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De: Tebro (Mensaje original) |
Enviado: 21/12/2010 18:39 |
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De: Tebro |
Enviado: 21/12/2010 18:43 |
il 21 dic del 1863 moriva a Roma, il grande, il grandissimo, l'immenso:
Giuseppe Gioacchino Belli.
e io, quann'anche so bene che a voi non ve ne frega gnente,
lo vojo ricordà con una poesia (sonetto) che scrisse il 27 ottobre del 1834.
Ed è una poesia bella, vera, stupendamente senza tempo.
Quann'io vedo la gente de sto monno,
che più cià li quadrini e più se ingrassa,
più ha fame de ricchezze e vo na cassa
compagna ar mare che non abbi fonno,
dico: oh, mandra de cechi ammassa, ammassa,
sturba li giorni tua perdece er sonno,
trafica, impiccia eppoi? viè er signor nonno
cor farcione e te stronca la matassa!
La morte sta nascosta in ner l'orloggi,
e nessuno po dì domani ancora
sentirò batte er mezzogiorno d'oggi.
Cosa fa er pellegrino poverello
nell'intraprenne er viaggio de quarc'ora?
porta un pezzo de pane, e abbasta quello.
G G Belli |
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Ma tu dovresti essere più apphezionato a questa, o Tebruccio:
er Padre de li Santi |
Er cazzo Tebbruccio se pò ddì rradica, uscello Ciscio, nerbo, tortore, pennarolo, Pezzo de carne, manico, scetrolo, Asperge, cucuzzola e stennarello.
Cavicchio, canaletto e cchiavistello, Er gionco, er guercio, er mio, nerchia, pirolo, Attaccapanni, moccolo, bbruggnolo, inguilla, torciorecchio, e mmanganello
Zeppa e bbatocco, cavola e tturaccio, E mmaritozzo, e cannella, e ppipino, E ssalame, e sarsiccia, e ssanguinaccio.
Poi scafa, canocchiale, arma, bbambino: Poi torzo, cesscimmano, catenaccio, Mànnola, e mmi'-fratello piccinino.
E tte lascio perzino Ch'er mi dottore lo chiama cotale, Fallo, asta, verga, e mmembro naturale.
Cuer vecchio de spezziale Disce Priapo; e la su' mojje pene, Seggno per dio che nun je torna bbene. |
Roma, 6 dicembre 1832 |
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Gentile Tebro,
mi corre l'obbligo di informarLa che Ella, una tantum, si inganna: non mancano quivi infatti tra' masticatori delle Patrie Lettere gli accorti estimatori della poesia di Giuseppe Gioacchino Belli.
Alcuni di essi potrebbero essere definiti "tifosi" più che estimatori.
Ed è per questo - duole vieppiù farlo rilevare - che costoro tanto più si indignano per la produzione letteraria degli ultimi epigoni di tale genio: perchè di fronte ai suoi capolavori un uomo dotato di un minimo di umiltà e di buon senso dovrebbe astenersi dal produrre alluvioni di discutibilissimi sonetti romaneschi.
Tanto dovevoLe. Salute e rispetto.
Fabrizio P.
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De: Tebro |
Enviado: 22/12/2010 09:28 |
ehi, (senza che le ripeto come la reputo) deve sapere che io, dei 2379 sonetti del Belli,
ne salvo e apprezzo, solo una minima parte. E, lei non lo sa, perché non merita saperlo, ma io, del Belli, persona, ne ho sempre parlato piuttosto male!
e all'uopo, ne ho ampiamente scritto (in poesia)
Per quanto riguarda il paragone da lei azzardato, sarebbe come dire che, dopo il Buonarroti, per citarne il primo che mi viene in mente, gli altri dovevano intraprendere altre strade.
Mi permetta dirle: lei è un povero cojone vestito da omo. ancorché sfortunato, perché non se ne rende conto.
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io so benissimo di cosa parlo, e lei gentile Tebbro,
oltre ad ignorare le buone maniere (nihil sub sole novi),
è pessimo giudice di se stesso (ugualmente: nihil sub sole novi).
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Diamine, c'è da rimettere in discussione tutta la critica sul Belli: il Sommo Vate(r) dichiara inphatti di salvarne non più che una minima parte! Ohibo'!
