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Religione: La Chiesa festeggia
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De: lore luc  (Mensaje original) Enviado: 08/09/2011 02:51

Giovedì 08 Settembre 2011

LA NATIVITà BEATA VERGINE MARIA (Festa)



Natività della Beata Vergine Maria
(Festa)

« La celebrazione odierna – si legge nel brano dei Discorsi di S. Andrea di Creta proclamato nell'odierno Ufficio delle Letture - onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è, l'incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio ».

è questo del resto il motivo per cui di Maria soltanto (oltre che di S. Giovanni Battista e naturalmente di Cristo) non si festeggia unicamente la “nascita al cielo”, come avviene per gli altri santi, ma anche la venuta in questo mondo.

In realtà, il meraviglioso di questa nascita non è in ciò che narrano con dovizia di particolari e con ingenuità gli apocrifi, ma piuttosto nel significativo passo innanzi che Dio fa nell'attuazione del suo eterno disegno d'amore. Per questo la festa odierna è stata celebrata con lodi magnifiche da molti santi Padri, che hanno attinto alla loro conoscenza della Bibbia e alla loro sensibilità e ardore poetico. Leggiamo qualche espressione del secondo Sermone sulla Natività di Maria di S. Pier Damiani: “Dio onnipotente, prima che l'uomo cadesse, previde la sua caduta e decise, prima dei secoli, l'umana redenzione. Decise dunque di incarnarsi in Maria”.

Come quasi tutte le solennità principali di Maria anche la Natività è di origine orientale. Nella Chiesa d'occidente l'ha introdotta il papa orientale san Sergio I alla fine del sec. VII. Originariamente doveva essere la festa della dedicazione dell'attuale basilica di sant'Anna in Gerusalemme.

La Tradizione, infatti, indicava quel luogo come la sede dell'umile dimora di Gioacchino ed Anna, lontani discendenti di Davide, genitori di Maria. Occorre cercare in questo culto della Natività di Maria una profonda verità: la venuta dell'uomo-Dio sulla terra fu lungamente preparata dal Padre nel corso dei secoli.

La personalità divina del Salvatore supera infinitamente tutto ciò che l'umanità poteva generare, però la storia dell'umanità fu come un lento e difficile parto delle condizioni necessarie all'Incarnazione del figlio di Dio.

La devozione cristiana ha voluto perciò venerare le persone e gli avvenimenti che hanno preparato la nascita di Cristo sul piano umano e sul piano della grazia: la sua Madre, la nascita di essa, la sua concezione, i suoi genitori e i suoi antenati (vangelo: Mt 1,1-16.18-23).

Credere nei preparativi dell'incarnazione significa credere nella realtà dell'incarnazione e riconoscere la necessità della collaborazione dell'uomo all'attuazione della salvezza del mondo.

Il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) concluse la sua omelia, a Frascati l’8/09/1980, nei seguenti termini :

« O Vergine nascente, speranza e aurora di salvezza al mondo intero, / volgi benigna il tuo sguardo materno a noi tutti, / qui riuniti per celebrare e proclamare le tue glorie!

O Vergine fedele, che sei stata sempre pronta e sollecita ad accogliere, conservare e meditare la Parola di Dio, / fa’ che anche noi, in mezzo alle drammatiche vicende della storia, / sappiamo mantenere sempre intatta la nostra fede cristiana, / tesoro prezioso tramandatoci dai Padri!

O Vergine potente, che col tuo piede schiacci il capo del serpente tentatore, / fa’ che realizziamo, giorno dopo giorno, le nostre promesse battesimali, con le quali abbiamo rinunziato a Satana, alle sue opere ed alle sue seduzioni, / e sappiamo dare al mondo una lieta testimonianza della speranza cristiana.

O Vergine clemente, che hai sempre aperto il tuo cuore materno alle invocazioni dell’umanità, talvolta divisa dal disamore ed anche, purtroppo, dall’odio e dalla guerra, fa’ che sappiamo sempre crescere tutti, secondo l’insegnamento del tuo figlio, nell’unità e nella pace, per essere degni figli dell’unico Padre celeste.

Amen! »

S. Leonardo Murialdo, grande devoto della Madonna, diceva : “Maria, Madre nostra, è la più amante, la più affettuosa delle madri. è madre di Dio, quindi ottiene tutto. è madre nostra, quindi non ci nega niente. è madre di misericordia: gettiamoci nelle sue braccia”.



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De: sempreverde Enviado: 13/05/2012 10:42

13 Ottobre 1917: Ultima apparizione di Nostra Signora di Fatima -Miracolo del sole-

Il 13 ottobre Cova d’Iria traboccava di gente, uomini giunti da tutto il Portogallo si erano recati lì per assistere al miracolo predetto dalla Vergine. Vi erano anche parecchi giornalisti anti-clericali decisi a dimostrare come le apparizioni fossero soltanto una commedia escogitata dal parroco di Fatima. Era una giornata parecchio piovosa e tutti i fedeli si coprivano con gli ombrelli. A mezzogiorno un sacerdote si avvicinò a Lucia e l’accusò di essere una millantatrice poiché la Madonna non era ancora apparsa, poco dopo i presenti videro una nube circondare i pastorelli e l’elce. La Madonna ordinò a Lucia di far costruire in quel luogo una cappella in suo onore, dedicata alla “Vergine del Rosario”, raccomandò inoltre di pregare molto poiché la guerra era in procinto di concludersi. Detto questo ascese al cielo che si aprì al suo passaggio, e accadde dunque il miracolo predetto: il sole cominciò a volteggiare, fu visibile ad occhio nudo, dopo di che sembrò cadere sulla folla atterrita, fermarsi di colpo e risalire al cielo.

 Una copia fotostatica di una pagina della rivista Ilustração Portuguesa del 29 ottobre 1917 ritraente la folla che osserva il ‘miracolo del sole’.Il fenomeno fu visto anche da osservatori increduli accorsi in gran numero, convinti di assistere allo smascheramento della promessa di un prodigio. Tra questi vi era Avelino de Almeida, direttore del giornale O Seculo, che era il più diffuso e autorevole quotidiano liberale ed anticlericale portoghese di Lisbona. Nel suo articolo, pubblicato il 15 ottobre 1917, de Almeida scrisse[12]:

Dalla strada, dove i carri erano tutti raggruppati e dove stavano centinaia di persone che non avevano il coraggio sufficiente per attraversare il terreno reso fangoso dalla pioggia, vedemmo l’immensa folla girarsi verso il sole che apparve al suo zenit, chiaro tra le nuvole. Sembrava un disco d’argento, ed era possibile guardarlo senza problemi. Non bruciava gli occhi, non li accecava. Come se vi fosse stata un eclisse. Poi si udì un urlo fragoroso, e la gente più vicina cominciò a gridare – Miracolo, miracolo! Meraviglia, meraviglia! – Davanti agli occhi estasiati delle persone, il cui comportamento ci riportava ai tempi della Bibbia e le quali ora contemplavano il cielo limpido, sbalordite e a testa scoperta, il sole tremò, compì degli strani e bruschi movimenti, al di fuori di qualsiasi logica scientifica, – il sole «danzò» – secondo la tipica espressione dei contadini.
Testimonianza simile quella riportata dal dottore Almeida Garrett[13]:

