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IL TEMA POETICO DELLA DOMENICA: LA LONTANANZA IN AMORE - POESIE E NON SOLO
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Respuesta  Mensaje 1 de 4 en el tema 
De: Tony Kospan  (Mensaje original) Enviado: 16/10/2010 16:36
 
 
 
 
LA LONTANANZA IN AMORE

- POESIE E NON SOLO -

a cura di Tony Kospan

 

 

La lontananza in amore ha diverse origini e modalità...

A volte, come spesso succede negli incontri che avvengono durante delle vacanze,
esiste ancor prima ci si conosca...ma non si immagina se e quanto possa poi rivelarsi importante...
 
 

 
Più spesso però accade tra persone che si amano e che solo per necessità...
malattia... lavoro... convenienze sociali... etc... debbono staccarsi...
ed allora il trauma... il dolore... la nostalgia e perfino la disperazione...
la fanno da padrone dunque non sempre vale il noto detto
"Lontano dagli occhi lontano dal cuore".
 
Certo il tempo e la lontananza poi svolgeranno il loro compito che è quello,
come dice Modugno...,
di spegnere i piccoli fuochi e vieppiù accendere quelli grandi...
 
 

 
Infine la lontananza può esser anche anche solo di tipo psicologico...
ma non è di questa che i poeti in genere si occupano...
Veniamo dunque alle poesie che sul tema non mancano... (così come le canzoni).
Quelle che seguono sono quelle che ho prescelto stavolta
e... quali sono quelle che piacciono a voi?
 

 

 

LA LONTANANZA DA LEI
~ Ariodante Marianni ~
 
La lontananza da lei
non si misura in chilometri,
in ore di macchina, di treno...
è in crampi allo stomaco,
in fitte al cuore,
giornali letti, bicchieri bevuti.
La lontananza è questa
saliva amara,
notturna insonnia,
meridiana sonnolenza
(eppure il nostro è un amore felice)
 
 
 
NON POSSO RAGGIUNGERTI
~ Nadina Spaggiari Ascari ~
 

Non posso raggiungerti,
ho ascoltato il silenzio, ma non ci sei,
ti ho chiamato nei canali aperti al tormento e non ci sei,
ti ho cercato nell'acqua,
nel vento che frusta il prato senza un briciolo di ragione,
ma non ci sei,
non rispondi nemmeno al mio grido verso il tramonto,
che spegne la luce negl'occhi e privo di compassione
porta la notte nel cuore, così, lasciandomi senza di te,
perché tu non rispondi, tu non ci sei.
Ti ho cercato nella luce del cuore e si è schiuso un sussurro,
come un piccolo abbraccio,
un soffio d'angelo, un bisbigliare sommesso,
che diventa presto uragano e mi catapulta sul mio desiderio
e mi dice che devo lasciarmi guidare, fuori da te.
Anima mia,
non posso più scorrerti dentro,
mischiarmi al tuo sangue così. Morirei.
E non è follia è soltanto la febbre che sale, è l'amore,
il mio amore per te.
Devo andarmene da questo delirio,
chiudere il pensiero, dimenticarmi di te.
 
 
 

 
SENZA DI TE
~ John Keats ~
 
Non posso esistere senza di te.
Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
la mia vita sembra che si arresti lì,
non vedo più avanti.
Mi hai assorbito.
In questo momento ho la sensazione
come di dissolvermi:
sarei estremamente triste
senza la speranza di rivederti presto.
Avrei paura a staccarmi da te.
Mi hai rapito via l'anima con un potere
cui non posso resistere;
eppure potei resistere finché non ti vidi;
e anche dopo averti veduta
mi sforzai spesso di ragionare
contro le ragioni del mio amore.
Ora non ne sono più capace.
Sarebbe una pena troppo grande.
Il mio amore è egoista.
Non posso respirare senza di te.
 

 
 
NEI PENSIERI
~ Erich Fried ~
 
Pensarti
e pensare a te
e pensare soltanto a te e
pensare a berti
e pensare ad amarti
e pensare a sperare
e sperare e sperare
e sperare sempre pi?
di rivederti sempre
Non vederti
e nei pensieri
non soltanto pensarti
ma già berti
e già amarti
E soltanto allora aprire gli occhi
e nei pensieri
soltanto allora vederti
e poi pensarti
e poi di nuovo amarti
e poi di nuovo berti
e poi
vederti sempre più bella
e poi vederti pensare
e pensare
che ti vedo
E vedere che posso pensarti
e sentirti
anche se
per tanto tempo ancora non potrò vederti.
 
