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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Bella, fulgida stella che all’orizzonte appari coi Tuoi fari di luce nella notte fonda, quando un Tuo figlio Ti invoca:«O Madonna, speranza mia», Tu che sei Madre del Divino, ascolta la mia preghiera.
Vorrei poggiar il capo sul Tuo sen virgineo, e con le mie braccia stringerTi al petto, come un giorno Tu stringesti il Diletto, Pastor dell’immenso gregge.
Bella, assisa sul trono d’un mondo immenso, denso d’amarezza, nell’ebbrezza della Tua Potenza, o Maria, vita mia Tu sei.
Il Tuo Cuor di sofferenza pieno, invita il figliol a prostrarsi ai Tuoi piè in riverentia e affetto.
Donna dai lineamenti dolci e soavi, che tieni nelle mani le chiavi del Regno dei Cieli, conserva un posto anche a me e a tutti quelli che hanno servito il Tuo Figlio Gesù.
Guarda a questa terra intrisa di sangue che langue alla ricerca di pace, e provvedi con la Tua tenerezza, mentre volgi i Tuoi dolci occhi di lacrime pieni.
Proteggi il peccator pentito, e col Tuo dito segnalo al Tuo Figliol che il mondo regge perché anch’egli fa parte del Suo gregge.
Sorella dei naufraghi, potente liberatrice degli ossessi, forze dei tribolati, speranza dei carcerati, ultimo rifugio dei disperati, veglia, o messaggera d’Amore, Immacolata più di un fiore. Nel silenzioso deserto diffondi il Tuo profumo quasi a dar vita al nulla di quel luogo solitario dove Tu, qual vegliardo, custodisci fin nelle estremità della sua esistenza.
Maria, Nome dolce e soave, sii benedetta. Tu, la concepita senza peccato perché sei la Madre del Dio vivente che a noi s’è dato qual cibo per ristorar le ossa fredde ed intirizzite.
Coprici col Tuo manto, gran Regina, perché dalla sera alla mattina, vogliamo stare appresso a Te perché sei nostra Madre.
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Giovedì 17 Dicembre 2009
Ferie di Avvento dal 17 al 24: 17 dicembre : Mt 1,1-17Meditazione del giorno San Leone Magno (?-c. 461), papa e dottore della Chiesa Lettera 31; PL 54, 791
«Genealogia di Gesù Cristo»
Non giova a nulla affermare che nostro Signore, figlio della Vergine Maria, è veramente uomo, se non si crede che lo è nel modo proclamato dal Vangelo. Quando Matteo ci parla della «genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo», egli segue, a partire dalla sua origine, la discendenza umana con tutte le generazioni fino a Giuseppe, al quale era fidanzata Maria. Luca, invece, percorre a ritroso la successione delle generazioni per arrivare all'inizio del genere umano, mostrando così che il primo Adamo e l'ultimo sono della stessa natura (3,23ss).
Era certo possibile all'onnipotenza del Figlio di Dio manifestarsi, per l'istruzione e la giustificazione degli uomini, nello stesso modo in cui era apparso ai patriarchi e ai profeti, sotto una forma carnale; per esempio, quando lottava con Giacobbe (Gn 32,25) o entrava in conversazione con Abramo, accettando il servizio della sua ospitalità al punto di mangiare il cibo che questi gli presentava (Gn 18). Ma queste apparizioni erano soltanto segni, immagini di quell'uomo di cui annunciavano la realtà assunta dalla stirpe di questi antenati.
Il mistero della nostra redenzione, preparato fin da prima del tempo, dall'eternità, nessuna immagine poteva compierlo. Lo Spirito non era ancora disceso nella Vergine, e la potenza dell'Altissimo non l'aveva ancora coperta con la sua ombra (Lc 1,35). La Sapienza non si era ancora costruita una casa perché il Verbo vi si incarnasse, perché il Creatore del tempo, con l'unione in una sola persona della natura di Dio e di quella dello schiavo, nascesse nel tempo, e colui per mezzo del quale tutto è stato fatto fosse generato tra tutte le creature. Se l'uomo nuovo non si fosse fatto a somiglianza della carne del peccato e non si fosse caricato del nostro uomo vecchio, se egli, che è consustanziale al Padre, non si fosse degnato di prendere sostanza da sua madre e assumere la nostra natura – eccetto il peccato – l'umanità sarebbe rimasta prigioniera alla mercé del demonio e noi non potremmo aver parte alla vittoria trionfale di Cristo, perché essa avrebbe avuto luogo al di fuori della nostra natura. è quindi dalla mirabile partecipazione di Cristo alla nostra natura che rifulse su di noi la luce del sacramento della rigenerazione.
