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De: Mariellina (Mensaje original) |
Enviado: 31/03/2013 18:24 |
Pasqua di Risurrezione del
Signore
Se il Natale è la festività che
raccoglie la famiglia, riunisce i parenti lontani, che più fa sentire il calore
di una casa, degli affetti familiari, condividendoli con chi è solo, nello
struggente ricordo del Dio Bambino; la Pasqua invece è la festa della gioia,
dell’esplosione della natura che rifiorisce in Primavera, ma soprattutto del
sollievo, del gaudio che si prova, come dopo il passare di un dolore e di una
mestizia che creava angoscia, perché per noi cristiani questa è la Pasqua, la
dimostrazione reale che la Resurrezione di Gesù non era una vana promessa, di un
uomo creduto un esaltato dai contemporanei o un Maestro (Rabbi) da un certo
numero di persone, fra i quali i disorientati discepoli. La Risurrezione è
la dimostrazione massima della divinità di Gesù, non uno dei numerosi miracoli
fatti nel corso della sua vita pubblica, a beneficio di tante persone che
credettero in Lui; questa volta è Gesù stesso, in prima persona che indica il
valore della sofferenza, comune a tutti gli uomini, che trasfigurata dalla
speranza, conduce alla Vita Eterna, per i meriti della Morte e Resurrezione di
Cristo. La Pasqua è una forza, una energia d’amore immessa nel Creato, che
viene posta come lievito nella vita degli uomini ed è una energia incredibile,
perché alimenta e sorregge la nostra speranza di risorgere anche noi, perché le
membra devono seguire la sorte del capo; ci dà la certezza della Redenzione,
perché Cristo morendo ci ha liberati dai peccati, ma risorgendo ci ha restituito
quei preziosi beni che avevamo perduto con la colpa.
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Racconto evangelico
Esaminiamo
adesso la cronologia degli avvenimenti che seguirono alla morte e sepoltura di
Gesù. La sepoltura fu una operazione provvisoria, in quando essendo ormai un’ora
serale e si approssimava con il tramonto il Sabato ebraico, in cui è noto era
proibita qualsiasi attività, il corpo di Gesù fu avvolto in un lenzuolo candido
e deposto nel sepolcro nuovo scavato nella roccia, appartenente a Giuseppe
d’Arimatea, membro del Sinedrio, ma ormai seguace delle idee del giovane “Rabbi”
della Galilea. Le operazioni necessarie per questo tipo di sepoltura, che
non era l’inumazione nel terreno, e cioè il cospargere il corpo con profumi ed
unguenti conservativi e l’avvolgimento dello stesso corpo con fasce o bende (ne
abbiamo l’esempio nel racconto di Lazzaro risuscitato dallo stesso Gesù); queste
operazioni, dicevamo, furono rimandate a dopo il Sabato dalle pie donne, le
quali dopo aver preparato gli aromi e visto dove era stato deposto il corpo di
Gesù, alla fine si allontanarono. Dopo la Parasceve (vigilia del Sabato)
quindi appena dopo sepolto Gesù, i sacerdoti ed i Farisei si recarono da Pilato
dicendogli che si erano ricordati “che quell’impostore quando era ancora in
vita, disse: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il
sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i discepoli, lo rubino e poi
dicano al popolo: è risorto dai morti. Così quest’ultima impostura sarebbe
peggiore della prima!”. E Pilato, secondo il solo Vangelo di Matteo,
autorizzò il sigillo del sepolcro e dispose alcune guardie per controllarlo.
Trascorso il Sabato, in cui tutti osservarono il riposo, Maria di Magdala,
Maria di Cleofa e Salome, completarono la preparazione dei profumi e si recarono
al sepolcro di buon’ora per completare le unzioni del corpo e la fasciatura;
lungo la strada dicevano tra loro, chi poteva aiutarle a spostare la pesante
pietra circolare, che chiudeva la bassa apertura del sepolcro, che era composto
da due ambienti scavati nella roccia, consistenti in un piccolo atrio e nella
cella sepolcrale; quest’ultima contenente una specie di rialzo in pietra, su cui
veniva deposto il cadavere. Quando arrivarono, secondo i Vangeli, vi fu un
terremoto, un angelo sfolgorante scese dal cielo, si accostò al sepolcro fece
rotolare la pietra e si pose a sedere su di essa; le guardie prese da grande
spavento caddero svenute. Ma l’Angelo si rivolse alle donne sgomente, dicendo
loro: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. è
risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”.