 
 
 
POTESSERO LE MIE MANI SFOGLIARE
~ Garcia Lorca ~
 
Pronunzio il tuo nome
nelle notti scure,
quando sorgono gli astri
per bere dalla luna
e dormono le frasche
delle macchie occulte.
E mi sento vuoto
di musica e passione.
Orologio pazzo che suona
antiche ore morte.
Pronunzio il tuo nome
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della dolce pioggia.
T’amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha mai questo mio cuore?
Se la nebbia svanisce,
quale nuova passione mi attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!
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DA TONY KOSPAN
 



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Respuesta  Mensaje 2 de 4 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN Enviado: 16/10/2010 19:21
 

La lontananza

Un soffio di luce perduto nell'oscurita' del passato....    una goccia di mare prosciugata nell'oceano della memoria...    un raggio di sole ibernato dal gelo dell'indifferenza...    il tramonto dei sogni ammuffiti nel cassetto della disillisione....    e il tempo scorre via come un torrente  alluvionato....    porta con se la tua linfa vitale e la infanga con detriti del destino...    impossibile da deviare...   e ti resta il retrogusto amaro seppur non rinneghi nulla....  il senso d'impotenza verso cio' che non e' stato ma che fortissimamente hai cercato...   ma va bene lo stesso!!!      per ogni orizzonte perduto c'e' una nuova veduta da scoprire....   c'e' un'isola al di la' della linea visiva tutta da esplorare....   e chissa' che non sia molto piu' godibile abitarla...
Anonimo

 

 

 

 Dunque è sua madre.
Questa piccola donna.
Artefice dagli occhi grigi.
La barca su cui, anni fa,
lui approdò alla riva.
...è da lei che si è tirato fuori
nel mondo,
nella non-eternità.
Genitrice dell' uomo
con cui salto attraverso il fuoco.
è dunque lei, l' unica
che non lo scelse
pronto, compiuto.
Da sola lo tirò
dentro la pelle a me nota,
lo attaccò alle ossa
a me nascoste.
Da sola gli cercò
gli occhi grigi
con cui mi ha guardato.
Dunque è lei, la sua Alfa.
Perchè mai me l' ha mostrata?
Nato.
Così è nato anche lui.
Nato come tutti.
Come me, che morirò.
Figlio d' una donna reale.
Uno giunto dalle profondità del corpo.
In viaggio verso l' Omega.
Esposto
alla propria assenza
da ogni dove,
in ogni istante.
E la sua testa
è una testa contro un muro
cedevole per ora.
E le sue mosse
sono tentativi di eludere
il vedetto universale.
Ho capito
che è già a metà cammino.
Ma questo a me non l' ha detto,
no.
"Questa è mia madre"
mi ha detto soltanto.

Wislawa Szymborska

 
 

Sono irrequieto.
Sono assetato di cose lontane.
La mia anima esce anelando
di toccare l'orlo
dell'oscura lontananza.
O Grande Aldilà,
oh, l'acuto richiamo del tuo flauto!
Dimentico, sempre dimentico,
che non ho ali per volare.
Sono impaziente e insonne,
sono straniero in una terra straniera.
Il tuo alito mi giunge sussurrando
una impossibile speranza.
Il mio cuore comprende il tuo linguaggio
come fosse lo stesso ch'egli parla.
O Lontano da cercare,
oh, l'acuto richiamo del tuo flauto!
Dimentico, sempre dimentico,
che non conosco la strada,
che non ho il cavallo alato.
Non c'è nulla che desti il mio interesse,
sono un vagabondo nel mio cuore.
Nella nebbia assolata delle languide ore,
quale visione grandiosa
prende forma nell'azzurro del cielo!
O Meta Lontanissima,
oh, l'acuto richiamo del tuo flauto!
Dimentico, sempre dimentico,
che tutti i cancelli sono chiusi
nella casa dove vivo solitario!
R.Tagore

 

Metamorfosi
(Hermann Hesse)

Quando ero adolescente,
quando i miei primi timidi passi
nell'agognato regno dell'amore
mi riportavano sconsolato e misero
nellincomprensibile e accecante giorno,
mi era allora unica consolazione
scavare a piene mani nel dolore,
trasformare, distruggendo
con compiaciuta amarezza, ogni colore

incantevole in
riversare violento sulle corde tese fino a

spezzarle [nero,
la pena della mia privazione.
E di sera fuggivo la luce,
fuggivo i giardini animati
per scivolare solitario nel profondo

dellombra dei faggi,
giù lungo la proda impervia
verso l'oscura deriva dellonde,
desiderio di morte nel cuore in tumulto.
Ma oggi, che un giorno avaro
si dissolve per me in un tempo incoerente,
che la mia anima ricolma
delle rovine di castelli troppo in fretta

