordia per tutti, o Madre di misericordia.
Ave Maria
Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie.
Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i cori degli angeli. Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, a te la terra e le creature tutte sono soggette. Tu sei l'onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci. Se tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti. Il bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.
Ave Maria
Un'ultima grazia noi ora ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci (in questo giorno solennissimo). Concedi a tutti noi l'amore tuo costante e in modo speciale la materna benedizione.
Non ci staccheremo da te finché non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento il Sommo Pontefice. Agli antichi splendori della tua corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o Madre: concedi il trionfo alla religione e la pace all'umana società. Benedici i nostri vescovi, i sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l'onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli angeli, torre di salvezza, negli assalti dell'inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più.
Tu ci sarai conforto nell'ora dell'agonia, a te l'ultimo bacio della vita che si spegne.
E l'ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti.
Sii ovunque, benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Amen.
Salve Regina
Per approfondimenti è Santuario.it |
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Giovedì 1° Novembre 2012
Tutti i Santi (solennità)
La festa di Tutti i Santi (in latino: Festum Omnium Sanctorum), conosciuta anche come Ognissanti, si diffuse nell'Europa latina nei secoli VIII-IX. Un'unica festa per tutti i Santi, ossia per la Chiesa gloriosa, intimamente unita alla Chiesa ancora pellegrinante e sofferente.
Oggi è una festa di speranza: “l'assemblea festosa dei nostri fratelli” (canonizzati e non) rappresenta la parte eletta e sicuramente riuscita del popolo di Dio; ci richiama al nostro fine e alla nostra vocazione vera: la santità, cui tutti siamo chiamati non attraverso opere straordinarie, ma con il compimento fedele della grazia del battesimo.
La prima lettura della Messa di oggi, è tratta dall'Apocalisse di S. Giovanni, con la visione di tutti i “servi di Dio”: « Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. » (Ap 7,9) La santità non è dunque rara, se di Santi è gremito il cielo. I Santi non sono soltanto quelli venerati nel Calendario, che pure sono già molti anche se rappresentano una piccolissima quota dei Santi che, come dice S. Giovanni, « nessuno poteva contare » tranne Dio.
Del resto nel Vangelo di oggi (Mt 5,1-12) Gesù per ben nove volte dichiara « beati i poveri di spirito » « quelli che piangono, i miti, quelli che hanno fame e sete della giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati...» concludendo « poiché di essi è il regno dei cieli ».
I Santi sono coloro che si sono meritati la ricompensa del cielo: poveri in spirito, mansueti, tribolati, giusti, misericordiosi, puri, pacifici e perseguitati a causa di Gesù. Tutti Santi. Innumerevoli Santi, come dice chiaramente l'Apocalisse.
Nel Calendario, la Chiesa ha segnato soltanto i nomi di coloro la cui vita è stata riconosciuta esemplare. Ma sono santi tutti coloro che si salvano, e sperano di salvarsi per i meriti di Gesù.
Il 1° novembre venne decretato una festività di precetto da parte del re franco Luigi il Pio nell'835. Il decreto fu emesso “su richiesta di Papa Gregorio IV (827-844) e con il consenso di tutti i vescovi”.
La festa di Ognissanti celebrata dalla Chiesa Ortodossa d'Oriente cade invece la prima domenica dopo la Pentecoste e, in quanto tale, segna la chiusura del ciclo pasquale.
Per approfondimenti & l’Omelia di Papa Benedetto XVI del 1° novembre 2006 :
è Solennità di Tutti i Santi
Felice Onomastico e fervidi auguri di santità a tutti voi da parte del vostro servitore: gpm
Fonte principale : santiebeati («RIV.»). |
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Venerdì 2 Novembre 2012
Commemorazione di tutti i fedeli defunti
La commemorazione dei fedeli defunti al 2 novembre ebbe origine nel 998 nel monastero benedettino di Cluny per iniziativa di S. Odilone (quinto abate di Cluny); il fatto che migliaia di monasteri benedettini dipendessero da Cluny favorì l'ampio diffondersi della commemorazione in molte parti dell'Europa settentrionale.