Proseguendo con il racconto del Vangelo di Matteo, le donne si allontanarono
di corsa per dare l’annunzio ai discepoli. Piace ricordare che anche l’annunzio
della nascita di Gesù avvenne tramite un Angelo a dei semplici pastori, così
anche la Sua Risurrezione viene annunciata da un Angelo a delle umili donne, che
secondo l’antico Diritto ebraico, erano inabilitate a testimoniare, quindi con
questo evento che le vede messaggere e testimoni, viene anche ad inserirsi un
evento storico nella socialità ebraica. Lungo la strada lo stesso Gesù
apparve loro, che prese dalla gioia si prostrarono ad adorarlo e il Risorto
disse loro: “Non temete, andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in
Galilea e là mi vedranno”. Proseguendo nella lettura del Vangelo di Matteo
(che è l’unico ad indicare l’esistenza di un drappello di guardie), mentre le
donne proseguirono veloci alla ricerca degli apostoli per avvisarli, alcuni dei
soldati di guardia, rinvenuti dallo spavento provato, si recarono in città a
riferire ai sommi sacerdoti l’accaduto. Questi allora, riunitasi con gli
anziani, decisero di dare una cospicua somma di denaro ai soldati, affinché
dichiarassero che erano venuti i discepoli di Gesù di notte, mentre dormivano e
ne avevano rubato il corpo, promettendo di intervenire in loro favore presso il
governatore, se avessero avuto delle punizioni per questo. Questa diceria,
propagata dai soldati, si è diffusa fra i Giudei fino ad oggi. Se colpa si
potrebbe attribuire alle autorità religiose ebraiche dell’epoca, questa riguarda
l’ostinazione nello sbagliare anche di fronte all’evidenza, pur di non ammettere
l’errore commesso; “quel timore che venga rubato il corpo, quelle guardie al
sepolcro, quel sigillo apposto per loro richiesta, sono la testimonianza della
loro follia ed ostinazione” (s. Ilario); in realtà tutto ciò servì soltanto a
rendere più certa ed incontestabile la Resurrezione. Quando le donne
raggiunsero gli apostoli e riferirono l’accaduto, essi corsero verso il
sepolcro, ma Pietro e Giovanni corsero avanti, al sepolcro arrivò per primo
Giovanni più giovane e veloce, ma sulla soglia si fermò dopo aver visto il
lenzuolo (Sindone) a terra, Pietro sopraggiunto, entrò per primo e constatò che
il lenzuolo era per terra, mentre il sudario, usato per poggiarlo sul capo dei
defunti, era ripiegato in un angolo, poi entrò anche Giovanni e ambedue capirono
e credettero a quanto lo stesso Gesù, aveva detto in precedenza riguardo la sua
Risurrezione. A questo punto, con gli apostoli che se ne ritornano tutti
meravigliati e gioiosi verso la loro dimora, riempiti di certezza e nuova forza,
termina il racconto evangelico del giorno di Pasqua; Gesù comparirà altre volte
alla Maddalena, agli Apostoli, ai discepoli di Emmaus, a sua madre, finché non
si avrà la sua Ascensione al cielo; gli Evangelisti raccontano in modo diverso
questi avvenimenti connessi con la Resurrezione, ma in sostanza simili
nell’insegnamento.
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Liturgia e Veglia Pasquale
Adesso è utile descrivere l’aspetto
liturgico della Pasqua, che è bene ricordare è il culmine della Settimana Santa,
è festa di grande solennità per il mondo cristiano, prosegue con l’Ottava di
Pasqua e con il Tempo liturgico di Pasqua che dura 50 giorni, inglobando la
festività dell’Ascensione, fino all’altra solennità della Pentecoste. Dopo
il silenzio, penitenza e meditazione del Sabato Santo, la liturgia prevede la
grande Veglia pasquale, che è la celebrazione più importante dell’anno liturgico
e quella che più esprime la gioia della fede in Gesù Cristo risorto e Salvatore
dell’uomo. La notte nella quale il Signore passa dalla morte alla vita,
segna il punto più alto della storia religiosa dell’umanità; fin dai primi
secoli, i cristiani l’hanno celebrata con la più grande solennità. Sant’Agostino
la chiama “la madre di tutte le veglie sante, durante la quale il mondo intero è
rimasto sveglio”. Nel corso di questa notte, la Chiesa celebrava e celebra
la Resurrezione di Cristo, battezzando nuovi cristiani e domandando a coloro che
già lo sono, di rinnovare tutti insieme gl’impegni del loro Battesimo. La
Veglia pasquale è una celebrazione complessa ed unitaria, che si svolge in
momenti successivi: 1) Liturgia della Luce; 2) Liturgia della Parola; 3)
Liturgia Battesimale; 4) Liturgia Eucaristica. Il rito si svolge nella
notte, simbolo della vita, che senza Cristo, è immersa nelle tenebre
dell’ignoranza e dell’errore, del peccato e della morte.
