De: solidea (Mensaje original) |
Enviado: 01/07/2011 08:17 |
Don Giovanni Minzoni
Nato in una famiglia medio-borghese, Giovanni Minzoni studiò in seminario e nel 1909 fu ordinato prete. L'anno seguente fu nominato cappellano ad Argenta, da cui partì nel 1912 per studiare alla Scuola Sociale di Bergamo, dove si diplomò. Animato da totale amore per la Chiesa e dotato di acuta sensibilità per i problemi sociali, si interessò subito alla vita politica e civile del paese. Chiamato alle armi nell'agosto 1916, inizialmente prestò servizio nella Sanità, in un ospedale militare di Ancona. Successivamente chiese di essere inviato come cappellano tra i militari al fronte. In un momento molto critico della battaglia del Piave, dimostrò un coraggio tale da meritare la medaglia d'argento. Al termine del conflitto tornò ad Argenta. Aderì al Partito Popolare Italiano, fu amico del socialista Natale Gaiba, prima vittima delle camicie nere nel 1921. Questo e molti altri episodi lo convinsero a disprezzare il fascismo. Alle numerose iniziative in campo sociale, don Minzoni aggiunse un'adesione convinta al cooperativismo, mettendosi contro il regime fascista che invece sosteneva il corporativismo. Minzoni rifiutò energicamente l'istituzione dell'Opera nazionale balilla ad Argenta, preferendo educare in prima persona i giovani della città: grazie all'incontro con don Emilio Faggioli, già fondatore nell'aprile del 1917 del gruppo scout «Bologna I», e poi assistente ecclesiastico regionale dell'ASCI, don Minzoni si convinse della validità dello scautismo, per cui decise di fondare un gruppo scout nella propria parrocchia. Gli oltre settanta iscritti al gruppo degli esploratori cattolici di Argenta erano una realtà, e le minacce non erano servite al loro scopo. Ormai inviso al regime, la sera del 23 agosto 1923 venne ucciso con una bastonata alla nuca in un agguato teso da alcuni squadristi facenti capo al futuro Console della milizia Italo Balbo.
Poco prima della morte Don Minzoni aveva scritto:
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« a cuore aperto, con la preghiera che mai si spegnerà sul mio labbro per i miei persecutori, attendo la bufera, la persecuzione, forse la morte per il trionfo delle causa di Cristo » |
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« Prego Iddio che mi faccia morire compiendo sino all'ultimo momento il mio dovere di sacerdote e italiano, felice di chiudere il mio breve periodo di vita in un sacrificio supremo » |
Le ricerche sui responsabili dell'omicidio vennero rapidamente archiviate, nel giro di pochi mesi. L'anno successivo - sull'onda dello scandalo politico provocato dal delitto Matteotti - i quotidiani Il Popolo e La Voce Repubblicana ritornarono sull'episodio denunciando Italo Balbo quale presunto mandante. Nel 1925 fu istruito un nuovo processo, che si risolse con l'assoluzione di tutti gli imputati. Un più equo processo si ebbe solo nel 1947, a fascismo ormai sconfitto, presso la Corte di Assise di Ferrara: esso si concluse con la condanna per omicidio preterintenzionale di due imputati senza che fosse provata la responsabilità diretta di Balbo |
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