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De: Ver@ (Mensaje original) |
Enviado: 15/10/2011 04:27 |
Il Google Doodle di oggi è dedicato a Italo Calvino, per celebrare l’88esimo anniversario della nascita (15 ottobre 1923) di uno dei narratori italiani più importanti del XX secolo. è un logo colorato, ricco di elementi che sembrano uscire dai tanti mondi fantastici ideati dalla mente dell’artista, scomparso nel settembre 1985 in conseguenza ad un ictus.
All’anagrafe Italo Giovanni Calvino Mameli, lo scrittore nasce a Santiago de Las Vegas, Cuba, da padre agronomo e madre docente di botanica. Alla fine degli anni ’20 torna con la famiglia nel Bel Paese, a Sanremo, dove trascorre l’infanzia e il periodo scolastico, caratterizzato a quell’epoca dall’influenza delle imposizioni fasciste. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale interrompe gli studi e si unisce alla resistenza partigiana, esperienza che lascerà un segno indelebile nel suo percorso di crescita e fonte d’ispirazione per l’inizio dell’attività letteraria. |
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De: Ver@ |
Enviado: 15/10/2011 05:26 |
BIOGRAFIA
Nasce a Santiago de Las Vegas (Cuba) nel 1923. Studia al liceo Cassinis di Sanremo, avendo per compagno di banco il futuro direttore di "Repubblica", Eugenio Scalfari. Partecipa alla guerra partigiana, esperienza poi trasfusa in uno dei capisaldi della narrativa resistenziale, "Il sentiero dei nidi di ragno" (1947). Successivamente, ha modo di lavorare con vari giornali e riviste, svolgendo anche attività di consulenza editoriale; inoltre, soggiorna a lungo in Francia. Politicamente impegnato nel Partito Comunista Italiano, se ne dissocia dopo i fatti d’Ungheria; all’immobilismo del PCI nella circostanza, dedica il feroce apologo de "La Grande Bonaccia delle Antille", pubblicato nel 1957 su "Città aperta". Tra le sue numerose opere narrative, meritano senz’altro menzione "Il visconte dimezzato" (1952), "Il barone rampante" (1957), "Il cavaliere inesistente" (1959), "La giornata di uno scrutatore" (1963), "Le cosmicomiche" (1965), "Ti con zero" (1968) "Le città invisibili" (1972), "Il castello dei destini incrociati" (1973), "Se una notte d’inverno un viaggiatore" (1979), "Palomar" (1983). Nel 1956, dà alle stampe una selezione di "Fiabe italiane", ricavate dai dialetti d’ogni regione; è, pure, autore d’un celebre libro per ragazzi, "Marcovaldo" (1963). In "Una pietra sopra" (1980), raccoglie numerosi interventi sul dibattito letterario dell’epoca; in "Collezione di sabbia" (1984), prose sparse concepite per particolari occasioni. Dal 1974, collabora per un lustro al "Corriere della Sera" con racconti, resoconti di viaggio, interventi sulla realtà politica e sociale del paese; dal ‘79, continua detta attività sulle colonne di "Repubblica", sino alla morte. Che lo coglie, nel 1985, mentre è ricoverato all’ospedale di Siena.
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De: Marika |
Enviado: 15/10/2011 07:59 |
Italo Calvino: Google sceglie le cosmicomiche, nel paese dei corrotti
Italo Calvino ricordato con un doodle che rievoca un racconto della raccolta "Le cosmicomiche", anche se forse l' "Apologo sull'onestà nel paese dei corrotti" sarebbe stato più adatto nel giorno in cui le piazze si riempiranno di "indignati".
Mentre il mondo degli "indignati" si prepara a scendere in piazza, 88 anni fa nasceva uno tra i più grandi scrittori del novecento, Italo Calvino, che Google omaggia attraverso l'ormai classico restyling del suo logo, che avviene quando il motore di ricerca di Mountain View decide di ricordare anniversari (più o meno) importanti. Google sceglie di ispirarsi, per il suo doodle, al primo dei 12 racconti pubblicati da Italo Calvino nella raccolta "Le cosmicomiche", dal titolo "La distanza della luna", dove il vecchio Qfwfq (protagonista e narratore), suo cugino sordo, il capitano e sua moglie (la signora Vhd Vhd) decidono di andar sotto la luna con una barca per poi salirvicisi. Ne "Le cosmicomiche", infatti, le nozioni scientifiche, soprattutto astronomiche, sono per Italo Calvino il punto di partenza per raccontare poi storie surrealiste, con un occhio sempre alla realtà e alla società contemporanea.
