Donne nella preistoria
Per centinaia di anni gli ominidi vissero procurandosi il cibo con la raccolta: maschi e femmine cercavano frutti, radici commestibili, funghi, uova, miele, piccoli animali, insetti o, in riva al mare, molluschi. Ma quando comparve l'uomo attuale cominciò a cacciare animali di grossa taglia. Si creò allora una divisione dei compiti: gli uomini cacciavono, mentre le donne e i bambini si occupavano della raccolta come in precedenza. Le donne infatti erano molto meno libere di muoversi perchè potevano essere incinte o avere bambini molto piccoli da allattare. Per la raccolta esse usavano strumenti e recipienti rudimentali: staccavano le radici dal terreno usando bastoni per scuotere i recipienti erano fatti di corteccia d'albero, di legno, di canne o di pelle. Anche trovare e trasportare l'acqua era loro compito.
La donna inventò l'agricoltura
Sulle terrazze alluvionali dell'Altopiano iranico dove sono attestate le più antiche tracce di attività agricola a partire dal 10.000 a.C la donna divenne la pioneria dell'agricoltura. Fra il ruolo dell'uomo e quello dellla donna si creò uno squilibrio che potrebbe essere all'origine di certe società primitive a predominio femminile dette matriarcali. In esse pare che la donna potesse avere più mariti contemporaneamente (poliandria), che fosse lei a guidare la vita della tribù, a svolgere un ruolo religioso. Anche la successione avveniva per linea femminile in quanto si riteneva che la donna trasmettesse nel modo più diretto il sangue alla tribù
Le donne dei Pigmei
Presso le tribù dei Pigmei del centro Africa la vita non appare molto diversa dall' epoca preistorica. Per cui è possibile vedere ancora oggi le donne che si occupano della pesca di tartarughe, granchi, pesci che spesso vengono catturati con le mani. Le donne pigmee cercano e raccolgono anche miele, frutta, insetti, sopratutto le termiti, che vengono utilizzate per preparare diversi piatti. I cibi vengono di solito cotti sul fuoco o al vapore, scaldano l' acqua con pietre roventi. Ogni gruppo di Pigmei è formato da famiglie imparentate tra loro. Un uomo sposa una sola donna e viceversa, ma si vede appartenere ad un altro gruppo. Il matrimonio viene festeggiato con delle danze e può anche sciogliersi se il marito maltratta la moglie o se la moglie è infedele.
La donna presso gli Indios dell'Amazzonia
Tradizionalmente le circa 180 tribù amazzoniche vivono in gruppi non superiori alle 200 persone, in grandi case comuni con sezioni riservate a ogni famiglia. Nella zona circostante essi disboscano, col sistem del "Taglia e Brucia", un piccolo appezzamento da coltivare. Quasii tutti i lavori vengono svolti in comune ma sono divisi tra i sessi. Gli uomini cacciano, difendono i territori, costruiscono le case, le donne coltivano la terra, curano i bambini e cucinano. Non ci sono vere divisioni sociali all' interno della tribù e anche i capi tribù non esercitano una forte autorità e l' unica figura con un ruolo specifico è lo sciamano, guaritore e mediatore tra la tribù e i suoi spiriti e divinità. Gli Indios conservano un equilibrio numerico legato alle risorse disponibili. Alcune donne prendono una bevanda derivata dalla passiflora che ne arresta l'ovulazione, analogamente ai moderni contraccettivi orali. In alcune tribù alle donne non è permesso di avere più di tre figli o più di due del medesimo sesso.
Una donna coraggiosa tra loro:Rigoberta Menchù
E' una contadina india del Guatemala che nel libro "Mi chiamo Rigoberta Menchù" racconta la propria storia, fatta di povertà, di umiliazioni e di immaginazione, ma insieme ricostruisce anche la storia di un intero popolo segnato dal colonialismo e segnato dalla violenza dei proprietari terrieri; un popolo che oggi vive la tragica esperienza della dittatura. La stessa che ha decimato diversi membri della famiglia di Rigoberta. Per poter realizzare il suo libro ella, completamente analfabeta, ha dovuto imparare lo spagnolo, lingua che non le appartiene ma che le ha permesso di raccontare la sua vicenda umana a Elizabeth Burgos, una sociolaga venezuelana che con grande interesse l'ha trascritto. L'impegno politico di Rigoberta a favore della libertà del suo popolo, ma anche la sua determinazione nel difendere il ricco patrimonio di tradizioni e valori della cultura guatemalteca, le sono valsi il premio Nobel per la Pace nel 1992.