ROMA-Ai suoi “coinquilini” cucinerà «risotto», e «calamari ripieni», i piatti che gli riescono meglio. Papa Francesco vuole «vivere una vita normale», e rinuncia – almeno per ora – a trasferirsi nel Palazzo Apostolico, anche se l’appartamento pontificio «è pronto», allungando la sua permanenza nella Casa Santa Marta, la residenza con 120 posti letto, dove ha vissuto i giorni del Conclave e i primi del suo pontificato, e dove vivono una cinquantina di prelati in servizio presso i dicasteri della Santa Sede. Il Papa “degli ultimi” stupisce ancora con un gesto che lo fa assomigliare sempre di più al Poverello di Assisi, di cui ha preso il nome. E rafforza l’idea di un Pontefice “uno di noi”, vicino alla gente. Francesco ha manifestato le sue intenzioni al termine della messa celebrata ieri mattina alle 7 nella cappella del pensionato fatto costruire da Giovanni Paolo II proprio in vista dei conclavi, ma che viene abitualmente utilizzato da alcuni officiali della Segreteria di Stato e da presuli e cardinali di passaggio. Che oggi si trovano ad essere “vicini di camera” con il Papa eletto il 13 marzo, che sta utilizzando il Palazzo Apostolico solo come luogo di lavoro. La notizia è stata data da Padre Lombardi, portavoce della Santa Sede. «Papa Francesco resta a vivere nel pensionato Domus Santa Marta e non si trasferisce, almeno per ora, nell’Appartamento Pontificio» ha annunciato, spiegando che «si è trasferito nella suite 201», un alloggio più ampio, rispetto a quello dove era durante il conclave, «e dove c’è un salotto per ricevere» però, «per le udienze, per l’attività normale della mattina (incontri con gruppi, udienze con visitatori importanti e così via) usa già da diversi giorni l’appartamento delle udienze pontificie al secondo piano del Palazzo Apostolico – spiega padre Lombardi – dove vi sono la Sala Clementina, la Biblioteca privata e altri ambienti per questa attività ufficiale del Santo Padre. Ma come abitazione poi rientra a Santa Marta». Insomma, il desiderio del Papa è «di vivere in un modo molto normale». A 14 giorni dall’elezione «siamo – ha aggiunto il gesuita – in una situazione di inserimento e sperimentazione, per così dire. Rispettiamo la sua scelta, anche se l’appartamento pontificio è pronto». Altre novità, dunque, rispetto alla tradizione. E ai simboli. Il Papa ha riattualizzato anche lo stemma con una stella a 8 punte anziché 5 e il fiore di nardo assomiglia di più a un fiore. Potrebbe anche mettersi ai fornelli. «Fa un risotto divino», e «i calamari ripieni sono squisiti» ha detto la sorella più giovane Maria Elena, che ha smentito la «storia della fidanzata» rivelando però qualità inaspettate, per chi pensava che Bergoglio, da cardinale, si nutrisse solo di “scatolette”. Nell’ omelia, durante la messa nella cappella della Domus Santa Marta l’invito del Papa ad «aprire il cuore alla dolcezza del perdono di Dio». Ogni uomo vive la «notte del peccatore», «una notte provvisoria» ha detto il Papa, perché Gesù ha una «carezza» per tutti. Invece la notte del «corrotto», è una «notte definitiva», «quando il cuore si chiude», è la notte che avvolge Giuda. Diversa è invece la «notte del peccatore», una notte «provvisoria» che noi tutti «conosciamo». Una omelia pronunciata nel giorno in cui sono stati presentati due libri scritti quando Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires. In essi il Papa è partito dalla corruzione, come fenomeno dilagante in Argentina, per centrare il problema e distinguerlo, come ha fatto anche nell’omelia a Santa Marta, da quello del peccato.
(Fonte: Il Tempo)