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Respuesta  Mensaje 1 de 9 en el tema 
De: solidea  (Mensaje original) Enviado: 20/06/2011 16:54
 
 

Il centenario è una persona che ha raggiunto
l'età di 100 anni o più.
Poiché le speranze di vita attraverso il mondo
sono di meno di 100 anni,
il termine è associato con longevità.
Molto più raro, è supercentenaria
è una persona che ha vissuto all'età di 110 o più,
qualcosa raggiunto soltanto da uno su mille centenari. 


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Respuesta  Mensaje 2 de 9 en el tema 
De: solidea Enviado: 20/06/2011 17:05


Gli Stati Uniti ha il più grande numero
dei centenari nel mondo,oltre 55.000
durante l'anno 2005. Il numero degli Stati Uniti
è parzialmente dovuto al numero di popolazione.

Il Giappone è al secondo posto, con 30.000.
Molti esperti attribuiscono questo 
 alla dieta giapponese,
che è particolarmente basso di grassi.

L'isola delle Barbados rispetto alla popolazione
ha il numero più elevato dei centenari nel mondo.


Respuesta  Mensaje 3 de 9 en el tema 
De: solidea Enviado: 21/06/2011 12:26
 


Negli Stati Uniti, i centenari ricevono tradizionalmente
una lettera dal presidente al raggiungimento del loro 100°
compleanno, congratulandosi per la loro longevità. 


Respuesta  Mensaje 4 de 9 en el tema 
De: Lelina Enviado: 21/06/2011 14:39
Il boom dei centenari
in 15 anni sono triplicati
Le donne sono molte più degli uomini, in entrambi i casi comunque vengono da famiglie longeve per tradizione
di ALESSANDRA RETICO
 
ROMA - Capelli bianchi, visi con le rughe, corpi che hanno attraversato un secolo e spesso lo superano. Eccoli i centenari, sempre di più, raddoppiati in dieci anni, triplicati in 15. Il censimento Istat del 2001 li elenca: 6.313. Le stime a gennaio 2005 dell'istituto di statistica schizzano su che è impressionante: 9.269. Agli inizi del Novecento bisognava andarli a scovare con la lente d'ingrandimento: 50 circa (su 30 milioni di abitanti).

Ci sono state le guerre, il boom industriale, siamo diventati più forti, la medicina ha fatto i suoi progressi. Da qualche tempo ci si sono messi anche i bambini che non nascono più: nel 1993, per la prima volta, il numero di chi è morto ha superato quello di chi è nato. E il fenomeno non si è fermato più, tranne una parentesi nel 2004, poi già chiusa lo scorso anno. Tra quelli che non nascono e chi se ne va, la colonna dei grandi vecchi, come gli specialisti chiamano gli over 80: sono resistenti, i più numerosi, nel 2030 saranno un italiano su 10. Sono loro che ci fanno Italia che incanutisce e lo fa veloce veloce. Ti auguro di vivere fino a cent'anni, si diceva. Bisognerà rimettere le lancette all'orologio delle previsioni: chi a 100 anni ci arriva e persino gira la boa non è più un'eccezione.

La vecchiaia ha i suoi momenti belli, diceva Einstein. Il fisico aveva una visione relativa delle cose. Quando lui è morto, nel '55, la vecchiaia era ancora un'esperienza breve, non quella lunghissima e generosa di adesso e, si calcola, di domani. Nel 2050, tanto per dire, il numero degli ultra centenari in Italia arriverà a circa 200mila.
E che gente è: esile ma ossa robuste, testardi, moderatamente innovatori, spiccato senso del sociale e la consapevolezza che il benessere dipende anche da chi ci sta intorno. Non fissati con la palestra, attenti all'ecologia e all'igiene. Molte più donne che uomini, nascono per lo più da famiglie longeve. Il ritratto lo fa l'immunologo Claudio Franceschi, un pioniere nello studio degli over 100. In Italia si vive bene e si campa tanto.

Siamo tra i primi in fatto di scorze dure (dopo il Giappone), ma il fenomeno dell'invecchiamento fino a queste proporzioni è ormai generale. In Gran Bretagna ne contano 6mila di centenari, se ne aspettano 40 mila nei prossimi trenta anni. In Giappone 25 mila, nel 2050 diventeranno un milione. Negli Stati Uniti 75 mila, fra 10 anni schizzeranno a 129 mila.

