L'ho sempre sostenuto,se metti in mano a qualcuno un arma, chiunque esso sia, prima o poi la usa.
A cosa servono le armi?
Nella migliore delle ipotesi alla deterrenza; ti faccio vedere che sono armato fino ai denti, quindi zitto e a cuccia, si fa come dico io.
Ma quando il minacciato non se ne va a cuccia, la tentazione di usarle, le armi, viene.
E qui iniziano i casini.
C'è sempre una scusa cui appellarsi per giustificare un occidentale che fa strage di innocenti, ma anche se facesse strage di colpevoli, cambierebbe qualcosa?
Se la strage la commette un non occidentale, vabbe', li è disprezzo per la vita,i famosi dis-valori che invece noi possediamo etc etc.
Le armi andrebbero bandite a livello planetario, a che cazzo servono se non ad uccidere?
ed è lecito che in una societa' organizzata come la nostra si pensi ad eliminare gli oppositori ammazzandoli?
Se proprio non si riuscisse a sopprimere la atavica pulsione all'aggressivita insita nell'uomo, almeno che ci si prenda a sganassoni e calci in culo
hai voglia a stufarti, ma almeno torni a casa con le tue gambe.
Aggiungo un post di Marghetita Loy
tratta dell'ultima incredibile bravata dei Marines a Kandahar.
The trees of death
Guardo gli uomini vestiti di stracci, i “raghead” come li chiamano
con disprezzo gli americani, indicare i corpi di chi è stato falciato
dai fucili.
Uno o più soldati ubriachi sono entrati di notte nelle case di un paese che
non è il loro e hanno sparato.
La differenza del vestiario la dice
lunga: i soldati indossavano tute mimetiche e stivali, caschi
avveniristici (erano mascherati da “alberi” per meglio confondersi con
l’ambiente) e soprattutto avevano enormi fucili e dentro non avevano
freni.
Gli altri erano distesi sui loro giacigli, avvolti nelle stoffe
calde di sonno.
I soldati svestiti della loro umanità, quella che ci differenzia dalle
bestie, quella che ci rende capaci di “rinunciare” (davanti alla
bestialità dell’istinto, l’uomo è uomo perché sa dire di no).
Gli altri impegnati ogni giorno a salvaguardare quel poco di umanità che
permette loro di sopravvivere al terrore di undici anni di inspiegabile guerra. Il cibo, la casa, i bambini, le donne.
I trees of death mascherati da alberi all’una di notte partono armati dalla
base di Panjwayi, si avvicinano ai villaggi; con un calcio spalancano la
porta e cominciano a sparare.
I volti terrorizzati delle donne e dei
bambini svegliati dal fracasso non li fermano; non bastano a evitare le
morti notturne di Kandahar.
Sì, lo so, qualcuno dirà: “ma è un pazzo, cosa c’entra ora…anche in
Italia un folle ha fatto fuori mezza famiglia…anche i terroristi
uccidono innocenti, questi saranno processati e puniti”.
Questo modo di
pensare è pericoloso.
Anestetizzante.
Bisogna tenerlo
lontano da noi, come si tiene alla larga un serpente velenoso che ci
paralizza i sensi e ci fa dimenticare la nostra umanità; ci fa accettare
l’orrore e sembrare accettabile la strage: si parla di errore e di
“incidente” e di ”assicurare i colpevoli alla giustizia” ma cosa
potranno mai contare questi 17 morti vestiti di stracci quando quegli
assassini torneranno in patria?
Quello che è accaduto a Kandahar deve farci pensare; noi possiamo, al
contrario di quello che hanno fatto quei “trees of death” .
L’Isaf ha il compito apparente di “proteggere la popolazione”
e in realtà la terrorizza: possiamo immaginare un’angoscia più grande e
atroce di quella di dover essere “protetti” da qualcuno che ci odia e
può ucciderci impunemente?
Bisogna leggere l’attualissimo studio di Giuliano Batiston dal titolo
“Le truppe straniere agli occhi degli afgani” per capire quanto gli
americani siano distanti dal compito che pretendono di portare avanti.