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A.R.T.E.: Gli angeli nel novecento
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De: primula46  (Mensaje original) Enviado: 15/02/2011 19:46
Gli angeli nel Novecento

Se con il XIX secolo l'interpretazione dell'immagine angelica è diventata più libera, ricostruita nei suoi tratti tradizionali dopo la parentesi neoclassica, con il Novecento si entra nel pieno di un periodo di sperimentazioni e di novità. L'idea dell'essere di femminea bellezza dalle grandi ali, come quello che potrebbe apparire lungo il ciglio della strada nell'opera L'amore alla fonte della vita dipinta da Segantini nel 1896, è destinata a scomparire dall'orizzonte creativo dei grandi artisti.


Giovanni Segantini, L'amore alla fonte della vita,
Civiche Raccolte d'Arte, Museo Belgioioso, Milano.
L’angelo di Segantini è reso come un essere dotato di femminea bellezza.




Particolare con l'angelo



Gli amanti

Questi, infatti, cercano soluzioni diverse che, volutamente, siano tese al rinnovo della tradizione, con il fine di cogliere questo o quell'aspetto del complesso universo angelico. Allora si capisce perché un acquerellista come James Tissot, con il suo Agar e l'angelo nel deserto (1896-1900, The Jewish Museum, New York) , abbia inaugurato suggestive soluzioni etnografiche.




James Tissot, Annunciation (1890), The Brooklyn Museum, New York.



Segnato da una crisi mistica deflagrata nella sua anima nel bel mezzo del successo, il pittore francese decise d'inaugurare un soggiorno decennale in Palestina ove poter studiare, capire e riproporre in termini nuovi la figura dell'angelo. Qui l'angelo è un palestinese che veste di lino e di stringhe di cuoio.


Verso nuove scelte rivoluzionarie

La conquista delle nuove frontiere artistiche nel XX secolo aiuta a inaugurare tattiche espressive che aggiungono valore e significato alla figura dell'angelo. È il caso, poco dopo il primo decennio del secolo, di Gaetano Previati, che, con La creazione della luce (1913, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma), applica il divisionismo alla figura celeste la quale se ne avvantaggia nell'intimo. Se, infatti, i teologi avevano spesso concordato sul fatto che gli angeli erano stati creati nel momento stesso in cui Dio aveva detto «Sia la luce!», essendo essi stessi esseri di luce, bisogna convenire che Previati dà forma e immagine a questo concetto rendendolo, grazie al divisionismo, assai più chiaro di quanto non avrebbe potuto fare un trattato di teologia.



Gaetano Previati, La creazione della luce, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma.
La ricerca divisionista sul colore e sulla luce trova una coerente applicazione nella raffigurazione di queste creature celestiali.


Tuttavia, non erano ancora queste le scelte rivoluzionarie che avrebbero rifondato l'immagine stessa dell'angelo, sia pure senza incidere sull'immutata tradizione corrente, quella più largamente diffusa . Si pensi a Paul Klee che iniziò a occuparsi di questo tema nello stesso anno in cui Previati dipinse la sua opera e terminò il suo pellegrinaggio grafico e spirituale nel 1940 quando scomparve. Per comprendere il significato degli angeli del pittore svizzero, realizzati con un tratto di fil di ferro segnato in punta di matita, bisogna liberarsi di tutte le categorie e i parametri che fin qui abbiamo incontrato. La creatura di Klee, infatti, è la metafora della condizione umana e della sua difficoltà a elevarsi verso un'idea spirituale che, semmai, può essere ritrovata nella sapienza dei bambini portatori di un innato e profondo sapere delle cose.



Gaetano Previati, Putti con ghirlanda, collezione privata.
Autore dei principi scientifici del divisionismo, Previati si cimenta anche in temi cari alle tradizioni del secolo precedente.



Nasce, perciò, un'immagine di angelo diversa, che non è bella perché la sua è una condizione in fieri, come spiega il titolo di un disegno del 1934, ossia in continuo divenire verso una meta che non è definita. Ora, tutto questo il pittore svizzero lo esprime con gli stessi mezzi grafici che utilizzerà per le opere che lo hanno reso famoso, sicché è lui in prima persona che aggiunge valore alla rappresentazione dell'angelo. È dunque questa la novità del Novecento per quel che riguarda il nostro tema: l'abbandono della tradizione codificata a vantaggio di un apporto personale e sentito. In altre parole è come se ciascun pittore dicesse la propria preghiera con il pennello. Di certo, Marc Chagall, con i suoi angeli visionari, leggeri come nuvole di colore, ha saputo esporre le proprie preghiere, ma altrettanto hanno fatto il Rouault bituminoso e materico e il nostro Osvaldo Licini, che del tema dell'angelo decaduto ha fatto il suo baluardo poetico, al confine fra geometria e colore.



