cronaca
13/01/2010 - torino flop
La sconfitta imprevista corre sul blog
Oggi l’assemblea degli autonomi: «Attacco ai cantieri»
torino
Il day after dopo l’avvio dei sondaggi è un vero proprio choc per anarchici e autonomi. Si erano concentrati a Susa, e lì erano rimasti in attesa di uno scontro da giorni agognato: ecco il manganello che spegne la protesta «pacifica e allegra». Donne in prima fila, compresa una signora anziana con stampelle. Tutto preparato per bene. Persino una rete di videocamere che avrebbe dovuto documentare le «violenze» delle forze dell’ordine contro il presidio dell’autoporto.
Nel frattempo, a Torino, le trivelle hanno iniziato il programma dei sondaggi, vanificando - di fatto - le strategie degli autonomi dei centri sociali ora inseriti a pieno titolo tra i NoTav. Ed è il militante «Y», nel commentare su Indymedia Piemonte la notizia del presidio anarchico alla stazione di Collegno (ieri sera assemblea, non più di 50 persone, e via al presidio permanente: «Abbiamo costretto lo Stato a mobilitare forze ingenti, un successo politico», dicono), a scrivere un post nervoso: «Anche un bambino avrebbe immaginato che se si presidia un solo sito, i lavori cominceranno negli altri. Ci voleva tanto? Se si disponeva di trecento persone, metterne cento a difesa di ogni sito invece che stare tutti a Susa? Forse problemi di solitudine e depressione esistenziale?».
Seguono un paio di commenti scandalizzati, ma tutti sanno che è la fotografia di una giornata amara. E anche Raffaele Rizzo, reggente del centro sociale Askatasuna in Valsusa, alle 12,35, dai microfoni di Radio BlackOut, abbandonati i lirismi su quanto è bella l’alba in presidio, ammette che a Torino la reazione è stata debole: «...Non si poteva avere il dono dell’ubiquità... eravamo all’autoporto... adesso bisogna pensare cosa fare a Torino... l’assemblea di domani (oggi, ore 18, proprio dentro l’Università, a Palazzo Nuovo) dovrà decidere... come fermare le trivelle...». Concetto chiaro: trovare un modo, una tecnica, una strategia, la gente, per attaccare i cantieri.
E la «compagna anarchica», in diretta dal presidio permanente di Collegno, insiste sul nome della ditta, in modo da indicare un target preciso per i violenti di turno: «Ricordate bene: è la ditta T. (nome omesso per tutelare tecnici e operai, ndr) di Milano, è la ditta T. di Milano...». E anche gli insurrezionalisti, arrivati con i loro furgoni dalle case squat di Torino, compreso il vecchio Mercedes giallo con targa DH, se ne sono andati delusi da Susa. Inutili spranghe e fionde, tenute nascoste negli arbusti, pronte all’uso. Appena sotto il parcheggio della Statale.