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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Venerdì 12 Febbraio 2010
Venerdì della V settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 7,31-37Meditazione del giorno Sant'Efrem Siro (circa 306-373), diacono in Siria, dottore della Chiesa Discorso « Sul Signore », 10-11
« Gli pose le dita negli occhi e... gli toccò la lingua »
La fortezza divina che non può essere toccata dall'uomo è discesa, si è avvolta di un corpo palpabile, affinché i poveri possano toccarla e, toccando l'umanità di Cristo, percepiscano la sua divinità. Attraverso le dita di carne il sordomuto ha sentito che gli si toccavano gli occhi e la lingua. Attraverso le dita palpabili, ha percepito la divinità intoccabile quando il nodo della sua lingua venne sciolto e le porte chiuse dei suoi occhi vennero aperte. Infatti l'architetto e l'artigiano del corpo è venuto fino a lui e, con una parola dolce, ha creato senza dolore, delle aperture nei suoi orecchi sordi ; allora, anche questa bocca chiusa, finora incapace di dare alla luce la parola, ha messo al mondo la lode di colui che ha fatto portare frutto alla sua sterilità.
Allo stesso modo, il Signore fece del fango con la saliva e spalmò il fango sugli occhi del cieco nato (Gv 9,6) per farci capire che, come al sordo muto, qualcosa gli mancava. Un'imperfezione innata della nostra pasta umana è stata soppressa grazie al lievito che veniva dal suo corpo perfetto... Per colmare ciò che mancava a questi corpi umani, ha dato qualcosa della sua persona, proprio come dà se stesso in cibo [nell'eucaristia]. Con questo mezzo fa scomparire i difetti e risuscita i morti, perché possiamo riconoscere che, grazie al suo corpo in cui « abita tutta la pienezza della divinità » (Col 2,9), i difetti della nostra umanità sono corretti e che, mediante questo corpo in cui abita la vera vita, la vera vita viene data ai mortali.
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Sabato 13 Febbraio 2010
Sabato della V settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 8,1-10Meditazione del giorno Baldovino di Ford ( ?-circa 1190), abate cistercense Il Sacramento dell'altare, II, 1 ; SC 93, 131
« Presi quei sette pani, rese grazie, li spezzò »
Gesù spezzò il pane. Se non avesse spezzato il pane, come le briciole sarebbero potute giungere fino a noi? Egli l'ha spezzato e l'ha distribuito, «l'ha disperso e dato ai poveri» (Sal 111,9 Volg). L'ha spezzato per grazia per spezzare la collera del Padre e la propria collera. Dio l'aveva detto: ci avrebbe spezzati, se il suo Unico, «suo eletto, non fosse stato sulla breccia di fronte a lui, per stornare la sua collera dallo sterminio» (Sal 105,23). è stato davanti a Dio e l'ha placato; grazie alla sua forza indefettibile, è rimasto in piedi, senza essere spezzato.
Invece lui, volontariamente, ha spezzato, ha offerto la sua carne, spezzata dalla sofferenza. Lì, ha «spezzato la saette dell'arco» (Sal 75,4), «ha spezzato la testa al Leviatàn», cioè a tutti i nostri nemici, nella sua collera. In questo modo ha spezzato, in un certo modo, le tavole della prima alleanza, affinché non fossimo più sotto la Legge. Così ha spezzato tutto ciò che ci spezzava, per riparare in noi quanto era stato spezzato e per «rimandare liberi gli oppressi» (Is 58,6). Infatti eravamo «prigionieri della miseria e dei ceppi» (Sal 106,10).
Buon Gesù, oggi ancora, sebbene tu abbia spezzato la tua collera, spezzato il pane per noi, poveri mendicanti, noi abbiamo ancora fame... Spezza dunque ogni giorno questo pane per coloro che hanno fame. Infatti oggi e ogni giorno, raccogliamo alcune briciole, e ogni giorno abbiamo di nuovo bisogno del nostro pane quotidiano. «Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano» (Lc 11,3). Se tu non lo darai, chi lo darà? Nella nostra indigenza e nel nostro bisogno, non c'è nessuno che possa rompere il pane per noi, nessuno che possa nutrirci, nessuno che possa ridarci forza, nessuno se non tu, o nostro Dio. In ogni consolazione che ci mandi, raccogliamo le briciole del pane che spezzi per noi e gustiamo «quanto è buona la tua misericordia» (Sal 108,21 volg).