Marc Chagall, Sogno di una notte d'estate, Musée de Grenoble, Grenoble.
La chiave onirico-fantastica con la quale il pittore russo interpreta la realtà trova nella figura dell'angelo un soggetto ideale.





ANGELO EBREO - 1916
COLLEZIONE PRIVATA

Quando realizza l'Angelo ebreo, De Chirico si è trasferito da un anno a Ferrara, dove firma importanti opere metafisiche e sperimenta nuovi soggetti ispirati alla religione tra cui Le due sorelle (angelo ebraico) e Venerdì Santo.

L’affastellamento degli oggetti disegnati con puntigliosa precisione grafica, anche se per nulla riconoscibili, vuole suggerire la magia di un mistero che si alimenta di forme ambigue, come la mandorla nera sul foglio, opportunamente sistemata in modo da suggerire un occhio. Del resto, in questo stesso anno, l'artista dipinge Le due sorelle (angelo ebraico), due tipici manichini di De Chirico, i cui occhi, almeno in uno dei due, sono l'immagine stessa del baratro interiore.




ANNUNCIAZIONE - 1932
CIVICO MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA, MILANO

Si tratta di uno dei dipinti più originali di Savino, già a cominciare dal formato, che è quello di un pentagono regolare, e pare ricordare un pertugio visivo attraverso il quale si può sbirciare nella casa di Maria dove secondo l'apostolo Luca avvenne l’annunciazione.




LA MADONNA DEL VILLAGGIO - 1936
MUSEE NATIONAL MARC CHAGALL, NIZZA

L'artista - di religione e cultura ebraica, ma con una grande apertura verso la spiritualità cristiana – ha dedicato molte opere ai temi religiosi, ispirati a episodi del Vecchio Testamento.
Nelle sue opere grande spazio è riservato alla figura angelica.

L'ICONOGRAFIA dell'angelo in Chagall è proteiforme perché assume aspetti diversi, dall'uomo con le ali al puttino alato nudo, all'adulto che vola fra le nuvole. Il richiamo alla semplicità e alla purezza dello spirito, in questo caso, è assicurato, poi, dalla presenza di una mucca che vola e suona il violino: un'immagine onirica, che ci trasporta in una dimensione magica.
LA MADONNA appare come una sposa dalla morbida veste bianca che ha in braccio il Bambino e viene baciata sulla testa da un angelo che pencola dall'alto, come fosse un funambolico trapezista dell'anima. Un mondo immaginario e fantastico, quello che ci propone Chagall, come sospeso nel sogno.
IN BASSO, la massa terrea del villaggio di cui la Madonna pare essere l'anima e la protettrice. Tutte le case sono scure, salvo il campanile che è bianco e pare il faro che illumina verso la meta nella lunga navigazione della vita.



Angelo ribelle su fondo giallo - 1950-52
MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA, MILANO


L'avventura dell'astrattismo inizia per Osvaldo Licini nel 1935 e prosegue con coerenza, attraverso scelte intelligenti e interessanti, fino alla realizzazione, negli anni Cinquanta del XX secolo, della serie dedicata alle Amalasunte e agli Angeli.
LA FORMA DELL'ANGELO di Licini è, in questo caso, ma anche in altre opere della stessa serie, estremamente dinamica, come dimostra la falcata che sembra scavalcare il mondo dell'essere e quello del non essere. Tipica della poetica di Licini, la presenza di numeri stilizzati che conferiscono al corpo dell'angelo una dimensione universale.



Angels - 1986
COLLEZIONE PRIVATA


La Pop Art, che prende spunto dalle cose di tutti i giorni, dalla lattina di Campbell’s (la minestra in scatola americana) alla bandiera degli Stati Uniti o ancora alla lattina di Coca-Cola, non disdegna la figura dell'angelo, anche se la svuota di ogni contenuto religioso.
LA GRAFICA ADOTTATA da Warhol in quest'opera sconfina con quella del fumetto come dimostrano il contorno nero che disegna i due angioletti-puttini e il colore rosa pastello, piatto e omogeneo. Potrebbero essere, questi angioletti, due decalcomanie da applicare sulla macchina o sul frigorifero di casa.
LA FIGURA DELL'ANGELO, ingentilita ulteriormente dalla presenza del fiore è soltanto l'immagine di una tradizione popolare che sopravvive nel tumultuoso XX secolo quasi come una sorta di superstizione.


fonte: I grandi temi della pittura - De Agostini


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