LITURGIA DELLA
LUCE
Benedizione del nuovo fuoco La
cerimonia si svolge all’esterno della chiesa, tutta oscurata; il celebrante
benedice il fuoco nuovo in un braciere, simbolo dello Spirito Santo e della
virtù teologale della Carità, infusa in noi nel Battesimo. Benedizione del
cero pasquale Segue la benedizione del cero pasquale, grande cero che
rimarrà acceso durante le cerimonie liturgiche, per tutto il Tempo Pasquale e
che verrà spento il giorno di Pentecoste, dopo la lettura del Vangelo; la sua
origine sembra risalire al IV secolo. Il cero viene ornato da cinque grossi
grani d’incenso, disposti a forma di croce e dalle lettere dell’alfabeto greco
Alfa e Omega, che sono rispettivamente la prima e l’ultima, che alludono a
Cristo, principio e fine di tutta la realtà. Per la benedizione il sacerdote
usa questa formula: “Il Cristo ieri e oggi / Principio e fine / Alfa e Omega. A
lui appartengono il tempo ed i secoli. A lui la gloria e il potere / per tutti i
secoli in eterno. Per mezzo delle sue sante piaghe gloriose, ci protegga e ci
custodisca il Cristo Signore”. Poi il celebrante attinge dal fuoco
benedetto, la fiamma per accendere il cero pasquale, mentre pronunzia. “La luce
del Cristo che risorge glorioso, disperda le tenebre del cuore e dello spirito”.
Il cero rappresenta anche la virtù teologale della Fede, che illumina il cammino
di santificazione del cristiano. Processione d’ingresso Guidati dalla
fiamma del cero pasquale, la processione avanza nella chiesa oscurata, mentre il
sacerdote canta per tre volte con tonalità crescenti, le parole: “Lumen Christi”
o “Cristo luce del mondo” a cui i fedeli rispondono “Deo gratias” o “Rendiamo
grazie a Dio”; ad ogni sosta si accendono progressivamente le candele dei
ministri e poi quelle di tutta la chiesa. Man mano la luce vince le tenebre
in un suggestivo simbolismo; la processione è simbolo della virtù teologale
della Speranza, del cammino del popolo di Dio nella via della santificazione.
L’annuncio pasquale Davanti a tutta l’Assemblea cristiana, che tiene la
candela accesa in mano, il celebrante o il diacono canta l’Exultet o annuncio
pasquale, in cui invita la Chiesa ad innalzare un inno di ringraziamento e di
lode al Signore misericordioso, che ha redento l’umanità dal peccato. Sono
note due versioni dell’Exultet, la romana e l’ambrosiana, la cui attribuzione è
dubbia, forse fra i probabili autori è compreso anche s. Ambrogio; anche se se
ne ha prova fin dal IV secolo a Roma, nella liturgia fu introdotto più tardi,
fra il VI e VIII secolo. Al termine, spente le candele e sedutasi, l’assemblea
ascolta il canto del ‘Preconio’ da parte del diacono.
LITURGIA DELLA PAROLA
Vengono letti sette brani del
Vecchio Testamento, narranti la creazione del mondo, il sacrificio di Abramo,
l’esodo dall’Egitto, il passaggio del Mar Rosso e alcune profezie dei profeti
biblici; il filo conduttore che unisce queste letture è la notte, sia
dell’atmosfera sia del cuore, ma Dio vegliava e dall’oscurità si accese
improvvisamente la luce. Poi viene intonato il canto del ‘Gloria’, con il
suono delle campane, l’illuminazione completa della chiesa, il suono
dell’organo, tutto simboleggiante l’avvenuta Resurrezione di Cristo e del
significato e beneficio che ne è scaturito per gli uomini. Segue il canto
dell’Alleluia, che per tutto il periodo della Quaresima era stato omesso nella
liturgia, in segno di mestizia per la Passione di Gesù. Infine c’è la lettura
del brano evangelico secondo Luca (24, 1-12) che narra la scoperta da parte
delle donne e poi degli Apostoli dell’avvenuta Resurrezione.