La globalizzazione è entrata anche negli uffici dell'anagrafe, consumatori sine die. Non importa di che, si arriva ai 100 mangiando pesce crudo, alghe e riso ma anche tortellini e lambrusco.
dal web

Respuesta  Mensaje 5 de 9 en el tema 
De: solidea Enviado: 26/06/2011 16:46
I centenari giapponesi ricevono una tazza d'argento
e un certificato dal Primo Ministro del Giappone
con dedica per il loro 100° compleanno ,
onorandoli per la loro longevità e prosperità
nelle loro vite. Nel Giappone, 15 settembre è
il giorno del "Rispetto per gli anziani longevi ".

Respuesta  Mensaje 6 de 9 en el tema 
De: solidea Enviado: 26/06/2011 17:03
 
In India la gente che tocca i piedi degli anziani
è benedetta con l'augurio di vivere cento anni.

Respuesta  Mensaje 7 de 9 en el tema 
De: Gemmaverde Enviado: 26/06/2011 18:03
 

La longevità è sempre stato un tema di grande interesse. Soprattutto oggi l’uomo è affascinato dall’idea di vivere a lungo, o forse ancora di più, di vivere in eterno.
Grazie ai progressi compiuti dalla medicina e dalla scienza in generale, oggi l’uomo ha più possibilità di vivere a lungo e di avvicinarsi alla fatidica soglia dei 100 anni.
Tutta l’attenzione è però concentrata sulla durata della vita e su come aumentarla, piuttosto che sulla qualità della stessa. Se da un lato oggi la possibilità che un giovane di 20 anni abbia una nonna ancora vivente sono maggiori di quelle che lo stesso giovane del 1900 avesse ancora la madre vivente, dall’altro lato le persone sono sempre più malate e la vecchiaia è ormai sinonimo di malattia.
Un secolo fa un adulto medio nel mondo occidentale trascorreva solo l’1% della propria vita in uno stato di malattia o malessere, mentre oggi la media è salita a oltre il 10%.
In tutto il mondo industrializzato la gente vive più a lungo, ma si ammala prima e il numero degli anni trascorsi da malati cronici sta aumentando.
Sembrerebbe quindi che più che aver allungato la vita, abbiamo prolungato la
morte. In altre parole, abbiamo ampliato la durata della vita ma non quella della salute. La medicina moderna è ben attrezzata per prolungare la vita ma molto meno per favorire un invecchiamento in buona salute.
Esistono invece prove e ricerche che stanno dimostrando che abbiamo gli strumenti per vivere più a lungo rimanendo in salute fino alla fine.
Agli inizi degli anni ’70, la rivista National Geographic chiese al medico di fama mondiale Alexander Loaf di visitare e studiare le popolazioni più sane e longeve del mondo.
Egli identificò tre popolazioni particolarmente longeve nel mondo: gli abitanti della valle di Vilcabamba nell’Equador, quelli della regione di Hunza in Pakistan e quelli che risiedevano nell’Abkhazia, sulle montagne del Caucaso di quella che allora era l’Unione Sovietica.
A queste si aggiunse poi un quarto popolo che risiede presso le isole Okinawa in Giappone.
Da allora furono fatti molti altri studi, scoprendo in numerose regioni del mondo popoli che vivevano in salute fino a 100 anni e anche oltre.
Inizialmente, le prime ipotesi che vennero fatte sulla ragione di tale longevità riguardavano l’identificazione di un possibile fattore causante, come ad esempio l’ambiente in cui vivevano che era particolarmente sano, un tipo particolare di cibo, la genetica e così via, ma ben preso si vide come non fosse un singolo fattore, bensì il loro stile di vita in generale ad essere responsabile della loro salute e della loro longevità.

 


Respuesta  Mensaje 8 de 9 en el tema 
De: Gemmaverde Enviado: 26/06/2011 18:05

Vediamo quindi quali sono i tratti salienti di queste popolazioni.

