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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Martedì 27 Aprile 2010
Martedì della IV settimana di Pasqua : Jn 10,22-30Meditazione del giorno Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità No Greater Love
« Le mie pecore ascoltano la mia voce »
Riterrai difficile pregare, se non sai come fare. Ognuno di noi deve aiutare se stesso a pregare: in primo luogo, ricorrendo al silenzio; non possiamo infatti metterci in presenza di Dio se non pratichiamo il silenzio, sia interiore che esteriore. Fare silenzio dentro di sè non è facile, eppure è uno sforzo indispensabile; solo nel silenzio troveremo una nuova potenza e una vera unità. La potenza di Dio diverrà nostra per compiere ogni cosa come conviene; lo stesso sarà riguardo all'unità dei nostri pensieri con i suoi pensieri, all'unità delle nostre preghiere con le sue preghiere, all'unità delle nostre azioni con le sue azioni, della nostra vita con la sua vita. L'unità è il frutto della preghiera, dell'umiltà, dell'amore.
Nel silenzio del cuore, Dio parla; se starai davanti a Dio nel silenzio e nella preghiera, Dio ti parlerà. E saprai allora che non sei nulla. Soltanto quando riconoscerai il tuo non essere, la tua vacuità, Dio potrà riempirti con se stesso. Le anime dei grandi oranti sono delle anime di grande silenzio.
Il silenzio ci fa vedere ogni cosa diversamente. Abbiamo bisogno del silenzio per toccare le anime degli altri. L'essenziale non è quello che diciamo, bensì quello che Dio dice – quello che dice a noi, quello che dice attraverso di noi. In un tale silenzio, egli ci ascolterà; in un tale silenzio, parlerà alla nostra anima, e udremo la sua voce.
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Mercoledì 28 Aprile 2010
Mercoledì della IV settimana di Pasqua : Jn 12,44-50Meditazione del giorno Sant'Anselmo d'Aosta (1033-1109), monaco, vescovo, dottore della Chiesa Meditazioni
« Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre »
O buon Signore Cristo Gesù, come sole tu illuminasti me che non ti cercavo né ti pensavo, e mi mostrasti come ero... Hai rimosso il peso che mi opprimeva dall'alto; hai respinto chi mi percuoteva con la tentazione... Tu mi chiamasti con un nome nuovo (Ap 2,17) tratto dal tuo nome e, incurvato com'ero, mi innalzasti fino alla tua visione dicendo: «Non temere, io ti ho riscattato, ho dato per te la mia vita. Se stai unito a me, fuggirai i mali in cui ti trovavi e non precipiterai nell'abisso verso il quale correvi; ma io ti condurrò nel mio regno...»
Sì, Signore, tutto questo facesti per me. Ero nelle tenebre e non lo sapevo..., scendevo verso gli abissi dell'ingiustizia, ero caduto nella miseria del tempo per cadere ancora più in basso. E nell'ora in cui mi trovavo senza soccorso, illuminasti me mentre non ti cercavo... Nella tua luce, vidi ciò che erano gli altri, e ciò che ero io...; mi desti di credere nella mia salvezza, tu che desti la tua vita per me... Lo riconosco, o Cristo, devo tutta la mia vita al tuo amore.
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Giovedì 29 Aprile 2010
Santa Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa, patrona d'Italia - Festa : Mt 11,25-30Meditazione del giorno Santa Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana, dottore della Chiesa, compatrona d'Europa Dialogo della Divina Provvidenza, 167 (trad. cfr. Ed Taurisano, Firenze, 1928, II p.586)
« Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. »
Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo ; e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile ; e l'anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trintà eterna, desiderando di vederti con la luce della tua luce...
Io ho gustato e veduto con la luce dell'intelletto nella tua luce il tuo abisso, o Trinità eterna, e la bellezza della tua creatura. Per questo, vedendo me in te, ho visto che sono tua immagine per quella intelligenza che mi vien donata dalla tua potenza, o Padre eterno, e dalla tua sapienza, che viene appropriata al tuo Unigenito Figlio. Lo Spirito Santo poi, che procede da te e dal tuo Figlio, mi ha dato la volontà con cui posso amarti. Tu infatti, Trinità eternà, sei creatore e io creatura ; e ho conosciuto – perché tu me ne hai data l'intelligenza, quando mi hai ricreata con il sangue del tuo Figlio – che tu sei innamorato della bellezza della tua creatura.