Improvvisamente udii il clamore di centinaia di voci e vidi che la folla si sparpagliava ai miei piedi … voltava la schiena al luogo dove, fino a quel momento, si era concentrata la sua attesa e guardava verso il sole dall’altro lato. Anche io mi sono rivoltato verso il punto che richiamava lo sguardo di tutti e potei vedere il sole apparire come un disco chiarissimo, con i contorni nitidi, che splendeva senza offendere la vista. Non poteva essere confuso con il sole visto attraverso una nebbia (che non c’era in quel momento) perché non era né velato né attenuato. A Fatima esso manteneva la sua luce e il suo calore e si stagliava nel cielo con i suoi nitidi contorni, come un largo tavolo da gioco. La cosa più stupefacente era il poter contemplare il disco solare, per lungo tempo, brillante di luce e calore, senza ferirsi gli occhi o danneggiare la retina. Udimmo un clamore, il grido angosciato della folla intera. Il sole, infatti, mantenendo i suoi rapidi movimenti rotatori, sembrò essere libero di muoversi nel firmamento, e di spingersi, rosso sangue, verso la terra, minacciando di distruggerci con la sua enorme massa. Furono dei secondi davvero terribili.
Parecchie furono le testimonianze anche dei fedeli lì accorsi[14]:

Il sole vibrò e tremò, sembrava una ruota infuocata (Maria da Capelinha).
Il sole si tramutò in una ruota infuocata, assumendo tutti i colori dell’arcobaleno. Tutto assunse quegli stessi colori: le nostre facce, i nostri vestiti, la terra stessa (Maria do Carmo). Il sole cominciò a danzare e, ad un certo punto, sembrò staccarsi dal firmamento e correre verso di noi, come una ruota di fuoco (Alfredo da Silva Santos). Udii urla di gioia e di amore verso la Madonna di Fatima, da parte di quelle migliaia di bocche . E allora credetti. Ebbi la certezza di non essere stata vittima di una suggestione. Avevo visto il sole come non l’avrei mai visto di nuovo (Mario Godinho, un ingegnere). Nel momento in cui uno meno se lo sarebbe aspettato, i nostri vestiti risultarono completamente asciutti (Maria do Carmo).

I tre pastorelli dissero di aver visto dapprima anche la Madonna, san Giuseppe e Gesù bambino, mentre benedicevano il mondo tracciando un ampio segno di croce, successivamente apparvero loro la Vergine, in vesti di Addolorata, seguita da Gesù con la croce e la corona di spine, in seguito la sola Vergine vestita come Madonna del Carmelo. Non appena il miracolo fu concluso, la folla si riversò entusiasta sui pastorelli, Francisco riuscì a fuggire, Giacinta venne condotta via da un amico, Lucia invece si ritrovò senza velo né trecce poiché alcuni fanatici gliele avevano tagliate![15].

Il 13 ottobre 1930, col documento A Divina Providência, il vescovo di Leiria José Alves Correia da Silva dichiarò “degne di credito le visioni dei fanciulli nella Cova da Iria”, autorizzando ufficialmente il culto della Madonna di Fatima col titolo di Nossa Senhora de Fátima[9]. Questo ha portato quindi anche al riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa cattolica della “natura soprannaturale del miracolo del sole”.


Respuesta  Mensaje 48 de 91 en el tema 
De: sempreverde Enviado: 13/05/2012 10:44
 
 
Oggi inizia il 90 ° anniversario dell'apparizione della Vergine di Fatima
 
"Ave Maria, piena di grazia. Il Signore è con te. Tu sei benedetta tra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesú.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della
nostra morte, Amen.
 

Respuesta  Mensaje 49 de 91 en el tema 
De: lore luc Enviado: 20/05/2012 03:27

Domenica  20  Maggio  2012

L'ASCENSIONE DEL SIGNORE (solennità)



Solennità dell’Ascensione di Nostro Signore

 

Dall’omelia del Beato Giovanni Paolo II

(Roma, 24 maggio 1979).

 

Cari figli, fratelli e amici in Cristo Gesù

 

In questa solennità dell’Ascensione di nostro Signore, il Papa è felice di offrire il sacrificio eucaristico con voi e per voi. [...] Con gioia e nuovi propositi per il futuro, riflettiamo brevemente sul grande fatto della liturgia di oggi. Nelle letture bibliche ci viene riassunto in tutto il suo significato il mistero dell’Ascensione di Gesù. La ricchezza di questo mistero è espressa in due affermazioni: Gesù diede loro le ultime istruzioni e poi Gesù salì e prese il suo posto

 

Nella provvidenza di Dio - ossia nell’eterno disegno del Padre - era arrivata per Cristo l’ora di partire. Doveva abbandonare i suoi apostoli e lasciarli con sua Madre Maria, però solo dopo aver dato loro le sue disposizioni. Ora gli apostoli avevano una missione da compiere secondo gli insegnamenti dati da Gesù, e le ultime istruzioni erano, a loro volta, la fedele espressione della volontà del Padre. 

Quelle istruzioni indicavano, soprattutto, che gli apostoli dovevano attendere lo Spirito Santo il dono del Padre. Fin dall’inizio era ben chiaro che la sorgente della forza degli apostoli doveva essere lo Spirito Santo. è lo Spirito che guida la Chiesa nella via della verità; il Vangelo viene diffuso con la potenza di Dio, non con i mezzi della sapienza e della forza umana. 

Gli apostoli, inoltre, erano stati istruiti per insegnare, per proclamare la buona novella in tutto il mondo. Dovevano battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito. Come Gesù, dovevano parlare esplicitamente del regno di Dio e della salvezza; dovevano testimoniare Cristo fino ai confini della terra. La Chiesa primitiva capì subito queste indicazioni, ed ebbe inizio l’era missionaria. E tutti sapevano che quest’era missionaria non sarebbe finita fino quando lo stesso Gesù, che se n’era andato al cielo, sarebbe nuovamente tornato. 

 

Le parole di Gesù diventarono il tesoro che la Chiesa deve conservare e proclamare, meditare e vivere. Nello stesso tempo lo Spirito Santo infondeva nella Chiesa un carisma apostolico per mantenere intatta questa rivelazione. Attraverso le sue parole, Gesù viveva in tutta la Chiesa: Io sono con voi sempre. Tutta la comunità ecclesiale divenne consapevole della necessità di essere fedele alle istruzioni di Gesù, cioè al deposito della fede. [...]

 

La seconda riflessione sul significato dell’Ascensione si trova in questa frase: Gesù prese il suo posto. Dopo aver sopportato l’umiliazione della sua passione e morte, Gesù prese il suo posto alla destra di Dio; prese il suo posto con il suo eterno Padre. Ma egli è entrato in cielo come nostro capo, per cui, secondo l’espressione di Leone Magno (cf. S. Leone Magno, Sermo I de Ascensione Domini), la gloria del capo è diventata la gloria del corpo. Per tutta l’eternità Cristo è ora al suo posto come il primogenito tra molti fratelli (Rm 8,29): la nostra natura è con Dio per mezzo di Cristo. E come uomo, il Signore Gesù vive per sempre ad intercedere per noi presso il Padre (cf. Eb 7,25). Nello stesso tempo, dal suo trono di gloria, Gesù invia a tutta la Chiesa un messaggio di speranza e una chiamata alla santità. 



Respuesta  Mensaje 50 de 91 en el tema 
De: lore luc Enviado: 20/05/2012 03:30

Per i meriti di Cristo, per la sua intercessione presso il Padre, noi diventiamo capaci, in lui, di raggiungere la giustizia e la santità della vita. La Chiesa può certo sperimentare difficoltà, il Vangelo può incontrare ostacoli, ma poiché Gesù è alla destra del Padre, la Chiesa non conoscerà mai disfatte. La vittoria di Cristo è anche la nostra. La potenza del Cristo glorificato, Figlio diletto dell’eterno Padre, è sovrabbondante per sostenere ciascuno e tutti noi nelle difficoltà della nostra dedizione al regno di Dio e nella generosità del nostro celibato. L’efficacia dell’Ascensione di Cristo tocca ciascuno e tutti nella realtà concreta della nostra vita quotidiana. Per questo mistero, la vocazione della Chiesa è quella di attendere in gioiosa speranza la venuta del nostro Salvatore Gesù Cristo. 

