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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Sabato 27 Febbraio 2010
Sabato della I settimana di Quaresima : Mt 5,43-48Meditazione del giorno Sant’Isacco Siriano (7o secolo), monaco nella regione di Ninive (nell’Iraq attuale) Discorsi, 2a parte, 38, 5 e 39, 3
« Fà sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni »
Presso il Creatore non c’è cambiamento, né intenzione che sia anteriore o posteriore ; nella sua natura, non c’è né odio, né risentimento, né posto più grande o più piccolo nel suo amore, né dopo né prima nella sua conoscenza. Infatti se tutti credono che la creazione abbia iniziato come una conseguenza della bontà e dell’amore del Creatore, sappiamo che questo motivo non cambia né diminuisce nel Creatore in seguito al corso disordinato della sua creazione.
Sarebbe odiosissimo e proprio blasfemo pretendere che esistano in Dio l’odio o il risentimento – nemmeno verso i demoni – o immaginarsi alcun’altra debolezza o passione… Al contrario, Dio agisce sempre con noi attraverso vie che ci sono vantaggiose, siano per noi cause di sofferenza o di sollievo, di gioia o di tristezza, siano insignificanti o gloriose. Tutte sono orientate verso gli stessi beni eterni.
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Domenica 28 Febbraio 2010
II Domenica di Quaresima - Anno C : Lc 9,28-36Meditazione del giorno Anastasio Sinaita (? - dopo 700), monaco Discorso sulla Trasfigurazione
« Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, parlavano con lui della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme »
Oggi, sul monte Tabor, ci viene misteriosamente manifestata la condizione della vita futura e del Regno della gioia. Oggi, in un modo stupendo, gli antichi messaggeri dell'Antica e della Nuova Alleanza sono radunati intorno a Dio sul monte, portatori di un mistero pieno di paradosso. Oggi, sul monte Tabor si profila il mistero della croce che, oltrepassata la morte, dona la vita : come Cristo fu crocifisso in mezzo a due uomini sul monte Calvario, così egli è innalzato nella sua divina maestà tra Mosè e Elia. E la festa di oggi ci mostra quest'altro Sinai, monte molto più prezioso dell'antico Sinai, per le sue meraviglie e gli eventi che vi accadono : con la sua teofania, supera le visioni divine, figurate ed oscure.
Rallegrati, o Creatore di ogni cosa, Cristo Re, Figlio di Dio, tutto splendente di luce, tu che hai trasfigurato a tua immagine tutta la creazione e l'hai ricreata in un modo migliore. Rallegrati, o immagine del Regno celeste, monte santissimo del Tabor, tu che superi in bellezza tutti i monti ! Monte del Gòlgota e monte degli Ulivi, cantate insieme l'inno di lode e rallegratevi ; con voce unanime, cantate Cristo sul monte Tabor e celebratelo tutti insieme !
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Lunedì 1° Marzo 2010
Lunedì della II settimana di Quaresima : Lc 6,36-38Meditazione del giorno San Massimo il Confessore (circa 580-662), monaco e teologo La vita ascetica, 40-42 ; PG 90, 912
« Con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio »
Ora che abbiamo imparato dalla Scrittura ciò che è il timore del Signore e quali sono la sua bontà e il suo amore, convertiamoci a lui con tutto il cuore... Osserviamo i suoi comandamenti; amiamoci gli uni gli altri con tutto il cuore. Chiamiamo con il nome di fratelli anche coloro che ci odiano e ci detestano, affinché il nome del Signore sia glorificato e manifestato in tutta la sua gioia. Noi che ci mettiamo alla prova a vicenda, perdoniamoci vicendevolmente... Non invidiamo gli altri e, se siamo esposti alla gelosia, non diventiamo spietati. Invece, mostriamoci pieni di compassione gli uni verso gli altri e, con la nostra umiltà, portiamo la guarigione gli uni agli altri. Non sparliamo, non scherniamo, poiché siamo membri gli uni degli altri.
Amiamoci gli uni gli altri e saremo amati da Dio ; siamo pazienti gli uni con gli altri ed egli si mostrerà paziente con i nostri peccati. Non rendiamo il male per il male e non riceveremo ciò che meritiamo per i nostri peccati. Infatti, otteniamo il perdono dei nostri peccati perdonando ai nostri fratelli, e la misericordia di Dio è nascosta nella misericordia per il prossimo... Lo vedi, il Signore ci ha dato il mezzo per salvarci e ci ha dato il potere celeste di diventare figli di Dio.