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Domenica 14 Febbraio 2010
VI Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno C : Lc 6,17-17#Lc 6,20-26Meditazione del giorno Paolo VI, papa dal 1963 al 1978 Esortazione apostolica «Gaudete in Domino» (1975) - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
« Beati voi poveri, perché vostro è il Regno di Dio »
Questa gioia di dimorare nell'amore di Dio incomincia fin da quaggiù. è quella del Regno di Dio. Ma essa è accordata su di una via scoscesa che richiede una totale fiducia nel Padre e nel Figlio, e una preferenza data al Regno. Il messaggio di Gesù promette innanzi tutto la gioia, questa gioia esigente ; non si apre essa attraverso le beatitudini ? « Beati, voi poveri, perché vostro è il Regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete ».
Misteriosamente, il Cristo stesso, per sradicare dal cuore dell'uomo il peccato di presunzione e manifestare al Padre un'obbedienza integra e filiale, accetta di morire per mano di empi, di morire su di una croce. Ma ...d'ora innanzi, Gesù è per sempre vivente nella gloria del Padre, ed è per questo che i discepoli furono stabiliti in una gioia inestinguibile nel vedere il Signore, la sera di Pasqua (Lc 24, 41).
Ne deriva che, quaggiù, la gioia del Regno portato a compimento non può scaturire che dalla celebrazione congiunta della morte e della risurrezione del Signore. è il paradosso della condizione cristiana, che illumina singolarmente quello della condizione umana : né la prova né la sofferenza sono eliminate da questo mondo, ma esse acquistano un significato nuovo nella certezza di partecipare alla redenzione operata dal Signore, e di condividere la sua gloria.
Per questo il cristiano, sottoposto alle difficoltà dell'esistenza comune, non è tuttavia ridotto a cercare la sua strada come a tastoni, né a vedere nella morte la fine delle proprie speranze. Come lo annunciava il profeta: « Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia » (Is 9, 1-2).
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Lunedì 15 Febbraio 2010
Lunedì della VI settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 8,11-13Meditazione del giorno San [Padre] Pio di Pietrelcina (1887-1968), cappuccino OP ; GF 174 ; Ep 4,418
« Perché questa generazione chiede un segno ? » : Credere, persino nell'oscurità
Lo Spirito Santo ci dice : Non lasciate il vostro spirito soccombere alla tentazione e alla tristezza, perché la gioia del cuore è vita dell'anima. La tristezza non giova a nulla e causa la morte spirituale.
Succede a volte che le tenebre della prova soverchino il cielo della nostra anima ; ma sono proprio luce ! Grazie ad esse infatti, voi credete persino nell'oscurità ; lo spirito si sente sperso, teme di non vedere più, di non capire più. Eppure è proprio il momento in cui il Signore parla e si rende presente all'anima ; e questa ascolta, intende e ama nel timore di Dio. Per « vedere » Dio, non aspettate il Tabor (Mt 17,1) quando già lo contemplate sul Sinai (Es 24,18).
Andate avanti nella gioia di un cuore sincero e spalancato. E se vi è impossibile mantenere questa gioia, almeno non perdete coraggio e conservate tutta la vostra fiducia in Dio.
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Martedì 16 Febbraio 2010
Martedì della VI settimana delle ferie del Tempo Ordinario : Mc 8,14-21Meditazione del giorno San Vincenzo di Lerino (?-circa 450), monaco Commonitorio, 23, PL 50, 667-668
« Non intendete e non capite ancora ? »
Forse che nella Chiesa di Cristo nessun progresso sarà possibile per la dottrina?... Certo che ci sarà, e grandissimo! Chi sarebbe tanto avversario agli uomini e ostile a Dio da impedirlo? A condizione però che si tratti di vero progresso nella fede, non di mutamento. Progresso significa che una cosa si accresce rimanendo se stessa; nel mutamento invece, una cosa si modifica trasformandosi in un'altra. Cresca dunque, e progredisca in ogni modo possibile, l'intelligenza, la scienza, la sapienza dei singoli e della collettività, di ogni individuo come di tutta la Chiesa, secondo il progredire dell'età e dei secoli: purché questo avvenga esattamente secondo la loro peculiare natura, cioè nello stesso dogma, nel medesimo senso, secondo una stessa interpretazione.