 

Cari figli, siate ripieni di quella speranza che fa parte del mistero dell’Ascensione di Gesù. Siate profondamente convinti della vittoria e del trionfo di Cristo sul peccato e sulla morte. Credete che la forza di Cristo è più grande della nostra debolezza, più grande della debolezza di tutto il mondo. Provate a capire e a condividere la gioia che Maria ha sperimentato nel sapere che suo Figlio aveva preso posto accanto al Padre, che egli infinitamente amava. Rinnovate oggi la vostra fede nella promessa del Signore nostro Gesù Cristo, che è andato a preparare un posto per noi e che di là egli verrà di nuovo per prenderci con sé. 

Questo è il mistero dell’Ascensione del nostro Capo. Ricordiamo sempre: Gesù diede loro le ultime istruzioni e poi Gesù prese il suo posto. 

Amen. 

Per &  l'Omelia completa è Solennità dell'Ascensione di Nostro Signore


Respuesta  Mensaje 51 de 91 en el tema 
De: lore luc Enviado: 24/05/2012 04:44

Giovedì  24  Maggio  2012

LA BEATA VERGINE MARIA AUSILIATRICE



Madonna Ausiliatrice

Don Bosco scrisse: “il titolo di Auxilium Christianorum attribuito all'Augusta Madre del Salvatore non è cosa nuova nella Chiesa di Gesù Cristo. Maria fu salutata aiuto dei Cristiani fin dai primi tempi del Cristianesimo”.

Questo titolo si diffuse agevolmente specie dopo la vittoria cristiana sui turchi avvenuta nelle acque di Lepanto presso le isole Curzolari il 7 ottobre 1572, prima domenica di ottobre, sotto il pontificato di S. Pio V (Antonio Michele Ghislieri, 1566-1572), al grido di Viva Maria!. Il santo pontefice volle aggiungere alle litanie lauretane la bella invocazione: Auxilium Christianorum, ora pro nobis (Ausiliatrice dei Cristiani, prega per noi).

La devozione verso l'Auxilium Christianorum si rafforzò dopo la seconda grande vittoria sui turchi a Vienna, il 12 luglio 1683, ottenuta dal re di Polonia Giovanni III Sobieski, che ne dava l'annunzio al Beato Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi, 1676-1689), con le parole : “Veni, Vidi, Maria Vicit” (Venni, Vidi, Maria Vinse). Nacque allora in Germania, a Monaco di Baviera, la prima Associazione in onore di Maria Ausiliatrice per commemorare la liberazione di Vienna.

Napoleone, dopo la sconfitta di Lipsia (19 ottobre 1813), liberò Pio VII (Barnaba Chiaramonti, 1800-1823), il 10 marzo 1814, ma diede ordine segreto che il viaggio fosse lento nella speranza di poter resistere agli alleati e quindi fermare ancora il Papa, ma Parigi si arrese il 30 marzo 1814 e il giorno dopo vi entrarono i sovrani nemici. Pio VII, in mezzo a grandi festeggiamenti, all'entusiasmo fremente ed all'immenso tripudio del popolo, rientrava a Roma e ritornava sul trono Pontificio il 24 maggio 1814 e l'anno seguente, grato per l'aiuto visibile della Madonna, istituì la festa di Maria Ausiliatrice per Roma e gli altri stati pontifici.

Ora la devozione all'Ausiliatrice è diffusa in tutto il mondo e la sua festa si celebra in molte nazioni.

Nella devozione mariana di Don Bosco, il titolo “Auxilium Christianorum”, si sovrappone, senza segnare sostituzione o attenuazione, ai titoli precedenti con cui invocava la Madonna, specie l'Immacolata che segnava gli inizi della sua Opera Provvidenziale. Se ne ha un primo ricordo in un'immaginetta del 1849, anno della fuga del Beato Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846-1878) da Roma a Gaeta, su cui scrisse l'invocazione: “O Vergine Immacolata, Tu che portasti vittoria di tutte le eresie, vieni ora in nostro aiuto: noi di cuore ricorriamo a Te. Auxilium Christianorum ora pro nobis.

Fino al 1862 l'azione di Don Bosco verso l'Ausiliatrice non fu costante e generale : ne diede l'annuncio il 24 maggio 1862 nella "Buona notte", come si legge nelle Memorie Biografiche. Un sabato del mese di dicembre, forse il 6 del 1862, Don Bosco disse al chierico Albera, futuro Rettore Maggiore: “la nostra chiesa è troppo piccola .... ne fabbricheremo un'altra più bella, più grande, che sia magnifica, le daremo il titolo Chiesa di Maria Ausiliatrice.

L'8 dicembre 1862 Don Bosco dichiara al chierico Cagliero, poi cardinale, il motivo della sua devozione alla Madonna sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: “Sinora abbiamo celebrato con solennità e pompa la festa dell'Immacolata...Ma la Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi sono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine SS. ci aiuti a conservare la fede cristiana”.

A causa del titolo “Maria Ausiliatrice” dato da Don Bosco al Tempio, le autorità municipali di Torino fecero difficoltà per l'approvazione del progetto della costruzione. Ma la chiesa ebbe il titolo di Maria SS. Ausiliatrice. Don Bosco non rinunziava a quel titolo, perché era quello voluto dalla Madonna.

Il 9 giugno 1868 fu consacrato il Tempio a Maria Ausiliatrice in Torino. Don Bosco e l'Ausiliatrice sono ormai due nomi inscindibili. L'Ausiliatrice si è servita di Don Bosco per operare numerosissimi e strepitosi miracoli, per concedere al mondo infinite grazie. Ne è piena la “vita di Don Bosco”, vi sono molti libri che narrano commoventi episodi della bontà di Maria ad ogni genere di persone, vi è il “Battesimo Salesiano”, che riporta ogni mese le grazie, i favori elargiti dall'Ausiliatrice, che dispensa i Suoi doni specialmente nel Santuario, che Ella volle a Torino, di cui aveva detto in una visione a Don Bosco: Hic domus mea, Hinc gloria mea - Qui è la mia casa, di qui la mia gloria”.

Don Bosco non si contentò di propagare la devozione all'Ausiliatrice con la parola, la stampa, i prodigi. Ottenne da Pp Leone XIII (Gioacchino Pecci) che la “Benedizione di Maria Ausiliatrice”, che egli impartiva da tempo con efficacia, fosse approvata : con decreto della Sacra Congregazione dei Riti, il 18 maggio 1878, la formula della “benedizione” fu inserita nel Rituale romano.

Infine Don Bosco, quale Monumento di perenne riconoscenza per i singolari favori ricevuti, fondò la “Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice”. “Il ricorso a Maria Ausiliatrice - scriveva nel 1887 - va aumentando ogni dì tra il popolo fedele e porge motivo a pronunciare che tempo verrà, in cui ogni buon cristiano, insieme con la devozione al SS. Sacramento e al Sacro Cuore di Gesù, si farà un vanto di professare una devozione tenerissima a Maria Ausiliatrice.

Interi Continenti e Nazioni hanno Maria Ausiliatrice come celeste Patrona: l’Australia cattolica dal 1844, la Cina dal 1924, l’Argentina dal 1949, la Polonia fin dai primi decenni del 1800; diffusissima e antica è la devozione nei Paesi dell’Est Europeo.