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Venerdì 18 Dicembre 2009
Ferie di Avvento dal 17 al 24: 18 dicembre : Mt 1,18-24Meditazione del giorno Giovanni Paolo II Esortazione apostolica «Redemptoris Custos», § 25.27 - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
« Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore »
Anche sul lavoro di carpentiere nella casa di Nazaret si stende lo stesso clima di silenzio, che accompagna tutto quanto si riferisce alla figura di Giuseppe. E' un silenzio, però che svela in modo speciale il profilo interiore di questa figura. I Vangeli parlano esclusivamente di ciò che Giuseppe «fece»; tuttavia, consentono di scoprire nelle sue «azioni», avvolte dal silenzio, un clima di profonda contemplazione. Giuseppe era in quotidiano contatto col mistero «nascosto da secoli», che «prese dimora» sotto il tetto di casa sua (Col 1,26; Gv 1,14)...
Poiché l'amore «paterno» di Giuseppe non poteva non influire sull'amore «filiale» di Gesù e, viceversa, l'amore «filiale» di Gesù non poteva non influire sull'amore «paterno» di Giuseppe, come inoltrarsi nelle profondità di questa singolarissima relazione? Le anime più sensibili agli impulsi dell'amore divino vedono a ragione in Giuseppe un luminoso esempio di vita interiore. Inoltre, l'apparente tensione tra la vita attiva e quella contemplativa trova in lui un ideale superamento, possibile a chi possiede la perfezione della carità. Seguendo la nota distinzione tra l'amore della verità e l'esigenza dell'amore, possiamo dire che Giuseppe ha sperimentato sia l'amore della verità, cioè il puro amore di contemplazione della verità divina che irradiava dall'umanità di Cristo, sia l'esigenza dell'amore, cioè l'amore altrettanto puro del servizio, richiesto dalla tutela e dallo sviluppo di quella stessa umanità.
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Sabato 19 Dicembre 2009
Ferie di Avvento dal 17 al 24: 19 dicembre : Lc 1,5-25Meditazione del giorno Sant'Efrem (c. 306-373), diacono in Siria, dottore della Chiesa Diatessaron, 1, 11-13
«Zaccaria tornò a casa; dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì»
L'angelo gli disse: «Dio ha esaudito la voce della tua preghiera». Se Zaccaria credeva che la sua preghiera sarebbe stata esaudita, pregava bene; se non credeva, pregava male. La sua preghiera era sul punto di essere esaudita; eppure,egli ne ha dubitato. è quindi giusto che in quel momento stesso la parola si sia allontanata da lui. Prima, pregava per ottenere un figlio; nel momento in cui la sua preghiera è stata esaudita, egli ha avuto un cambiamento e ha detto: «Come avverrà questo?». Poiché la sua bocca ha dubitato della sua preghiera, ha perso l'uso della parola... Finché Zaccaria credeva, parlava; non appena non ha più creduto, ha taciuto. Finché credeva, parlava: «Ho creduto e per questo ho parlato» (Sal 116,10). Poiché ha disprezzato la parola dell'angelo, questa parola lo ha tormentato, affinché egli onorasse con il suo silenzio la parola che aveva disprezzato.
Era giusto che diventasse muta la bocca che aveva detto: «Come avverrà questo?», perché apprendesse la possibilità del miracolo. La lingua che era sciolta è stata legata perché imparasse che Colui che aveva legato la lingua poteva sciogliere il seno. In tal modo, quindi, l'esperienza ha insegnato a colui che non aveva accettato l'insegnamento della fede ... Egli ha appreso così che Colui che aveva chiuso una bocca aperta poteva aprire un seno chiuso.
