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Rispondi  Messaggio 1 di 2 di questo argomento 
Da: solidea  (Messaggio originale) Inviato: 12/11/2012 15:52

 Il Lustrascarpe.

La sua bottega, il marciapiede: era qui che il lustrascarpe lavorava, accovacciato a terra o inginocchiato, tra il viavai delle persone e il rumore del traffico. Ai suoi clienti offriva un servizio rapido, una tappa veloce, una sosta al bordo della strada di pochi minuti : i più attrezzati, proponevano anche comode poltrone, una occasione per leggere lil giornale o chiacchierare. Gli attrezzi non erano molti: una cassetta di legno dove i clienti appoggiavano i piedi, spazzole , panno e lucido da scarpe. Erano spesso giovani e bambini a svolgere questo mestiere per via dei miseri guadagni.
In Italia questo mestiere si diffuse durante la seconda guerra mondiale, con l'arrivo degli Americani. A Napoli, la categoria trovò un nome nuovo venne ribattezzata dall'inglese shoeshine, lustrascarpe che i napoletani pronunciavano Sciuscià.



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Rispondi  Messaggio 2 di 2 di questo argomento 
Da: Ver@ Inviato: 13/11/2012 05:54

Nostalgia del lustrascarpe


Dove sono finiti i lustrascarpe? Nei film probabilmente. L’ultima pellicola di Kaurismäki, «Miracolo a Le Havre», uscita da poco nelle sale, ha per protagonista un lustrascarpe, mestiere in via di scomparsa nonostante qualche recente riapparizione, che sembra suscitare più curiosità che non indicare una vera inversione di tendenza.

Del resto, il numero delle scarpe confezionate in pelle, per cui è indispensabile ricorrere alla pulizia mediante lucido e spazzole, è molto diminuito. Oggi si usano scarpe di tela, di pelle scamosciata, di materiale sintetico, cui non si applica il lucido, la cui produzione è decisamente in calo. I lustrascarpe resistono nelle vie di Istanbul e nelle grandi città indiane, in Africa e in Sudamerica. Ma sono sempre meno. Oltre a ragioni di tipo materiale ci sarebbe inoltre un motivo legato all’antropologia. Desmond Morris, in un saggio dedicato ai comportamenti intimi, sostiene che la sola intimità «estetica» che il maschio moderno ha in più della donna è di farsi lustrare le scarpe in pubblico. Lo zoologo inglese lega l’attività del lustrascarpe a quella dei barbieri, delle manicure, e di tutti coloro che s’occupano degli aspetti estetici del corpo. Morris sostiene che a parte i contatti bocca-genitali, l’attività di farsi lucidare le scarpe è «l’unica occasione in cui un maschio moderno può vedere un altro essere umano inginocchiarsi ai suoi piedi prima di stabilire un contatto fisico, ed è certamente l’unico caso in cui ciò avviene in pubblico (il commesso del negozio di calzature evita di inginocchiarsi sedendosi sul poggiapiedi)». Il declino della professione di lustrascarpe sarebbe legata al suo aspetto servile. Solo in civiltà in cui una manifestazione così palese di umiltà, con il suo contatto fisico, era pienamente accettata, poteva esistere una simile attività.

Con l’avvento di società fondate, almeno teoricamente sull’uguaglianza umana, questa forma di subordinazione, dice lo zoologo, è diventata imbarazzante. Per questo il lustrascarpe è scomparso. Non a caso nel film di Kaurismäki il protagonista, che pratica questo mestiere umile, è un eroe buono e modesto, come i precedenti protagonisti delle pellicole del regista finlandese, che ribaltano la condizione subalterna in una forza etica. Il lustrascarpe come eroe in una società fondata sul Self, la nostra, che si pulisce le scarpe da sé. Ammesso che ancora lo faccia.



 
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