Nel 1311 anche a Roma venne istituita ufficialmente la memoria dei defunti mentre il privilegio delle tre Messe al 2 novembre, accordato alla sola Spagna nel 1748, fu esteso alla Chiesa universale, da Pp Benedetto XV (Giacomo della Chiesa, 1914-1922), solo nel 1915.
Scopo della commemorazione di tutti i defunti in passato era quello di suffragare i morti; di qui le Messe, la novena, l'ottavario, le preghiere al cimitero. Questo scopo naturalmente rimane; ma oggi se ne avverte un altro altrettanto urgente: creare nel corso dell'anno un'occasione per pensare religiosamente, cioè con fede e speranza, alla propria morte. Spezzare la congiura del silenzio riguardo ad essa.
Quando nasce un uomo, diceva S. Agostino, si possono fare tutte le ipotesi: forse sarà bello, forse sarà brutto, forse sarà ricco, forse sarà povero, forse vivrà a lungo, forse no. Ma di nessuno si dice: forse morirà, forse non morirà. Questa è l'unica cosa assolutamente certa della vita.
Nella nostra vita noi pensiamo di non avere mai abbastanza: viviamo protesi verso un continuo domani, dal quale ci attendiamo sempre di più: più amore, più felicità, più benessere. Viviamo sospinti dalla speranza. Ma in fondo a tutto il nostro stordirci di vita e di speranza si annida, sempre in agguato, il pensiero della morte: un pensiero a cui è molto difficile abituarci, che si vorrebbe spesso scacciare. Eppure la morte è la compagna di tutta la nostra esistenza: addii e malattie, dolori e delusioni ne sono come i segni premonitori. La morte resta per l'uomo un mistero profondo per credenti e non credenti.
Essere cristiani cambia qualcosa nel modo di considerare la morte e di affrontarla? Qual'è l'atteggiamento del cristiano di fronte alla domanda, che la morte pone continuamente, sul senso ultimo dell'esistenza umana?
La risposta si trova nella profondità della nostra fede. S. Paolo scriveva : « Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui. » (1Ts 4,13-14)
La morte del cristiano si colloca nel solco della morte di Cristo: è un calice amaro da bere fino in fondo perché frutto del peccato. Ma la morte è anche volontà amorosa del Padre che ci aspetta, al di là della soglia, a braccia aperte: una morte che è essenzialmente non-morte ma vita, gloria, risurrezione.
Come tutto questo avvenga di preciso non si sa. Umanamente non si può misurare l'immensità delle promesse e del dono di Dio. Il Prefazio dei defunti rivela un accento di umana soavità e di divina certezza: « È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: per Cristo nostro Signore. Nel quale rifulse a noi la speranza della beata resurrezione: così che coloro che sono contristati dalla certezza della morte, siano consolati dalla promessa della futura immortalità. Poiché, o Signore, la vita dei tuoi fedeli non si distrugge, ma si cambia, e dissolta la casa di questa dimora terrestre, si acquista eterna abitazione in cielo.... ».
Angelus del Beato Giovanni Paolo II (Domenica, 2 novembre 2003)
Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Dopo aver celebrato ieri la Solennità di Tutti i Santi, oggi, due novembre, il nostro sguardo orante si volge a coloro che hanno lasciato questo mondo e attendono di raggiungere la Città celeste. Da sempre la Chiesa ha esortato a pregare per i defunti. Essa invita i credenti a guardare al mistero della morte non come all'ultima parola sulla sorte umana, ma come al passaggio verso la vita eterna. « Mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno - leggiamo nel prefazio odierno -, viene preparata un’abitazione eterna nel Cielo ».
2. E’ importante e doveroso pregare per i defunti, perché anche se morti nella grazia e nell’amicizia di Dio, essi forse abbisognano ancora di un’ultima purificazione per entrare nella gioia del Cielo (cfr Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1030). Il suffragio per loro si esprime in vari modi, tra i quali anche la visita ai cimiteri. Sostare in questi luoghi sacri costituisce un’occasione propizia per riflettere sul senso della vita terrena e per alimentare, al tempo stesso, la speranza nell'eternità beata del Paradiso.