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Domenica 20 Dicembre 2009
IV Domenica di Avvento - Anno C : Lc 1,39-45Meditazione del giorno San Giovanni Crisostomo (c. 345-407), sacerdote ad Antiochia poi vescovo di Costantinopoli, dottore della Chiesa Omelia attribuita
«Il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo»
Quale mistero nuovo e mirabile! Giovanni non è ancora nato e già parla con i suoi sussulti; non appare ancora e già proferisce avvertimenti; non può ancora gridare e già si fa sentire con degli atti; non ha ancora iniziato la sua vita e già predica Dio; non vede ancora la luce e già mostra il sole; non è ancora messo al mondo e già si affretta ad agire da precursore. Il Signore è lì: egli non riesce a trattenersi, non sopporta di aspettare i limiti stabiliti dalla natura, ma si sforza di infrangere la prigione del grembo materno e cerca di far conoscere subito la venuta del Salvatore. «è arrivato, dice, colui che spezza i legami. E io resto incatenato, sono ancora costretto a rimanere qui? Il Verbo viene per ristabilire ogni cosa e io resto ancora prigioniero? Uscirò, correrò davanti a lui e annuncerò a tutti: «Ecco l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo!» (Gv 1,29)
Ma dicci, Giovanni, ancora trattenuto nell'oscurità del seno di tua madre, come fai a vedere e sentire? Come fai a contemplare le cose divine? Come puoi tu sussultare ed esultare? «Grande, dice lui, è il mistero che si compie, è un atto che sfugge alla comprensione dell'uomo. A buon diritto innovo nell'ordine naturale a causa di colui che deve innovare nell'ordine soprannaturale. Io vedo, ancor prima di nascere, perché vedo in gestazione il Sole di giustizia (Ml 3,20). Percepisco con l'udito, perché venendo al mondo io sono la voce che precede il grande Verbo. Grido, perché contempo, rivestito della sua carne, il Figlio unigenito del Padre. Esulto, perché vedo il Creatore dell'universo ricevere la forma umana. Sobbalzo, perché penso che il Redentore del mondo ha preso corpo. Io sono il precursore della sua venuta e precedo la vostra testimonianza con la mia».
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Lunedì 21 Dicembre 2009
Ferie di Avvento dal 17 al 24: 21 dicembre : Lc 1,39-45Meditazione del giorno Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità Jesus, the Word to Be Spoken
«Maria si mise in viaggio in fretta»
L'allegria e la gioia erano la forza della Madonna. è ciò che ha fatto di lei la serva sollecita di Dio, suo figlio, perché non appena è venuto a lei, «è partita in fretta». Solo la gioia poteva darle la forza di partire in fretta per attraversare le colline della Giudea e farsi serva di sua cugina. Lo stesso vale per noi; come lei, dobbiamo essere le vere serve del Signore e ogni giorno dopo la santa comunione affrettarci al di là delle montagne di difficoltà che incontriamo offrendo con tutto il nostro cuore il nostro servizio ai poveri. Date Gesù ai poveri in qualità di serve del Signore.
La gioia è preghiera, la gioia è forza, la gioia è amore, è una rete d'amore con cui potete catturare le anime. «Dio ama chi dona con gioia» (2Co 9,7) Colui che dona con gioia dona di più. Se nel lavoro incontrate delle difficoltà e le accettate con gioia, con un grande sorriso, in questo come in molte altre cose, si constaterà che le vostre opere sono buone e il Padre ne sarà glorificato. Il modo migliore per mostrare la vostra gratitudine a Dio e agli uomini è quello di accettare tutto con gioia. Un cuore gioioso viene da un cuore ardente d'amore.
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Martedì 22 Dicembre 2009
Ferie di Avvento dal 17 al 24: 22 dicembre : Lc 1,46-55Meditazione del giorno San Beda il Venerabile (c. 673-735), monaco, dottore della Chiesa Omelie sul Vangelo, I, 4 ; CCL 122, 25ss
«Il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore»
«L'anima mia magnifica il Signore; il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore». Il significato primo di queste parole è certamente quello di riconoscere i doni che Dio ha concesso a lei, Maria, in particolare; ma ella ricorda poi i benefici universali di cui Dio non cessa di circondare la razza umana.