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Martedì 2 Marzo 2010
Martedì della II settimana di Quaresima : Mt 23,1-12Meditazione del giorno Santa Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana, dottore della Chiesa, compatrona d'Europa Dialogo della Divina Provvidenza, cap. 4
« Chi si abbasserà sarà innalzato »
[Santa Caterina ha ascoltato Dio che le diceva:] Tu chiedi di conoscere e di amare me, che sono la Verità suprema. Ecco la via per chi vuole giungere a conoscere perfettamente e a gustare la Verità eterna: non uscire mai dalla conoscenza di te stessa e, abbassata come sarai nella valle nell'umiltà, dentro di te, mi conoscerai. Da questa conoscenza, attingerai quanto ti manca, quanto ti è necessario. Nessuna virtù ha la vita in se stessa se non la trae dalla carità; ora l'umiltà è la bàlia e la governante della carità. Nella conoscenza di te stessa diverrai umile, poiché vedrai che non sei nulla in te stessa e che il tuo essere viene da me, poiché io vi ho amati prima foste esistiti. A motivo di questo amore ineffabile che ho nutrito per voi, e volendo ricrearvi nuovamente con la grazia, vi ho lavati e ricreati nel sangue sparso dal Figlio mio unico con un grandissimo fuoco di amore.
Solo quel sangue fa conoscere la verità a colui che ha dissipato la nube dell'amore proprio con la conoscenza di se stesso. Allora, in questa conoscenza di me, l'anima si infiamma di un amore ineffabile e, a motivo di questo amore, prova un dolore continuo. Non un dolore che lo affligge o lo inaridisce (al contrario, lo rende fecondo) ma, avendo conosciuto la mia verità, le proprie colpe, l'ingratitudine, e la cecità del prossimo, prova un dolore intollerabile. Si affligge soltanto perché mi ama, poiché se non mi amasse, non si affliggerebbe.
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Mercoledì 3 Marzo 2010
Mercoledì della II settimana di Quaresima : Mt 20,17-28Meditazione del giorno Liturgia latina delle ore, Inno per la festa della dedicazione di una chiesa Urbs Jerusalem beata
« Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme »
O Gerusalemme, città di Dio, ti acclamiamo « Visione di pace ». Nei cieli fosti costruita con pietre vive (1 Pt 2, 5) ; Coronata di angeli e di santi, sei la Prediletta del Re (cfr. Sal 45).
Scesa dal cielo, tutta nuova, adorna per il tuo sposo (Ap 21, 2), Vieni come la Sposa ; vieni ad abbracciare il tuo Signore. E si vedrà brillare sulle tue mura l'oro della tua gioia (Ap 21, 18).
Si aprano le ante delle tue porte ; risplenda la tua bellezza. Ogni uomo, penetrando in te, sia salvato per la tua grazia. Sia accolto chiunque soffre nel nome di Cristo e si scoraggia.
è Cristo il maestro e l'artigiano : egli intaglia e leviga. Aggiusta ogni pietra, scelta per il proprio posto, Da lui sistemata per edificare quel Tempio santo dove egli dimora (1 Cor 3, 16).
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Giovedì 4 Marzo 2010
Giovedì della II settimana di Quaresima : Lc 16,19-31Meditazione del giorno San Basilio (circa 330-379), monaco e vescovo di Cesarea in Cappadocia, dottore della Chiesa Omelia 6 contro le ricchezze ; PG 31, 275-278
« Felice l’uomo pietoso che dà in prestito, …dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre » (Sal 111)
Cosa risponderai al sovrano giudice, tu che rivesti le tue mura e non vesti il tuo simile? Tu che adorni i tuoi cavalli e non hai nemmeno uno sguardo per tuo fratello nello sconforto?... Tu che seppellisci il tuo oro e non vieni in aiuto dell’oppresso?...