 

Abkhazia – il paese del centenari

L’Abkhazia è una regione di circa 780.000 km2 tra le coste orientali del mar Nero e le vette della catena montuosa del Caucaso. Confina a nord con la Russia e a sud con la Georgia.
Il prof. Leaf visitò questo popolo e rimase sin dall’inizio sorpreso della loro longevità. Sebbene a prima vista non fosse possibile determinare l’età esatta di quelle persone, egli non aveva dubbi che in molti casi si arrivasse tranquillamente a 120 e 130 anni. Ciò che maggiormente lo sorprendeva era il loro stato eccellente di salute.
Circa l’80% degli abkhaziani di oltre novant’anni era mentalmente sano e vivace. Solo il 10% aveva problemi di udito e meno del 4% la vista indebolita.
La malattia quindi non era mai considerata un evento normale o naturale, nemmeno in età molto avanzata.
La loro dieta abituale era composta da cereali, frutta e verdura, noci, prodotti derivati dal latte come lo yogurt. La carne veniva consumata raramente. Quasi tutto viene consumato crudo.
Il loro livello medio di colesterolo è di 98, dato impressionante se paragonato con quello degli Stati Uniti che è 200.
Anche la quantità di cibo è più moderata, e viene masticata a lungo, gustando ogni momento del pasto e godendo della reciproca compagnia.
Altro dato importante: il loro stile di vita si basa sul movimento fisico e su un lavoro impegnativo fisicamente. Però, la loro fatica fisica non prevede quello stress emotivo che spesso noi abbiano nel lavoro. Per loro il lavoro è espressione dei ritmi biologici e quindi non conoscono quel senso di fretta e di affanno che predomina nel mondo occidentale.
Infine, la loro cultura nutre un profondo senso di rispetto per l’anziano che viene venerato come saggio. Dall’altro lato, la stessa venerazione viene riservata ad ogni nuovo nato, e i bambini sono al centro della loro vita.

 

Vilcabamba: la valle dell’eterna giovinezza

Vilcabamba è una città piccola e particolarmente inaccessibile, nascosta in mezzo alle Ande dell’Equador. A 1400 metri di altezza gode di un clima eccezionale, con una temperatura media di 20 gradi tutto l’anno e poca variazione stagionale.
Il dr. Leaf trovo questa piccola popolazione in ottima salute; le malattie erano quasi sconosciute; anche i più anziani soffrono raramente di fratture, osteoporosi o dolori artritici. Cancro, diabete, obesità, malattie cardiache, artrite e demenza senile erano sconosciute.
Ciò che maggiormente colpì il dr. Leaf era l’eccellente qualità dei rapporti umani tra quelle persone. Da un punto di vista materiale erano poverissimi, ma ricchissima dal lato umano.
La sicurezza degli adulti e degli anziani non derivava dal conto in banca, ma dalla certezza che non sarebbero mai stati soli.
Per questo anche le malattie mentali come la depressione erano sconosciute.
Dal punto di vista alimentare, frutta e verdura fresca, cereali integrali, semi, noci e fagioli erano gli alimenti abituali. Alcune volte uova e latte, ma quasi mai carne. I dolci, come li conosciamo nel mondo moderno, sono completamente sconosciuti. Frutta fresca come fichi, ananas, angurie ecc. erano il loro dolce.
L’attività fisica è intensa ma non stressante ed il lavoro è considerato parte integrante della loro vita.
Gli anziani godono di grande considerazione e l’invecchiamento viene festeggiato come evento naturale delle vita, così come la morte, diversamente che nel mondo occidentale dove la vecchiaia implica il non essere riusciti a rimanere giovani, e la morte il non essere riusciti a rimanere in vita.

 

Hunza – gente che balla a novant’anni

Hunza si trova nell’estrema punta settentrionale del Pakistan, ai confini con la Russia e la Cina. L’ambiente naturale è meraviglioso perché vi convergono 6 catene montuose. La vallata ospita circa 30.000 persone che hanno vissuto in completo isolamento per migliaia di anni dal resto del mondo.
La loro vita, che supera facilmente i 100 anni, è straordinariamente sana. Non esiste alcun sintomo di affezioni coronarie, pressione sanguigna alta, colesterolo e altre malattie moderne. Non vi sono quindi ospedali, farmacie, ma nemmeno manicomi, prigioni, polizia, crimini e assassini, mendicanti e stiamo parlando di una popolazione di 30.000 persone.
Ciò che maggiormente stupisce è il loro livello di vitalità. Possono essere considerati il popolo più felice del mondo perchè si sentono davvero vivi.
Sebbene sia un paese mussulmano, le loro donne godono di grande libertà; girano senza velo, lavorano nei campi, indossano pantaloni, ereditano beni.
Come alimentazione, coltivano soprattutto frutta, le cui albicocche sono famose in tutto il mondo (ne esistono 20 varietà).
Consumano poi abbondanti dosi di verdura e cereali integrali, poche proteine soprattutto vegetali (99%), non hanno zucchero, sale e cibo trattato in qualche modo. L’80% del loro cibo è crudo.
Hanno un tenore calorico molto basso per i nostri standard che non riesce a spiegare come facciano ad avere anche un’intesa attività fisica giornaliera, perché per muoversi devono scalare montagne.