L'anima glorifica il Signore quando consacra tutte le sue forze interiori a lodare e a servire Dio; quando, con la sua sottomissione ai precetti divini, mostra di non perdere mai di vista la sua potenza e la sua maestà. Lo spirito esulta in Dio suo Salvatore, quando mette tutta la sua gioia nel ricordarsi del suo Creatore da cui spera la salvezza eterna. Probabilmente queste parole esprimono esattamente quello che pensano tutti i santi, ma era particolarmente appropriato che fossero pronunciate dalla beata Madre di Dio che, ricolmata di un privilegio unico, ardeva di un amore tutto spirituale per colui che lei aveva avuto la gioia di concepire nella sua carne. Lei aveva ben motivo, e più di tutti i santi, di esultare di gioia in Gesù – vale a dire nel suo Salvatore – perché sapeva che colui che lei riconosceva come l'autore eterno della nostra salvezza, sarebbe, nel tempo, nato dalla sua stessa carne, e in modo così vero e autentico che in un'unica persona sarebbero stati realmente presenti suo figlio e il suo Dio...
Per questo è un uso eccellente e salutare, il cui profumo spande la sua fragranza sulla Santa Chiesa, quello di cantare ogni giorno, ai vespri, il cantico della Vergine. Ci si può aspettare da questo che le anime dei fedeli, facendo così spesso memoria dell'incarnazione del Signore, s'infiammino di un fervore più intenso, e che il ricordo così frequente degli esempi della sua santa Madre li confermi nella virtù. Ed è proprio il momento giusto, ai vespri, per ritornare a questo canto, perché la nostra anima, stanca della giornata e sollecitata in varie direzioni dai pensieri del giorno, ha bisogno, quando si avvicina l'ora del riposo, di raccogliersi per ritrovare l'unità della sua attenzione.
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Mercoledì 23 Dicembre 2009
Ferie di Avvento dal 17 al 24: 23 dicembre : Lc 1,57-66Meditazione del giorno Omelia attribuita a san Gregorio il Taumaturgo (c. 213 – c. 270), vescovo Omelia sulla santa Teofania, 4 ; PG 10, 1181
«Parlava benedicendo Dio»
[Giovanni Battista diceva:] Alla tua presenza, Signore Gesù, non posso tacere, perché «Io sono la voce, e la voce di colui che grida nel deserto: preparate la via del Signore. Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e sei tu che vieni da me!» (Mt 3,3.14)
Io, quando sono nato, ho cancellato la sterilità di colei che mi metteva al mondo; e quando ero appena un neonato, ho portato rimedio al mutismo di mio padre ricevendo da te la grazia di questo miracolo. Ma tu, nato da Maria Vergine nel modo che hai voluto e che sei il solo a conoscere, non hai cancellato la sua verginità, tu l'hai protetta aggiungendole il titolo di madre; né la sua verginità ha impedito la tua nascita, né la tua nascita ha intaccato la sua verginità. Queste due realtà incompatibili, il parto e la verginità, sono state riunite in un'unica armonia, il che è alla portata del Creatore della natura.
Io, che sono un uomo, non faccio che partecipare alla grazia divina; ma tu, tu sei nello stesso tempo Dio e uomo, perché sei per natura l'amico degli uomini (cfr Sap 1,6).
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Giovedì 24 Dicembre 2009
Natale del Signore: Messa della notte, solennità : Lc 2,1-14Meditazione del giorno Sant'Alfonso Maria de Liguori (1696-1787), vescovo e dottore della Chiesa Novena del Santo Natale, Discorso 10 (Opera Omnia, èulogos 2007)
«Vengo ad annunciarvi una buona notizia, una grande gioia per tutto il popolo»
«Evangelizo vobis gaudium magnum». Così disse l'angelo a' pastori, e così dico a voi in questa notte, anime divote. Vi porto una nuova di grande allegrezza. E qual nuova di maggior allegrezza può darsi ad un popolo di poveri esiliati dalla patria e condannati alla morte, che quella d'esser già venuto il lor Salvatore non solo a liberarli dalla morte, ma ancora ad ottenere loro il ritorno alla patria? E ciò è quello appunto che stanotte io vi annunzio: Natus est vobis... Salvator...
