Eri dritta e felice sulla porta che il vento apriva alla campagna. Intrisa di luce stavi ferma nel giorno, al tempo delle vespe d'oro quando al sambuco si fanno dolci le midolla. Allora s'andava scalzi per i fossi, si misurava l'ardore del sole dalle impronte lasciate sui sassi.
Cos'è un albero di rose accanto alla mia casa. Il vento del meriggio lo accarezza, il vento di sera lo scuote e l'odore mi arriva da ogni lato. Geme di notte il vento, l'odore torna in mente.
Il Tevere scivola più lento del miele. Maggio va adagio. La luce d'oro trabocca dalle cime. Biondo e morbido l'olio della luce si riversa quaggiù.