 

Okinawa: l’isola dei centenari

La prefettura di Okinawa, la più a sud del Giappone, è costituita da 161 magnifiche isole abitate da 1,4 milioni di persone. Sono considerate le Hawai del Giappone, ma al mondo vengono ricordate per la tremenda battaglia navale durante la seconda guerra mondiale che fece più morti che le bombe atomiche.
Ancora oggi queste isole sono occupate da imponenti basi americane.
Nel 1975 il governo giapponese ordinò uno studio per verificare ed eventualmente spiegare l’eccezionale longevità degli abitanti di queste isole.
Dal dati emerse che la maggior parte di quella gente superava i cento anni in perfetta salute; il 95% di loro non si era mai ammalato prima dei novant’anni.
Circa il 15% della popolazione supera i 110 anni.
Malattie mortali come le patologie coronariche, l’infarto e il cancro hanno i valori più bassi al mondo tra le popolazioni studiate.
Considerando che nel mondo occidentale, l’apice dell’età si raggiunge tra i 20 e i 30 anni e poi inizia il declino, tanto che a sessant’anni si è già perso il 60% della capacità respiratoria, il 40% delle funzioni renali e del fegato, e dal 15 al 30% della massa ossea, ed il 30% della forza, stupisce trovare questi anziani perfettamente in salute oltre i cent’anni.
Il tumore al seno colpisce 6 donne su 100.000; l’osteporosi è sconosciuta, le malattie cardiache sono inferiore dell’80%.
Il segreto della loro longevità e salute sta prima di tutto nell’ottimo cibo che consumano; cereali integrali, frutta e verdura, un po’ di pesce e mai carne, poche calorie (1900 contro le 2650 di un americano medio), mangiano lentamente e si gustano il cibo.
Anche in questa cultura, il rispetto per l’anziano e la cura dei bambini sono i cardini della vita comune.

 

Conclusioni

Appare evidente che siamo di fronte a popoli che dimostrano con la loro vita semplice che l’uomo può vivere tranquillamente oltre i cento anni mantenendo la salute fino agli ultimi istanti della sua vita.
Sarebbe un errore pensare che questi popoli vivono così grazie a fattori genetici, perché quando questi entrano in contatto con l’uomo occidentale la loro vita si accorcia e appaiono le malattie moderne.
Sicuramente l’ambiente è un fattore determinante, anche se a Okinawa è molto meno puro che negli altri popoli.
L’alimentazione è invece comune a tutti e certamente è un fattore determinante.
Anche lo stile di vita, inteso come qualità delle relazioni, ha un effetto straordinario sulla salute mentale e la longevità.
Infine, l’attività fisica intensa e l’abitudine a muoversi fisicamente contribuiscono a mantenere sano il corpo e i suoi organi.
Come detto all’inizio, queste ricerche dimostrano che l’uomo ha i mezzi per vivere a lungo felice e sano, solo deve avere la capacità ed il coraggio di usarli, invece che ignorarli e preferire altri mezzi più moderni ma più inefficaci.

 


Respuesta  Mensaje 9 de 9 en el tema 
De: solidea Enviado: 29/06/2011 09:50
 
La Svezia ha una canzone tradizionale  di compleanno,
per chi vive per cento anni.
 

L'Iran , il termine Potete vivere fino a 120 anni
è usato per la benedizione dei vecchi.
  

In Polonia esprimere il desiderio di vivere cento anni,
è un modo tradizionale di elogio e di buoni desideri.
 
La tradizione ebrea, tuttavia, è più ambiziosa,
omaggia di vivere quanto Mosè, 120 anni.

In Italia, attualmente!( cento di questi giorni)
è pronostico per i compleanni,
vivere per celebrare 100 nuovi compleanni.


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