Quando entra la prima volta il re in una città del suo regno, quali onori non se gli apprestano? quanti apparati, quanti archi trionfali! Preparati dunque, o felice Betlemme, a ricever con onore il tuo Re... E sappi, dice il profeta (Mi 5,1), che fra tutte le città della terra tu sei la fortunata, che s'ha eletta per nascere in terra il Re del cielo, affin di regnare poi non già nella Giudea, ma né cuori degli uomini, che vivono nella Giudea e in tutta la terra... Oh che avran detto gli angeli in vedere entrar la divina Madre e Partorire in quella grotta [il Re dei re]! I figli de' principi nascono nelle stanze addobbate d'oro..., col corteggio de' primi signori del regno. E poi al re del cielo si apparecchia per nascervi una stalla fredda e senza fuoco? poveri pannicelli per coprirlo, un poco di paglia per letto, ed una vil mangiatoia per riporvelo?...
Ah che in considerare la nascita di Gesù Cristo e 'l modo come nacque, dovressimo tutti ardere d'amore; e in sentir nominare grotta, mangiatoia, paglia, latte, vagiti, tali nomi – pensando alla nascita del Redentore – dovrebbero essere per noi tutte fiamme d'amore, e saette che ci ferissero i cuori. Sì, voi foste fortunati, o grotta, o presepe, o paglie; ma son più fortunati quei cuori che amano con fervore e tenerezza questo amabilissimo Signore, ed infiammati d'amore l'accolgono poi nella santa comunione. Oh con qual desiderio e contento va Gesù Cristo a riposare in un cuore che l'ama!
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Venerdì 25 Dicembre 2009
Natale del Signore: Messa del giorno, solennità : Jn 1,1-18Meditazione del giorno San Leone Magno (? - ca 461), papa e dottore della Chiesa Sermone I per la Natività del Signore; PL 59,190 (trad. di Eleonora Bellini)
«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi»
Esultiamo, carissimi: oggi è nato il nostro Salvatore. Non è lecito lasciar posto alla tristezza nel giorno in cui nasce la vita: quella vita che, distrutto il timore della morte, infonde in noi la gioia dell'eternità promessa. Nessuno è escluso dalla partecipazione a questa felicità, unico è il motivo della gioia comune a tutti: il fatto che il Signore nostro, vincitore sul peccato e sulla morte... venne a liberarci tutti. Esulti il santo, perché si avvicina alla palma della gloria. Si rallegri il peccatore, perché è invitato al perdono. Si faccia coraggio il gentile, perché è chiamato alla vita. Infatti, giunta la pienezza dei tempi stabilita dall'imperscrutabile profondità del volere divino, il figlio di Dio assunse la natura umana per riconciliare l'umanità con il Creatore...
Dunque Dio, il Verbo di Dio, Figlio di Dio, che in principio era presso Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, e senza il quale nulla esisterebbe, si è fatto uomo per liberare l'uomo dalla morte eterna. Così, chinandosi a raccogliere la nostra pochezza senza diminuire la propria maestà, restando qual era e divenendo ciò che non era, sposando la vera condizione di servo a quella condizione nella quale egli è uguale a Dio Padre, congiunse l'una e l'altra natura... La miseria si riveste di maestà, la debolezza di forza, la natura mortale di eternità ... vero Dio e vero uomo si sono compenetrati nell'unità del Signore, un solo ed identico mediatore tra gli uomini e Dio (cf 1 Tm 2,5) ...
Rendiamo dunque grazie a Dio Padre nello Spirito Santo per il dono di suo Figlio. Egli, a causa del grande amore con cui ci ha amati, ha sofferto per noi e, mentre eravamo morti a causa del peccato, ci ha fatti rivivere con Cristo, affinché fossimo in lui creature nuove, nuove opere delle sue mani (cf. Ef 2,4-5 ; 2 Co 5,17)... Riconosci, o cristiano, la tua dignità.
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Sabato 26 Dicembre 2009
Santo Stefano, primo martire, festa : Mt 10,17-22Meditazione del giorno Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, copatrona dell'Europa Meditazione per il 6 gennaio 1941
Santo Stefano offre la sua vita, come dell'oro, al bambino Gesù
Vicinissimo al neonato Salvatore, vediamo santo Stefano. Che cosa ha valso questo posto d'onore a colui che per primo a reso al Crocifisso la testimonianza del sangue? Egli ha realizzato nel suo ardore giovanile ciò che il Signore ha dichiarato entrando nel mondo: «Mi hai dato un corpo. Eccomi, io vengo per fare la tua volontà» (Eb 10,5-7). Ha praticato l'obbedienza perfetta, che affonda le radici nell'amore e si manifesta all'esterno nell'amore.