Nella bella basilica torinese a Lei intitolata, vi è il bellissimo e maestoso quadro, fatto eseguire dallo stesso fondatore, che rappresenta la Madonna Ausiliatrice che con lo scettro del comando e con il Bambino in braccio, è circondata dagli Apostoli ed Evangelisti ed è sospesa su una nuvola; sullo sfondo a terra, il Santuario e l’Oratorio come appariva nel 1868, anno dell’esecuzione dell’opera del pittore Tommaso Lorenzone.

Per approfondimenti & è Breve storia del Santuario

Preghiera a Maria Ausiliatrice
(composta da S. Giovanni Bosco)
O Maria,
Vergine Potente :
Tu, grande e illustre
difesa della Chiesa.
Tu, aiuto mirabile dei cristiani.
Tu, terribile
come esercito schierato
a battaglia,
Tu che hai distrutto da sola
tutte le eresie del mondo,
Tu nelle angustie, nelle lotte,
nelle necessità
difendici dal nemico
e nell’ora della morte
accoglici nel Paradiso.
Amen.

Respuesta  Mensaje 52 de 91 en el tema 
De: lore luc Enviado: 27/05/2012 04:43

Domenica  27  Maggio  2012

LA PENTECOSTE (solennità)



Solennità di Pentecoste

Omelia di Papa Benedetto XVI

Sagrato della Basilica Vaticana (Domenica, 4 giugno 2006)

Cari fratelli e sorelle!

Il giorno di Pentecoste lo Spirito Santo scese con potenza sugli Apostoli; ebbe così inizio la missione della Chiesa nel mondo. Gesù stesso aveva preparato gli Undici a questa missione apparendo loro più volte dopo la sua risurrezione (cfr At 1,3). Prima dell’ascensione al Cielo, ordinò di “non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre” (cfr At 1,4-5); chiese cioè che restassero insieme per prepararsi a ricevere il dono dello Spirito Santo. Ed essi si riunirono in preghiera con Maria nel Cenacolo nell’attesa dell’evento promesso (cfr At 1,14).

Restare insieme fu la condizione posta da Gesù per accogliere il dono dello Spirito Santo; presupposto della loro concordia fu una prolungata preghiera. Troviamo in tal modo delineata una formidabile lezione per ogni comunità cristiana. Si pensa talora che l’efficacia missionaria dipenda principalmente da un’attenta programmazione e dalla successiva intelligente messa in opera mediante un impegno concreto. Certo, il Signore chiede la nostra collaborazione, ma prima di qualsiasi nostra risposta è necessaria la sua iniziativa: è il suo Spirito il vero protagonista della Chiesa. Le radici del nostro essere e del nostro agire stanno nel silenzio sapiente e provvido di Dio.

Le immagini che usa san Luca per indicare l’irrompere dello Spirito Santo - il vento e il fuoco - ricordano il Sinai, dove Dio si era rivelato al popolo di Israele e gli aveva concesso la sua alleanza (cfr Es 19,3ss). La festa del Sinai, che Israele celebrava cinquanta giorni dopo la Pasqua, era la festa del Patto. Parlando di lingue di fuoco (cfr At 2,3), san Luca vuole rappresentare la Pentecoste come un nuovo Sinai, come la festa del nuovo Patto, in cui l’Alleanza con Israele è estesa a tutti i popoli della Terra. La Chiesa è cattolica e missionaria fin dal suo nascere. L’universalità della salvezza viene significativamente evidenziata dall’elenco delle numerose etnie a cui appartengono coloro che ascoltano il primo annuncio degli Apostoli : “Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio” (At 2,9-11).

Il Popolo di Dio, che aveva trovato al Sinai la sua prima configurazione, viene quest’oggi ampliato fino a non conoscere più alcuna frontiera né di razza, né di cultura, né di spazio né di tempo. A differenza di quanto era avvenuto con la torre di Babele (cfr Gn 11,1-9), quando gli uomini, intenzionati a costruire con le loro mani una via verso il cielo, avevano finito per distruggere la loro stessa capacità di comprendersi reciprocamente, nella Pentecoste lo Spirito, con il dono delle lingue, mostra che la sua presenza unisce e trasforma la confusione in comunione. L’orgoglio e l’egoismo dell’uomo creano sempre divisioni, innalzano muri d’indifferenza, di odio e di violenza. Lo Spirito Santo, al contrario, rende i cuori capaci di comprendere le lingue di tutti, perché ristabilisce il ponte dell’autentica comunicazione fra la Terra e il Cielo. Lo Spirito Santo è l’Amore.

Ma come entrare nel mistero dello Spirito Santo, come comprendere il segreto dell’Amore? La pagina evangelica ci conduce oggi nel Cenacolo dove, terminata l’ultima Cena, un senso di smarrimento rende tristi gli Apostoli. La ragione è che le parole di Gesù suscitano interrogativi inquietanti: Egli parla dell’odio del mondo verso di Lui e verso i suoi, parla di una sua misteriosa dipartita e ci sono molte altre cose ancora da dire, ma per il momento gli Apostoli non sono in grado di portarne il peso (cfr Gv 16,12). Per confortarli spiega il significato del suo distacco: se ne andrà, ma tornerà; nel frattempo non li abbandonerà, non li lascerà orfani. Manderà il Consolatore, lo Spirito del Padre, e sarà lo Spirito a far conoscere che l’opera di Cristo è opera di amore: amore di Lui che si è offerto, amore del Padre che lo ha dato.

Questo è il mistero della Pentecoste: lo Spirito Santo illumina lo spirito umano e, rivelando Cristo crocifisso e risorto, indica la via per diventare più simili a Lui, essere cioè “espressione e strumento dell’amore che da Lui promana” (Deus caritas est, 33). Raccolta con Maria, come al suo nascere, la Chiesa quest’oggi prega: Veni Sancte Spiritus! - Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore!”. Amen.


Respuesta  Mensaje 53 de 91 en el tema 
De: sempreverde Enviado: 27/05/2012 09:32

La Pentecoste è l'evento del dono iniziale dello Spirito Santo alla Chiesa nascente riunita a Gerusalemme nel Cenacolo, cinquanta giorni dopo la Risurrezione di Gesù. Ebbe l'effetto di far partire il dinamismo missionario della Chiesa: a partire dalla Pentecoste gli Apostoli, sotto la guida di Pietro, iniziarono ad annunciare il kerigma della morte e Risurrezione del Signore (At 2).

La parola proviene dal greco antico πεντηκοστή (ἡμὲρα), pentekostè (heméra), cioè "cinquantesimo" (giorno).


Respuesta  Mensaje 54 de 91 en el tema 
De: lore luc Enviado: 31/05/2012 04:04

Giovedì  31 Maggio  2012

LA VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA (festa)



Visitazione Beata Vergine Maria

(festa)

 

Dopo l'annuncio dell'Angelo, Maria si mette in viaggio “frettolosamente”, dice  l’evangelista Luca (1,39) : In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda, per far visita alla cugina Elisabetta e prestarle servizio.

Aggregandosi probabilmente ad una carovana di pellegrini che si recano a Gerusalemme, attraversa la Samaria e raggiunge Ain-Karim, in Giudea, dove abita la famiglia di Zaccaria. è facile immaginare quali sentimenti pervadano il suo animo alla meditazione del mistero annunciatole dall'angelo. Sono sentimenti di umile riconoscenza verso la grandezza e la bontà di Dio.

Maria magnifica il Signore che opera in lei: L’anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore (Lc 1,46). Con queste parole Maria per prima cosa proclama i doni speciali a lei concessi, poi enumera i benefici universali con i quali Dio non cessò di provvedere al genere umano per l’eternità.