A Bbelli, vorei ditte 'na cosetta:
si avessi 'nteso quello che Tebbruccio
dice, parlanno della tu' robbetta,
te saressi niscosto 'n un cantuccio! |
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De: Tebro |
Enviado: 22/12/2010 13:18 |
(ugualmente: nihil sub sole novi).
ehi, peter mo questo, sto burino de su, di quale sole parla?
ahò, che fai, ce lo manni tu, o ce lo manno io?
comunque, quarcuno se deve prende st'incarico.
ehi, burino de su, voi parlà co me der Belli?
ehi, ariburino de su, ma te rendi conto?
Sarebbe come dì, che voi parlà co me der Trilussa!
Ma te rendi conto?
No! so sicuro che non te rendi conto!
Pe questo apri bocca e je dai fiato.
Incredibile! da non credece! Mo, pure le purci ciànno la tosse!
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De: Tebro |
Enviado: 22/12/2010 13:30 |
Zero in condotta ar sor
Giuseppe Gioachino Belli che…
Pe daje addosso a Roma e a li romani,
senza dové risponne e pagà er fio
diceva in giro, e mica che so io!
Io parlo cor parlà de sti marani.
ecco, questo è solo un piccolissimo frammento di una mia poesia (stupenda)
che gli ho inviato. Inviato non avendo avuto la possibilità, per cause di forza maggiore, di consegnargliela a mano. Ovviamente ne ho conservato copia conforme, per quando avrò l'occasione d'incontrarlo di persona. E spero che, nell'occasione rimarrà calmo! Ovvero, che mentre gliela declamo, non prenda d'aceto! sennò, siccome so sverto de lingua, ma pure sverto de mano, je meno pure!
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E lo sto che nun te piace, poro Gioacchino...
...avennove egli descritti per quer che sète (o meglio, per quello che eravate a li bruttissimi tempi sua) ![](/images/emoticons/sonrisa_1.gif) |
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De: Tebro |
Enviado: 22/12/2010 19:15 |
ehi, fabbricetto, damme retta, pensa pe te e pe li paesani tua,
e lassa perde de impicciatte de cose che non te riguardano.
Impara da li romani, guarda se mai uno de noantri, viè a mette bocca
su chi siete, quanto valete, dove annate e quanto ve trattenete!
Noi se fanmo sempre li cazzi nostri! è un vanto, è una prerogativa tutta romanesca!
quindi, burino de paese, pussa via! |
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O Tebruccio, ma se la peculiarità romana è 'fasse li cazzi sua' allora è vero che sei di Viterbo, visto che i cazzi tuoi non te li fai.
E non te la prendere col Belli se dice la verità sulla feccia romana: è una delle dimostrazioni che c'è modo e modo di essere cittadini dell'Urbe. E uno è questo: prendere le distanze dai tangheri, i quali eppure rivendicano cittadinanza romana a prescindere, i quali si definiscono 'li Romani de Roma'. Adesso facciamo un discorso serio: prendi uno che viene da fuori e che magari legge ciò che scrivi tu. Be', ma che opinione potrebbe formarsi dei Capitolini, sii onesto?
Vero è che la - ripeto - feccia romana è questo e null'altro, tutte chiacchiere e distintivo, come direbbe De Niro; ma mio sforzo costante, per esempio, qui in web, è cercare di far notare ai non romani che chi nasce a Roma non è per forza un coatto (mi vergogno, non so se capisci)... |
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De: Tebro |
Enviado: 23/12/2010 08:31 |
so benissimo che la nebbia, inesorabilmente, annebbia er cervello
e chi ne è vittima, difficilmente, anzi è impossibile che sappia cosa va sputanno for da li denti.
Si, peteruccio, ti perdono. Ma tu, cerca de scenne dar banchetto, spojete de sta cazzo de boria che te rende la vita difficile, e ricorda, tiello sempre presente, che sei destinato a puzzà, da non potette sta vicino.
Infatti, ce vorranno metri de terra per ovvià a tale inconveniente.
E mo, vengo ar Belli, solo pe dì, che poverello, siccome nelle vene je scorreva sangue napoletano, obbiettivamente non poteva amà: né Roma, né li romani. E infatti, come tutti li napoletani che se rispettano, non ha amato né Roma, né li romani.
Ma tu, burino de paese, non puoi sapé, e quindi, ancora una volta, per l'ennesima volta, considerati perdonato.
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certo, la spiegazione "etnica" è sempre la migliore
immagino che se il poro Gioacchino avesse avuto una mamma romagnola o calabrese sarebbe stato ancor MENO obiettivo sui romani... ![](/images/emoticons/risa.gif) |
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E comunque notasi che il post 13 è ulteriore conferma, se mai ce ne fosse bisogno, del mio post 12. |
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