Dimmi, che cosa ti appartiene? Da chi hai ricevuto tutto ciò che porti con te in questa vita?... Non sei forse uscito nudo dal seno di tua madre? E non ritornerai forse nella terra ugualmente nudo (Gb 1,21)? I beni presenti, da chi li ottieni? Se rispondi: dal caso, sei un empio che rifiuta di conoscere il suo creatore e di ringraziare il suo benefattore. Se convieni che vengono da Dio, dimmi dunque per quale motivo li hai ricevuti?
Dio sarebbe forse ingiusto, ripartendo iniquamente i beni necessari alla vita? Perché tu sei nell’abbondanza mentre costui è nella miseria? Non è forse unicamente affinché un giorno, per la tua bontà e la tua gestione desinteressata dei beni, tu riceva la ricompensa, mentre il povero otterrà la corona promessa alla pazienza? ... Il pane che tu trattieni appartiene all’affamato; il mantello che nascondi nelle tue casse all’uomo nudo... Per cui commetti tante ingiustizie quanti sono coloro che potresti aiutare.
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Venerdì 5 Marzo 2010
Venerdì della II settimana di Quaresima : Mt 21,33-43#Mt 21,45-46Meditazione del giorno Sant’Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire Contro le eresie, IV 36, 2-3 ; SC 100, 883
La vigna di Dio
Plasmando Adamo e eleggendo i pariarchi, Dio ha piantato la vigna del genere umano. Poi l’ha affidata a dei vignaioli mediante il dono della Legge trasmessa da Mosè. L’ha circondata con una siepe, cioè ha delimitato la terra che avrebbero dovuto coltivare. Ha costruito una torre, ha cioè scelto Gerusalemme. E ha mandato loro dei profeti prima dell’esilio in Babilonia, poi, dopo l’esilio, altri ancora, più numerosi dei primi, per ritirare il raccolto e dire loro : « Migliorate la vostra condotta e le vostre azioni » (Ger 7,3) ; « Praticate la giustizia e la fedeltà ; esercitate la pietà e la misericordia ciascuno verso il suo prossimo. Non frodate la vedova, l’orfano, il pellegrino, il misero e nessuno nel cuore trami il male contro il proprio fratello » (Zc 7,9)… ; « Togliete il male dai vostri cuori… imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso » (Is 1,16)…
Vedete con quali predicazioni i profeti esigevano il frutto di giustizia. Poiché però questa gente restava incredula, da ultimo mandò loro il proprio Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, che è stato ucciso e cacciato fuori dalla vigna. Perciò Dio l’ha affidata – non più delimitata bensì estesa al mondo intero – ad altri vignaioli affinché gli consegnassero i frutti a suo tempo… La torre dell’elezione si erge ovunque nel suo splendore, poiché ovunque risplende la Chiesa ; ovunque pure è scavato il frantoio poiché ovunque sono coloro che ricevono l’unzione dello Spirito di Dio…
Per questo il Signore, per fare di noi buoni operai, diceva ai suoi discepoli : « Siate ben attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita » (Lc 21,34). « Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese ; siate simili a coloro che aspettano il loro padrone » (Lc 12,35).
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Sabato 6 Marzo 2010
Sabato della II settimana di Quaresima : Lc 15,1-3#Lc 15,11-32Meditazione del giorno Giacomo di Saroug (circa 449-521), monaco e vescovo siriano Poema
« Mi leverò e andrò da mio padre »
Tornerò da mio Padre come il figlio prodigo, e sarò accolto. Farò anch’io come ha fatto lui : non mi esaudira ? Eccomi che sto bussando alla tua porta, o Padre misericordioso ; aprimi perché io possa entrare, per paura che io mi perda, mi allontani e perisca ! Mi hai fatto tuo erede e io ho trascurato la tua eredità e dissipato i tuoi beni ; considerami ormai come un mercenario e un servo.
Come il pubblicano, abbi pietà di me e vivrò della tua grazia ! Come alla peccatrice rimetti i miei peccati, o Figlio di Dio. Come Pietro, tirami fuori dalle onde. Come per il buon ladrone, abbi pietà della mia bassezza e ricordati di me ! Come la pecora perduta, vieni a cercarmi, Signore, e mi troverai ; e sulle tue spalle, riconducimi a casa di tuo Padre.