La religione delle anime deve imitare lo sviluppo dei corpi, i cui elementi, benché col passare degli anni si evolvano e crescano, rimangono però sempre gli stessi. C'è tanto differenza infatti fra il fiore dell'infanzia e la maturità della vecchiaia, e tuttavia, quelli che ora sono vecchi sono gli stessi che furono adolescenti; per cui se mutano l'aspetto e le abitudini di un uomo, si tratta sempre però della stessa natura e della stessa persona. Le membra dei latanti sono piccole, grandi quelle dei giovani, ma sono sempre quelle. Tante ne hanno i bambini, quanti gli adulti; e se qualcosa di nuovo appare in età più matura, già preesisteva nell'embrione...
Le stesse leggi di crescita deve seguire il dogma della religione cristiana. Col passare degli anni si deve consolidare, deve svilupparsi nel tempo, divvenire sempre più alto con l'età. I nostri padri, nel passato, seminarono nel campo della Chiesa il buon grano della fede: sarebbe davvero ingiusto e sconveniente che noi, loro discendenti, cogliessimo la zizzania del subdolo errore in luogo del frumento dell'antica verità (Mt 13,24). Al contrario è giusto e logico che la mietitura non differisca dalla semina e che quindi, quando il grano della dottrina è giunto a maturazione, noi possiamo mietere il frumento del dogma che se, col procedere del tempo, qualcosa si è sviluppato da quei semi originali, ciò sia motivo di gioia e di approfondimento.
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Mercoledì 17 Febbraio 2010
Mercoledì delle Ceneri : Mt 6,1-6#Mt 6,16-18Meditazione del giorno San Leone Magno ( ?-circa 461), papa e dottore della Chiesa Quarta Omelia sulla Quaresima, n° 1 et 2
« Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza » (2 Cor 6, 2)
« Ecco ora il giorno della salvezza ! » Certo, non c'è tempo che non sia pieno dei doni divini. In ogni tempo, la grazia di Dio ci apre l'accesso alla sua misericordia. Tuttavia, ecco ora il momento in cui occorre che tutti i cuori siano stimolati con un ardore più grande, nel progresso spirituale, con maggiore fiducia. Infatti il ritorno del giorno in cui siamo stati riscattati ci invita ad ogni opera spirituale. Così celebreremo, il corpo e l'anima purificati, il mistero che prevale su tutti gli altri : il sacramento della Pasqua del Signore.
Tali misteri esigerebbero uno sforzo spirituale continuo, in modo tale che rimanessimo sempre, sotto lo sguardo di Dio, così come dovremmo essere trovati nella festa di Pasqua. Ma questa virtù si trova soltanto in pochi uomini ; per noi, in mezzo alle attività di questa vita, a causa della debolezza della carne, lo zelo si infiacchisce... Per rendere la purezza alle nostre anime, il Signore ha preparato il rimedio di un allenamento di quaranta giorni, nei quali le colpe commesse durante gli altri tempi possano essere riscattate dalle opere buone, e consumate dai santi digiuni. Prendiamoci cura, quindi, di obbedire al comandamento dell'Apostolo : « Purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello Spirito » (2 Cor 7, 1).
Tuttavia, il nostro modo di vivere si accordi con la nostra astinenza. L'essenziale del digiuno non è la sola astensione dal cibo ; non c'è nessun profitto nel sottrare il cibo al corpo se il cuore non si distoglie dall'ingiustizia, se la lingua non si astiene dalla calunnia... Questo è il tempo della mitezza, della pazienza, della pace... Ora, che l'anima forte si abitui a perdonare le ingiustizie, a non contare gli affronti, a dimenticare le ingiurie... Tuttavia, che il contegno dello spirito non sia triste ; che sia santo. Che non si senta il mormorio dei gemiti ; che ci sia una vera gioia.