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Venerdì 30 Aprile 2010
Venerdì della IV settimana di Pasqua : Jn 14,1-6Meditazione del giorno San Bonaventura (1221-1274), francescano, dottore della Chiesa Itinerario della mente a Dio, VII, 1-2,4,6
« Io sono la Via, la Verità e la Vita »
Chi si rivolge a Cristo, con dedizione assoluta, fissando lo sguardo sul crocifisso Signore mediante la fede, la speranza, la carità, la devozione, l'ammirazione, l'esultanza, la stima, la lode e il giubilo del cuore, fa con lui la Pasqua, cioè il passaggio ; attraversa con la verga della croce il Mare Rosso, uscendo dall'Egitto per inoltrarsi nel deserto. Qui gusta la manna nascosta, riposa con Cristo nella tomba come morto esteriormente, ma sente, tuttavia, per quanto lo consenta la condizione di pellegrini, ciò che in croce fu detto al buon ladrone, tanto vicino a Cristo con l'amore : « Oggi sarai con me nel paradiso » (Lc 23, 43).
Ma perché questo passaggio sia perfetto, è necessario che sospesa l'attività intellettuale, ogni affetto del cuore sia integralmente trasformato e trasferito in Dio. è questo un fatto mistico e staordinario che nessuno conosce se non chi lo riceve (Ap 2, 17)... Se poi vuoi sapere come avvenga tutto ciò, interroga la grazia, non la scienza, il desiderio non l'intelletto, il sospiro della preghiera non la brama del leggere, lo Sposo non il maestro, Dio non l'uomo.
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Sabato 1° Maggio 2010
Sabato della IV settimana di Pasqua : Jn 14,7-14Meditazione del giorno Sant'Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire Contro le eresie, IV, 20, 5-7
« Chi ha visto me ha visto il Padre »
Lo splendore di Dio dona la vita: la ricevono coloro che vedono Dio. E per questo colui che è inintelligibile, incomprensibile e invisibile, si rende visibile, comprensibile e intelligibile dagli uomini, per dare la vita a coloro che lo comprendono e lo vedono. Se infatti è insondabile la sua grandezza, è pure inesprimibile la sua bontà; e grazie ad essa, egli si fa vedere e dà la vita a coloro che lo vedono.
è impossibile vivere se non si è ricevuta la vita, ma la vita non si ha che con la partecipazione all'essere divino. Orbene tale partecipazione consiste nel vedere Dio e godere della sua bontà. Gli uomini dunque vedranno Dio per vivere... Così Mosè afferma nel Deuteronomio: «Oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l'uomo e l'uomo aver la vita» (Dt 5, 24). Colui che opera tutto in tutti nella sua grandezza e potenza, è invisibile e indescrivibile a tutti gli esseri da lui creati, non resta però sconosciuto; tutti infatti, per mezzo del suo Verbo, imparano che il Padre è l'unico Dio, che contiene tutte le cose e dà a tutte l'esistenza, come sta scritto nel Vangelo: «Dio nessuno lo ha mai visto ; proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1,18).
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Domenica 2 Maggio 2010
V Domenica di Pasqua - Anno C : Jn 13,31-33#Jn 13,34-35Meditazione del giorno Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità A Simple Path (Un Cammino tutto semplice)
« Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri »
Dico spesso che l'amore comincia a casa. C'è prima la famiglia, poi la propria città. è facile pretendere di amare coloro che sono lontano, ma molto meno facile è amare coloro che vivono con noi o accanto a noi. Diffido dei grandi progetti impersonali, perché solo conta ogni persona. Per riuscire ad amare qualcuno, bisogna rendersi vicino a lui. Tutti hanno bisogno di amore. Ognuno di noi ha bisogno di sapere che conta per gli altri e che ha un valore inestimabile agli occhi di Dio.
Cristo ha detto : « Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri ». E anche : « Ciò che fate a uno solo di questi miei fratelli umani più piccoli, lo fate a me » (Mt 25, 40). In ogni povero, amiamo lui, e ogni uomo sulla terra è povero di qualche cosa. Egli ha detto « Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ero forestiero e mi avete ospitato » (Mt 25, 35). Ricordo spesso alle mie sorelle e ai nostri fratelli che la nostra giornata è fatta di ventiquattro ore con Gesù.
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CONOSCERE
CRISTO
Cristiano
vuol dire “seguace di Cristo” o, come si dice più comunemente, “discepolo di
Cristo”.