 

La presenza del Verbo incarnato in Maria è causa di grazia per Elisabetta che, ispirata, avverte i grandi misteri operanti nella giovane cugina, la sua dignità di Madre di Dio, la sua fede nella parola divina e la santificazione del precursore, che esulta di gioia nel seno della madre. Maria rimane presso Elisabetta fino alla nascita di Giovanni Battista, attendendo, probabilmente, altri otto giorni per il rito dell’imposizione del nome.

 

Accettando questo computo del periodo trascorso presso la cugina Elisabetta, la festa della Visitazione, di origine francescana (i frati minori la celebravano già nel 1263), veniva celebrata il 2 luglio, cioè al termine della visita di Maria. Sarebbe stato più logico collocarne la memoria dopo il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, ma si volle evitare che cadesse nel periodo quaresimale.

 

Fu poi Urbano VI (Bartolomeo Prignano, 1378-1389) ad estendere la festa a tutta la Chiesa latina per propiziare, con l’intercessione di Maria, la pace e l’unità dei cristiani divisi dal grande scisma d’Occidente.

Il sinodo di Basilea, nella sessione del 10 luglio 1441, confermò la festività della Visitazione, dapprima non accettata dagli Stati che parteggiavano per l’antipapa.

 

L’attuale calendario liturgico, non tenendo conto della cronologia suggerita dall’episodio evangelico, ha abbandonato la data tradizionale del 2 luglio (anticamente la Visitazione veniva commemorata anche in altre date) per fissarne la memoria all’ultimo giorno di maggio, quale coronamento del mese che la devozione popolare consacra al culto particolare della Vergine.

 

Nell’incarnazione – commentava S. Francesco di Sales – Maria si umilia confessando di essere la serva del Signore...Ma Maria non si indugia ad umiliarsi davanti a Dio perché sa che carità e umiltà non sono perfette se non passano da Dio al prossimo. Non è possibile amare Dio che non vediamo, se non amiamo gli uomini che vediamo. Questa parte si compie nella Visitazione”.

 


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De: lore luc Enviado: 03/06/2012 02:52

Domenica  3 Giugno  2012

LA SS. TRINITà (solennità)



Santissima Trinità

(solennità)

 

Continua questo periodo di grandi feste nella Liturgia ed oggi ci troviamo di fronte alla domenica dedicata alla Santissima Trinità. Chi è mai la Trinità? Di cosa si tratta?

Ho fatto la prova, nei giorni scorsi, a rivolgere queste due domande a un po’ di persone: ad alcuni sacerdoti, alle mie colleghe a scuola, ai ragazzi in oratorio, al sacrista, ad una mia vicina di casa; la risposta che ho ricevuto più spesso è stata questa: “La Trinità è un mistero”.

Bisogna dire che hanno ragione: effettivamente la Trinità è un grande mistero. Solo che dobbiamo metterci d’accordo su cosa intendiamo con questa parola, perché spesso in italiano diciamo mistero ed intendiamo qualcosa che non capiamo, qualcosa che ci fa paura.

Ricordo una mia alunna di 9 anni che, una volta, ha usato questa immagine: “Il mistero è come una stanza buia. Non sai cosa c’è dentro. Magari è una bellissima sorpresa, ma siccome non si riesce a vedere, ci fa paura.”

Forse è vero che il mistero fa un po’ paura, ma quando si tratta della Trinità, non deve essere così, perché è un mistero luminoso: un Dio che è unico, ma che è in tre persone, Padre, Figlio e Spirito Santo. Non ci presenta qualcosa di spaventoso o di preoccupante, non ci fa sentire minacciati. Resta mistero solo perché riguarda qualcosa che è molto più grande di noi, qualcosa che la nostra mente non riesce a contenere, ad accogliere fino in fondo. In effetti, facciamo molta fatica a capire quello che la teologia ci dice: se sono tre persone, non possono essere uno solo; ma Dio è unico, allora come possiamo chiamarlo in tre modi? Sono solo suoi nomi diversi o sono tre persone distinte? Lo so, lo so, sembra veramente tutto molto complicato…

Quando frequentavo le scuole superiori, nella mia parrocchia venne un teologo famoso e importante, uno studioso della Bibbia e della Fede. Era stato professore del mio parroco e venne a tenere alcune serate di riflessione partendo dal Catechismo della Chiesa Cattolica, che era stato da poco rinnovato. Quel sacerdote era davvero molto bravo, sapeva parlare in maniera semplice delle cose difficili, così che anche noi ragazzi ascoltavamo volentieri e seguivamo bene i discorsi. La seconda sera parlò anche della Trinità e io cercavo di non perdere neppure una parola. La sera seguente, cominciando il terzo e ultimo incontro, l’anziano teologo chiese se avevamo domande e io, un po’ scoraggiata, alzai la mano e spiegai: “Ecco… veramente… io questa faccenda della Trinità non è che proprio l’ho capita…”

Lui fece un bel sorrisone, che illuminò la sua faccia piena di rughe e mi rispose: “Ragazza mia, meno male! Mi sarei cominciato a preoccupare se mi avessi detto che avevi capito tutto della Trinità! Ma se invece ti senti confusa, è tutto normale! Anche noi che passiamo la vita a studiare e a riflettere sul mistero di Dio, non riusciamo a capirlo e a spiegarlo!”



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De: lore luc Enviado: 03/06/2012 02:53

Sono passati parecchi anni, da allora, e molto spesso mi sono trovata davanti a persone che mi chiedevano di “spiegare la Trinità”. Solo che la Trinità non si spiega. O perlomeno, non si spiega come la definizione di un vocabolario o come il procedimento di un problema di matematica.

Proprio qui sta il punto difficile: finché guardiamo alla Trinità usando la logica della matematica, non ne veniamo a capo, perché se è 3 non può essere 1 e se è 1 non può essere 3! Però nella nostra vita ci sono moltissime cose che non seguono le regole matematiche, ma usano una logica diversa. Per esempio la gioia, che aumenta se la dividi: quando proviamo ad essere felici da soli, non riusciamo mai a provare la stessa immensa gioia di quando possiamo essere felici insieme agli altri. Di solito, se divido qualcosa, per esempio una tavoletta di cioccolata, ne andrà un pezzo per uno: un pezzo, appunto, cioè una parte molto più piccola della tavoletta intera. Con la gioia non è affatto così: più la condividi con gli altri, più ti senti invadere dalla gioia, la senti che ti aumenta dentro!

Anche l’amore segue questo stesso criterio: puoi darne di continuo e non resti mai senza! Se ti offro delle patatine dal mio sacchetto e tu ne prendi un po’, poi ancora un po’, poi ancora un po’ e ancora un altro pochettino, prima o poi il sacchetto si svuoterà e io resterò senza. Con l’amore le cose vanno diversamente: posso continuamente offrire amore e non mi troverò mai con un sacchetto vuoto in mano, non potrà mai succedere che finisca e io resti senza.

La logica che abita la Trinità è simile alla logica della gioia e dell’amore: non si spiega con i numeri o con le operazioni matematiche, ma si accoglie con fede, facendone l’esperienza, invece di cercare di misurarla. Sarà bello il giorno in cui ci troveremo in Paradiso e saremo faccia a faccia con il Signore Dio: tutto sarà chiaro e diremo: “Ecco! Ora finalmente capisco questo mistero della Trinità!”.  Per ora, ci fidiamo di Gesù, che sa quello che ci dice, non è vero?

E proprio lui, il nostro Maestro, ci parla di un Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo.

