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De: Gemmaverde (Mensaje original) |
Enviado: 28/12/2010 07:51 |
Perchè le
strenne natalizie si chiamano così?
L'usanza delle strenne ci
viene dalla Roma pagana di Romolo. Il primo re di Roma aveva fatto costruire le
mura attorno alla città da lui fondata. In segno di gioia e di prosperità i suoi
amici gli offrirono un gran fascio di rami verdi,tagliati dal vicino bosco
dedicato a Strenia, la dea della potenza e della fortuna. Commosso per
l'omaggio, Romolo volle che il gesto augurale venisse rinnovato ogni anno
nell'anniversario della fondazione di Roma. Col tempo questa usanza perdette il
carattere ufficiale e si diffuse fra i cittadini, che specialmente alle calende
di gennaio, cioé nel primo giorno del mese,cominciarono ad offrirsi a vicenda
ramoscelli sacri di alloro e ulivo,aggiungendovi doni di fichi e mele con
l'augurio che l'anno in arrivo potesse essere dolce come quei frutti. E poiché
il nome della dea Strenia era sinonimo di prosperità, l'uso assunse lo stesso
nome. Più tardi rami verdi, fichi e mele, vennero sostituiti con doni d'altro
genere; il nome strenia venne alterato in quello di strenna e i regali vennero
offerti nel giorno della nascita di Gesù.
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Farà doni il
70% degli italiani Natale non è davvero Natale senza qualche pacchetto da
scartare in compagnia. Insomma, i doni natalizi sono un obbligo dal quale non ci
si può esimere, ma per fortuna per moltissime persone sono ancora un segno di
affetto e un rito a cui ci si sottopone con piacere. A un mese dal 25 dicembre
sono questi i principali risultati emersi da un'indagine di Confcommercio-Format
ricerche di mercato sulle intenzioni di consumo e il sentimento delle famiglie
Italiane per le prossime festività.
Dalla ricerca è emerso che i regali
di Natale rappresentano
una spesa necessaria per la stragrande maggioranza degli italiani (il 70%). Di
questi, il 48,1% la ritiene necessaria e ma anche piacevole da affrontare
(atteggiamento proprio di tutte le fasce di età, fatta eccezione per coloro che
hanno tra i 35 ed i 44 anni, e accentuato nelle regioni del Meridione). Per il
30% degli italiani si tratta, invece, di una spesa inutile che, nella maggior
parte dei casi (il 16,5%) si è anche costretti a sostenere, mentre solo il 13,5%
oltre a ritenerla inutile riesce anche ad evitarla.
Chi acquista regali
lo fa soprattutto per i familiari più stretti (87,3%) e quasi la metà (il 45,5%)
comprerà più o meno gli stessi prodotti del Natale 2008. Tra gli articoli preferiti
per fare un dono ci sono i capi di abbigliamento (70,5%), seguiti dai libri
(63,2%), generi alimentari (56,7%), vino (40,9%), articoli sportivi (35,4%), Cd
e Dvd (33,9%).
Gli italiani che prevedono di comportarsi, per quanto
riguarda l'acquisto delle strenne, più o meno nello stesso modo rispetto al Natale scorso sono il
45,5%. Il 33,4% ha dichiarato, invece, che rinuncerà certamente a fare alcuni
degli acquisti che avrebbe desiderato fare, mentre l'11,4% del campione ha detto
di essere ancora indeciso sul da farsi- Infine, il 9,7% ha ammesso di non
effettuare mai gli acquisti per i regali di Natale.
Tra coloro che faranno
quest'anno più o meno gli stessi acquisti dell'anno scorso, gli uomini risultano
prevalenti sulle donne: si tratta soprattutto di persone di età tra i 18 ed i 44
anni e i residenti nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est. Secondo dati
di Coldiretti, sulla base dell'indagine 'Xmas Survey 2009' di Deloitte sulle
spese di Natale. tre
italiani su quattro (75 per cento) per Natale pensano di acquistare prodotti
Made in Italy evidenziando un atteggiamento "patriottico" molto più spiccato di
quello degli altri Paesi europei dove in media solo il 59 per cento dei
cittadini metterà sotto l'albero prodotti del proprio Paese.
Fonte:
TgCom
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De: Lelina |
Enviado: 28/12/2010 08:11 |
Gli abitanti dell’antica Roma erano soliti scambiarsi, in occasione di feste e a capodanno, dei regali chiamati strenne.
Tale consuetudine si ricollegava ad una tradizione secondo la quale, il primo giorno dell’anno, al re veniva offerto in dono un ramoscello raccolto nel bosco della dea Strenna (dea sabina della salute?). Questo rito augurale si diffuse tra il popolo e, ben presto, i rametti di alloro, di ulivo e di fico vennero sostituiti da regali vari.
Tale tradizione, presente ancora ai nostri giorni, si riveste in occasione del Natale di nuovi significati richiamando, attraverso il gesto del dono, l’amore di Dio che ha donato suo Figlio all’umanità intera.