Non è dato sapere perché Google abbia scelto proprio questo racconto per far rivivere il genio narrativo di Calvino, anche perché forse oggi, paradossalmente, più che una storiella sarebbe stato interessante rappresentare la Storia, quella descritta da Italo Calvino in un articolo pubblicato su "La Repubblica" del 15 marzo 1980, che letto 12 anni dopo sembrava descrivere l'epoca di Tangentopoli ma che, purtroppo, rimane sempre di grande ed impressionante attualità. L' "Apologo sull'onestà nel paese dei corrotti", infatti, riflette ancora una volta lo specchio di una società distorta che apparentemente senza "alcun senso di colpa" continua a reggersi "sull'illecito".
Per quegli "indignados" pronti davvero a manifestare il proprio sdegno e la propria distanza da questo tipo di "sistema, articolato su un gran numero di centri di potere" avrebbe quindi forse fatto piacere, magari cliccando proprio sul doodle di Google (che tra l'altro sembra sia stato pensato solo per l'Italia), capire di non far parte di "una razza in via d'estizione" ma di una "pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva (e si sa, ndr) quale ruolo attribuire", cioè quella degli "onesti", descritta così bene da Italo Calvino (http://is.gd/6TGRc6).
Calvino infatti, oltre a descrivere un sistema che "aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (...) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti" spiega anche come "il privato che si trovava a intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva, era sicuro d'aver fatto agire il proprio tornaconto individuale in favore del tornaconto collettivo, cioè poteva senza ipocrisia convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita".
Italo Calvino intuisce difatti che "tutte le forme d'illecito, da quelle più sornione a quelle più feroci si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilità e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto".
Ma la "felicità" degli abitanti di quel paese era incrinata, fa notare sempre Calvino, da quella cerchia di "onesti" che lo erano "non per qualche speciale ragione" ma "per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso". Da tutte quelle persone che sanno "che fare la morale agli altri, indignarsi, predicare la virtù sono cose che trovano troppo facilmente l'approvazione di tutti, in buona o in malafede".
Per questo il vero cambiamento in quel paese avverà solo quando il "modo" della "controsocietà degli onesti", che ancora resiste "in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversità, di sentirsi dissimile da tutto il resto" finirà "per significare qualcosa d'essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno più dire, di qualcosa che non è stato ancora detto e ancora non sappiamo cos'è".
Maurizio Maria Corona
DAL WEB |
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Marcovaldo, ovvero Le stagioni in città
di
Tina Borgogni
Incoccia
Sono venti racconti, ognuno è dedicato ad una stagione. I1
personaggio che dà il titolo al libro è Marcovaldo, un operaio addetto al carico
e scarico delle merci, in una ditta che si chiama S.B.A.V. Marcovaldo, venuto
dalla campagna in città per trovare lavoro, ha moglie e quattro figli da
mantenere ed è sempre senza un soldo. In mezzo al cemento e all’asfalto della
città inquinata, egli crede ogni tanto di rivedere un po’ della campagna
lontana, ma si tratta di una illusione e i suoi entusiasmi vengono sempre
mortificati. I racconti hanno sempre un tono scherzoso nella prima parte e un
po’ malinconico alla fine. Marcovaldo non si perde d’animo e continua a sperare,
perché è un uomo fiducioso e pieno di buona volontà.Questi racconti furono scritti da
Italo Calvino fra il 1952 e il 1962, quando in Italia si era diffuso un certo
benessere, dopo i disastri della seconda Guerra mondiale e i nuovi ricchi
provavano la gioia di spendere e spandere dopo tante privazioni; ma si trattava
di un numero ristretto di persone e c’era ancora tanta
miseria.
Il libro venne illustrato da Sergio Tofano che aveva creato tanti
personaggi per il “Corriere dei Piccoli”, giornale di cui Calvino nell’infanzia
era stato un lettore appassionato.