Non si può
essere discepolo di un Maestro senza conoscerlo e perciò non si può essere
cristiani senza conoscere Cristo.
Il discepolo
è colui che segue gli insegnamenti del Maestro; quando gli insegnamenti di un
Maestro rappresentano anche la sua vita, il discepolo diventa l'imitatore
perfetto del Maestro.
Per essere
cristiani, cioè allievi di Gesù ed imitatori di Gesù, bisogna conoscere il
Maestro: bisogna conoscere il suo ammaestramento che è lo stesso che dire:
bisogna conoscere la sua vita perché in Gesù ammaestramento e vita rappresentano
la medesima cosa.
La
conoscenza di Gesù sarà completata soltanto nell'eternità, ma soltanto coloro
che hanno incominciato a penetrarla quaggiù possono essere definiti suoi
discepoli.
Se un
individuo non ha incontrato Cristo, non ha veduto Cristo, non ha udito Cristo,
non può neanche dichiararsi discepolo di Cristo. Egli può anche essere un
ammiratore entusiasta dell'eminente personalità del figliuolo di Dio, ma non può
assolutamente pretendere di essere suo discepolo.
Quindi la
domanda "sei Cristiano?" può essere sostituita da un'altra: conosci
Cristo?
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Lunedì 3 Maggio 2010
Santi Filippo e Giacomo (il Minore) apostoli, festa : Jn 14,6-14Meditazione del giorno Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa Esposizioni sui salmi, Sal 86
Santi Filippo e Giacomo, apostoli, fondamenta della città santa (Ap 21,19)
«Le sue fondamenta sono sui monti santi. Il Signore ama le porte di Sion» (Sal 86, 1-2)... «Voi siete concittadini dei santi, familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Gesù Cristo» (Ef 2,19-20)... Ebbene, questa pietra angolare e i monti (che sono gli Apostoli e i grandi Profeti) reggono la costruzione di questa città e costituiscono un edificio vivente. Grida ora dai vostri cuori questo edificio? è la magistrale mano di Dio che compie tutto questo per mezzo della nostra lingua, affinché siate squadrati e immessi nella struttura di quell'edificio...
Guardate alla forma d'una pietra squadrata: il cristiano deve essere simile ad essa! Di fronte a qualsiasi tentazione il cristiano non cade. Anche se è spinto e, quasi, capovolto, egli non cade. Una pietra di forma quadrata, infatti, da qualunque parte tu la giri, sta dritta... Siate, dunque, squadrati in questo modo, cioè pronti a qualsiasi tentazione. Qualunque cosa vi colpisca, non abbia a rovesciarvi!...
Quanto, poi, al crescere in questo edificio, lo si fa con affetto devoto, con sincera religione, con la fede, la speranza e la carità. La città celeste viene edificata mediante i suoi stessi cittadini: i cittadini ne sono le pietre. Essi, infatti, sono pietre viventi. Dice l'apostolo Pietro: «Voi, come pietre viventi, siate edificati in una dimora spirituale» (1 Pt 2,5)... Ma, perché sono fondamenta gli Apostoli e i Profeti? Perché la loro autorità sorregge la nostra debolezza. Perché attraverso loro noi entriamo nel regno di Dio: sono essi che ce lo annunciano. E, quando noi entriamo attraverso loro, entriamo attraverso Cristo, dato che egli è la porta (Gv 10,9).
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Martedì 4 Maggio 2010
Martedì della V settimana di Pasqua : Jn 14,27-31Meditazione del giorno L'imitazione di Cristo, trattato spirituale del 15o secolo Libro 1, cap.11
«Vi do la mia pace »
Se non ci volessimo impicciare di quello che dicono o di quello che fanno gli altri, e di cose che non ci riguardano, potremmo avere una grande pace interiore. Come, infatti, è possibile che uno mantenga a lungo l'animo tranquillo se si intromette nelle faccende altrui, se va a cercare all'esterno i suoi motivi di interesse, se raramente e superficialmente si raccoglie in se stesso? Beati i semplici, giacché avranno grande pace. Perché mai alcuni santi furono così perfetti e pieni di spirito contemplativo? Perché si sforzarono di spegnere completamente in sé ogni desiderio terreno, cosicché - liberati e staccati da se stessi - potessero stare totalmente uniti a Dio, con tutto il cuore. Noi, invece, siamo troppo presi dai nostri sfrenati desideri, e troppo preoccupati delle cose di quaggiù; di rado riusciamo a vincere un nostro difetto, anche uno soltanto, e non siamo ardenti nel tendere al nostro continuo miglioramento. E così restiamo inerti e tiepidi.