Egli ha camminato sulle orme del Signore in quello che per il cuore umano, secondo la natura, è forse la cosa più difficile, e che sembra addirittura impossibile: come il Salvatore stesso, egli ha adempiuto il comandamento dell'amore per i nemici. Il Bambino nella mangiatoia, che è venuto per compiere la volontà di suo Padre fino alla morte sulla croce, vede in spirito davanti a sé tutti coloro che lo seguiranno su questa via. Egli ama questo giovane che sarà atteso da lui un giorno per porlo per primo accanto al trono del Padre, con una palma in mano. La sua manina ce lo addita a modello, come se ci dicesse: Guardate l'oro che attendo da voi.
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Domenica 27 Dicembre 2009
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, festa : Lc 2,41-52Meditazione del giorno Sant'Antonio di Padova (c. 1195-1231), francescano, dottore della Chiesa Sermoni per la domenica e le feste dei santi
«Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso»
«Stava loro sottomesso». A queste parole, si dilegui ogni orgoglio, crolli ogni rigidità, si sottometta ogni disobbedienza. «Stava sottomesso». Chi? Colui che, con una sola parola, ha creato tutto dal nulla. Colui che, come dice Isaia, «con il cavo della mano misurò il mare; che sul suo palmo prese le dimensioni dei cieli; che con tre dita sollevò la terra; colui che pesa sulla sua bilancia colline e montagne» (40,12). Colui che, come dice Giobbe, «fa tremare la terra e scuote le colonne del cielo; colui che comanda al sole e fa rientrare le stelle; colui che dispiega i cieli e cammina sulle onde del mare; colui che fece le costellazioni; colui che opera meraviglie prodigiose e senza numero» (9,6-10)... è lui, così grande, così potente, che è sottomesso. E sottomesso a chi? A un operaio e a una poverissima vergine.
O «primo e ultimo»! (Ap 1,17) O capo degli angeli, sottomesso a degli uomini! Il Creatore del Cielo, sottomesso a un operaio, il Dio di eterna gloria sottomesso a una piccola povera vergine! Si è mai visto nulla del genere? Si è mai sentita una cosa simile?
Allora, non esitate a obbedire, a sottomettervi... Scendere, venire a Nàzaret, essere sottomessi, obbedire perfettamente: qui sta tutta la sapienza... Questo significa essere sapiente con sobrietà. La pura semplicità è «come le acque di Siloe, che scorrono in silenzio» (Is 8,6). Ci sono dei sapienti negli ordini religiosi; ma è attraverso uomini semplici che Dio ve li ha raccolti. Dio «ha scelto quelli che erano stolti e infermi, deboli e ignoranti», per raccogliere attraverso di essi «coloro che erano sapienti, potenti e nobili», «affinché nessuna carne possa gloriarsi in se stessa» (1Co 1,26-29), bensì in colui che è sceso, che è venuto a Nàzaret, e che è stato sottomesso.
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Lunedì 28 Dicembre 2009
Santi Innocenti, martiri, festa : Mt 2,13-18Meditazione del giorno Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, copatrona dell'Europa Meditazione per il 6 gennaio 1941
I Santi Innocenti, poveri come il Cristo povero
Non lontano da Stefano, il primo dei martiri, stanno i «flores Martyrum», i fiori dei martiri, i teneri germogli strappati prima di essere maturi per offrirsi da se stessi. Secondo una pia tradizione, la grazia ha anticipato il naturale sviluppo di questi bambini innocenti e ha dato loro la comprensione di quello che stava loro succedendo per renderli capaci di un dono libero di sé e assicurare loro la ricompensa riservata ai martiri. Ma anche così, non assomigliano molto al confessore della fede che ha raggiunto l'età adulta e che s'impegna con coraggio eroico per la causa di Cristo. Consegnati indifesi, assomigliano molto di più agli «agnelli condotti al macello» (Is 53,7; At 8,32).
