ed allora il trauma... il dolore... la nostalgia e perfino la disperazione...
la fanno da padrone dunque non sempre vale il noto detto
"Lontano dagli occhi lontano dal cuore".
Certo il tempo e la lontananza poi svolgeranno il loro compito che è quello,
come dice Modugno...,
di spegnere i piccoli fuochi e vieppiù accendere quelli grandi...
Infine la lontananza può esser anche anche solo di tipo psicologico...
ma non è di questa che i poeti in genere si occupano...
Veniamo dunque alle poesie che sul tema non mancano... (così come le canzoni).
Quelle che seguono sono quelle che ho prescelto stavolta
e... quali sono quelle che piacciono a voi?
LA LONTANANZA DA LEI ~ Ariodante Marianni ~
La lontananza da lei non si misura in chilometri, in ore di macchina, di treno... è in crampi allo stomaco, in fitte al cuore, giornali letti, bicchieri bevuti.
La lontananza è questa saliva amara, notturna insonnia, meridiana sonnolenza
(eppure il nostro è un amore felice)
NON POSSO RAGGIUNGERTI ~ Nadina Spaggiari Ascari ~
Non posso raggiungerti, ho ascoltato il silenzio, ma non ci sei, ti ho chiamato nei canali aperti al tormento e non ci sei, ti ho cercato nell'acqua, nel vento che frusta il prato senza un briciolo di ragione, ma non ci sei, non rispondi nemmeno al mio grido verso il tramonto, che spegne la luce negl'occhi e privo di compassione porta la notte nel cuore, così, lasciandomi senza di te, perché tu non rispondi, tu non ci sei. Ti ho cercato nella luce del cuore e si è schiuso un sussurro, come un piccolo abbraccio, un soffio d'angelo, un bisbigliare sommesso, che diventa presto uragano e mi catapulta sul mio desiderio e mi dice che devo lasciarmi guidare, fuori da te. Anima mia, non posso più scorrerti dentro, mischiarmi al tuo sangue così. Morirei. E non è follia è soltanto la febbre che sale, è l'amore, il mio amore per te. Devo andarmene da questo delirio, chiudere il pensiero, dimenticarmi di te.
SENZA DI TE
~ John Keats ~
Non posso esistere senza di te. Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti: la mia vita sembra che si arresti lì, non vedo più avanti. Mi hai assorbito. In questo momento ho la sensazione come di dissolvermi: sarei estremamente triste senza la speranza di rivederti presto. Avrei paura a staccarmi da te. Mi hai rapito via l'anima con un potere cui non posso resistere; eppure potei resistere finché non ti vidi; e anche dopo averti veduta mi sforzai spesso di ragionare contro le ragioni del mio amore. Ora non ne sono più capace. Sarebbe una pena troppo grande. Il mio amore è egoista. Non posso respirare senza di te.
NEI PENSIERI ~ Erich Fried ~
Pensarti e pensare a te e pensare soltanto a te e pensare a berti e pensare ad amarti e pensare a sperare e sperare e sperare e sperare sempre pi? di rivederti sempre Non vederti e nei pensieri non soltanto pensarti ma già berti e già amarti
E soltanto allora aprire gli occhi e nei pensieri soltanto allora vederti e poi pensarti e poi di nuovo amarti e poi di nuovo berti e poi vederti sempre più bella e poi vederti pensare e pensare che ti vedo
E vedere che posso pensarti e sentirti anche se per tanto tempo ancora non potrò vederti.
POTESSERO LE MIE MANI SFOGLIARE
~ Garcia Lorca ~
Pronunzio il tuo nome nelle notti scure, quando sorgono gli astri per bere dalla luna e dormono le frasche delle macchie occulte. E mi sento vuoto di musica e passione. Orologio pazzo che suona antiche ore morte. Pronunzio il tuo nome in questa notte scura, e il tuo nome risuona più lontano che mai. Più lontano di tutte le stelle e più dolente della dolce pioggia. T’amerò come allora qualche volta? Che colpa ha mai questo mio cuore? Se la nebbia svanisce, quale nuova passione mi attende? Sarà tranquilla e pura? Potessero le mie mani sfogliare la luna!
