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Un inizio, una fine, un inizio
Succede, è un attimo ed è tutto diverso, gli sguardi si incrociano, la voce si abbassa, gli argomenti cambiano, il destino fa il suo lavoro.
... E succede, è di nuovo un attimo ed è tutto diverso, due mondi si staccano e tutto finisce, fino al prossimo incontro. |
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Buongiorno malgiorno
Ciao Bruno, buona giornata ai tuoi pensieri, al tuo star fermo, statua in piazza, al primo dei tuoi tanti sigari da qui a stasera. Buongiorno Valentina profumata di pane ed entusiasmo, buongiorno al tuo alzarti presto, al vostro essere in due, buongiorno piazza e strade che ospitate le nostre vite, belle o brutte che siano. Buongiorno rumori, canti ed urla, buongiorno sconosciuti e conoscenti. Smessi i buongiorno per non pensare a me torna a bussare il mio male quotidiano. |
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Tu ed io
Perché siamo arrivati a così tanto, che poi è così poco, addirittura è niente. Perché pensiamo di avere ancora le pistole cariche e qualcuno da colpire, se siamo sdraiati a terra, pieni di ferite, col buio intorno e nessuno è più qui da anni. Siamo i soli a guardarci in faccia, ogni giorno, ogni ora, ed ognuno vede l'invecchiare dell'altro ma non il suo. |
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Il villone
"imperituro ardire meglio di un temporaneo..." il resto non si legge. è scritto col carbone sulla parete gialla del villone. Sapienza rinchiusa, follia non compresa parole grattate. Una macchia aggressiva vincente, ha preso possesso dei muri, e vetri rotti, sporco per terra, ricoprono la follia di ieri con follia peggiore, di oggi. |
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Fine d'amore
Uccidimi, ma non con le parole fallo con qualcosa che dia una morte certa ed immediata, e faccia male una volta sola. |
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presente
Sto in mezzo a tutti, sto sempre in mezzo agli altri, accucciato su me stesso. L' ultimo dei falliti, il primo dei non riusciti. Di tutti quelli che passano conosco la storia, dagli abiti ed i gesti. Li vedo dal basso, dal mio star fermo, a chiedere, col braccio teso, la mano aperta, con scarsi risultati. E a malapena campo, con la vita che mi sfianca, ed ogni giorno mi ricorda che è qui, per me, per starmi addosso, anche se indesiderata. |
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13 giugno 2011 una chiesa medievale
È profumo, non so di cosa ma è profumo, forse di fiori già tolti, di parole di bene e parole di male, profumo di vita che lega e di morte che libera. So che sono in chiesa, vicino a me i miei rettili immaginati ed i miei ultimi giorni reali. Ma è una morte in salita, di lei mio padre ne parlava per scacciarla, io per avvicinarla, sono qui a bere pensieri che mi faranno sputare parole, scrivere inutili memorie di un passante che ha attraversato una strada troppo larga ed è rimasto fermo in mezzo. |
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Segno di primavera
Addosso a me il piccolo frazio di abiti portati troppo tempo, del dormire vestito, per il timore di un inesistente freddo, sentire la stoffa come appiccicata. Fragile in una battaglia di forti, l'ultimo sabato con la vecchia ora, un altro sabato senza corrente, con i capelli che chiedono di essere lavati ed io che rispondo: si ma ad acqua fredda - e loro che replicano: - per noi va bene - ma dillo al resto del corpo, ed io che non replico. La radio parla di elezioni, di programmi, di affluenza alle urne, la gente parla alla radio, la gente spesso sparla, la gente pensa, più spesso parla e non pensa, io assisto impotente, perdente, perso per me, disperso forse per altri, spento. |
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Un posto in disparte
Vai in un luogo affollato ma ignora la folla, cerca un tavolo appartato, la bottiglia giusta, un vino pieno di corpo oltre che di anima, che si faccia bere lentamente, come fosse liquore oppure in fretta come fosse veleno. Poggia la testa al muro, metti al collo il cartello "non rompete i coglioni perché rompereste me", socchiudi gli occhi, lascia che sia la testa a vedere, comincia a sorseggiare, alternalo col bere, ti accorgerai che costa così poco viaggiare, vincere tutte le battaglie, vedere tutto a lieto fine. Finché regge il braccio per alzare il bicchiere. |
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La voce
Silenzio di stato silenzio di tomba. Silenzio di popolo, silenzio di tromba. Chi vuol sentire sente anche se non comprende. Chi vuol governare promette chi deve votare pretende. Chi accusa offende, chi viene accusato si difende, resta fuori chi non conta niente. |
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La storia dopo la parola fine
Quando si saprà chi sono, facce di meraviglia, domande e mezze frasi, spiegazioni all'ingrosso, commenti e sentenze, ma l'accaduto sarà già diventato soltanto un fatto, cronaca per un giorno. Che male eterno la memoria corta. |
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In servizio
ogni notte sto nel mezzo, in divisa, a regolare il traffico inesistente. Mi sbraccio, a fine lavoro mi abbraccio mi congratulo. Anche stanotte niente incidenti, e mi sveglio. |
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La confusione fino a venerdì prossimo
È lunedì mattina, usciamo in strada, senza saluti, andiamo per vie diverse, come perfetti sconosciuti. Io con la mia borsa della spesa con dentro un cambio da lavare e tu con la tua valigia, piena di trucchi e vesti per piacere. Dopo due giorni chiusi in una stanza, non so più quanto sia sesso oppure amore, torniamo gli esseri di sempre, fino al prossimo "fine settimana passato fuori per lavoro" |
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Dopo una notte in giro
alle cinque di mattina siamo seduti su due sedie uguali, due pacchi di giornali che aspettano chi legge. Lui segue la politica, ancora crede, ed è convinto di sedersi su notizie, io scettico so di avere il culo sopra un bel po' di carta. Ci accomuna l'essere amici e disgraziati, e questo ci impedisce di prenderci per i capelli. Siamo i fessi di sempre solo che lui non lo sa, io lo so ma non mi cambia niente. |
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Una data che doveva essere importante
La campana suonava il tocco del 31 agosto, mi sono risvegliato con l'erba più alta di me, che mi circondava. Poche ore prima dell'acquazzone del 31. Non avevo paura, neppure lo scivolare in basso, giù nel piccolo burrone mi fece impaurire, ma il gesto era fallito, io c'ero ancora. |
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Le ultime pratiche da espletare
Che ne facciamo delle nostre vite, che ci facciamo con la nostra storia, che non è carta per giornali ne per pettegoli al caffè. Ci siamo improvvisati ragionieri giusto per spartire ciò che c'è, per fare i nostri conti, armati di coltelli non di penne, ed anche bari per fregarci i pochi spicci. I vetri rotti con le foto sotto, qualche piatto in pezzi "apparecchiato" giù per terra ed il resto sparso intorno, tutti strumenti per chiarirsi meglio, a testimoniare il non essersi chiariti affatto. E passeremo il resto della vita forse a pentirci entrambi di avere dato troppo, ma questo è nello stare delle cose. Il rimorso, rimane l'unico ricordo, da portare al dito da oggi in poi. |
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