Il giorno tanto atteso è arrivato, con la sua carica di gioia, ansia e stanchezza perché tutto vada per il verso giusto. Palermo, la Sicilia, la Chiesa universale oggi avrà il suo primo martire ucciso per mano mafiosa, un sacerdote colpito a morte esattamente vent’anni fa semplicemente perché faceva il sacerdote a tempo pieno, predicando e testimoniando quello che la mafia odia, ossia il messaggio di Cristo, il messaggio dell’amore.
Ci sarà l’azzurro del mare a fare da sfondo alla beatificazione di don Giuseppe Puglisi, assassinato a Palermo, nel piazzale Anita Garibaldi, davanti alla casa popolare in cui abitava, la sera del suo 56° compleanno. L’enorme afflusso di fedeli ha convinto i vertici della diocesi a spostare il luogo dell’attesa celebrazione, che inizierà alle 10,30 e sarà trasmessa in diretta tv. Non più lo stadio Renzo Barbera, ma il prato del Foro Italico, davanti alle antiche mura della città, affacciato sul mare. Un luogo suggestivo a poche centinaia di metri dal marciapiedi su cui don Puglisi, il 15 settembre 1993, guardò il suo killer Salvatore Grigoli negli occhi e gli sorrise dicendogli: «Me l’aspettavo». «è il giorno che abbiamo desiderato e sognato – afferma il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, che presiederà la celebrazione –. Si sono intensificati momenti di riflessione e preghiera che ci hanno fatto conoscere la figura di padre Puglisi. Si capisce l’odio alla fede con cui è stato commesso l’omicidio solo se si osserva come quest’uomo ha vissuto coerentemente il suo sacerdozio per 33 anni. Era un’ape regina, laboriosa. Ha lavorato per riportare la pace nel cuore della gente. Ha avuto attenzione alle periferie, a chi vive in situazione di ingiustizia, di smarrimento. Ha annunciato un Vangelo che porta anche la promozione umana. Una vita così orientata nuoce a chi ha altri parametri, chi vuole comandare e imporre agli altri le proprie prepotenze. Il mondo della mafia si costruisce il suo dio, il suo Vangelo».
Saranno quasi 1.200 i volontari in servizio questa mattina, tra scout (400), addetti della protezione civile (120), ministri straordinari della Comunione (300) e altrettanti accompagnatori, addetti alle sagrestie e delle autorità (100). Secondo le previsioni dovrebbero partecipare almeno 80mila fedeli, 40 vescovi, 750 presbiteri e 70 diaconi provenienti da ogni parte d’Italia, oltre 200 personalità del mondo istituzionale. Tantissimi, soprattutto giovani, hanno trascorso lì la notte, in sacco a pelo, dopo la veglia di preghiera che si è svolta nel terreno confiscato alla mafia di via Fichidindia, nel quartiere di Brancaccio, dove sorgerà il nuovo complesso parrocchiale sognato da don Pino.
«Si tratta di un evento significativo per la nostra arcidiocesi e per l’intera Sicilia» dichiara il vescovo ausiliare di Palermo, Carmelo Cuttitta, a capo della macchina organizzativa, ma anche figlio spirituale del beato Puglisi, che accompagnò la sua vocazione sin da bambino nel piccolo paese di Godrano.
Durante il rito della beatificazione, che sarà presieduto dal cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo e colui che aprì il processo diocesano per la beatificazione, sarà portata in processione la reliquia di don Puglisi (un pezzo di costola) in una teca d’argento, che poi resterà esposta in Cattedrale, dove si trovano anche le spoglie mortali del nuovo martire.
Ci sarà l’azzurro del mare a fare da sfondo alla beatificazione di don Giuseppe Puglisi, assassinato a Palermo, nel piazzale Anita Garibaldi, davanti alla casa popolare in cui abitava, la sera del suo 56° compleanno. L’enorme afflusso di fedeli ha convinto i vertici della diocesi a spostare il luogo dell’attesa celebrazione, che inizierà alle 10,30 e sarà trasmessa in diretta tv. Non più lo stadio Renzo Barbera, ma il prato del Foro Italico, davanti alle antiche mura della città, affacciato sul mare. Un luogo suggestivo a poche centinaia di metri dal marciapiedi su cui don Puglisi, il 15 settembre 1993, guardò il suo killer Salvatore Grigoli negli occhi e gli sorrise dicendogli: «Me l’aspettavo». «è il giorno che abbiamo desiderato e sognato – afferma il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, che presiederà la celebrazione –. Si sono intensificati momenti di riflessione e preghiera che ci hanno fatto conoscere la figura di padre Puglisi. Si capisce l’odio alla fede con cui è stato commesso l’omicidio solo se si osserva come quest’uomo ha vissuto coerentemente il suo sacerdozio per 33 anni. Era un’ape regina, laboriosa. Ha lavorato per riportare la pace nel cuore della gente. Ha avuto attenzione alle periferie, a chi vive in situazione di ingiustizia, di smarrimento. Ha annunciato un Vangelo che porta anche la promozione umana. Una vita così orientata nuoce a chi ha altri parametri, chi vuole comandare e imporre agli altri le proprie prepotenze. Il mondo della mafia si costruisce il suo dio, il suo Vangelo».
Saranno quasi 1.200 i volontari in servizio questa mattina, tra scout (400), addetti della protezione civile (120), ministri straordinari della Comunione (300) e altrettanti accompagnatori, addetti alle sagrestie e delle autorità (100). Secondo le previsioni dovrebbero partecipare almeno 80mila fedeli, 40 vescovi, 750 presbiteri e 70 diaconi provenienti da ogni parte d’Italia, oltre 200 personalità del mondo istituzionale. Tantissimi, soprattutto giovani, hanno trascorso lì la notte, in sacco a pelo, dopo la veglia di preghiera che si è svolta nel terreno confiscato alla mafia di via Fichidindia, nel quartiere di Brancaccio, dove sorgerà il nuovo complesso parrocchiale sognato da don Pino.
«Si tratta di un evento significativo per la nostra arcidiocesi e per l’intera Sicilia» dichiara il vescovo ausiliare di Palermo, Carmelo Cuttitta, a capo della macchina organizzativa, ma anche figlio spirituale del beato Puglisi, che accompagnò la sua vocazione sin da bambino nel piccolo paese di Godrano.
Durante il rito della beatificazione, che sarà presieduto dal cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo e colui che aprì il processo diocesano per la beatificazione, sarà portata in processione la reliquia di don Puglisi (un pezzo di costola) in una teca d’argento, che poi resterà esposta in Cattedrale, dove si trovano anche le spoglie mortali del nuovo martire.