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Giovedì 18 Febbraio 2010
Giovedì dopo le Ceneri : Lc 9,22-25Meditazione del giorno Liturgia orientale Ufficio dell'Esaltazione della Santa Croce
« Prenda la sua croce e mi segua »
Salve, croce vivificante, trofeo invincibile della pietà, porta del Paradiso, conforto dei credenti, baluardo della Chiesa. Da te la corruzione è stata annientata, la potenza della morte è stata inghiottita ed abolita, e noi siamo stati innalzati dalla terra alle cose celesti. Sei l'arma invicibile, l'avversario dei demoni, la gloria dei martiri, il vero ornamento dei santi, la porta della salvezza...
Salve, croce del Signore, per mezzo tuo l'umanità è stata liberata dalla maledizione. Tu sei il segno della vera gioia; quando sei elevata, spezzi contro terra i nostri nemici. Ti veneriamo, sei il nostro soccorso, la forza dei re, la fermezza dei giusti, la dignità dei peccatori...
Salve, croce preziosa, guida dei ciechi, medico dei malati, risurrezione di tutti i morti. Ci ha rialzati mentre eravamo caduti nella sozzura. Per mezzo tuo è stato messo fine alla corruzione e l'immortalità è fiorita; per mezzo tuo noi mortali siamo stati divinizzati, e il demonio è stato completamente schiacciato...
O Cristo, la tua croce è preziosa, la veneriamo oggi con le nostre labbra indegne, noi che siamo peccatori. Noi cantiamo te che hai voluto esservi legato; e a te gridiamo come il buon ladrone: «Rendici degni del tuo Regno!»
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Venerdì 19 Febbraio 2010
Venerdì dopo le Ceneri : Mt 9,14-15Meditazione del giorno San Massimo di Torino ( ? – circa 420), vescovo Discorso 28, PL 57, 587-590 ; CC Discorso 35, 136-139
All'origine della Quaresima : accompagnare i catecumeni fino al Battesimo, nella notte di Pasqua
Trascorso questo tempo consacrato all'osservanza del digiuno, l'anima, purificata e spossata, giunge al battesimo. Riprende le forze immergendosi nelle acque dello Spirito ; ciò che era stato bruciato dalle fiamme delle malattie, ora rinasce dalla rugiada della grazia celeste. Lasciando la corruzione dell'uomo vecchio, il neofita acquista una giovinezza nuova... Per mezzo di una nuova nascita, rinasce altrimenti, nonostante sia lo stesso che aveva peccato prima.
Elia, con un digiuno ininterrotto di quaranta giorni e quaranta notti, ha meritato di porre fine, grazie all'acqua del cielo, ad una siccità prolungata sulla terra intera (1 R 19,8 ; 18, 41) ; ha spento la sete bruciante del suolo, portandogli una pioggia abbondante. Questo successe per darci un esempio, affinché meritassimo, dopo un digiuno di quaranta giorni, la pioggia benedetta del battesimo, e l'acqua del cielo annaffiasse tutta la terra, arida da lungo tempo presso i nostri fratelli del mondo intero. Il battesimo, come una rugiada di salvezza, porrà fine alla lunga sterilità del mondo pagano. Infatti, chiunque non è stato immerso nella grazia del battesimo soffre la siccità e l'aridità spirituali.
Con uno stesso digiuno di quaranta giorni e quaranta notti, il santo Mosè ha meritato di parlare con Dio, di stare con lui, di dimorare con lui, di ricevere dalle sue mani i precetti della Legge (Es 24, 18)... Anche noi, fratelli carissimi, digiuniamo con fervore lungo tutto questo periodo affinché...anche per noi si aprano i cieli e si chiudano gli inferi.
