il giudice ascoltate le parti e perdippiù letti i referti medici, ha deciso che il giudicato, ha si, commesso quel che gli si contesta, ma non per delinquere. Infatti, in nessun caso venuto alla luce, c'è traccia di violenza men che meno carnale. E ancor meno traccia di concussione! Quel che si è consumato al chiuso di mura private, si è consumato sempre e ogni sempre, dietro libero consenso delle dolci pisellette in questione, e dietro pagamento di laute e sostanziose parcelle, sotto forma di legittimo e lecito onorario.
Quindi il tutto va ricondotto al fatto che, il sogetto, come il mai tanto ammirato Casanova, è affetto da bulimia sessuale.
Ed essendo affetto da tale malattia, il reato non esiste e semmai, qualora ci fosse reato di concussione, il soggetto non può essere sottoposto al regime carcerario se non, lasciandogli, come insostituibile cura, la libertà di consumare sesso in quantità appagante il suo fabbisogno giornaliero.
E visto che le strutture carcerarie non sono all’altezza di soddisfare tali primarie esigenze, il giudicato, ancorché innocente, è libero come un uccel di bosco. E come uccel di bosco, può, qualora lo desidera, far tana dove vuole, con chi vuole, e quando vuole.
Pigliati anche la fava, che male c'è? Io do ragione a chi mi pare, poffarbacco! E Orange ha poco da prendersela di fronte ai tuoi appunti insindacabili.
Ehhsssì, caro Tebro, tanti scribacconzoli pensano ancora che uno scritto debba essere il ritratto di un'armonia di sentimenti, uno scrutare nell'anima.
Non sanno i tapini che il vero poeta compone un'equazione matematica, dove i numeri devono essere quelli e concordare a ben precise regole!
Ben mi ricordo ancora un'ode scolpita nella mia mente, e che nessun tempo riuscirà a cancellare:
Paene insularum, Sirmio, insularumque ocelle, quascumque in liquentibus stagnis marique vasto fert uterque Neptunus, quam te libenter quamque laetus inviso, vix mi ipse credens Thuniam atque Bithunos liquisse campos et videre te in tuto. O quid solutis est beatius curis, cum mens onus reponit, ac peregrino labore fessi venimus larem ad nostrum, desideratoque acquiescimus lecto? Hoc est quod unum est pro laboribus tantis. Salve, o venusta Sirmio, atque ero gaude gaudente, vosque, o Lydiae lacus undae, ridete quidquid est domi cachinnorum.
'Sto lago par du' chiappe de 'n culone;
mejo ancora: du' palle co' 'n pisello;
'a linea de 'o scroto 'a fa Sirmione,
pene incularu incularuqque ucello...
Riva der Garda je fa da cappella:
sta proprio 'n punta de 'sto genitale...
Ma mo' te vojo di' de Rivortella,
ando' che c'ha bottega 'n certo tale...
(poesjuola scherzosa dedicata a Jack, titolare della trattoria 'La Bettola dei Poveri' a Rivoltella - Desenzano)
a sto zozzo de viscido non je risponno, tanto me fa schifo e tanto non vorrei che si intromettesse in faccende che non lo riguardano. ehi, so mille volte che ti dico de stamme alla larga.
Mentre a te, Orange, ti rispondo e perché, a differenza del viscido, sei una persona per-bene, quand'anche... sottilmente acetosa. e ti rispondo per dirti: guarda, Orange, che ti sei dimenticato, ovvero non hai contestato quello che io ho sostenuto!
ehi, Orange, non hai contestato ma, hai cambiato discorso!
Io sono rimasto a quel che tu, hai mandato in onda.
Quello ho contestato: sottolineando il perché.
Mentre non ho capito la tua risposta.
Comunque è certo che la poesia ha delle regole ferree, ineludibili! Ha delle regole che vanno rispettate. Non se ne può prescindere! come vanno rispettate tutte le regole, che regolano le attività mentali e fisiche dello... scibile umano.
Uhuhuh, neanche a farlo apposta Radio2 proprio in questo momento stava trasmettendo 'Un matto (dietro ogni scemo c'è un villaggio)'. Che Dose e Presta, conduttori de 'Il ruggito del coniglio', abbiano letto questo phorum? Come sottotitolo suggerirei: 'Vita di un Poeta'.
Tu prova ad avere un mondo nel cuore E non riesci ad esprimerlo con le parole, E la luce del giorno si divide la piazza Tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che passa, E neppure la notte ti lascia da solo: Gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro.
E sì, anche tu andresti a cercare Le parole sicure per farti ascoltare: Per stupire mezz'ora basta un libro di storia, Io cercai d'imparare la Treccani a memoria, E dopo maiale, Majakowsky e malfatto, Continuarono gli altri fino a leggermi matto.
E senza sapere a chi dovessi la vita In un manicomio io l'ho restituita: Qui sulla collina dormo malvolentieri Eppure c'è luce ormai nei miei pensieri, Qui nella penombra ora invento parole Ma rimpiango una luce, la luce del sole.
Le mie ossa regalano ancora alla vita: Le regalano ancora erba fiorita. Ma la vita è rimasta nelle voci in sordina Di chi ha perso lo scemo e lo piange in collina; Di chi ancora bisbiglia con la stessa ironia "una morte pietosa lo strappò alla pazzia"
Peter, non finirò mai di ringraziarti. Giuro che sono sincero. Ringraziarti perché a differenza di altri gestori che, per invidia, gelosia e stronzaggine mentale, mi hanno costretto a mandarli affanculo e quindi, di conseguenza chiudermi la loro porta alle spalle.
vedi: Rino, Jimmo, mon, Plinio,
(non ricordo altri e altre, ma ci sono)
Invece tu, magari stringendo le mascelle e ciancicanno bava, mi hai sempre lasciato la porta aperta! E hai sempre lasciato che, alle tue ripetute infamie, ti rispondessi a tono.
Anche quando miseri sordatini de latta hanno invocato il mio allontanamento, tu, quand'anche non lo hai, hai tenuto duro.