Possiamo partire da qui, credo: possiamo cominciare con il fidarci di quanto il nostro Maestro e Signore ci insegna e possiamo imparare a pregare chiamando per nome ciascuna delle persone della Trinità. è un modo per entrare in confidenza con questo mistero luminoso. Penso che ciascuno possa trovare il suo modo di pregare la Trinità o di invocare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

A me, personalmente, viene spontaneo rivolgermi a Dio Padre quando voglio unire la mia voce a quella di tanti fratelli e sorelle nella fede in Cristo Gesù, quando voglio pregare per un’intenzione che ci accomuna. Nei giorni del terremoto in Abruzzo, per esempio, il cuore si rivolgeva spontaneamente a Dio chiamandolo Padre, di fronte alla sofferenza di tanti fratelli e sorelle, nel desiderio di unire la mia voce alla loro, sentendomi vicina alla paura e al pianto di ognuno.

Quando voglio invece confidare a Dio qualcosa di mio, qualcosa di personale, di intimo, mi viene più immediato rivolgermi al Figlio Gesù: lui che è uomo esattamente come noi, conosce ogni sfumatura di quello che passa nell’animo umano, sa perfettamente le nostre fatiche, le nostre preoccupazioni, le nostre fragilità...Una mia alunna una volta mi ha detto: “Se mi prendono in giro o mi fanno i dispetti, mi arrabbio e vorrei vendicarmi. Allora prego Gesù: anche lui è stato un bambino e anche a lui avranno fatto i dispetti, lo avranno preso in giro… Lui sì che può capirmi!”

Al mattino, mentre cammino nel corridoio della mia scuola, prima di entrare in classe, mi rivolgo allo Spirito Santo: lo prego di accompagnarmi lungo la giornata, di rendere le mie parole semplici e chiare per chi le ascolterà, di aiutarmi a spiegare qualche argomento difficile, di rendere vivace la mia fantasia, la mia creatività, per trovare ogni volta il modo più adatto per raggiungere il cuore e la mente dei miei alunni. Con loro, poi, prima di iniziare la lezione, preghiamo insieme lo Spirito Santo perché renda l’intelligenza ben sveglia e pronta, tenga lontane le distrazioni, dia il coraggio di fare domande quando qualcosa non è chiaro. C’è poi un’altra occasione in cui mi viene spontaneo pregare lo Spirito di Dio: quando sento tutta la fatica di vivere da cristiana. Quando mi pesa perdonare, quando non ho voglia di condividere e aiutare, quando ho paura dei commenti delle persone se dico che prego tutti i giorni… Sono tante le piccole occasioni in cui essere testimoni di Gesù ci costa, diventa faticoso, impegnativo, e ci sentiamo deboli, insicuri: invocare lo Spirito Santo è il modo più facile per avere accanto tutta la forza d’amore di Dio!

Fermiamoci allora un istante, prima di proseguire nella celebrazione. Ognuno, nel silenzio del cuore, rivolga un saluto, un pensiero, un ringraziamento alla Trinità, a Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo.


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De: lore luc Enviado: 10/06/2012 02:57

Domenica  10 Giugno  2012

IL CORPUS DOMINI (solennità)



Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

(solennità)

 

Dall'omelia di Papa Benedetto XVI

(15 giugno 2006)

 

Cari fratelli e sorelle,

 

nella vigilia della sua passione, durante la Cena pasquale, il Signore prese il pane nelle sue mani - così abbiamo sentito poco fa nel Vangelo - e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse “ Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti” (Mc 14,22-24). Tutta la storia di Dio con gli uomini è riassunta in queste parole. Non è soltanto raccolto ed interpretato il passato, ma anticipato il futuro - la venuta del Regno di Dio nel mondo. Ciò che dice Gesù, non sono semplicemente parole. Ciò che Egli dice, è avvenimento, l'avvenimento centrale della storia del mondo e della nostra vita personale.

 

Queste parole sono inesauribili. Vorrei meditare con voi soltanto un unico aspetto. Gesù, come segno della sua presenza, ha scelto pane e vino. Con ognuno dei due segni si dona interamente, non solo una parte di sé. Il Risorto non è diviso. Egli è una persona che, mediante i segni, si avvicina a noi e si unisce a noi. I segni però rappresentano, a modo loro, ciascuno un aspetto particolare del mistero di Lui e, con il loro tipico manifestarsi, vogliono parlare a noi, affinché noi impariamo a comprendere un po' di più del mistero di Gesù Cristo. Durante la processione e nell'adorazione noi guardiamo l'Ostia consacrata – il tipo più semplice di pane e di nutrimento, fatto soltanto di un po' di farina e acqua. Così esso appare come il cibo dei poveri, ai quali in primo luogo il Signore ha destinato la sua vicinanza. La preghiera con la quale la Chiesa durante la liturgia della Messa consegna questo pane al Signore, lo qualifica come frutto della terra e del lavoro dell'uomo. In esso è racchiusa la fatica umana, il lavoro quotidiano di chi coltiva la terra, semina e raccoglie e finalmente prepara il pane. Tuttavia il pane non è semplicemente e soltanto il prodotto nostro, una cosa fatta da noi; è frutto della terra e quindi anche dono. Perché il fatto che la terra porti frutto, non è un merito nostro; solo il Creatore poteva conferirle la fertilità. E ora possiamo anche allargare ancora un po' questa preghiera della Chiesa, dicendo: il pane è frutto della terra e insieme del cielo. Presuppone la sinergia delle forze della terra e dei doni dall'alto, cioè del sole e della pioggia. E anche l'acqua, di cui abbiamo bisogno per preparare il pane, non possiamo produrla da noi. In un periodo, in cui si parla della desertificazione e sentiamo sempre di nuovo denunciare il pericolo che uomini e bestie muoiano di sete in queste regioni senz'acqua – in un tale periodo ci rendiamo nuovamente conto della grandezza del dono anche dell'acqua e quanto siamo incapaci di procurarcelo da soli. Allora, guardando più da vicino, questo piccolo pezzo di Ostia bianca, questo pane dei poveri, ci appare come una sintesi della creazione. Cielo e terra come anche attività e spirito dell'uomo concorrono. La sinergia delle forze che rende possibile sul nostro povero pianeta il mistero della vita e l'esistenza dell'uomo, ci viene incontro in tutta la sua meravigliosa grandezza. Così cominciamo a capire perché il Signore sceglie questo pezzo di pane come suo segno. [...]

In modo molto simile ci parla anche il segno del vino. Mentre però il pane rimanda alla quotidianità, alla semplicità e al pellegrinaggio, il vino esprime la squisitezza della creazione: la festa di gioia che Dio vuole offrirci alla fine dei tempi e che già ora sempre di nuovo anticipa a modo di accenno mediante questo segno. Ma anche il vino parla della Passione: la vite deve essere potata ripetutamente per essere così purificata; l'uva deve maturare sotto il sole e la pioggia e deve essere pigiata: solo attraverso tale passione matura un vino pregiato.

Nella festa del Corpus Domini guardiamo soprattutto il segno del pane. Esso ci ricorda anche il pellegrinaggio di Israele durante i quarant'anni nel deserto. L'Ostia è la nostra manna con la quale il Signore ci nutre – è veramente il pane dal cielo, mediante il quale Egli dona se stesso.

 

Nella processione noi seguiamo questo segno e così seguiamo Lui stesso. E lo preghiamo: Guidaci sulle strade di questa nostra storia! Mostra alla Chiesa e ai suoi Pastori sempre di nuovo il giusto cammino! Guarda l'umanità che soffre, che vaga insicura tra tanti interrogativi; guarda la fame fisica e psichica che la tormenta! Dà agli uomini pane per il corpo e per l'anima! Dà loro lavoro! Dà loro luce! Dà loro te stesso! Purifica e santifica tutti noi! Facci comprendere che solo mediante la partecipazione alla tua Passione, mediante il "sì" alla croce, alla rinuncia, alle purificazioni che tu ci imponi, la nostra vita può maturare e raggiungere il suo vero compimento. Radunaci da tutti i confini della terra. Unisci la tua Chiesa, unisci l'umanità lacerata! Donaci la tua salvezza! Amen.

