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Resposta  Mensagem 1 de 3 no assunto 
De: Ver@  (Mensagem original) Enviado: 25/11/2011 10:28
 
Per fortuna si è trattato solo di una bufala.
 

tassa animali domestici

Qualche tempo fa, sotto il governo Berlusconi, girava una notizia secondo cui l’Agenzia delle Entrate avesse classificato gli animali domestici come beni di lusso considerando un lusso anche tutte le spese mediche per curarli.

Il caso era stato portato subito all’attenzione pubblica grazie ad una segnalazione da parte di Marco Meloni, presidente dell’associazione nazionale medici veterinari che aveva sottolineato come gli animali domestici fossero più un bene psicologico per le famiglie che un lusso.

Semmai dovrebbe essere il contrario, visto che molte famiglie danno agli animali un posto dove vivere, invece di lasciarli per la strada o in qualche canile. Una tassa andrebbe messa semmai come contributo per le famiglie che decidono di adottare degli animali, visto che si sta attraversando un periodo buio, in cui si fa fatica ad arrivare alla fine del mese.

Il caos scatenato su Twitter e Facebook avrebbe indotto diversi blog a far circolare la notizia secondo cui il governo Monti starebbe valutando la tassa, ma in realtà si tratta di una bufala sorta per confusione. La notizia, infatti, era stata proposta sotto il governo Berlusconi ma dopo una denuncia era stata ritirata. Qualche giorno fa la notizia è apparsa nuovamente su un blog e dopo esser stata citata da un’associazione, ha fatto immediatamente il giro dei vari network, scatenando l‘ira dei padroni animalisti.

Gli animalisti avrebbero denunciato i casi di abbandono di animali che una notizia di questo genere avrebbe potuto causare. Una mossa questa che non aiuterà di certo a diminuire i casi di rinuncia agli animali domestici. In periodi di crisi le prime cose che vengono tagliate fuori, per ammortizzare le spese, sono proprio i beni di lusso. Questo solo uno dei tanti commenti lasciati dagli utenti preoccupati. Per fortuna si è trattato solo di una bufala.




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Resposta  Mensagem 2 de 3 no assunto 
De: Marika Enviado: 26/11/2011 08:03
Meno male che sia un bufala...
Gli animali non sono un lusso, ma fanno tanto compagnia...
 
 
 
che tenerezzaaaaaaaaaaaaa!!

Resposta  Mensagem 3 de 3 no assunto 
De: Nando1 Enviado: 27/11/2011 06:53

Proponiamo l’articolo pubblicato sulla rivista on line www.leggioggi.it a firma dell’avv.Maria Giuliana Murianni.

Le spese veterinarie per gli animali da compagnia nel nuovo redditometro

Considerato “bene di lusso” il possesso di un animale…

 
 

Tra le 100 voci del nuovo redditometro che andrà in vigore in via sperimentale da febbraio 2012 ci sono anche le spese veterinarie per gli animali da compagnia.

L’obiettivo dichiarato da parte dell’Agenzia delle Entrate è quello di dare ai cittadini la possibilità di controllare attraverso un software la coerenza tra le spese effettuate ed i redditi dichiarati in vista del reddito cui allinearsi.

In realtà, il risultato raggiunto è quello di considerare “bene di lusso” il possesso di un animale.

E’ così mentre in tutta l’Europa il Parlamento europeo incoraggia le misure veterinarie per combattere il randagismo; il Trattato di Lisbona considera gli animali esseri “senzienti” e la Commissione europea legifera in favore della sanità animale e finanzia il loro benessere, in Italia si assiste ad una politica da Giano bifronte.

Da un lato una legislatura che tutela sulla carta gli animali con una legislazione d’avanguardia (adesione al Trattato di Lisbona dell’Unione europea; Convenzione europea di Strasburgo; Legge 281/1991 (Lo Stato tutela gli animali di affezione al fine di tutelare la salute pubblica e l’ambiente); Legge 189/2004 (divieto di combattimenti e di utilizzo per pellicce); Codice penale (reato di maltrattamento, di uccisione, di abbandono); Legge 201/2010 (reato di traffico di animali); Codice della strada (obbligo di soccorso animali); leggi regionali; ordinanze ministeriali e comunali, offrendo le migliori garanzie in sede penale.

Dall’altro, il Governo ritiene gli animali un bene di lusso, indice ed espressione di capacità tributaria al punto da farne oggetto di una e propria vessazione fiscale che non ha pari in Europa.

Il fisco italiano considera anche l’animale d’affezione (cani, gatti, criceti, conigli, furetti e c.) indicatore di reddito, continua a ridurre le detrazioni sulle spese veterinarie per cani e gatti, aumenta le tasse portando l’Iva ai massimi livelli storici (21%) sul loro cibo e sulle cure mediche degli animali da compagnia, stabilisce imposte sugli obblighi amministrativi (anagrafe e passaporto), sulle vaccinazioni essenziali e obbligatorie, sulla prevenzione delle malattie trasmissibili all’uomo (es. leishmaniosi), sulla sterilizzazione per contrastare il randagismo.

E se c’è ancora chi chiede di poter inserire anche gli animali domestici nel proprio stato di famiglia a riprova dell’intenso legame affettivo che si instaura per chiunque abbia vissuto o viva questa esperienza, per il fisco, il cagnolino o il gatto che sonnecchia sul nostro divano è considerato un indice di ricchezza, al pari dello yacht o della ferrari che la stragrande maggioranza di noi non avrà mai.

E tutto questo, nonostante gli sforzi della “ministra” Brambilla per incentivare il possesso degli animali e la loro cura mediante l’istituzione della tessera sanitaria individuale.

Il Governo dimentica, o finge di dimenticare, che gli animali da compagnia hanno un ruolo sociale all’interno dei nuclei familiari, sempre più sconquassati da una crisi economica che sta dando tregua soprattutto a chi i sacrifici è abituato da sempre a farli.

Ogni proprietario di un cane o di un gatto ha già scelto di rinunciare a qualcosa per sé per poter affrontare spese veterinarie in favore del proprio animale.

Questo non è sintomo di ricchezza ma semmai di spirito di sacrificio a beneficio di chi, solo con la sua presenza fa compagnia ad un anziano o ad un bambino o semplicimente ci accompagna nella fatica di un vivere sempre più complicato.

Siamo al surrealismo fiscale – dichiara Marco Melosi, presidente dell’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari) – è l’ennesima allucinazione del Fisco nazionale, un quadro visionario, degno della ribellione descritta nella Fattoria di George Orwell».

Una sicura conseguenza sarà quella di incentivare l’abbandono e, soprattutto, scoraggiare ulteriormente la già difficile opera pro-adozione dei cani abbandonati, portata avanti dall’abnegazione del popolo dei volontari che, come in altri campi, sopperiscono ai vuoti della governance.

Anch’io, come Attilio Befera, attuale direttore dell’Agenzia delle Entrate, ho due cani, e non ci sto a considerarli “beni di lusso”, né ad essere considerata un potenziale evasore fiscale se dovessi decidere di pagare cure veterinarie ove vi fosse la necessità di farlo.

Ancora una volta, il nostro “belpaese” rinnega un passato di civiltà ed offre di sé un ulteriore spunto di riflessione negativa.

L’ennesimo esempio del capovolgimento dei valori. Quelli veri.

Ma il dubbio mi assale: saranno considerate beni di lusso anche le escort?

In fondo… tengono compagnia.



 
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