Come al cieco, aprimi gli occhi, ch’io veda la tua luce ! Come al sordo, aprimi gli orecchi, che senta la tua voce. Come per il paralitico, guarisci la mia infermità, ch’io lodi il tuo nome. Come il lebbroso, purificami con issopo dalle mie macchie (Sal 50,9). Come la fanciulla, figlia di Jairo, fammi vivere, o nostro Signore. Come la suocera di Simone, guariscimi, perché sono malato. Come il fanciullo, figlio della vedova, rimettimi in piedi. Come Lazzaro, chiamami con la tua voce e scioglimi dalle mie bande. Perché sono morto a causa del peccato, come a causa di una malattia ; rialzami dalla mia rovina, affinché lodi il tuo nome ! Ti prego, Maestro della terra e del cielo, vieni in mio aiuto e mostrami il tuo cammino, affinché io venga da te. Portami da te, Figlio del Dio Buono e manifesta pienamente la tua misericordia. Verrò da te e mi sazierò nell’esultanza.
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III Domenica di Quaresima - Anno C : Lc 13,1-9Meditazione del giorno San Cipriano (circa 200-258), vescovo di Cartagine e martire Del beneficio della pazienza, 3-5: PL 4, 624-625.
Imitare la pazienza di Dio
Che grande pazienza quella di Dio ! Fa nascere il giorno e sorgere la luce del sole sia sopra i buoni che sopra i malvagi. Annaffia la terra delle sue piogge, e nessuno è escluso dai suoi beni, sicché l’acqua è concessa indistintamente ai giusti e agli ingiusti. Lo vediamo agire con uguale pazienza verso i colpevoli e gli innocenti, i fedeli e gli empi, coloro che rendono grazie e gli ingrati. Per tutti loro, le stagioni obbediscono agli ordini di Dio, gli elementi si mettono a loro servizio, i venti soffiono, le sorgenti sgorgano, le messi crescono in abbondanza, l’uva matura, gli alberi traboccano di frutti, le foreste inverdiscono, e i prati si coprono di fiori…Benché Dio abbia il potere della vendetta, preferisce pazientare a lungo, e aspetta e tarda con bontà affinché, se fosse possibile, la malizia si attenui col tempo, e l’uomo…si rivolga finalmente verso Dio, secondo quello che ci dice lui stesso in questi termini : « Non godo della morte di chi muore, mà piuttosto che si converta e viva » (Ez 18, 33). E ancora : « Ritornate a me, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso, benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza » (Gl 2, 13)….
Ora Gesù ci dice « siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste » (Mt 5, 48). Con queste parole ci mostra che, essendo figli di Dio e rigenerati da una nascita celeste, raggiungiamo il vertice della perfezione quando la pazienza di Dio Padre dimora in noi e la somiglianza divina, persa a causa del peccato d’Adamo, si manifesta e brilla nei nostri atti. Che gloria assomigliare a Dio, che grande felicità avere questa virtù degna delle lodi divine.
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Lunedì 8 Marzo 2010
Lunedì della III settimana di Quaresima : Lc 4,24-30Meditazione del giorno Sant’Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa Discorsi 11, 2-3
La vedova di Sarepta
Quella vedova uscì a raccogliere due legni per farsi una focaccia, e in quel mentre la vide Elia. L'uomo di Dio la vide proprio mentre lei stava cercando le due legni. Quella donna era figura della Chiesa. E poiché due legni formano una croce, colei che stava per morire cercava di che poter vivere per sempre. Intuito il mistero nascosto, Elia le rivolge la parola udita da Dio… « Va'- le disse - fammi anzitutto una focaccia, pur nella tua indigenza; non verranno meno le tue ricchezze »… Che cosa di più felice di questa povertà? Se qui riceve una tale ricompensa, quale ne dovrà sperare per la fine?
Ho detto questo affinché non aspettiamo il frutto della nostra semina in questo tempo in cui abbiamo seminato. Qui abbiamo seminato con fatica la messe delle buone opere, ma in futuro raccoglieremo con gioia i suoi frutti, secondo quanto è scritto: « All'andata camminavano piangendo, gettando la loro semente; al ritorno verranno con gioia, portando i loro covoni » (Sal 125,6). Il fatto di Elia avvenne come simbolo, non come dono; quella vedova infatti ricevette quaggiù la ricompensa per il fatto che temette l'uomo di Dio. Non è molto quanto seminò, per questo raccolse una quantità non elevata di messe. è temporaneo quanto ricevette, cioè la farina che non veniva meno e l'olio che non diminuiva, fino a quando Dio avesse mandato la pioggia sulla terra…Questo segno che Dio le aveva concesso per lo spazio di pochi giorni significava la vita futura, dove la nostra ricompensa non può venir mai meno. Dio sarà la nostra farina. Come l'olio e la farina per tutti quei giorni non vennero meno, così Dio non verrà mai meno… Semina senza timore, la tua messe verrà più tardi, verrà più lentamente, ma quando sarà venuta non avrà più fine.