Maria, Porta del cielo, ci aiuti a non dimenticare e a non perdere mai di vista la Patria celeste, meta ultima del nostro pellegrinaggio qui sulla Terra.
INDULGENZA PLENARIA PER I DEFUNTI
Dal mezzogiorno del 1 Novembre a tutto il 2 novembre si può lucrare, una volta sola, l'indulgenza plenaria, applicabile soltanto ai defunti, visitando in loro suffragio una Chiesa o un Oratorio pubblico o anche semipubblico per coloro che legittimamente lo usano. Durante la visita si devono recitare un Padre Nostro ed un Credo. Si devono inoltre adempiere a suo tempo le solite tre condizioni previste per la concessione delle indulgenze, vale a dire:
- Confessione Sacramentale
- Comunione Eucaristica
- Preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre (a scelta dei fedeli; per esempio un Padre Nostro e un Ave Maria).
Le tre condizioni possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti quello in cui si visita la Chiesa o l'oratorio; tuttavia è conveniente che la santa Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre siano fatte nello stesso giorno in cui si compie la visita. Fonti principali : sanbenedettoinpiscinula ; vatican.va («RIV.»). |
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Venerdì 9 Novembre 2012
Dedicazione della Basilica Lateranense (festa)
La Basilica Lateranense, meglio nota come S. Giovanni in Laterano, è la cattedrale della diocesi di Roma e la sede ecclesiastica ufficiale del Papa, nella quale esercita la funzione di vescovo di Roma. È inoltre la basilica più antica d'Occidente.
Il suo nome completo è : « Archibasilica Sanctissimi Salvatoris et Sancti Iohannes Baptista et Evangelista in Laterano omnium urbis et orbis ecclesiarum mater et caput » (Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano madre e capo di tutte le chiese della città e del mondo). Il titolo di arcibasilica le deriva dal fatto di essere la più antica e quella di rango più alto tra le quattro basiliche maggiori; le altre tre, tutte caratterizzate da una Porta Santa ed un Altare Papale, sono :
- San Pietro in Vaticano
- San Paolo fuori le mura (o Basilica Ostiense, in quanto in Via Ostiense)
- Santa Maria Maggiore (o Basilica Liberiana, dal nome del suo fondatore Papa Liberio)
La dedica ai due SS. Giovanni, voluta da papa Gregorio Magno, è solo secondaria: Santissimo Salvatore e Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano. Il nome di Laterana o in Laterano le viene dal fatto di sorgere sulle antiche terre dei Laterani, nobile famiglia romana caduta in disgrazia sotto Nerone, le cui proprietà erano quindi passate nel demanio imperiale. La prima e più antica dedicazione della basilica lateranense risale all'anno 314, da parte di S. Milziade (311-314), che la consacrò dedicandola al Redentore. La dedicazione ufficiale della Basilica e del Palazzo del Laterano fu compiuta da S. Silvestro I (314-335) nel 324, che dichiarò entrambi Domus Dei.
In conseguenza del primato della Basilica nel mondo, sulla facciata sono incise le parole « Sacrosancta Lateranensis ecclesia omnium urbis et orbis ecclesiarum mater et caput » (Santissima Chiesa Lateranense, madre e capo di tutte le chiese nell'Urbe e nel Mondo). La Basilica ed il Palazzo del Laterano sono stati dedicati altre due volte:
- Pp Sergio III ( 904-911) li dedicò a S. Giovanni Battista nel X secolo, consacrando il battistero;
- nel XII secolo Pp Lucio II (Gherardo Caccianemici dall'Orso, 1144-1145) dedicò il Palazzo del Laterano e la Basilica anche a S. Giovanni Evangelista.
La Chiesa divenne così la più importante in onore dei due santi, che non sono spesso venerati congiuntamente. In seguito nel Palazzo del Laterano fu insediato un monastero di Benedettini.
Accanto alla Basilica è situato il Palazzo del Laterano, il cosiddetto Patriarchìo, cioè la residenza di un Patriarca, in questo caso il Patriarca di Roma.