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Sabato 20 Febbraio 2010
Sabato dopo le Ceneri : Lc 5,27-32Meditazione del giorno Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità Non c'è amore più grande
Chiamati alla santità
Quale è la perfetta volontà di Dio nei nostri confronti ? Devi divenire santo. La santità è il dono più grande che Dio ci possa fare perché a tal fine ci ha creati. Per chi ama, sottomettersi è più di un dovere ; è proprio il segreto della santità.
Come lo richiamava san Francesco, ognuno di noi è ciò che è agli occhi di Dio – niente di più, niente di meno. Siamo tutti chiamati a divenire dei santi. Non c'è niente di straordinario in questa chiamata. Tutti siamo stati creati a immagine di Dio, per amare e essere amati. Gesù desidera la nostra perfezione con un ardore indicibile. « Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione » ( 1 Ts 4, 3). Il suo Sacro Cuore trabocca di un desiderio insaziabile di vederci progredire verso la santità.
Ogni giorno, dobbiamo rinnovare la nostra decisione di innalzarci ad un fervore più grande, come se fosse il primo giorno della nostra conversione, dicendo « Aiutami, Signore mio Dio, nei miei buoni propositi nel tuo santo servizio, e dammi la grazia oggi stesso di cominciare veramente, perché ciò che ho fatto fin d'ora è nulla ». Non possiamo essere rinnovati se non abbiamo l'umiltà di riconoscere ciò che in noi ha bisogno di esserlo.
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Domenica 21 Febbraio 2010
I Domenica di Quaresima - Anno C : Lc 4,1-13Meditazione del giorno Sant’Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa Commento al vangelo di Luca, IV, 7-12 ; PL 15,1614
« Allora, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo »
Bisogna ricordarti come il primo Adamo è stato cacciato fuori dal paradiso nel deserto, perché la tua attenzione sia richiamata sul modo in cui il secondo Adamo torna dal deserto al paradiso. Vedi infatti come la prima condanna viene sciolta nello stesso modo in cui era stata legata, e come i benefici divini sono ristabiliti sulle tracce degli antichi. Adamo viene da una terra vergine, Cristo viene dalla Vergine ; quello è stato fatto a immagine di Dio, questo è l’Immagine di Dio (Col 1,15). Quello è stato posto sopra tutti gli animali senza ragione, questo al di sopra di ogni essere vivente. Mediante una donna è venuta la stoltezza, mediante una vergine, la sapienza ; la morte è venuta da un albero, la vita dalla croce. Uno, spogliato del vestito spirituale, si è tessuto una tunica con le foglie di un’albero ; l’altro, spogliato del vestito di questo mondo, non ha più voluto nessun vestito materiale (Gv 19,23).
Adamo è stato cacciato nel deserto, Cristo viene nel deserto : infatti sapeva dove trovare il condannato che sarebbe stato ricondotto al paradiso, liberato dalla sua colpa… Senza guida, come avrebbe potuto ritrovare nel deserto la strada smarrita, colui che nel paradiso aveva perso per mancanza di una guida, la strada che stava seguendo ?
Là, le tentazioni sono numerose, lo sforzo verso la virtù difficile, e facili i passi falsi nell’errore… Seguiamo quindi Cristo secondo la Scrittura : « Seguirete il Signore vostro Dio, e gli resterete fedeli » (Dt 13,5)… Seguiamo dunque le sue orme, e potremo tornare dal deserto al paradiso.
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Lunedì 22 Febbraio 2010
Cattedra di San Pietro Apostolo (festa) : Mt 16,13-19Meditazione del giorno Sant’Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa Discorso 190
« Ti chiamerai Pietro » (Gv 1,42)
« Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa ». Questo nome di Pietro gli viene dato perché, per primo, egli pose fra le nazioni le fondamenta della fede e perché è la roccia indistruttibile sulla quale poggiano le basi e l’edificio intero di Gesù Cristo. A motivo della sua fedeltà viene chiamato Pietro, mentre il Signore riceve lo stesso nome a motivo della sua potenza, secondo la parola di San Paolo : « Bevevano da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era Cristo » (1 Cor 10,4). Davvero, meritava di condividere uno stesso nome con Cristo, l’apostolo scelto per essere il collaboratore della sua opera. Insieme, hanno costruito lo stesso edificio. Pietro ha piantato, il Signore ha fatto crescere, il Signore ha mandato coloro che avrebbero dovuto irrigare (cfr 1 Cor 3,6s).