costruiti
perse la via verso la speranza,
che l'ora più cupa e infelice della giovinezza
mi arride ancora da lontane profondità come

un tesoro [doro
oggi ho abbandonato i sentieri cupi
della malinconia,
e del dolce lamento.
Ogni sera quando giunge l'ora silente,
accendo a giorno la mia lampada,
ché davanti alla finestra sprofondi la notte

nemica.
Con amore tendo le corde più dorate
che mi sono rimaste, e seguo
nel gioco avveduto ogni forma soave,
ogni forma che consola serena.
Lontana è la morte e lontano il dolore dei

miei sogni
sollecito li guido, ché il loro confuso

intreccio
mostri solo luce e conforto e immagini

felici:
giardini beati, uomini pieni di gioia infantile,
di intimo piacere amoroso e feste adorne di

fiori
donne pure e nobili, uomini pervasi di

cortese ardore,
questo mi creò sognando e cerco
ciò che mi è rimasto dei tesori distrutti,
di raccogliere con armonia in belle forme.

Solitario gioca così nelle ore tranquille
il mio desiderio il suo gioco.
Vedi, io spesso so ridere appagato,
ingannando della vita linsensata crudeltà,
attraverso la mia ingegnosa fantasia.
E l'immagine splendente di fanciulla,
cui sacrificai un dì,
fra desiderio ardente e cupa rinuncia,
il fulgore della mia giovinezza,
avanza (lei, che da tempo
si perse lontana nel quotidiano grigiore)
splendente, più bella che mai,
intatta come fior di primavera,
sul tappeto amorevolmente disteso
dei miei sogni armoniosi.
Come ella incede e si fa dea,
sprofonda della vita la miseria e dei miei

sogni segreti
e il senso si palesa:
essere dellamata eco, specchio cortese.
Così, quandè quell'ora,
erigo degli anni giovanili la memoria,
e in tempio la trasformo
di un amore, che brama non conosce più
nè delusione.

 

 
 BUONA DOMENICA
Annamaria

Respuesta  Mensaje 3 de 4 en el tema 
De: primula46 Enviado: 18/10/2010 19:37
 

Il tema di questa domenica è






La lontananza è il fascino dell'amore...
Corrado Alvaro





A - Or non è molto
di E. A. Poe

Or non e' molto, chi scrive queste righe,
nel suo folle orgoglio d' intellettualita',
sosteneva il "potere delle parole" - negando
che mai pensiero in un cervello umano possa nascere
di la' dall' espressione dell' umana lingua;
ed ora, quasi a beffardo per quel vanto,
due sole parole - due dolci disillabi stranieri -
italiani suoni - di quelli che solo bisbigliano
gli angeli sognanti alla luna, nella "rugiada
che perlacea catena, avvolge il colle Hermon" -
hanno tratto dagli oscuri abissi del suo cuore
pensieri non-pensati, anime di pensiero,
piu' ricche visioni, piu' selvegge e piu' estatiche
di quelle che l' angelo arpista, Israfel,
cui "fra tutti diede Iddio voce blanda e soave",
non potrebbe dire mai. E io! Ogni risorsa e' svanita.
Cade la penna inerte dalla mia mano che trema.
Col tuo caro nome come testo, pur da te richiesto,
nulla riesco a scrivere - a dire, a pensare,
a sentire, ahime'; giacche' non e' sentire
questo mio immobile soffermarmi sulla dorata
soglia dell' aurea porta dei sogni, mentre
ne ammiro, estasiato, la fuggente prospettiva,
ed esaltarmi nel veder, sia dal destro lato
o da quello a sinistra, e lungo tutto il cammino,
tra vapori purpurei, fin dove in lontananza
quel prospetto s' arresta - te sola.





Sono irrequieto
di Rabindranath Tagore


Sono irrequieto.
Sono assetato di cose lontane.
La mia anima esce anelando
di toccare l'orlo
dell'oscura lontananza.
O Grande Aldilà,
oh, l'acuto richiamo del tuo flauto!
Dimentico, sempre dimentico,
che non ho ali per volare.

Sono impaziente e insonne,
sono straniero in una terra straniera.
Il tuo alito mi giunge sussurrando
una impossibile speranza.
Il mio cuore comprende il tuo linguaggio
come fosse lo stesso ch'egli parla.
O Lontano-da-cercare,
oh, l'acuto richiamo del tuo flauto!
Dimentico, sempre dimentico,
che non conosco la strada,
che non ho il cavallo alato.

