Ho sentito spesso questo brano, spesso l'ho
meditato.
Ma mai, prima d'ora, l'ho capito così bene...
Grazie Padre Damiano!!
La stessa strada
Un uomo sulla cinquantina stava
attraversando un momento particolare della
sua vita.
Si sentiva insoddisfatto di se stesso.
Aveva tutto.
Ma quando cercava, in solitudine, di fare i
conti della sua vita non gli riusciva di essere
veramente contento nel profondo del cuore.
Ma non ne comprendeva il motivo.
Si era confidato con gli amici, ma gli
avevano risposto che un buon bicchiere di
vino gli avrebbe fatto passare la malinconia.
Lui non ne prese nemmeno un sorso perché
sapeva che il risultato poteva essere solo di
ubriacarsi senza nulla risolvere.
Un giorno, mentre era in giro per i suoi
affari, gli capitò di passare per la stessa
strada in cui si veniva a trovare Gesù di
Nazareth.
Ne aveva sentito parlare.
Perché non chiedere a lui? Ecco allora che
gli si avvicinò e Gesù lo accolse, tanto che a
quell'uomo parve che Gesù stesse aspettando
proprio lui e che non fosse passato di lì per
caso.
Non s’attardò per riflettere su questo “evento
fortuito” perché ora era il momento di
esprimere il suo tormento.
E così si rivolse a Gesù: “Maestro! Aiutami
a togliere questo tormento che mi rode.
Ho cinquant'anni e ho avuto tutto dalla vita.
Non mi sento diverso da tutti gli altri
uomini, ma ho certamente avuto più fortuna.
Anzi devo dire che Iddio mi ha benedetto
tanto da concedermi tutto quello che ho.
Attendo la vita eterna, ma vorrei essere più...
come dire...
contento di quella che sto vivendo
nell'attesa...
Non so se capisci cosa voglio dire...
Insomma, sono insoddisfatto di me, c'è
qualcosa che mi rode dentro ma per quanto
abbia fatto per capirci qualcosa...
niente da fare! Mi sono consigliato con gli
amici, ma non mi sono stati di grande aiuto...
Se puoi aiutarmi, ti prego fallo! Rendimi la
gioia di questa vita perché io possa entrare
nella vita eterna con questa gioia! Perché che
senso avrebbe entrare nella vita eterna da
tristi? Non vorrei fare torto al buon Dio
dopo tutte le benedizioni che mi ha concesse.
Cioè non vorrei mostrarmi ingrato con la
mia tristezza....”.
Disse Gesù: “Segui i comandamenti che il
Signore Iddio ha dato”.
“Maestro! - risprese l'uomo - ho sempre
cercato di essere fedele a quanto Dio ha
comandato.
Sì, è vero, non sempre ci sono riuscito;
tuttavia non ho vissuto male...
almeno mi sembra che sia avvenuto così...
Del resto la benedizione di Dio...
non mi manca nulla...
Ma non riesco ad essere contento, perché?”.
Disse Gesù: “Una sola cosa ti manca: vendi
tutto quello che hai, dallo ai poveri, poi vieni
e seguimi”.
I testimoni di quell'incontro tramandano che
quell'uomo se ne andò triste perché era
molto ricco.
Noi sappiamo che le sue ricchezze non erano
solo frutto dell'oro e dell'argento.
La risposta di Gesù era così semplice e
chiara, ma appariva così paradossale a
quell'uomo, il quale invece di dire: “tutto
qui!” e di fare come Zaccheo, scelse di
rimanere chiuso in se stesso a rimuginare che
ancora una volta aveva ricevuto una risposta
che non gli risolveva il problema e che il
Maestro non era poi così saggio come si
voleva far credere.
Le ultime parole
Ho riflettuto molto sull'incontro che ho
avuto con Gesù di Nazareth, il Maestro.
Sono passati ormai quasi quarant'anni.
Sono stati anni d'inferno! Esteriormente la
mia vita è trascorsa tra le agiatezze della
ricchezza.
Ma nel mio cuore mancava sempre
qualcosa...
Qualche tempo dopo aver lasciato Gesù, mi
sono dato dello stupido un sacco di volte.
Perché quando mi ha risposto che mi
mancava una cosa sola e mi ha detto che
cosa...
me ne sono andato via triste....
ME NE SONO ANDATO VIA! Capite
quanto sono stato stupido? Non avevo capito
che cosa mi volesse esattamente dire il
Maestro; e io, invece di chiedergli una
spiegazione, me ne sono andato via! Come se
il Maestro non fosse stato disponibile a
spiegarmi...
Ho cercato di incontrarlo di nuovo, ma mi è
stato impossibile.
Adesso sono qui, quasi novantenne, ad
attendere quella vita eterna che mi sembra
sfuggita tra le mani.
L'avevo a disposizione.
E non l'ho saputa cogliere.
Cosa sarà di me?
Ho lasciato come testamento di distribuire le
mie sostanza ai poveri.
Ed è stato un dolore.
Avrei potuto farlo prima, quarant'anni fa; e
sarei stato felice! Ma vedevo le cose in un
altro modo.
Come sono stato stupido! Quello che potevo
dare liberamente, oggi lo devo dare per
forza! Da quel giorno l'amarezza è cresciuta
nel mio cuore ed oggi che, mi rendo conto
della mia stoltezza, sento che la misura è
piena.
Ho immaginato tante volte di poter cambiare
il corso degli eventi, di poter parlare di
nuovo con Gesù.
Ma tutto è stato inutile.
E poi l'hanno messo in croce.
Dicono che sia risorto, ma non l’ho
incontrato nemmeno da risorto.
Lascio in eredità a chiunque vorrà leggere, la
testimonianza del mio fallimento, della mia
amarezza, della mia stupidità, della mia viltà.
Perché se mai vi capitasse di incontrare Gesù
o qualcuno dei suoi discepoli, non perdiate
quell'occasione che vi viene offerta.
Sono le mie ultime parole.
Che Iddio abbia pietà di me.
Hanno bussato alla mia porta.
Apro e spero che sia la morte, così porrà fine
alla mia triste vita.
A colui che bussa aprirò e consegnerò questo
scritto, la mia eredità.
Il mio vero tesoro.
Il mio incontro con Gesù.
Dalla testimonianza del primo che andò a
soccorrere il morto
“Ho visto aprirsi la porta.
L'uomo sembrava profondamente sorpreso,
come se avesse ricevuto una visita inattesa.
Teneva nella mano destra dei fogli e dava
l'impressione di volerli consegnare a
qualcuno che però non c'era.
Ad un tratto ha gridato: 'MAESTRO!' e si è
accasciato come se volesse adorare
qualcuno...
Sono immediatamente corso presso di lui,
ma non c'era più niente da fare.
Che Dio abbia pietà di lui”.
Padre Damiano Nazareth, 7 giugno 2006