Essi sono così l'immagine della più estrema povertà. Non possiedono nessun altro bene che la loro vita. E ora anch'essa viene loro presa e questo si compie senza che oppongano resistenza. Essi attorniano la mangiatoia per mostrarci di quale natura sia la mirra che noi dobbiamo offrire al Bambino divino: chi vuole appartenergli totalmente deve consegnarsi a lui in una resa incondizionata di se stesso e abbandonarsi al volere divino come questi bambini.
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Martedì 29 Dicembre 2009
V giorno fra l'Ottava di Natale : Lc 2,22-35Meditazione del giorno Origene (ca 185-253), sacerdote e teologo Omelia 15 su Luca ; PG 13, 1838-1839
« Andare in pace »
Simeone sapeva bene che nessuno avrebbe potuto far uscire l'uomo dal carcere del corpo con la speranza della vita futura se non, precisamente, quel bambino che egli teneva tra le braccia. Per questo gli disse : « Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace », perché finché non tenevo Cristo e non lo stringevo fra le braccia, io stesso ero come prigionero e non potevo liberarmi dai vincoli che mi stringevano. E dobbiamo notare che questo non vale per il solo Simeone, bensì per tutti gli uomini. Chi lascia questo mondo e vuole raggiungere il cielo, prenda Gesù nelle sue mani e lo abbracci, lo stringa al petto; soltanto allora potrà recarsi, pienamente felice, là dove desidera...
« Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio » (Rm 8,14); è quindi lo Spirito Santo a condurre Simeone nel Tempio. Se anche tu vuoi tenere Gesù, stringerlo tra le braccia, se vuoi divenire in tal modo degno di uscire dal carcere, devi con tutte le tue forze mirare a questo, lasciarti guidare dallo Spirito per giungere al Tempio di Dio. Eccoti fin d'ora nel tempio del Signore Gesù, cioè nella sua Chiesa ; esso è un tempio costruito con pietre vive (1Pt 2,5)...
Se davvero sei venuto nel Tempio mosso dallo Spirito, troverai il bambino Gesù, lo prenderai fra le braccia e gli dirai: « Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola ». Questa liberazione e questa partenza avvengono nella pace... E chi mai può morire in pace, se non colui che conosce quella pace di Dio, che supera ogni intelligenza e custodisce il cuore di colui che la possiede (Fil 4,7)? Chi si ritira in pace da questo mondo, se non colui che comprende che Dio è venuto in Cristo per riconciliare a sé il mondo?
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Mercoledì 30 Dicembre 2009
VI giorno fra l'Ottava di Natale : Lc 2,36-40Meditazione del giorno San Pietro Crisologo (c. 406-450), vescovo di Ravenna, dottore della Chiesa Sermo 147, sul mistero dell'Incarnazione
Anna vede finalmente Dio nel suo Tempio
Questo Dio che il mondo non può contenere, come lo può percepire lo sguardo così limitato dell'uomo? L'amore non si cura di sapere se una cosa sia sicura, appropriata o possibile. L'amore... non conosce misura. Non si consola con il pretesto che è impossibile; la difficoltà non lo ferma... L'amore non può non vedere ciò che ama... Come credersi amati da Dio senza contemplarlo? Così, l'amore che brama vedere Dio, anche se non è guidato dalla ragione, è ispirato dall'intuizione del cuore. Per questo Mosè ha osato dire: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mostrami il tuo volto» (Es 33,13ss), e il salmista: «Mostrami il tuo volto» (cf 79,4)...
Dio quindi, conoscendo il desiderio degli uomini di vederlo, ha scelto un mezzo per rendersi visibile che sia un grande beneficio per gli abitanti della terra, senza essere per questo qualche cosa di degradante nei confronti del cielo. La creatura che Dio aveva fatta sulla terra simile a lui poteva passare in cielo per disonorevole? «Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza», egli aveva detto (Gn 1,26)... Se Dio avesse preso dal cielo la forma di un angelo, sarebbe rimasto ugualmente invisibile; se, d'altra parte, sulla terra si fosse incarnato in un essere di natura inferiore a quella dell'uomo, avrebbe recato offesa alla divinità e abbassato l'uomo invece di innalzarlo. Nessuno quindi, fratelli carissimi, consideri come un insulto rivolto a Dio il fatto che egli sia venuto agli uomini attraverso un uomo, e che abbia trovato presso di noi questo mezzo per essere da noi visto.
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