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Martedì 9 Marzo 2010
Martedì della III settimana di Quaresima : Mt 18,21-35Meditazione del giorno San Giovanni Crisostomo (circa 345-407), vescovo d’Antiochia poi di Costantinopoli, dottore della Chiesa Omelie sul vangelo di Matteo, n° 61
« Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12)
Due cose ci chiede Cristo: condannare i nostri peccati, perdonare quelli degli altri, fare la prima cosa a motivo della seconda, che allora sarà più facile; chi pensa, infatti, ai propri peccati, sarà meno severo riguardo al suo compagno di miseria. E perdonare non soltanto con la bocca, ma “di tutto cuore”, per non rivolgere contro di noi la spada con la quale pensiamo di trafiggere gli altri. Che male può farti il tuo nemico, di paragonabile a quello che fai tu?... Se ti lasci andare allo sdegno e all’ira, sarai ferito non dall’ingiuria che lui ti ha fatta, bensì dal risentimento che ne provi tu.
Non dire dunque: “Egli mi ha oltraggiato, mi ha calunniato, mi ha accollato tante miserie”. Quanto più dici che ti ha fatto del male, tanto più mostri che ti ha fatto del bene, poiché ti ha dato l’occasione di purificarti dai tuoi peccati. Per cui, quanto più ti offende tanto più ti mette nello stato di ottenere da Dio il perdono delle tue colpe. Se infatti lo vogliamo, nessuno potrà nuocerci. Persino i nostri nemici ci rendono così un grande servizio... Considera dunque quanto trai vantaggio da una ingiustizia sopportata umilmente e con mitezza.
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Mercoledì 10 Marzo 2010
Mercoledì della III settimana di Quaresima : Mt 5,17-19Meditazione del giorno San Cipriano (circa 200-258), vescovo di Cartagine e martire Trattato : la gelosia e l’invidia, 12-15; CSEL 3, 427-430
Il compimento della Legge : l’amore in atto.
Portare il nome di Cristo e non camminare sulle orme di Cristo non è forse un tradire il nome di Dio, e abbandonare la via della salvezza ? Lui stesso infatti insegna e afferma che giungerà alla vita chi avrà osservato i comandamenti (Mt 19,17), e che è sapiente chi avrà ascoltato e obbedito alle sue parole (Mt 7,24) ; e ancora che sarà chiamato il più grande maestro nel Regno dei cieli chi avrà insegnato e operato come insegnava ; e che quando ciò che si annunciava con la bocca è confermato dalle azioni, tornerà a vantaggio di chi predica l’aver predicato bene e con profitto.
Che cosa mai il Signore tanto spesso ha inculcato nell’animo dei suoi discepoli, qual cosa maggiormente comandò di custodire e osservare tra le ammonizioni salutari e i precetti celesti, se non che ci amiamo a vicenda con lo stesso amore con cui egli ha amato i discepoli ? Ma come può mantenere la pace e la carità del Signore chi a causa della gelosia non può essere né operatore di pace né amabile ? Perciò anche Paolo apostolo, enumerando i meriti della pace e della carità, dopo aver affermato con forza che non gli avrebbero giovato né la fede, né le elemosine, né la stessa sofferenza del confessore e del martire se non avesse mantenuto integre e inviolate le esigenze della carità, aggiunse : « La carità è paziente, è benigna ; non è invidiosa » (1 Cor 13,4).