Ecco ora brevi riassunti di alcuni
racconti.
Marcovaldo al Supermarket (Inverno)
Alle sei di sera
la città cadeva in mano dei consumatori. Dopo le ore lavorative, la folla
correva a smantellare, a rodere, a palpare, a fare man bassa. Sembrava
che una parola d’ordine risuonasse per tutti: Consumate! Consummate!
Consumate! Pacchi, pacchetti, pacchettini vorticavano attorno alla cassa dei
negozi. La musica di fondo invitava agli acquisti. Una sera
Marcovaldo, come al solito senza soldi, passò da un supermarket con sua moglie e
i bambini, divertendosi a guardare gli altri che riempivano i carrelli di ogni
ben di Dio; ma dopo un po’ di tempo provò il desiderio di sentirsi ricco e,
preso un carrello, cominciò a riempirlo con tutte le cose buone che vedeva sui
ripiani. Intanto, anche la moglie e i ragazzi, senza farsene accorgere, avevano
fatto la stessa cosa e alla fine si ritrovarono con tanti carrelli strabordanti
di confezioni colorate. Papà, allora
siamo ricchi? chiese Michelino. Ma già si intravedeva la cassa con la macchina calcolatrice crepitante come una mitragliatrice e l’ora di chiusura si avvicinava.
Occorreva rimettere tutto a posto e in fretta, quand’ecco che, vista una
apertura nel muro, avanzarono su una impalcatura lasciata dagli operai che
stavano facendo dei lavori di ampliamento. Procedevano in equilibrio su un’asse,
all’altezza di sette piani, mentre sotto a loro sfavillavano e luci della città.
Ho paura! disse Michelino. Dal buio avanzò un’ombra. Era una bocca
enorme, senza denti che s’apriva protendendosi su un grosso collo metallico: una
gru. Marcovaldo
rovesciò la merce del suo carrello nelle fauci di ferro e così fecero la moglie
Domitilla e i ragazzi. Intanto si accendevano e ruotavano intorno a loro le
scritte luminose multicolori che invitavano a comprare, nel grande
supermarket.
Funghi in
città (Primavera)
Marcovaldo, che
aveva un animo molto sensibile, osservava anche i più piccoli cambiamenti che si
verificavano nella città, tra una stagione e l’altra. Un giorno si accorse che
ai piedi di un albero erano spuntati dei funghi e questo fatto lo riempì di
grande gioia, pensando di poterne fare una bella frittura, da mangiare insieme
ai suoi figli. Aspettò con grande ansia che i funghi crescessero, timoroso che
altre persone gli rubassero il suo tesoro e finalmente, dopo una lunga notte di
pioggia, andò con i bambini a farne un bel raccolto. Preso dall’entusiasmo,
invitò anche i passanti che ne approfittarono riempiendo le loro borse. La sera
si ritrovarono tutti all’ospedale per una lavanda gastrica, perché i funghi
erano velenosi… ma non troppo.
Fumo, vento e
bolle di sapone
(Inverno)
Nella cassetta
della posta di Marcovaldo non c’era mai niente, perché nessuno gli scriveva, ma
un giorno i suoi figli Filippetto, Pietruccio e Michelino trovarono un buono
omaggio di una ditta di saponi. I ragazzi pensarono di approfittarne, prendendo
anche quelli delle altre cassette, quelli delle case vicine e quelli caduti per
terra. Così, insieme ad una banda di monelli, ne misero insieme una enorme
quantità, e con tutti questi campioni di detersivi riempirono la casa di
Marcovaldo, sperando di guadagnare tanti soldi. Quando cercarono di venderli, la
cosa cominciò a dare nell’occhio e qualcuno denunciò il fatto alla polizia.
Fiutando il pericolo, Marcovaldo disse ai ragazzi di buttar tutto nel fiume.
Così un mattino fecero la spedizione di scarico, svuotando tutte le scatole
nell’acqua, nei pressi di una rapida e tutto il sapone cominciò a gonfiarsi in
tante bolle che si sollevarono dalla superficie dell’acqua e si dispersero in
cielo, volando verso la città, mentre il fiume continuava a traboccare come un bricco
di latte al fuoco.