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LITURGIA BATTESIMALE
Viene posto a vista dei fedeli
un catino con l’acqua che sarà utilizzata per i futuri Battesimi, compresi
quelli, se ve ne sono, di questa santa notte. L’acqua viene benedetta dal
celebrante (essa è simbolo del dono della Grazia e della Vita nuova, comunicata
da Cristo) dopo la recita delle Litanie dei Santi; la benedizione effettuata con
l’immersione del cero pasquale, una o tre volte, è accompagnata da bellissime
preghiere del celebrante, che per motivi di spazio non riportiamo, essendo un
po’ lunghe. Seguono le promesse battesimali rinnovate dall’Assemblea, dopo
se vi sono dei battezzandi si procede con il Battesimo di essi e al termine
tutti i presenti, a ricordo del proprio battesimo, vengono aspersi con l’acqua
benedetta. Terminato questo rito, il sacerdote e il lettore recitano la
preghiera dei fedeli, omettendo in questa occasione la recita del Credo.
LITURGIA EUCARISTICA
A questo punto la liturgia
diventa quella solita della celebrazione della Messa, con Prefazio, preghiere,
antifone proprie della festività di Pasqua e si conclude con la solenne
benedizione del celebrante. Durante il giorno della Domenica di Pasqua le
celebrazioni delle Messe sono come al solito, ma caratterizzate di solennità.
Storia della Festa – Tradizioni
La datazione della Pasqua, nel mondo cristiano fu motivo di gravi
controversie fra le Chiese d’Oriente e d’Occidente, la prima era composta da
ebrei convertiti e la celebrava subito dopo la Pasqua ebraica e cioè nella sera
della luna piena, il 14 Nisan, primo mese dell’anno ebraico; quindi sempre in
giorni diversi della settimana. Mentre i cristiani convertiti dal
paganesimo, la celebravano nel primo giorno della settimana, cioè la Domenica
(il Sabato ebraico), questo criterio fu adottato dalla Chiesa d’Occidente. La
controversia durò parecchio, coinvolgendo sante ed autorevoli figure di vescovi
di ambo le parti, come Policarpo, Ireneo e papi come Aniceto e Vittore I; solo
con il Concilio di Nicea del 325, si ottenne che fosse celebrata nello stesso
giorno in tutta la cristianità e cioè adottando il rito Occidentale, fissandola
nella domenica che seguiva il plenilunio di primavera. Tralasciamo tutte le
successive controversie su questo problema; oggi la celebrazione cade tra il 22
marzo e il 25 aprile denominandola così Pasqua bassa o alta, secondo il periodo
in cui capita. Essendo una festa mobile, determina la data di altre celebrazioni
ad essa collegate, come la Quaresima, la Settimana Santa, l’Ascensione, la
Pentecoste. La Chiesa contempla per i cattolici l’obbligo del Precetto
Pasquale, cioè confessarsi e ricevere l’Eucaristia almeno una volta nel periodo
pasquale. Legata alla celebrazione della Pasqua, vi sono alcune tradizioni come
‘l’uovo di Pasqua’; l’uovo è da sempre il simbolo della vita; per i cristiani
l’uovo di Pasqua è simbolo del sepolcro, vuoto all’interno, ma che contiene in
sé la più grande sorpresa: la Resurrezione, simbolicamente nell’uovo di
cioccolato che si regala, si trova perciò una sorpresa. Nel pranzo pasquale
viene aspersa la tavola imbandita, intingendo nell’acqua benedetta un rametto di
ulivo, distribuito nella Domenica delle Palme. Il Papa da antichissima data
impartisce la solenne benedizione “Urbe et Orbe”, cioè a Roma ed al Mondo. Fra
le tantissime manifestazioni civili e folcloristiche, che si effettuano nel
mondo in questo giorno di festa, citiamo per concludere, solo lo ‘scoppio del
carro’ a Firenze, con tutto il contorno di corteo in costumi
d’epoca.
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