Fu uno degli sciatori italiani più forti di tutti i tempi,
primatista mondiale del chilometro lanciato
e campione mondiale e olimpico negli anni 1950.
A causa della Seconda guerra mondiale Colò visse una breve carriera agonistica internazionale: dopo aver iniziato a gareggiare a quattordici anni ed essere entrato nella nazionale a quindici, fu coinvolto nel conflitto mondiale, subendo anche la prigionia; riprese a gareggiare nel 1947, a 27 anni. Quell'anno sul Piccolo Cervino a Breuil-Cervinia stabilì il nuovo record del mondo sul chilometro lanciato con circa 160 km orari, battendo il precedente primato di 136 km/h di Leo Gasperl. Il record di Colò sarebbe stato duraturo, rimanendo imbattuto per diciassette anni. Con la sua "posizione a uovo alto" fu il precursore della posizione a uovo, ma, a differenza dei suoi successori, Colò usava sci di legno e non indossava il casco. L'anno dopo partecipò alle Olimpiadi di Sankt Moritz 1948, classificandosi 14° nello slalom speciale e senza piazzamento in discesa libera a causa una caduta, vinse la discesa del Lauberhorn; nel 1949 vinse la discesa e la combinata dell'Arlberg-Kandahar e lo slalom del Lauberhorn, risultato quest'ultimo bissato nel 1950. Sempre nel 1950 fu il protagonista dei Mondiali di Aspen, negli Stati Uniti: fu primo nella discesa libera e nello slalom gigante, e sfiorò l'en-plein nello slalom speciale, finendo secondo a tre decimi dallo svizzero Georges Schneider. Entrambe le sue vittorie possono essere considerate storiche: Colò fu il primo, e finora unico, italiano a vincere la discesa libera ai Mondiali, e anche il primo campione mondiale della storia nello slalom gigante, disciplina che venne introdotta proprio in quell'edizione. Dopo i Mondiali Colò, ormai soprannominato "Star of Aspen" ("stella di Aspen"), prolungò la sua trasferta in Nord America vincendo i Campionati nordamericani. Due anni dopo partecipò per la seconda volta ai Giochi olimpici. A Oslo 1952 non riuscì a difendere il titolo mondiale nello slalom gigante, dove fu quarto. Il giorno dopo si confermò invece nella discesa libera: il 16 febbraio fu il più veloce degli ottantuno concorrenti sui 2600 m della pista di Norefjell. La stampa italiana lo ribattezzò "Il Falco di Oslo". Fu la prima medaglia d'oro per l'Italia nello sci alpino ai Giochi olimpici invernali, tuttora l'unica di uno sciatore italiano nella discesa libera. Qualche giorno dopo concluse le sue prove olimpiche con lo slalom speciale, dove fu quarto. Dopo le Olimpiadi di Oslo Zeno Colò legò il suo nome a un modello di scarponi da sci e a una giacca da sci. In base ai regolamenti dell'epoca venne quindi ritenuto professionista: nel 1954 fu squalificato dalla Federazione Italiana Sport Invernali (FISI) e non poté partecipare alle gare successive. La squalifica suscitò proteste da parte dello sciatore dell'Abetone, che tentò invano di essere riabilitato. Fu la fine della sua carriera agonistica internazionale: ai Mondiali del 1954 a Åre fu presente solo come apripista nella discesa libera, fu comunque cronometrata la sua prestazione risultando la seconda assoluta, e alle Olimpiadi di Cortina d'Ampezzo 1956 come semplice tedoforo. Ai Campionati italiani conquistò ventotto medaglie: nove in discesa libera, quattro in slalom gigante, dieci in slalom speciale e cinque in combinata. Lasciate le gare, diventò maestro di sci presso l'Abetone. Si impegnò per la promozione e lo sviluppo della stazione sciistica pistoiese. Fu tra i promotori della Società Funivie Abetone e della costruzione della prima ovovia. Nel 1973 disegnò tre piste da sci che scendono da Monte Gomito, che da lui prendono il nome di Zeno 1 , Zeno 2 e Zeno 3. Nel 1989 la FISI revocò la squalifica inflittagli nel 1954. Nel 1991 ricevette il premio "Una vita per lo sci" dello Sci Club Abetone e una medaglia d'oro FISI. Morì nel 1993, ormai gravemente malato a causa di un tumore ai polmoni.