Un soffio di luce perduto nell'oscurita' del passato.... una goccia di mare prosciugata nell'oceano della memoria... un raggio di sole ibernato dal gelo dell'indifferenza... il tramonto dei sogni ammuffiti nel cassetto della disillisione.... e il tempo scorre via come un torrente alluvionato.... porta con se la tua linfa vitale e la infanga con detriti del destino... impossibile da deviare... e ti resta il retrogusto amaro seppur non rinneghi nulla.... il senso d'impotenza verso cio' che non e' stato ma che fortissimamente hai cercato... ma va bene lo stesso!!! per ogni orizzonte perduto c'e' una nuova veduta da scoprire.... c'e' un'isola al di la' della linea visiva tutta da esplorare.... e chissa' che non sia molto piu' godibile abitarla... Anonimo
Dunque è sua madre. Questa piccola donna. Artefice dagli occhi grigi. La barca su cui, anni fa, lui approdò alla riva. ...è da lei che si è tirato fuori nel mondo, nella non-eternità. Genitrice dell' uomo con cui salto attraverso il fuoco. è dunque lei, l' unica che non lo scelse pronto, compiuto. Da sola lo tirò dentro la pelle a me nota, lo attaccò alle ossa a me nascoste. Da sola gli cercò gli occhi grigi con cui mi ha guardato. Dunque è lei, la sua Alfa. Perchè mai me l' ha mostrata? Nato. Così è nato anche lui. Nato come tutti. Come me, che morirò. Figlio d' una donna reale. Uno giunto dalle profondità del corpo. In viaggio verso l' Omega. Esposto alla propria assenza da ogni dove, in ogni istante. E la sua testa è una testa contro un muro cedevole per ora. E le sue mosse sono tentativi di eludere il vedetto universale. Ho capito che è già a metà cammino. Ma questo a me non l' ha detto, no. "Questa è mia madre" mi ha detto soltanto.
Wislawa Szymborska
Sono irrequieto. Sono assetato di cose lontane. La mia anima esce anelando di toccare l'orlo dell'oscura lontananza. O Grande Aldilà, oh, l'acuto richiamo del tuo flauto! Dimentico, sempre dimentico, che non ho ali per volare. Sono impaziente e insonne, sono straniero in una terra straniera. Il tuo alito mi giunge sussurrando una impossibile speranza. Il mio cuore comprende il tuo linguaggio come fosse lo stesso ch'egli parla. O Lontano da cercare, oh, l'acuto richiamo del tuo flauto! Dimentico, sempre dimentico, che non conosco la strada, che non ho il cavallo alato. Non c'è nulla che desti il mio interesse, sono un vagabondo nel mio cuore. Nella nebbia assolata delle languide ore, quale visione grandiosa prende forma nell'azzurro del cielo! O Meta Lontanissima, oh, l'acuto richiamo del tuo flauto! Dimentico, sempre dimentico, che tutti i cancelli sono chiusi nella casa dove vivo solitario! R.Tagore
Metamorfosi (Hermann Hesse)
Quando ero adolescente, quando i miei primi timidi passi nell'agognato regno dell'amore mi riportavano sconsolato e misero nellincomprensibile e accecante giorno, mi era allora unica consolazione scavare a piene mani nel dolore, trasformare, distruggendo con compiaciuta amarezza, ogni colore
incantevole in riversare violento sulle corde tese fino a
spezzarle [nero, la pena della mia privazione. E di sera fuggivo la luce, fuggivo i giardini animati per scivolare solitario nel profondo
dellombra dei faggi, giù lungo la proda impervia verso l'oscura deriva dellonde, desiderio di morte nel cuore in tumulto. Ma oggi, che un giorno avaro si dissolve per me in un tempo incoerente, che la mia anima ricolma delle rovine di castelli troppo in fretta
costruiti perse la via verso la speranza, che l'ora più cupa e infelice della giovinezza mi arride ancora da lontane profondità come
un tesoro [doro oggi ho abbandonato i sentieri cupi della malinconia, e del dolce lamento. Ogni sera quando giunge l'ora silente, accendo a giorno la mia lampada, ché davanti alla finestra sprofondi la notte
nemica. Con amore tendo le corde più dorate che mi sono rimaste, e seguo nel gioco avveduto ogni forma soave, ogni forma che consola serena. Lontana è la morte e lontano il dolore dei
miei sogni sollecito li guido, ché il loro confuso
intreccio mostri solo luce e conforto e immagini
felici: giardini beati, uomini pieni di gioia infantile, di intimo piacere amoroso e feste adorne di
fiori donne pure e nobili, uomini pervasi di
cortese ardore, questo mi creò sognando e cerco ciò che mi è rimasto dei tesori distrutti, di raccogliere con armonia in belle forme.