Se fossimo, invece, totalmente morti a noi stessi e avessimo una perfetta semplicità interiore, potremmo perfino avere conoscenza delle cose di Dio, e fare esperienza, in qualche misura, della contemplazione celeste. Il vero e più grande ostacolo consiste in ciò, che non siamo liberi dalle passioni e dalle brame, e che non ci sforziamo di entrare nella via della perfezione, che fu la via dei santi: anzi, appena incontriamo una difficoltà, anche di poco conto, ci lasciamo troppo presto abbattere e ci volgiamo a consolazioni terrene. Se facessimo di tutto, da uomini forti, per non abbandonare la battaglia, tosto vedremmo venire a noi dal cielo l'aiuto del Signore. Il quale prontamente sostiene coloro che combattono fiduciosi nella sua grazia... Se tu comprendessi quanta pace daresti a te stesso e quanta gioia procureresti agli altri, e vivendo una vita dedita al bene, sono certo che saresti più sollecito nel tendere al tuo profitto spirituale.
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Mercoledì 5 Maggio 2010
Mercoledì della V settimana di Pasqua : Jn 15,1-8Meditazione del giorno Beato Charles de Foucauld (1858-1916), eremita e missionario nel Sahara Meditazioni sui salmi, Sal 1
Portare frutto a suo tempo
«Beato l'uomo... che si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte; Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua che darà frutto a suo tempo». Mio Dio, mi dici che sarò beato, beato della vera beatitudine, beato nell'ultimo giorno..., che, per quanto miserabile io sia, sono come palma piantata lungo corsi d'acqua viva, dell'acqua viva della volontà del Signore, dell'amore divino, della grazia..., e che darò il mio frutto a mio tempo. Ti degni di consolarmi; mi sento senza frutto, mi sento senza opere buone, mi dico: da undici anni sono convertito, cosa ho fatto? Quali erano le opere dei santi e quali sono le mie? Mi vedo con le mani vuote di ogni bene.
Ti degni di consolarmi: «Porterai frutto a tuo tempo» mi dici... Qual'è questo tempo? Il tempo di noi tutti è l'ora del giudizio: mi prometti che se persisterò nella buona volontà e nel combattimento, per quanto povero io mi veda, avrò frutti in quella ultima ora.
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Giovedì 6 Maggio 2010
Giovedì della V settimana di Pasqua : Jn 15,9-11Meditazione del giorno Tommaso di Celano (circa 1190 - circa 1260), biografo di S. Francesco e di S. Chiara Vita Secunda di San Francesco, § 125 et 127
« Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi »
San Francesco assicurava che la letizia spirituale è il rimedio più sicuro contro le mille insidie e astuzie del nemico. Diceva infatti: «Il diavolo esulta soprattutto, quando può rapire al servo di Dio il gaudio dello spirito. Egli porta della polvere, che cerca di gettare negli spiragli, per quanto piccoli della coscienza e così insudiciare il candore della mente e la mondezza della vita. Ma – continuava – se la letizia di spirito riempie il cuore, inutilmente il serpente tenta di iniettare il suo veleno mortale. I demoni non possono recare danno al servo di Cristo, quando lo vedono santamente giocondo. Se invece l'animo è malinconico, desolato e piangente, con tutta facilità o viene sopraffatto dalla tristezza o è trasportato alle gioie frivole ».
Per questo il Santo cercava di rimanere sempre nel giubilo del cuore, di conservare l'unzione dello spirito e l'olio della letizia (Sal 44,8). Evitava con la massima cura la malinconia, il peggiore di tutti i mali, tanto che correva il più presto possibile all'orazione, appena ne sentiva qualche cenno nel cuore. «Il servo di Dio – spiegava – quando è turbato, come capita, da qualcosa, deve alzarsi subito per pregare, e perseverare davanti al Padre Sommo sino a che gli restituisca la gioia della sua salvezza » (Sal 50,14)...
Talora – come ho visto con i miei occhi – raccoglieva un legno da terra, e mentre lo teneva sul braccio sinistro, con la destra prendeva un archetto tenuto curvo da un filo e ve lo passava sopra accompagnandosi con movimenti adatti come fosse una viella, e cantava in francese le lodi del Signore.