 

Per  &  l'Omelia completa è Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo 

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De: lore luc Enviado: 15/06/2012 03:29

Venerdì  15 Giugno  2012

IL SACRATISSIMO CUORE DI GESÚ (solennità)



Sacratissimo Cuore di Gesù

(solennità)

 

I primi impulsi alla devozione del Sacro Cuore di Gesù provengono dalla mistica tedesca del tardo medioevo, in modo particolare da Matilde di Magdeburgo (1207-1282), Matilde di Hachenborn (1241-1299), Gertrude di Helfta (ca. 1256-1302) ed Enrico Suso (1295-1366).

Tuttavia la grande fioritura della devozione si ebbe nel corso del XVII sec., prima ad opera di Giovanni Eudes (1601-1680), poi dopo una serie di visioni avute da S. Margherita Maria Alacoque a Paray-le-Monial (F), nel corso delle quali Gesù le chiese il suo impegno per l’istituzione di una festa dedicata al Sacro Cuore.

 

Queste apparizioni ebbero luogo tra gli anni 1673 e 1675 :

 

1)      La prima visione avvenne il 27 dicembre 1673, festa di S. Giovanni Evangelista. Gesù le apparve e Margherita si sentì “tutta investita della divina presenza”; la invitò a prendere il posto che S. Giovanni aveva occupato durante l’Ultima Cena e le disse: “Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per adempiere a questo grande disegno, affinché tutto sia fatto da me”.

2)      Una seconda visione le apparve agli inizi del 1674, forse un venerdì; il divin Cuore si manifestò su un trono di fiamme, più raggiante del sole e trasparente come cristallo, circondato da una corona di spine simboleggianti le ferite inferte dai nostri peccati e sormontato da una croce.

3)      Sempre nel 1674 le apparve la terza visione, anche questa volta un venerdì dopo la festa del Corpus Domini; Gesù si presentò alla santa tutto sfolgorante di gloria, con le sue cinque piaghe, brillanti come soli e da quella sacra umanità uscivano fiamme da ogni parte, ma soprattutto dal suo mirabile petto che rassomigliava ad una fornace e essendosi aperto, ella scoprì l’amabile e amante Cuore, la vera sorgente di quelle fiamme.

Poi Gesù, lamentando l’ingratitudine degli uomini e la noncuranza rispetto ai suoi sforzi per far loro del bene, le chiese di supplire a questo. Gesù la sollecitò a fare la Comunione al primo venerdì di ogni mese e di prosternarsi con la faccia a terra dalle undici a mezzanotte, nella notte tra il giovedì e il venerdì.

Vennero così indicate le due principali devozioni, la Comunione al primo venerdì di ogni mese e l’ora santa di adorazione.

4)      La quarta rivelazione più meravigliosa e decisiva, ebbe luogo il 16 giugno 1675 durante l’ottava del Corpus Domini. Nostro Signore le disse che si sentiva ferito dalle irriverenze dei fedeli e dai sacrilegi degli empi, aggiungendo: “Ciò che mi è ancor più sensibile è che sono i cuori a me consacrati che fanno questo”.

Gesù chiese ancora che il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, fosse dedicato ad una festa particolare per onorare il suo Cuore e con Comunioni per riparare alle offese da lui ricevute. Inoltre indicò come esecutore della diffusione di questa devozione, il padre spirituale di Margherita, il gesuita Claude de la Colombiere (canonizzato il 31/05/1992), superiore della vicina Casa dei Gesuiti di Paray-le-Monial.

 

Un secolo dopo, nel 1765, la Santa Sede autorizzò l’episcopato polacco e l’arciconfraternita  Roma del Sacro Cuore a celebrare questa Festa. Tuttavia solo nel 1856 il Beato Pp Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846-1878) stabilì il culto universale di questa Festa, estendendola a tutta la Chiesa cattolica.

 

Cento anni dopo, il 15 maggio 1956, il Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958), nel promuovere il culto al Cuore di Gesù con l’enciclica « Haurietis aquas » [ Voi attingerete con gaudio le acque dalle fonti del Salvatore” (Is 12,3) sono le parole del profeta che aprono l’Enciclica] , esortava i credenti ad aprirsi al mistero di Dio e del suo amore, lasciandosi da esso trasformare.

 

Certamente la devozione al Cuore di Gesù non è la celebrazione del culto di una parte anatomica del suo corpo; si tratta della devozione e del culto dello stesso Cristo Gesù e alla sua Persona, al suo essere il Figlio di Dio, il Redentore dell’uomo che con “cuore” infinitamente grande ha tanto amato i suoi da dare la vita per loro fino a morire in croce. Sulla croce quel cuore fu trafitto dalla lancia di un soldato e subito ne uscì sangue ed acqua, come ricordano i Santi Evangeli. L’oggetto, dunque, della nostra adorazione è il Figlio Unigenito del Padre, Gesù Salvatore e Redentore. Parlare del Cuore di Gesù è parlare dell’amore di Dio per gli uomini.

 



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De: lore luc Enviado: 15/06/2012 03:29

La domenica 1° giugno 2008 (Angelus, 1 giugno 2008) Pp Benedetto XVI, spiegando il senso di questa devozione, ha detto : « dall'orizzonte infinito del suo amore, infatti, Dio ha voluto entrare nei limiti della storia e della condizione umana, ha preso un corpo e un cuore; così che noi possiamo contemplare e incontrare l'infinito nel finito, il Mistero invisibile e ineffabile nel Cuore umano di Gesù, il Nazareno ».

 

Le dodici promesse di Gesù ai devoti del suo Sacro Cuore

(Gesù a S. Margherita Maria Alacoque)

1. Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato.

2. Metterò la pace nelle loro famiglie.

3. Li consolerò in tutte le loro pene.

4. Sarò loro rifugio sicuro durante la vita e soprattutto alla loro morte.

5. Spargerò abbondanti benedizioni su tutte le loro imprese.

6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l'oceano infinito della misericordia.

7. Le anime tiepide diventeranno ferventi.

8. Le anime ferventi si eleveranno a grande perfezione.

9. Benedirò le case dove l'immagine del mio Sacro Cuore sarà esposta e onorata.

10. Darò ai sacerdoti il dono di toccare i cuori più induriti.

11. Le persone che propagheranno questa devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore, dove non sarà mai cancellato.

12. Io prometto nell'eccesso della misericordia del mio Cuore che il mio amore onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno il primo venerdì del mese per nove mesi consecutivi la grazia della penitenza finale. Essi non moriranno in mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, e il mio Cuore sarà loro rifugio sicuro in quell'ora estrema.


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De: lore luc Enviado: 16/06/2012 03:11

Sabato  16 Giugno  2012

IL CUORE IMMACOLATO della B.V.M. (memoria)



Cuore Immacolato B.M.V.

(memoria) 

 

“Affinché la devozione all’augustissimo Cuore di Gesù produca i più copiosi frutti nella famiglia cristiana e perfino nell’intera umanità - ha insegnato il Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) nell’enciclica « Haurietis Aquas » -, i fedeli abbiano cura di unirvi strettamente la devozione al Cuore Immacolato della Madre di Dio” (§ 84).

