Un doodle di Google per Maria Callas, in occasione del 90esimo anniversario della nascita della celebre soprano.
Roma, 2 dicembre 2013 - «IO SONO NATA troppo sensibile: troppo fiera ma troppo fragile». Anima eletta e anima borghese insieme. Una donna contraddittoria e questo l’aveva l’aveva capito bene Pier Paolo Pasolini. «La più moderna delle donne, in cui tuttavia vive una creatura antica, strana, misteriosa, arcana, che cela terribili conflitti interiori». E su tutte queste figure dominava il temperamento della voce che l’ha collocata nell’olimpo delle “divine”. La più grande: cantante lirica per alcuni, cantante drammatica per tali altri, non tutti i musicologi sono stati concordi nel giudicare la sua voce, tutti d’accordo, piuttosto, nel giudicare unico l’abbinamento fra quel timbro vocale, la presenza scenica e il carattere.
OGGI Maria Callas avrebbe compiuto 90 anni. E se la ricordiamo non è solo per la grandezza del suo mito (non solo postumo, cosa che raramente accade) e della sua arte, ma anche per il suo fascino e l’eleganza, i suoi amori. In lei sono confluiti mondi diversi, la grande ricchezza e la miseria, la gran bella compagnia di quel che una volta si chiamava jet set e la devastante solitudine. Riccardo Muti dice che fu per la voce quel che Toscanini fu per l’orchestra; per la cantante Rina Kabaivanska era una musicista dall’istinto formidabile capace di salire alle vette più alte; Patti Smith, che ha confessato di aver imparato a cantare il rock anche grazie alla Callas, alla sua espressività: «In lei vedevo qualcuno capace di rendere leggero, di innalzare e assieme rendere profondo ciò che cantava, mi arrivava la sua fragilità e la sua potenza».
MORÌ CHE ERA SOLA, a Parigi, il 16 settembre del 1977, Cecilia Sophia Maria Anna Kalogheròpoulos, nota al pubblico come Maria Callas; nacque a New York il 2 dicembre del 1923. Controversa anche la data di nascita: sul passaporto è scritto il 2 dicembre, all’anagrafe risulta il 3, la madre sosteneva il 4 e a Maria questo giorno piaceva perché è il giorno di Santa Barbara, santa pugnace e combattiva che sentiva a sé congeniale. Oggi però è stata fatta chiarezza: il compleanno è il 2. E oggi a Milano ci sarà una bella serata con proiezione di una delle poche performance live della Callas mai filmate: le riprese del secondo atto della “Tosca” di Puccini, interpretata alla Royal Opera House nel 1964 e diretta da Franco Zeffirelli. Il filmato sarà introdotto dalla giornalista e scrittrice Carla Maria Casanova e dal musicologo Stephen Hastings. Maria studiò e iniziò a cantare in Grecia per spostarsi presto nelle capitali europee, nonostante la guerra, e tornare negli Usa dal 1945 al ’47 dove assunse definitivamente il nome di Callas. La svolta nella sua carriera arriva nel ’49 quando a Venezia sostituisce la protagonista nei “Puritani’’. Da allora è un crescendo di successi in giro per il mondo, mentre sposa Meneghini e approda finalmente alla Scala di cui diventa quasi un simbolo per almeno sette anni, di cui restano emblematiche le sue varie interpretazioni della “Norma’’, forse l’opera che ha più cantato, e la sua trasformazione fisica (perse in due anni 37 chili).
GLI AMORI grandiosi e furenti. L’esplosiva e dolorosa gelosia di chi sapeva di essere il Divin soprano e, chiusa la porta di casa, una ragazza fragile incantata dai colori dei gioielli (più che dal pregio), una donna insicura che non si capacitava di dover competere con l’ossuta vedova Kennedy. Dovette capitolare (ma non farsene una ragione), infatti, nel 1968, di fronte all’abbandono dell’amato Aristotele Onassis, dopo 11 anni di relazione. Con lui andava in crociera ospitando Winston Churchill sul panfilo “Christina”. Per lui lasciò il marito Giovanni Battista Meneghini che le malelingue chiamavano solo Battista (nel senso di maggiordomo); sposandolo prese la nazionalità italiana, a cui rinunciò senza battere ciglio quando s’innamorò di Onassis (e prese quella greca, lei aveva passaporto Usa).
Visse anche il grande dolore di perdere un figlio nato morto: Maria partorì il 30 marzo del 1960, la creatura, a cui era stato dato il nome di Omero, venne sepolto nel cimitero di Bresso, nei pressi di Milano, in tutta segretezza poichè il padre, Onassis, si disinteressò della cosa e pretese questo "silenzio".
NELLA ULTIMA parte della sua carriera prevale la sua forza d’attrice e con Pasolini, che fu il suo amore impossibile, gira una storica “Medea’’. Nel 1973 e nel ’74 si fa convincere da Giuseppe Di Stefano, altro suo amore molto sofferto, o almeno così si dice, a un’ultima tournée mondiale che si chiude a Sapporo nel 1974, con la sua ultima esibizione pubblica. «Non sono un angelo e non pretendo di esserlo. Non è uno dei miei ruoli. Ma non sono nemmeno il diavolo. Sono una donna e una seria artista, e gradirei essere giudicata per quello».
Grande indimenticabile artista, ma poi.... solo una donna fragile e sfortunata, morta, si dice, per dolore e per solitudine,
poichè la vera causa fu sempre troppo vaga....
Vissi d'arte, vissi d'amore, non feci mai male ad anima viva! Con man furtiva quante miserie conobbi, aiutai. Sempre con fe' sincera, la mia preghiera ai santi tabernacoli salì. Sempre con fe' sincera diedi fiori agli altar. Nell'ora del dolore perché, perché Signore, perché me ne rimuneri così? Diedi gioielli della Madonna al manto, e diedi il canto agli astri, al ciel, che ne ridean più belli. Nell'ora del dolore, perché, perché Signore, perché me ne rimuneri così?