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Le strenne nei secoli per i più piccini
Presso i Greci ed i Romani, il giocattolo veniva considerato alla stregua di un vero e proprio amuleto ed i bambini erano costretti a non separarsene mai. Quando i maschietti raggiungevano l'adolescenza, i loro giochi infantili venivano offerti a Bacco e Giove nel corso di una breve cerimonia, mentre le ragazze sacrificavano ad Artemide e Venere i loro balocchi, alla vigilia delle nozze. Se i fanciulli romani e greci morivano prima di aver raggiunto questi traguardi, i rispettivi balocchi venivano sepolti con loro, nella convinzione che essi potessero continuare a servirsene nell'aldilà. Anche recentemente, in un reperimento archeologico presso Roma, si rinvenne un sarcofago contenente la mummia di una giovanetta ed il simulacro di una bambola di fattura molto elaborata. I giocattoli venivano regalati alla nascita, nei vari anniversari e durante il saturnale corrispondente alla nostra epoca natalizia. I balocchi preferiti dai i bambini romani erano costituiti da bambole, birilli, trottole, il teatro dei burattini e armi di ogni tipo che avevano anche lo scopo pratico di iniziare i fanciulli all'addestramento militare oltre a uno strano gioco di pazienza, progenitore del moderno puzzle o rompicapo, il passatempo degli aliossi, che consisteva in una serie di ossicini tratti dalle zampe di agnello o di cinghiale e sui quali venivano incisi particolari segni che dovevano la figura prestabilita. Durante il medioevo, nell'austera vita che si svolgeva all'interno dei castelli e dentro le mura dei borghi fortificati, anche il divertimento infantile subì una sostanziale modifica con l'apparizione dei giochi «didattici» volti alla ricreazione, ma destinati al tempo stesso ad impartire qualche nozione utile ai fanciulli e ai giovanetti: come del resto avveniva con il gioco delle carte, che serviva prevalentemente ad insegnare l'alfabeto e le prime nozioni del sapere. Soltanto in seguito, il Rinascimento impose il suo sigillo di raffinatezza e di evoluzione anche ai trastulli dei ragazzi, che cominciarono a maneggiare oggetti più complessi ed anche di un certo preziosismo. Dalla Francia, nel 1400, si diffuse l'uso del «bilboquet », una palla di avorio forata in mezzo, da infilare su speciali bastoncini. Successivamente, sempre in Francia, divenne di moda il «gioco delle ombre cinesi », primo esempio della futura lanterna magica e quindi remoto progenitore del cinematografo. L'evoluzione continuò con l'avvento dell'età moderna. Nel 1600 tutti i Paesi dell'Europa furono invasi da un innocuo ma sterminato esercito di soldatini di piombo o d'argento, che erano destinati a fanciulli di famiglie facoltose. Tale tipo di giocattolo non è poi passato mai più di moda (ed anche oggi viene realizzato in larga copia con materiale plastico), ma quei primi esemplari erano veramente di squisita fattura, tanto da essere considerati attualmente dei veri e propri pezzi d'antiquariato. AI tempo della Rivoluzione Francese tre giocattoli salirono alla ribalta della « moda »: la rete per le farfalle, il gioco dei cerchietti e quello del salto alla corda. Le bambole, intanto, erano andate raffinandosi e le loro faccine abilmente dipinte venivano fabbricate in pregiato «biscuit »: parrucche ed abbigliamento imitavano le sontuose acconciature e le ricche vesti femminili fin nei particolari più minuti; e non era insolito che qualche fanciulla di nobile casata possedesse un'autentica collezione di gioielli in miniatura destinati alla pupa preferita. Naturalmente questo inutile sfarzo fu spazzato via con l'avvento del nuovo regime; né più rinacque in seguito. Rimasero, invece, in auge e tali sono ancor oggi tutti gli altri giochi infantili del primo Ottocento (volano, birilli, salto della corda, ecc.) ai quali si sono via via aggiunti quelli sorti per imitazione del lavoro degli «adulti » e delle trasformazioni che esso andava registrando sotto lo stimolo del progresso tecnologico. E' quasi impossibile elencare i modelli tipici degli odierni giocattoli: praticamente non esiste oggetto, macchina, utensile che non vanti una minuscola riproduzione destinata al trastullo dei bambini e dei ragazzi. Dal missile spaziale in miniatura al robot, dalla minuscola lavatrice al corredo da «haute couture» per la bambola, dagli strumenti di laboratorio alle automobili o agli aerei, il mondo ingenuo dell'infanzia cerca e trova nel balocco la più fedele rappresentazione della vita d'ogni giorno nel suo costante progredire meccanico, motoristico ed elettronico. A patetico ricordo di un tempo ancor vicino e pur remoto, restano negli angoli dei negozi sonagli, palle, cerchi e reti per farfalle, sopravvissuti interpreti di tante lontane illusioni che Babbo Natale, Santa Claus e Gesù Bambino donarono ai piccini di tutto il mondo per secoli e secoli, rinnovando nella notte della Vigilia la poesia di una suggestione che abbraccia tutti i Paesi della Terra e stende un velo di oblio sui rancori degli uomini, sulle invidie e sulle incomprensioni. Una strenna di bontà e di pace che la Natività offre ad ognuno di noi, chiedendoci soltanto di saperla raccogliere e serbare.
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