Solitario gioca così nelle ore tranquille il mio desiderio il suo gioco. Vedi, io spesso so ridere appagato, ingannando della vita linsensata crudeltà, attraverso la mia ingegnosa fantasia. E l'immagine splendente di fanciulla, cui sacrificai un dì, fra desiderio ardente e cupa rinuncia, il fulgore della mia giovinezza, avanza (lei, che da tempo si perse lontana nel quotidiano grigiore) splendente, più bella che mai, intatta come fior di primavera, sul tappeto amorevolmente disteso dei miei sogni armoniosi. Come ella incede e si fa dea, sprofonda della vita la miseria e dei miei
sogni segreti e il senso si palesa: essere dellamata eco, specchio cortese. Così, quandè quell'ora, erigo degli anni giovanili la memoria, e in tempio la trasformo di un amore, che brama non conosce più nè delusione.
La lontananza è il fascino dell'amore... Corrado Alvaro
A - Or non è molto di E. A. Poe
Or non e' molto, chi scrive queste righe, nel suo folle orgoglio d' intellettualita', sosteneva il "potere delle parole" - negando che mai pensiero in un cervello umano possa nascere di la' dall' espressione dell' umana lingua; ed ora, quasi a beffardo per quel vanto, due sole parole - due dolci disillabi stranieri - italiani suoni - di quelli che solo bisbigliano gli angeli sognanti alla luna, nella "rugiada che perlacea catena, avvolge il colle Hermon" - hanno tratto dagli oscuri abissi del suo cuore pensieri non-pensati, anime di pensiero, piu' ricche visioni, piu' selvegge e piu' estatiche di quelle che l' angelo arpista, Israfel, cui "fra tutti diede Iddio voce blanda e soave", non potrebbe dire mai. E io! Ogni risorsa e' svanita. Cade la penna inerte dalla mia mano che trema. Col tuo caro nome come testo, pur da te richiesto, nulla riesco a scrivere - a dire, a pensare, a sentire, ahime'; giacche' non e' sentire questo mio immobile soffermarmi sulla dorata soglia dell' aurea porta dei sogni, mentre ne ammiro, estasiato, la fuggente prospettiva, ed esaltarmi nel veder, sia dal destro lato o da quello a sinistra, e lungo tutto il cammino, tra vapori purpurei, fin dove in lontananza quel prospetto s' arresta - te sola.
Sono irrequieto di Rabindranath Tagore
Sono irrequieto. Sono assetato di cose lontane. La mia anima esce anelando di toccare l'orlo dell'oscura lontananza. O Grande Aldilà, oh, l'acuto richiamo del tuo flauto! Dimentico, sempre dimentico, che non ho ali per volare.
Sono impaziente e insonne, sono straniero in una terra straniera. Il tuo alito mi giunge sussurrando una impossibile speranza. Il mio cuore comprende il tuo linguaggio come fosse lo stesso ch'egli parla. O Lontano-da-cercare, oh, l'acuto richiamo del tuo flauto! Dimentico, sempre dimentico, che non conosco la strada, che non ho il cavallo alato.