Lo sappiate, fratelli carissimi, proprio a partire dalle sue colpe, nel momento in cui il suo Salvatore stava soffrendo, il beato Pietro è stato innalzato. Dopo aver rinnegato il Signore, è divenuto presso di lui il primo. Reso più fedele dalle lacrime versate sulla fede che aveva tradita, ha ricevuto una grazia più grande ancora di quella che aveva persa. Cristo gli ha affidato il suo gregge affinché lo conducesse come il buon pastore e, lui che era stato tanto debole, è divenuto il sostegno di tutti. Occorreva che colui che, interrogato sulla sua fede fosse caduto, per stabilire gli altri sulle fondamenta incrollabili della fede. Per questo è chiamato pietra fondamentale della pietà delle Chiese.
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Martedì 23 Febbraio 2010
Martedì della I settimana di Quaresima : Mt 6,7-15Meditazione del giorno Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, compatrona d’Europa La preghiera della Chiesa
Il Padre nostro e l’Eucaristia
Tutto quello di cui abbiamo bisogno per essere ricevuti nella comunione degli spiriti beati è contenuto nelle sette domande del Padre nostro che il Signore ha pregato, non a suo nome, bensì affinché fosse per noi un esempio. Lo diciamo prima della santissima comunione e, ogni volta che lo preghiamo in piena sincerità e con tutto il cuore e riceviamo la santissima comunione nella disposizione di spirito di un’anima retta, essa ci porta a veder esaudite di tutte le nostre domande.
Tale comunione ci libera dal male perché ci purifica da ogni offesa commessa e ci dà la pace del cuore che toglie il suo pungiglione ad ogni altro male. Ci porta il perdono dei peccati (veniali) commessi e ci consolida contro le tentazioni. è il pane di vita, di cui abbiamo bisogno ogni giorno, per crescere finché non sraemo entrati nella vita eterna. Fa dalla nostra volontà uno strumento docile della volontà di Dio. Perciò, pone le fondamenta del Regno di Dio in noi e purifica le nostre labbra e il nostro cuore perché possiamo glorificare il santo Nome di Dio .
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Mercoledì 24 Febbraio 2010
Mercoledì della I settimana di Quaresima : Lc 11,29-32Meditazione del giorno Sant’Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire Contro le eresie III, 20,1 ; SC 34, 339
Il segno di Giona
Generoso fu Dio il quale, venendo meno l’uomo, preordinò la vittoria che gli avrebbe resa per mezzo del Verbo. Infatti, poiché « la potenza trionfava nella debolezza » (2 Cor 12,9), il Verbo mostrava la bontà e la magnifica potenza di Dio.
Infatti, come fu per il profeta Giona, è stato lo stesso per l’uomo. Dio ha permesso che costui fosse inghiottito dal mostro marino, non perché scomparisse e perisse totalmente, bensì affinché, dopo esser stato rigettato dal mostro, fosse maggiormente sottomesso a Dio e glorificasse maggiormente colui che gli concedeva tale salvezza insperata. Era anche per condurre gli abitanti di Ninive ad un fermo pentimento e convertirli a colui che poteva liberarli dalla morte, essendo stati loro stessi colpiti dal segno compiuto nella persona di Giona… Allo stesso modo, fin dal principio, Dio ha permesso che l’uomo fosse inghiottito dal grande mostro, autore della disubbidienza, non perché scomparisse e perisse totalmente, bensì perché Dio stava preparando in anticipo la salvezza compiuta dal suo Verbo per mezzo del « segno di Giona ». Questa Salvezza è stata preparata per coloro che avrebbero avuto per Dio gli stessi sentimenti di Giona, e li avrebbero confessati negli stessi termini : « Sono il servo del Signore e venero il Signore Dio del cielo, il quale ha fatto il mare e la terra » (Gn 1,9).
