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De: lucy46 (Mensaje original) |
Enviado: 12/05/2013 09:59 |
813 Martiri di Otranto,Il 14 agosto, 813 uomini fra coloro che si erano opposti alla conversione dell’islam vengono trasportati sul Colle della Minerva. Di nuovo la richiesta: o l’abiura o la morte. Nessuno tentenna e il loro capo, Antonio Pezzulla detto il “Primaldo” è il primo a essere decapitato, con le famiglie costrette ad assistere al martirio. Una storia limpida di coraggio e di fede che arriva diritta al cuore dei cristiani di oggi, come ricorda l'arcivescovo di Otranto, mons. Donato Negro:
Laura di Santa Caterina da Siena Montoya y Upegui, ((Colombia) Jerico, Antioquia1874-Belencito1949), vergine, fondatrice della Congregazione delle suore missionarie della Beata Vergine Maria Immacolata e di Santa Caterina da SienaSuor LAURA DI SANTA CATERINA DA SIENA MONTOYA Y UPEGUI sarà la prima santa della Colombia. Benedetto XVI ha approvato la sua canonizzazione, autorizzando la promulgazione del decreto che riconosce un miracolo per sua intercessione. "Sorella Laurita" (come viene chiamata da molti) è la vergine fondatrice della Congregazione delle Suore Missionarie della Beata Vergine Maria Immacolata e di Santa Caterina da Siena. "Las Misioneras Lauritas" lavorano nella pastorale della città di Otavalo da oltre 50 anni. La congregazione arrivò per prima a Cotacachi e poi si stabilì ad Agato. Attualmente lavorano in diversi programmi di catechesi ed evangelizzazione ad Agato, Otavalo e Quichinche (Ecuador).
, Maria Guadalupe García Zavala,(1878-1963), religiosa messicana che contribuì alla fondazione della congregazione delle serve di Santa Margherita Maria e dei Poveri |
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«Mentre veneriamo i martiri di Otranto chiediamo a Dio di sostenere tanti cristiani che proprio di questi tempi e in tante parti del mondo ancora soffrono violenze». Lo ha detto Papa Francesco, ieri mattina, nell'omelia per la canonizzazione degli 800 martiri di Otranto, della prima santa colombiana e di una suora messicana, in una piazza S. Pietro gremita da migliaia di persone.
Il processo che ha portato alla santificazione degli 813 martiri è stato lungo cinque secoli. Un eccidio nell’ eccidio è quello che si è consumato a metà dell’agosto 1480, una pagina di dramma e al tempo stesso di gloria per la storia cristiana. Le armate turche di Gedik Ahmet Pascià, che da fine luglio hanno occupato il litorale di Otranto, l’11 agosto riuscirono ad abbattere l’ultimo diaframma della resistenza. Allora 20 mila soldati superarono le mura irrompendo nella cittadina dove i superstiti si erano asserragliati.
Quello che le cronache riportano di lì in poi è la storia di un crudele massacro, che non ha risparmiato nemmeno il gruppo rifugiatosi nella cattedrale. Gli armigeri turchi imposero di abiurare la fede, l’arcivescovo Stefano Pendinelli esortò tutti ad affidarsi a Dio finché un colpo di scimitarra lo ridusse al silenzio. Poi, il 14 agosto, 813 uomini fra coloro che si erano opposti alla conversione dell’Islam furono trasportati sul Colle della Minerva. Di nuovo la richiesta: o l’abiura o la morte. Nessuno tentennò e allora avvenne il martirio: il primo ad essere decapitato fu Antonio Pezzulla detto “Primaldo”. Una storia di coraggio e di fede che colpisce ancora oggi. «La città riconosce agli 800 martiri il valore di eroi civili perché difesero la patria - ha aggiunto il sindaco Cariddi -. Credo che il loro gesto abbia caratterizzato fortemente l’identità culturale di Otranto che da generazioni si tramanda questo forte esempio di fede e di civiltà. Spero, quindi, che si rafforzi il carattere spirituale di Otranto affinché possa essere meta di preghiera oltre che meta turistica, quale è divenuta negli ultimi anni. La cattedrale, forte simbolo a ricordo di quell’eccidio, è una presenza immutevole che narra dell’anima di quel luogo testimone di una di una fede granitica e indistruttibile anche di fronte alla morte. Mi auguro che la santificazione dei martiri faccia passare soprattutto questo messaggio».
In piazza San Pietro ieri mattina l’arcivescovo di Otranto Donato Negro e tutti i vescovi di Puglia, ma anche personalità della politica, come il presidente della Provincia Antonio Gabellone, il sindaco di Otranto Cariddi, con una delegazione dell’amministrazione, il senatore del Pdl ed ex sindaco della città, Francesco Bruni. «Ho provato sincera commozione e orgoglio infinito, nel vivere direttamente questo momento. Una giornata di emozioni; una giornata storica e da ricordare, per chi l’ha vissuta a Roma ma in generale per tutti noi, per tutto il Salento - ha commentato il presidente della Provincia Gabellone -: riconoscere dopo centinaia di anni il valore e l’enormità del gesto dei martiri di Otranto non è soltanto una questione di fede, di crederci o no, è anche un tributo al passato e alla storia lunghissima e affondata in radici profonde del nostro Salento e della sua gente piena di valori».
I martiri - ha aggiunto il Papa nel Regina Coeli recitato dopo la messa per i nuovi santi - aiutino il caro popolo italiano a guardare con speranza al futuro, confidando nella vicinanza di Dio che mai abbandona, anche nei momenti difficili».
Sulla facciata della basilica, come è tradizione, sono stati appesi i drappi con l'effige dei nuovi santi, che Papa Francesco "eredita" da Benedetto XVI: lo scorso 11 febbraio annunciò per il 12 maggio la loro canonizzazione, durante lo stesso concistoro in cui avrebbe poi pubblicato la propria decisione di rinunciare al pontificato.
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"Festa in piazza San Pietro, dove migliaia di persone, hanno assistito alla proclamazione dei primi santi di papa Francesco, gli 800 martiri di Otranto, assieme alla prima santa colombiana e ad una messicana. A deciderne la canonizzazione fu Benedetto XVI. La decisione fu resa pubblica lo stesso giorno in cui annunciò le sue dimissioni da Papa.
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