Non c'è nulla che desti il mio interesse, sono un vagabondo nel mio cuore. Nella nebbia assolata delle languide ore, quale visione grandiosa prende forma nell'azzurro dei cielo! O Meta Lontanissima, oh, l'acuto richiamo del tuo flauto! Dimentico, sempre dimentico, che tutti i cancelli sono chiusi nella casa dove vivo solitario!
Amore di lontananza di Antonia Pozzi
Ricordo che, quand'ero nella casa della mia mamma, in mezzo alla pianura, avevo una finestra che guardava sui prati; in fondo, l'argine boscoso nascondeva il Ticino e, ancor più in fondo, c'era una striscia scura di colline. Io allora non avevo visto il mare che una sol volta, ma ne conservavo un'aspra nostalgia da innamorata. Verso sera fissavo l'orizzonte; socchiudevo un po' gli occhi; accarezzavo i contorni e i colori tra le ciglia: e la striscia dei colli si spianava, tremula, azzurra: a me pareva il mare e mi piaceva più del mare vero.
Lettera di Giovanni Verga a Dina
(Mendrisio, 29 Agosto 1900)
Tante, tante cose ti vorrei dire che mi si affollano alla mente e mi gonfiano in cuore e che diventano fredde e sciocche nella carta. Questo solo ti dico, che ti ho ancora e sempre dinanzi agli occhi, e ti accompagnano in ogni ora della tua giornata, e sento che mi manca la più cara e la miglior parte di me stesso. Come hai fatto a prendermi così? Quel viaggio che ho rifatto da solo, dopo averlo fatto insieme a te è stato una gran tristezza; ogni luogo, ogni pietra che abbiamo visto insieme mi ritorna dinanzi, e mi lega. Le parole, gli atti, il tono della voce. Le parole che non dicesti e quelle che non osai dirti. L'ombra che ti fuggiva nella fronte e gli occhi che guardavano lontano. Ancora non mi dà pace di aver perduto questi giorni che avrei potuto passare ancora insieme a te, o vicino a te. E se non fosse la certezza di far pensare che son matto, farei il ballo del ritorno anche per un sol giorno. Beata te che sei così giudiziosa ed equilibrata! Vedi che un po' d'equilibrio l'hai dato anche a me! Però domani sera voglio essere a Milano, senz'altra dilazione e vuol dire che lontani per lontani guarderò almeno il posto dove ti vedevo passare dalla finestra. Che sciocchezze, eh? Ebbi la tua lettera come una carezza. Ma l'avevo aspettata tanto che sono andato ad aspettarla anche all'arrivo del corriere dall'Italia. Scrivimi al "Continentale" dal giorno del tuo arrivo. Io non mi permetto di darti dei consigli, ma penso che se non potessi trovare l'alloggio per cui hai telegrafato, non sarebbe poi la fine del mondo se tu andassi all'albergo fin che avessi trovato di collocarti bene. Ti bacio quelle mani che mi attirano e mi tengono stretto. Addio.
Tuo Verga
Nel fumo di Eugenio Montale
Quante volte t'ho atteso alla stazione nel freddo, nella nebbia. Passeggiavo tossicchiando, comprando giornali innominabili, fumando Giuba poi soppresse dal ministro dei tabacchi, il balordo! Forse un treno sbagliato, un doppione oppure una sottrazione. Scrutavo le carriole dei facchini se mai ci fosse dentro il tuo bagaglio, e tu dietro, in ritardo. poi apparivi, ultima. E' un ricordo tra tanti altri. Nel sogno mi perseguita.
Silenzio della lontananza di Antonio Ferrari
Un silenzio evanescente, ma triste, inonda col suo tono sconsolato l'arsume della nostra lontananza.
Ma tu, così distante da me, e la sera sempre più lontana, fra i versi per i quali hai sorriso cerca il calore del mio petto (in mezzo a quelle macchie nere vive il nostro eterno abbraccio) perché possa un sorriso dileguare la malinconia.