Non c'è nulla che desti il mio interesse,
sono un vagabondo nel mio cuore.
Nella nebbia assolata delle languide ore,
quale visione grandiosa
prende forma nell'azzurro dei cielo!
O Meta Lontanissima,
oh, l'acuto richiamo del tuo flauto!
Dimentico, sempre dimentico,
che tutti i cancelli sono chiusi
nella casa dove vivo solitario! 





Amore di lontananza
di Antonia Pozzi

Ricordo che, quand'ero nella casa
della mia mamma, in mezzo alla pianura,
avevo una finestra che guardava
sui prati; in fondo, l'argine boscoso
nascondeva il Ticino e, ancor più in fondo,
c'era una striscia scura di colline.
Io allora non avevo visto il mare
che una sol volta, ma ne conservavo
un'aspra nostalgia da innamorata.
Verso sera fissavo l'orizzonte;
socchiudevo un po' gli occhi; accarezzavo
i contorni e i colori tra le ciglia:
e la striscia dei colli si spianava,
tremula, azzurra: a me pareva il mare
e mi piaceva più del mare vero.



Lettera di Giovanni Verga a Dina

(Mendrisio, 29 Agosto 1900)


Tante, tante cose ti vorrei dire che mi si affollano alla mente e mi gonfiano in cuore e che diventano fredde e sciocche nella carta. Questo solo ti dico, che ti ho ancora e sempre dinanzi agli occhi, e ti accompagnano in ogni ora della tua giornata, e sento che mi manca la più cara e la miglior parte di me stesso. Come hai fatto a prendermi così? Quel viaggio che ho rifatto da solo, dopo averlo fatto insieme a te è stato una gran tristezza; ogni luogo, ogni pietra che abbiamo visto insieme mi ritorna dinanzi, e mi lega.
Le parole, gli atti, il tono della voce. Le parole che non dicesti e quelle che non osai dirti. L'ombra che ti fuggiva nella fronte e gli occhi che guardavano lontano. Ancora non mi dà pace di aver perduto questi giorni che avrei potuto passare ancora insieme a te, o vicino a te. E se non fosse la certezza di far pensare che son matto, farei il ballo del ritorno anche per un sol giorno. Beata te che sei così giudiziosa ed equilibrata! Vedi che un po' d'equilibrio l'hai dato anche a me!
Però domani sera voglio essere a Milano, senz'altra dilazione e vuol dire che lontani per lontani guarderò almeno il posto dove ti vedevo passare dalla finestra.
Che sciocchezze, eh?
Ebbi la tua lettera come una carezza. Ma l'avevo aspettata tanto che sono andato ad aspettarla anche all'arrivo del corriere dall'Italia. Scrivimi al "Continentale" dal giorno del tuo arrivo. Io non mi permetto di darti dei consigli, ma penso che se non potessi trovare l'alloggio per cui hai telegrafato, non sarebbe poi la fine del mondo se tu andassi all'albergo fin che avessi trovato di collocarti bene.
Ti bacio quelle mani che mi attirano e mi tengono stretto.
Addio.

Tuo Verga





Nel fumo
di Eugenio Montale


Quante volte t'ho atteso alla stazione
nel freddo, nella nebbia. Passeggiavo
tossicchiando, comprando giornali innominabili,
fumando Giuba poi soppresse dal ministro
dei tabacchi, il balordo!
Forse un treno sbagliato, un doppione oppure una
sottrazione. Scrutavo le carriole
dei facchini se mai ci fosse dentro
il tuo bagaglio, e tu dietro, in ritardo.
poi apparivi, ultima. E' un ricordo
tra tanti altri. Nel sogno mi perseguita.





Silenzio della lontananza
di Antonio Ferrari

Un silenzio evanescente, ma triste,
inonda col suo tono sconsolato
l'arsume della nostra lontananza.

Ma tu, così distante da me,
e la sera sempre più lontana,
fra i versi per i quali hai sorriso
cerca il calore del mio petto
(in mezzo a quelle macchie nere
vive il nostro eterno abbraccio)
perché possa un sorriso
dileguare la malinconia.

 

 


Buona domenica








 

Respuesta  Mensaje 4 de 4 en el tema 
De: Butterfy Enviado: 18/10/2010 19:54
 
 

  

 
 
 

Sentirsi forti,

per poi scoprirsi fragili.

Alzare lo sguardo al cielo,

e non vedere luce.

Aver bisogno di parlare,

ma nessuno ti comprende.

Voler sprofondare,

e non avere il coraggio di lasciarsi andare.

Essere in compagnia di tanta gente,

e sentirsi invisibili.

Aver bisogno di calore,

ma nessuno ti abbraccia.

Voler gridare forte la tua rabbia,

ma ti mancano le forze.

Piangi…… e nessuno si accorge.

* web * 
 
 
  
 
 


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