Dio ha voluto che l’uomo, avendo ricevuto da lui una salvezza insperata, risuscitasse dai morti e glorificasse Dio dicendo con Giona : « Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha esaudito ; dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce » (Gn 2,3). Dio ha voluto che l’uomo rimanesse sempre fedele a glorificarlo e a rendergli grazie incessantemente per la salvezza ricevuta da lui.
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Giovedì 25 Febbraio 2010
Giovedì della I settimana di Quaresima : Mt 7,7-12Meditazione del giorno Giovanni Taulero (circa 1300-1361), domenicano a Strasburgo Discorsi, 54
« Bussate e vi sarà aperto »
Ogni cosa in cui l’uomo cerchi il suo riposo e che non sia esclusivamente Dio, puro, è tarlata. Ogni cosa in cui l’uomo si riposi con godimento e sia ritenuta da lui il suo bene proprio, è tarlata. L’unica cosa che importa è immergersi semplicemente in questo bene puro, semplice, inconoscibile, ineffabile e misterioso che è Dio, rinnegando se stesso. In Dio solo devi mettere il tuo riposo, senza cercare né diletto, né illuminazione.
« Ho fissato la mia dimora nel dominio del Signore » (cfr. Si 24,7). Abbiamo un doppio dominio nel quale dobbiamo dimorare. Uno è temporale, e lì dobbiamo abitare ora. è la mirabile vita e passione del Nostro Signore. L’altro dominio, l’aspettiamo ; è la gloriosa eredità della deliziosissima divinità. Ci è stato promesso che saremo stati i coeredi del suo dominio, e che saremo con lui in eterno.
Tutte le piaghe del Nostro Signore sono guarite, eccetto le cinque piaghe sacre che devono stare aperte fino all’ultimo giorno. Lo splendore della divinità che sgorga da esse e la felicità che gli angeli e i santi ricevono da esse, tutto questo è inesprimibile. Queste cinque porte devono essere, quaggiù, la nostra eredità del dominio di nostro Padre. Il dolce custode di queste porte è lo Spirito Santo. Il suo amore dolcissimo, purché bussiamo, è sempre pronto ad introdurci e lasciarci giungere, attraverso queste porte, all’eredità eterna di nostro Padre. Infatti certamente l’uomo che passa attraverso queste porte, come gli conviene, non può perdersi lungo la strada.
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Venerdì 26 Febbraio 2010
Venerdì della I settimana di Quaresima : Mt 5,20-26Meditazione del giorno Sant’Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa Discorsi, 357
« Se ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te »
“Dio fa sorgere il sole sui buoni e sui malvagi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Mt 5,45). Dio dunque mostra al momento pazienza e rimanda la manifestazione della sua potenza. Così anche tu valuta il tempo e non eccitare questi occhi gonfi, infiammati: aumenteresti il loro malessere. Sei amico della pace? Allora sta' interiormente tranquillo... Elimina i litigi. Volgiti alla preghiera. Non respingere dunque l'ingiuria con l'ingiuria ma prega per chi la fa.
Vorresti ribattere, parlare a lui, contro di lui. Invece parla a Dio di lui. Vedi che non è esattamente il silenzio che t'impongo. Si tratta di scegliere un interlocutore diverso; quello al quale tu puoi parlare tacendo: a labbra chiuse ma col grido nel cuore. Dove il tuo avversario non ti vede, lì sarai efficace per lui. A chi non ama la pace e vuol litigare rispondi così con tutta pace: " Di' quello che vuoi, odia quanto vuoi, detesta quanto ti piace, sempre mio fratello sei"...
“Fratello mio, puoi odiarmi, puoi detestarmi finché vuoi, sei sempre mio fratello. Riconosci in te il segno di mio Padre, che è la parola del nostro Padre. Per quanto fratello cattivo, per quanto fratello litigioso, mio fratello sempre sei, perché anche tu dici, come dico io: Padre nostro che sei nei cieli. Il nostro linguaggio è uguale. Perché non ci manteniamo uniti in lui? Ti prego, fratello, riconosci il senso di quello che dici insieme a me e condanna quello che fai contro di me... Dato che siamo uniti con una stessa voce davanti al Padre, perché non dobbiamo essere uniti in una stessa pace? ".
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