Il signore era vestito di grigio chiaro e portava gli occhiali, nella penombra della sera di agosto, carica di calura e degli aromi della campagna. Mi aveva svegliato l’abbaiare di Poki, nella comoda posizione sotto un maestoso platano, raggomitolato sull’erba soffice. Il posto era a circa tre kilometri dalla mia cascina. Mi chiese chi ero e dove abitavo. Non risposi, perché non sapevo cosa rispondere.
Non avevo ancora compiuto tre anni.
La stanza, piena di gente, era illuminata da tutto quello che poteva dare la lucerna a petrolio; mia madre era seduta vicino alla finestra, pallida. Piangeva, ed io avevo tanta paura di prenderle. Mi cercavano da ore, nella campagna, nei fossi, sotto i ponti. Già si pensava al peggio, e non era inusuale, a quei tempi.
A Poki usciva il sangue dalla bocca e dall’orecchio: le due bastonate gli avevano fracassato il cranio: pa’ gliele aveva date sotto i miei occhi; gli occhi dell'animale erano aperti e già vitrei. Il trattore si fermò un attimo, il tempo di buttare la bestiola nel solco dell’aratura fra la grossa ruota posteriore ed il vomere: passando, la terra rivoltata l’avrebbe sepolto.
L’indomani a scuola la maestra mi avrebbe svergognato di fronte a tutti per i compiti non fatti. Non m’interessava, e non m’interessavano gli scapaccioni che avrei preso a casa.
Non m’interessava la minestra, non m’interessava niente: intuivo per istinto che a nessuno veramente interessava di me, oltre all’indispensabile.
Stanno arando, almeno quello che resta dei campi.
L’orizzonte è libero: hanno tagliato tutti gli alberi.
La sera è una vecchia che paventa leggiadria incerta: i suoi abiti sanno di muffa, i suoi colori sono sbiaditi, non ha suoni, se non quelli del traffico, che tinge l’aria col suo fetore.
C’è un’emozione lontana che rispecchia il presente: a chi può interessare, se non per l’indispensabile?
Non si può pensare senza emozioni, e i colori e i suoni della modernità riempiono solo di nulla il vuoto.
La terra rivoltata profumava, Poki, dopo la prima bastonata aveva voltato gli occhi verso di me, o almeno mi sembrava, prima che il gelo mi strappasse il cuore. I colori del pomeriggio sfumavano in orrore.
E’ lo stesso che riesco ora a intravedere nel futuro.