 

Nella Sacra Scrittura, il vocabolo cuore è alla base del rapporto religioso-morale dell’uomo con Dio. Il cuore è al centro di tutta la vita spirituale dell’uomo; è principio di vita, memoria, pensiero, volontà, interiorità: il cuore è inteso come sede dell’incontro con Dio.

L’espressione Cuore Immacolato, applicato a Maria, è divenuta di uso corrente in seguito alla definizione del dogma dell’Immacolata Concezione (Beato Pio IX - Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846-1878), 8 dicembre 1854, bolla Ineffabilis Deus, e raggiunse la massima diffusione negli anni 1942-1952, a motivo degli avvenimenti di Fatima che determinarono la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato.

 

L’origine storica della festa è abbastanza recente, come è ricordato nell’Esortazione apostolica Marialis Cultus (2 febbraio 1974) del Servo di Dio Paolo VI (Giovanni Battista Montini, 1963-1978 ) che annovera la memoria del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria tra le memorie o feste che esprimono orientamenti emersi nella pietà contemporanea (MC 8).

 

S. Giovanni Eudes (1601-1680) che fu padre, dottore e primo apostolo di questa devozione, come risulta dalle dichiarazioni (1903) di Pp Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1878-1903) e, nel 1909, di S. Pio X (Giuseppe Melchiorre Sarto, 1903-1914), non separava mai i due Cuori nei suoi progetti liturgici.

Con alcuni suoi discepoli, nel 1648, il santo cominciò a celebrare la festa del Cuore di Maria, componendo i testi liturgici per la Messa; ma solo nel 1805 Pp Pio VII (Barnaba Chiaramonti, 1800-1823) decise di permetterne la celebrazione a tutti quelli che ne avrebbero fatto esplicita richiesta.

 

Nel 1864 alcuni vescovi chiesero al Papa (Beato Pio IX) la consacrazione del mondo al Cuore di Maria. La prima nazione che si consacrò fu l’Italia, in occasione del Congresso Mariano di Torino del 1897.

 

Nel secolo XX nuovi avvenimenti prepararono il grande trionfo liturgico della devozione al Cuore di Maria e in particolare le apparizioni di Fatima e le rivelazioni fatte alla mistica portoghese Alessandrina de Balazar.

 

Il 31 ottobre 1942, nel venticinquesimo anniversario delle apparizioni di Fatima, il Venerabile Pio XII consacrava la Chiesa e il genere umano al Cuore immacolato di Maria e, con il decreto del 1944, istituiva la festa universale del Cuore di Maria, fissando la celebrazione al giorno 22 agosto, ottava dell’Assunta, per invocare la pace.

 

Successivamente, la celebrazione venne fissata, come memoria, il giorno dopo la solennità del Sacro Cuore di Gesù.


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De: lore luc Enviado: 24/06/2012 03:22

Domenica  24 Giugno  2012

LA NATIVITà DI S. GIOVANNI BATTISTA (solennità)



Natività di San Giovanni Battista

(solennità)

 

G

iovanni Battista è l'unico santo, insieme a Maria, la Madre di Dio, di cui festeggiamo la nascita e non solo la morte. è un gesto di considerazione verso colui che Gesù stesso definirà il più grande fra i nati di donna.

 

Giovanni Battista non ha compiuto nessun miracolo nel corso della sua vita terrena, come d'altra parte Maria santissima, ma tutto nella sua storia personale ha dello straordinario.

Già la sua nascita esce dalla normalità delle vicende umane. Suo padre resta muto per tutto il tempo della gravidanza della moglie già avanti con l'età e recupera la parola solo otto giorni dopo il parto di Elisabetta.

 

Zaccaria, come tutti i discendenti di Levi, una delle dodici tribù di Israele, apparteneva all'ordine sacerdotale. Di solito se ne stava a curare le sue proprietà nel Sud, ma due volte l'anno, una delle quali a fine settembre, si recava a Gerusalemme, dove con i suoi compagni della classe di Abìa, prestava il suo servizio nel tempio.

Fra le altre incombenze c'era quella di presentare l'offerta dell'incenso nel pomeriggio. Non era un compito gravoso e andava estratto a sorte; quel giorno toccò a lui. Dall'altare dove si bruciavano gli animali offerti in sacrificio egli doveva salire i dodici gradini che introducevano nella sala detta il "Santo" separato dall'esterno da un velo: lì si trovava l'altare dei profumi in legno di acacia rivestito di ori. Ma quel giorno, dopo avere compiuto il suo rito, il sacerdote Zaccaria non esce subito dal "Santo" e, quando finalmente si fa vedere al popolo in attesa nell'atrio, tutti capiscono che nel tempo in cui egli se ne stava ritirato doveva essere successo qualcosa di strano, perché l'ormai anziano Zaccaria non poteva più parlare ed era costretto ad esprimersi a gesti.

Un angelo gli era apparso e gli aveva dato un annuncio. La sua preghiera insistente di avere un figlio era stata esaudita ed egli avrebbe dovuto chiamare Giovanni il bambino che sarebbe nato. Da parte sua Giovanni sarebbe stato grande davanti al Signore, temperante in tutto e pieno di Spirito santo. Il suo compito sarebbe stato quello di preparare al Messia un popolo ben disposto.

 

La Chiesa con la celebrazione della natività di Giovanni il Battista vuole indicare lo stretto nesso che intercorre fra il Salvatore e il suo Precursore. Nel primo incontro con Gesù ancora nel grembo della madre sua, Giovanni, anch'egli ancora nel grembo di Elisabetta, esulta di gioia. A lui è affidato il compito di preparare gli animi all'incontro con il Salvatore, preparare la sposa da presentare allo sposo, disporre l'animo dei discepoli a seguire il Maestro che deve crescere mentre egli deve diminuire. La sua testimonianza è decisa e irrevocabile : Io non sono il Cristo...Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete,
uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo. (Gv 1,20, 26-27). Verrà il momento in cui lui stesso lo indicherà ai suoi discepoli: “Ecco l'Agnello di Dio...”. (Gv 1,29)

 

Il brano del vangelo di Luca ci fa assistere con senso di stupore a questa nascita miracolosa, al commento meravigliato della gente della Giudea montagnosa, e alla sorpresa quando si tratta di dare il nome al fanciullo, nel momento della circoncisione, ottavo giorno dalla nascita. Elisabetta dice apertamente:Giovanni è il suo nome. Si pensa che si tratti di demenza...Vogliono sentire il parere del padre Zaccaria, ancora nella sua mutevolezza. Egli scrive su una tavoletta: Il suo nome è Giovanni - dono di Dio. Allora si verifica qualche cosa di straordinario. Zaccaria riprende la parola e canta il suo canto di lode, lui che era muto ora canta: Benedetto il Signore, Dio di Israele...(cfr Lc 1, 68-79 o & è Preghiere del mattino e della sera).

Giustamente, la gente dinanzi a queste manifestazioni della potenza dell'Altissimo, si chiede: “Che sarà mai questo bambino? Oggi, possiamo rispondere: Sarà la voce che invita a penitenza, sarà il martire che paga con la sua vita la fedeltà alla missione affidatagli.

La sua nascita, che precede di poco quella del Salvatore, è salutata con sentimenti di gioia da tutta la Chiesa. La sua grandezza è proclamata dal Signore. Io vi dico: Tra i nati di donna non ce n'è uno più grande di Giovanni! (Lc 7,28)

 

Ogni illuminato dalla grazia del battesimo dovrebbe sentire come propria la missione di preparare la via del Signore nella sua anima e in quella di quanti incontrerà nella vita. Giovanni ci indica la via: Fedeltà ai doni di Dio e profonda umiltà.

 

Significato del nome Giovanni : "il Signore è benefico, dono del Signore" (ebraico).



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