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Giovedì 11 Marzo 2010
Giovedì della III settimana di Quaresima : Lc 11,14-23Meditazione del giorno Catechismo della Chiesa Cattolica § 547-550 - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
«Giunto a voi il regno di Dio»
Gesù accompagna le sue parole con numerosi « miracoli, prodigi e segni » (At 2,22), i quali manifestano che in lui il Regno è presente. Attestano che Gesù è il Messia annunziato. I segni compiuti da Gesù testimoniano che il Padre lo ha mandato. Essi sollecitano a credere in lui. A coloro che gli si rivolgono con fede egli concede ciò che domandano. Allora i miracoli rendono più salda la fede in colui che compie le opere del Padre suo: testimoniano che egli è il Figlio di Dio. Ma possono anche essere motivo di scandalo. (Mt 11,6) Non mirano a soddisfare la curiosità e i desideri di qualcosa di magico. Nonostante i suoi miracoli tanto evidenti, Gesù è rifiutato da alcuni; lo si accusa perfino di agire per mezzo dei demoni.
Liberando alcuni uomini dai mali terreni della fame, dell'ingiustizia, della malattia e della morte, Gesù ha posto dei segni messianici; egli non è venuto tuttavia per eliminare tutti i mali di quaggiù, ma per liberare gli uomini dalla più grave delle schiavitù: quella del peccato, che li ostacola nella loro vocazione di figli di Dio e causa tutti i loro asservimenti umani.
La venuta del regno di Dio è la sconfitta del regno di Satana: « Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio » (Mt 12,28). Gli esorcismi di Gesù liberano alcuni uomini dal tormento dei demoni. Anticipano la grande vittoria di Gesù sul « principe di questo mondo » (Gv 12,31). Il regno di Dio sarà definitivamente stabilito per mezzo della croce di Cristo: « Regnavit a ligno, Deus – Dio regnò dalla croce ».
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Venerdì 12 Marzo 2010
Venerdì della III settimana di Quaresima : Mc 12,28-34Meditazione del giorno Papa Benedetto XVI Lettera Enciclica « Deus caritas est », § 17-18 (copyright © Libreria Editrice Vaticana)
Amare Dio e amare il prossimo
La storia d'amore tra Dio e l'uomo consiste appunto nel fatto che questa comunione di volontà cresce in comunione di pensiero e di sentimento e, così, il nostro volere e la volontà di Dio coincidono sempre di più: la volontà di Dio non è più per me una volontà estranea, che i comandamenti mi impongono dall'esterno, ma è la mia stessa volontà, in base all'esperienza che, di fatto, Dio è più intimo a me di quanto lo sia io stesso [10]. Allora cresce l'abbandono in Dio e Dio diventa la nostra gioia (cfr Sal 73 [72], 23-28).
Si rivela così possibile l'amore del prossimo nel senso enunciato dalla Bibbia, da Gesù. Esso consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo. Il suo amico è mio amico... Io vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all'altro ben più che le cose esternamente necessarie: posso donargli lo sguardo di amore di cui egli ha bisogno.
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Sabato 13 Marzo 2010
Sabato della III settimana di Quaresima : Lc 18,9-14Meditazione del giorno San Gregorio Magno (circa 540-604), papa, dottore della Chiesa Moralia, 76
Una breccia aperta
Con quale attitudine il fariseo, che saliva al Tempio per farvi la sua preghiera, e aveva fortificato la cittadella della sua anima, si disponeva a digiunare due volte la settimana e pagare le decime di quanto possedeva. Dicendo « O Dio, ti ringrazio » , è ben chiaro che aveva messo in atto tutte le precauzioni immaginabili per premunirsi. Ma lascia una breccia aperta ed esposta al suo nemico aggiungendo : « Che non sono come questo pubblicano ». Così, con la vanità, ha concesso al suo nemico di poter entrare nella città del suo cuore, che purtuttavia egli aveva chiuso con i chiavistelli dei suoi digiuni e delle sue elemosine.
Tutte le altre precauzioni sono dunque inutili, quando rimane in noi qualche apertura attraverso la quale il nemico possa entrare... Questo fariseo aveva vinto la gola con l'astinenza ; aveva superato l'avarizia con la generosità... Ma quanti sforzi in vista di questa vittoria sono stati annientati da un solo vizio ? dalla breccia di una sola colpa ?
Per questo, bisogna non soltanto pensare a praticare il bene, ma anche vegliare con cura sui nostri pensieri, per tenerli puri nelle nostre opere buone. Perché se sono fonte di vanità o di superbia nel nostro cuore, combattiamo allora soltanto per vana gloria, e non per la gloria del nostro Creatore.
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