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General: Juanita si duole di me
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Juanita es muy amarga sobre mi post critico...
...inoltre minacciosamente minaccia di potere risalire alla mia identité !
Ma chissenefrega! Mica l'ho ingiuriata, e neanche diffamata: ho soltanto espresso la mia opinione di lettore. |
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O Ramissima, 'pociàre' - o anche 'tociàre' più a est (Treviso), sta per 'intingere', così come 'pòcio', e di conseguenza 'tòcio', stanno per 'intingolo', 'sugo'.
Per inciso, una 'pòcia' è una pozzanghera, sticazzi andiamo avanti.
Dicevamo, però, che tutto questo è pertinente ai dialetti VENETI, non già al rodigin-ciociaro-mantovano che parlano alle latitudini che ospitano Merenduzzle... |
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ifatti a Milano si pucciano anche i piedi nelle pozzanghere
che in meneghino sono il piciupacio :)
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De: Ramarra |
Enviado: 21/08/2012 22:40 |
Ohi... ma se quelli del nord si pensano che i loro dialetti debbano essere assorbiti dal resto della penisola sono problemi loro, mica miei. Ci terrei a ristabilire l'ordine qua sui concetti. Quello che sarei tenuta a sapere deve stare nel vocabolario, è l'italiano, tutto il resto per me .....è sgnereco !
Non conosco i dialetti, neanche il mio. |
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Hai ragione. Quello che vale per il mammalucco, quando gli si dice di infilarsi quel suo gergo nel c..., vale per tutti.
Tranne magari una parolina dialettale buttata lì ogni tanto (e possibilmente corredata di spiegazione): esistono infatti termini dialettali di difficile se non impossibile traduzione in italiano e che comunque in italiano perderebbero, esempio per tutti sia 'sfizio', vocabolo di origine partenopea che del resto ormai fa parte del lessico nazionale, possiamo dire. Come tradurlo in italiano? Potrei dire lo stesso, sempre per esempio, del romanesco 'abbozzare', che non significa soltanto procurare ammaccature ma tutta una situazione per spiegare la quale occorrerebbe a momenti una pagina.
Il caso di 'pucciare', 'intingere', spiacente per i polentun ma rappresenta uno di quei casi in cui il parlante confonde inconsapevolmente lingua ufficiale con dialetto: questo verbo è talmente diffuso che viene recepito e accettato acriticamente come 'il' verbo da usare per esprimere una determinata azione. Banco di prova, da questo punto di vista, è il mio Pico, che non parla affatto il dialetto locale, capisce giusto qualche frase, e ha piuttosto chiaro il concetto dialetto-lingua, ma in questo caso adopererebbe 'pucciare' senza porsi problemi.
Però bada che delle influenze locali siamo vittime un po' tutti, anche chi come te ignora il dialetto: a me da una persona di Torino, per esempio, fu fatto notare che tendevo a dire 'è un amico mio', perfettamente alla romana, quando l'italiano suggerirebbe 'è un mio amico', e che anzi generalmente tendevo a posporre l'aggettivo al sostantivo, attitudine, direi, centromeridionale. Era vero. Stai sicura che qualche influenza della tua parlata locale, pur ignorando il vernacolo, la subisci anche tu (nulla di criminoso, intendiamoci). |
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salapuzio .... (è italiano, nèèèè) |
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da me puciare, non esiste, l'ho preso in prestito dalla Tv e dai miliardi di programmi di cucina..... io dico 'pociare' che il dizionario veneto- italiano mi dà come 'intingere..... Unicuique sua domus nota. |
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De: emme |
Enviado: 22/08/2012 05:25 |
io andrei a puciare il pennello
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Peggio ancora, o Mere: vai a prendere in prestito termini dalla TV? Sarebbe come se per scrivere un post ci si ispirasse a Terco o a Francuzzo... |
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Oggi sono iNspirata, non mi succedeva da tempo...
