Nelle stanze buie dell'anima perimetro confini d'inaccessibili pensieri, granelli di sabbia d'oro rinchiusi in uno scrigno sepolto nell'oblio di un tempo mai passato.
Mai arriverà la pioggia a placare la sete e continuare tra stanche dune l'eterno viaggio senza meta seguire l'ultima stella della notte che arde prosciugando quelle calde goccie di lacrime di laghi ormai esausti chiusi nel profondo abisso di un niente che nasconde inaccessibili mondi e vagare senza più voglia alcuna di cercare...
Dentro le stanze vuote dove solevi sostare all'ombra dei pensieri ci sei tu come soave profumo dei ciliegi in fiore che su queste mura disegnano un viale dove i passi sui teneri petali vermigli non sono mai soli.
Non un nunzio mandasti ad annunciar la tua resa. Come potevo sapere come potevo immaginare? Io che ordivo trame e macchinosi piani e assaporavo il giorno in cui da eroe avresti issato il vittorioso vessilo chino sulle spoglie nella nuda terra pianto un fiore.
Sovente vieni a trovarmi d'improvviso dietro l'ombre della sera prendi tutto e non lasci niente di silenzio ti nutri e di acqua amara t'inebri le tue braccia avvolgenti sono tetre catene che scintillano nel tenue bagliore delle stelle.
Cadono sulla soglia l'armi slegata è l'armatura libero lo sguardo dall'elmo nude le mani fermo il cuore le labbra schiuse a proferir parole taciute dietro invisibili ombre da te dissolte.
Verranno a chiederti di me e tu non ricorderai che il sale sulle labbra che il vento nelle ossa che ombre sul tuo cuore verranno a chiederti di me e tu non risponderai perché muto e geloso e il laccio che ti lega a me.
Ho atteso a lungo quelle parole che mai sono giunte nell'aria risuona solo l'eco sordo dei passi che lasciano l'anima sgualcita come fosse zerbino inzozzato dalle tue scarpe dure.
È una notte fonda senza stelle ma l'oscurità mi sembra amica nasconde tra i suoi fumosi abbracci questi occhi lucidi finestre appannate sui vicoli estranei che s'aprono come sconosciute matasse dimentiche di promesse mai mantenute mai notte mi fu più compagna di questa oscura notte.
Ascolta, riesci a sentire? Parlano in silenzio senza più parole gli occhi asciutti piangono dolore Ascolta, riesci a sentire? I loro passi non fanno rumore eppure devi sentire quanto cupo è il peso del dolore Non senti? Ascolta, tu devi sentire.
Dietro la fessura delle solide mura rintanato me ne sto dovrei dire e ridire a voce alta o meglio urlata perché meglio mi si possa sentire e allora non me ne voglia chi non comprende che alle volte non mi va di dir niente.