Fino al 1309 il Palazzo del Laterano era la residenza ufficiale dei Papi. Resti del vecchio Palazzo sono ancora visibili nella cappella detta Sancta Sanctorum che si trova in cima alla Scala Santa. Fino al XIX secolo tutti i Papi furono incoronati in Laterano.
Pp Bonifacio VIII (Benedetto Caetani, 1294-1303) indisse qui il primo Giubileo del 1300, e diede inizio alle celebrazioni dal loggiato, come ricordato da un frammento d'affresco di Giotto, conservato all'interno della Basilica.
La Basilica Laterana sorgeva originariamente al centro dei palazzi lateranensi, ed era l'unica delle tre grandi basiliche risalenti a Costantino che si trovava all'interno delle mura della città. Le basiliche di S. Pietro e di S. Paolo fuori le mura si trovavano sulle tombe degli Apostoli, fuori dalle mura aureliane.
In quanto cattedrale del Vescovo di Roma e Patriarca della Chiesa Latina, contiene il trono papale (Cathedra Romana) ed è perciò di rango superiore a tutte le altre chiese nella Chiesa Cattolica, perfino alla Basilica di S. Pietro in Vaticano. Perciò vi si fece battezzare, nel 774 Carlo Magno.
Ripetutamente distrutta e riedificata lungo il medioevo : da Alarico e dai Vandali nel V secolo, da un terremoto nell'896, da due incendi nel 1307 e nel 1361; la decadenza del Laterano cominciò con la cattività avignonese. Ci furono invii di somme di denaro da Avignone per il suo mantenimento, ma la chiesa non tornò più al suo splendore originario. Al ritorno da Avignone, i papi scelsero di spostare la loro residenza al Vaticano e il Laterano perse parte della sua importanza.
Alla fine del XVI secolo Pp Sisto V (Felice Peretti, 1585-1590) fece demolire sia il palazzo che la basilica e li fece costruire "ex novo". Tra i molti progetti di ricostruzione della basilica, Sisto V scelse quello del suo architetto preferito, Domenico Fontana.
Un'ulteriore risistemazione dell'interno ebbe luogo in seguito sotto la direzione di Francesco Borromini, incaricato da Pp Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphili, 1644-1655).
La visione di Pp Clemente XII (Lorenzo Corsini, 1730-1740) per la ricostruzione fu ambiziosa. Indisse una gara per progettare una nuova facciata. Il vincitore fu Alessandro Galilei; la facciata, come appare oggi, fu completata nel 1735.
Nel calendario liturgico della Chiesa Cattolica, la festa della Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano è il 9 novembre.
Come sede vescovile di Roma, S. Giovanni ospita grandi liturgie, ed era anticamente meta delle principali processioni della Roma papalina. Proprio in funzione di tutto ciò Pp Gregorio XIII (Ugo Boncompagni, 1572-1585) aprì, alla fine del 500, la via Merulana, poi prolungata da Pp Sisto V per offrire un adeguato scenario a processioni e cortei pontifici tra Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano, la Scala Santa e Santa Croce in Gerusalemme. Di queste grandi e frequenti processioni sussiste ancora solo quella del Corpus Domini, ripristinata dal Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005).
Alla presentazione del nuovo pontefice, eseguita attraverso il tradizionale annuncio dell'Habemus Papam, segue, solitamente dopo pochi giorni la solenne cerimonia di incoronazione papale nella basilica di S. Pietro in Vaticano, che avvia il complesso delle cerimonie di insediamento, che comprendono, nei giorni successivi, le visite alle basiliche patriarcali di S. Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore e che si concludono con la solenne cerimonia di presa di possesso dell'Arcibasilica lateranense, con una solenne processione lungo le vie di Roma.
Nel 1929 i Patti Lateranensi assicurarono la sovranità alla Città del Vaticano e, tra le altre cose, lo status extraterritoriale al Laterano e a Castel Gandolfo, come possedimenti della Santa Sede.
Fonte principale: wikipendia.org («RIV.»). |
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