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De: Ramarra |
Enviado: 21/08/2012 23:40 |
Ohi... ma se quelli del nord si pensano che i loro dialetti debbano essere assorbiti dal resto della penisola sono problemi loro, mica miei. Ci terrei a ristabilire l'ordine qua sui concetti. Quello che sarei tenuta a sapere deve stare nel vocabolario, è l'italiano, tutto il resto per me .....è sgnereco !
Non conosco i dialetti, neanche il mio.
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in tutto l'web trovi i termini oh Ramarruccia.... ovviamente non la lingua del tamarrone del Peter |
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Ma sta' zitta... IBRIDOFONA.
Siete da doppiaggio di Stanlio e Ollio uhuhuhuhuh. |
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(VEC)
« Qua, dove l'Adese, sensa fermarse
rompe nei ponti la so canson, stao atento ai versi che pol negarse, li tiro a riva, col me baston...
Li tegno al suto, li meto al caldo parchè i renvegna, che i ciapa fià, li mando a spasso sul Montebaldo che li fa degni de sta çità.
Quando jè svelti, libari e pronti, ridoti a l'uso de la rason, mi che me godo guardar dai ponti, rompo ne l'Adese la me canson...
Canto i molini, canto le ciese, co la me solita sincerità, canto le done del me paese de un bel simpatico che no se sa...
Se la me vita de tutti i giorni la va via ciara, canto così: se la fortuna la me fa i corni màstego amaro par tuto un dì;
me scondo drento de 'na ostaria, nego la rabia drento nel vin... Torna l'alegra malinconia,
caval del mato del me destin! »
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(IT) TRADUZIONE PER RAMARRA
« Qui dove l'Adige, senza fermarsi
Rompe nei ponti la sua canzone sto attento ai versi che possono annegare li porto a riva, con il mio bastone...
Li tengo all'asciutto, li metto al caldo cosicché tornino in sè, così che prendano fiato, li mando a passeggiare sul Monte Baldo che li rende degni di questa città.
Quando son svelti, liberi e pronti ridotti all'uso della ragione io che mi diverto a guardare il paesaggio dai ponti rompo nell'Adige la mia canzone...
Canto i mulini, canto le chiese, con la mia sincerità di sempre, canto le donne del mio paese cosi bene che non si sa...
Se la mia vita di tutti i giorni va via chiara, liscia, canto così: se la fortuna mi fa le corna mi rodo per tutto il giorno;
mi nascondo dentro un'osteria annego la rabbia nel vino... Torna l'allegra malinconia
cavallo pazzo del mio destino! »
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lezi e impara...misiotto de lengue
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Adesso non voglio dar vita a polemiche, ma semplicemente evidenziare le differenze tra il tuo testo e quello che sarebbe in vicentino. Sfumature, se vogliamo; ma quando poi ci metti anche la cadenza sembra siano lingue diverse.
Quando che l'Adese, sensa fermarse,
rompe nei ponti la so canson, sto (stago) 'tento ai versi che i pòe negarse, li tiro a riva, col me baston...
Li tenjo al suto, li meto al caldo parchè i renvegna, che i ciapa fià, li mando in volta sul Montebaldo che li fa degni de sta cità.
Quando i xe svelti, libari e pronti, ridoti a l'uso de la rason, mi che me godo vardar dai ponti, rompo ne l'Adese la me canson...
Canto i molini, canto le ciese, co la me solita sincerità, canto le done del me paese de un bel simpatico che no se sa...
Se la me vita de tutti i giorni la va via ciara, canto così: se la fortuna la me fa i corni màstego amaro par tuto un dì;
me scondo drento de 'na ostaria, nego la rabia drento nel vin... Torna l'alegra malinconia,
caval del mato del me destin! » |
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Ma va in volta a dar via....là de cao, come si suol dire. |
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Avevo detto che stavo evidenziando le differenze senza alcuna polemica.
Poi, vabbe', se vuoi la guerra, è noto che parlate congolese... |
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