I grappoli di bolle s’allungavano in ghirlande irridate
e tutti gli
operai che andavano al lavoro si fermavano allegri a guardare questo spettacolo
pieno di colori. Intanto le fabbriche avevano cominciato a buttare fuori il fumo
nero di ogni mattino. Bolle colorate e fuliggine nera si confondevano tra loro,
finché Marcovaldo, che stava a guardare con gli altri, cerca cerca nel cielo non riusciva a vedere
più le bolle, ma solo fumo fumo fumo.
Dov’è più azzurro
il mare (Primavera)
Era un tempo in cui i più semplici cibi racchiudevano minacce,
insidie e frodi. Nulla era più sicuro: formaggio, olio, burro, frutta, verdura, polli,
pesce. Il nostro Marcovaldo, pieno di preoccupazione, cercando cibi genuini per
la famiglia, pensò di andare a pescare fuori città, perché il fiume in città gli
ispirava ripugnanza.Un giorno, esplorando la campagna, trovò tra gli alberi un
angoletto di Paradiso: uno slargo del fiume, dal colore così azzurro che pareva un laghetto di montagna.
Felice come una Pasqua, si fece prestare tutto l’equipaggiamento da
pescatore: canna, lenza, retino, ami, esca, stivaloni, e una bella mattina
presto andò a pescare. Le tinche cadevano
nella rete a capofitto, ma apparve una guardia che con tono severo lo
redarguì: “Non lo sa che qui è proibito pescare? Non ha visto la fabbrica di
vernici? Il pesce è avvelenato e deve essere buttato
via”.
Le tinche di Marcovaldo tornarono
a guizzare contente nel fiume azzurro.
I figli di Babbo Natale (Inverno)
Non c’è epoca
dell’anno più gentile e buona, per il mondo
dell’industria e del commercio, che il Natale e le settimane
precedenti. Tutte
le ditte erano prese dalla frenesia dei regali, per fare propaganda ai propri
prodotti. Alla S.B.A.V. pensarono di far consegnare i regali da uno dei loro
dipendenti, vestito da Babbo Natale e scelsero proprio Marcovaldo. Corse subito
a casa per fare una sorpresa ai figli, che invece 1o degnarono appena di una
occhiata, perché tutte le ditte avevano avuto la stessa idea e la città era
piena di Babbi Natale. Per il giro di consegne Marcovaldo si portò dietro
Michelino che con i fratelli stava avvolgendo nella carta argentata qualche
regalino per i bambini poveri. Arrivarono alla porta di ma casa lussuosa cbe
apparteneva al Presidente dell’Unione Incremento Vendite Natalizie ed entrarono in una sala tutta
risplendente di argenti e cristalli e con uno splendido albero di Natale, tutto
addobbato. In un angolo c’era un bambino imbronciato e annoiato perché quello
era il trecentododicesimo regalo che riceveva. Michelino era corso via e
Marcovaldo lo ritrovò a casa la sera, tutto soddisfatto perché con i fratellini
era andato a portare i regali al bambino ricco che a lui sembrava povero: un
martello, una fionda e una scatola di fiammiferi l’avevano reso felice e aveva
cominciato a distruggere tutta la casa. Marcovaldo era disperato perché era
convinto che l’avrebbero licenziato, ma invece, la mattina dopo, trovò che alla
ditta erano tutti entusiasti per la trovata del regalo distruttivo, idea
veramente geniale e ideale per incrementare le
vendite!
Siamo alla fine del libro. Il
narratore cambia la scena, per cominciare un altro racconto. Ci conduce fuori
dalla città, in una pianura bianca di neve e circondata da un bosco fitto e
nero.
Sulla neve uscì
un leprottino bianco che si confondeva col bianco della neve e nel bosco si sentiva
l’ululato del lupo, ma non si vedeva perché era nero e stava nel buio nero del
bosco. Il lupo uscì poi dal bosco e spalancò la gola rossa e i denti aguzzi,
ma morse il vento. Il leprottino
non si vedeva più.
Si vedeva solo la distesa di neve bianca come questa
pagina.
La pagina bianca che Calvino scherzosamente ci lascia è destinata ai
lettori, grandi e piccoli, perché vi possano scrivere i loro pensieri e le loro
fantasie.
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