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Venerdì 7 Maggio 2010
Venerdì della V settimana di Pasqua : Jn 15,12-17Meditazione del giorno San Clemente di Roma, papa dal 90 al 100 circa Prima lettera ai Corinti, 49
« Questo è il mio comandamento : che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati »
Chi ha la carità in Cristo pratichi i suoi comandamenti. Chi può spiegare «il vincolo della carità» di Dio (Col 3,14)? Chi è capace di esprimere la grandezza della sua bellezza?
L'altezza ove conduce la carità è ineffabile. La carità ci unisce a Dio: "La carità copre la moltitudine dei peccati" (1 Pt 4,8). La carità tutto soffre, tutto sopporta (1 Cor 13,7). Nulla di banale, nulla di superbo nella carità. La carità non ha divisione, la carità non si ribella, la carità tutto compie nella concordia. Nella carità sono perfetti tutti gli eletti di Dio. Senza carità nulla è accetto a Dio. Nella carità il Signore ci ha presi con sé. Per la carità avuta per noi, Gesù Cristo nostro Signore, secondo la volontà di Dio, ha dato per noi il suo sangue, la sua carne per la nostra carne e la sua anima per la nostra anima.
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Sabato 8 Maggio 2010
Sabato della V settimana di Pasqua : Jn 15,18-21Meditazione del giorno San Cipriano (circa 200-258), vescovo di Cartagine e martire Lettere, 58, 1-9
« Poiché non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia »
Il Signore ha voluto che ci rallegrassimo ed esultassimo quando siamo perseguitati (Mt 5, 12), perché quando vengono le persecuzioni, allora si ricevono le corone della fede (Gc 1, 12), i soldati di Cristo mostrano le proprie capacità, e i cieli si aprono per i suoi testimoni. Non siamo stati impegnati nella milizia di Dio allo scopo di pensare solo alla tranquillità, di sottrarci al nostro servizio, mentre il Maestro dell'umiltà, della pazienza e della sofferenza ha compiuto in prima persona, prima di noi, lo stesso servizio. Ciò che ha insegnato, egli ha cominciato col adempierlo, e ci esorta a tener duro perché lui stesso ha sofferto prima di noi, e per noi.
Prima di partecipare alle gare dello stadio, uno si esercita, si allena, e si considera poi molto onorato se, sotto gli occhi della folla, ha la fortuna di ricevere il premio. Ma ecco una prova molto più nobile e lampante : mentre lottiamo e combattiamo la battaglia della fede, Dio ci guarda, noi che siamo i suoi figli, e lui in persona ci dà la corona di gloria (1 Cor 9, 25). Ci guardano i suoi angeli e Cristo ci assista. Perciò armiamoci, fratelli carissimi, raccogliamo tutte le forze e disponiamoci alla battaglia con animo integro, con fede piena e con virtù solide.
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Domenica 9 Maggio 2010
VI Domenica di Pasqua - Anno C : Jn 14,23-29Meditazione del giorno Santa Teresa d'Avila (1515-1582), carmelitana, dottore della Chiesa Relazioni diverse, 46 et 48
« Se uno mi ama... noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui »
Una volta godevo, nel raccoglimento, di quella compagnia che ho sempre nell'animo ; mi sembrava che Dio vi si trovasse, in modo tale che pensavo a questa parola di san Pietro : « Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente » (Mt 16, 16), perché Dio era veramente vivente in me. Questa presa di coscienza non assomigliava alle altre ; essa rende la fede più potente ; in quel momento non si sarebbe potuto dubitare che la Trinità fosse nell'animo con una presenza speciale, con la sua potenza e con la sua essenza. Sentire questo è estremamente vantaggioso per fare intendere una tale verità. Mentre mi stupivo di vedere una Maestà così alta in una creatura così spregevole quanto la mia anima, udì questa parola : « Non è spregevole la tua anima, figlia mia, poiché è stata fatta a mia immagine » (Gen 1, 27).
Un'altra volta, consideravo dentro di me questa presenza delle tre Persone divine. La luce era così viva, da non lasciare nessun dubbio che lì fosse presente il Dio vivente, il vero Dio... Pensavo quanto la vita fosse amara, da impedirci di stare sempre in una compagnia così mirabile, e... il Signore mi disse : « Figlia mia, dopo questa vita, non potrai più servirmi nello stesso modo. Quindi, sia che mangi, sia che dorma, qualunque cosa tu faccia, fallo per amore mio, come se non fossi più tu a vivere, ma io in te. Questo ha proclamato san Paolo » (Gal 2, 20).
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