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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 29/11/2009 08:44 |
Domenica 29 Novembre
San Francesco Antonio Fasani
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Lucera, 6 agosto 1681 - Lucera, 29 novembre 1742
Ancor giovane fu accolto tra i Minori Conventuali. Si distinse subito per la sua vita integerrima e fu esempio di austerità e zelo sacerdotale. Eletto Ministro Provinciale promosse le regolare disciplina in tutta la Provincia. Propagò la devozione alla Vergine Immacolata, e per circa 40 anni si rese famoso nelle Puglie per la sua ardente parola e per la grande carità verso i poveri, gli orfani e i carcerati. Fu canonizzato da Giovanni Paolo II il 13 aprile 1986.
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Altri Santi del giorno
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Beato Vincenzo Romano, Sacerdote
La data di culto per la Chiesa universale è il 20 dicembre, mentre in Campania, di cui è Patrono Celeste del Clero Diocesano, viene commemorato il 29 novembre (inizio della novena dell’Immacolata).
incenzo Romano nacque il 3 giugno 1751 a Torre del Greco, alle falde del Vesuvio, celebre per la sviluppatissima arte del corallo.
I genitori, Nicola Romano e Grazia Rivieccio, di famiglia modesta, abitavano a Via Piscopia, in uno dei rioni più popolosi e vivaci della città. Trascorse i primi anni della sua vita in un clima familiare assai religioso ed ebbe come primo maestro ed educatore don Agostino Scognamiglio, pio e dotto sacerdote torrese. All'età di 14 anni fu ammesso al Seminario Diocesano di Napoli, dove poté giovarsi della guida di uomini di cultura e di santità, dei consigli di Mariano Arciero, suo Padre Spirituale, e degli insegnamenti di S. Alfonso Maria de' Liguori.
Ordinato sacerdote il 10 giugno 1775, svolse il suo apostolato per 20 anni nella natia Torre del Greco, dedicandosi a tutte le attività religiose e sociali che questo popoloso paese, posto all’estremo confine della Diocesi napoletana, richiedeva; era tanto il suo zelo che meritò l’appellativo di “celebre faticatore”. Assistette, in particolare, i tanti marinai torresi che navigavano per il mondo e le loro famiglie sempre in trepida attesa del loro ritorno non sempre certo.
Il “ministero della parola” ed il “Vangelo della carità” sono le basi della sua attività pastorale; aveva una predicazione fluente, non ampollosa, facile a capirsi e i fedeli accorrevano ma soprattutto seguivano e mettevano in pratica ciò che ascoltavano. La generosa gente di Torre del Greco ha sempre risposto positivamente alle sollecitazioni dei loro parroci, oggi come allora, ed è stata sempre un serbatoio continuo di vocazioni sacerdotali.
Sollecitò la recita del S. Rosario serale, scrisse un libretto per poter seguire meglio la celebrazione della Santa Messa. Tiene scuola per i bambini, divisi in classi, nella sua casa. Si fa mediatore dei contrasti sorti fra gli armatori delle “coralline” ed i marinai che affrontano i rischi e la fatica della pesca del corallo. Gira con infaticabile zelo a sorprendere covi di delinquenti per smorzare i loro loschi intenti malavitosi.
La terribile eruzione del Vesuvio del 15 giugno 1794, che distrusse quasi completamente la città e la chiesa parrocchiale, mise in luce la sua fibra apostolica. Egli si dedicò subito alla difficile opera di ricostruzione materiale e spirituale della città e della chiesa, che volle riedificare più grande e maestosa.
Dal 1796 al 1831 resse, prima come Economo Curato e poi dal 28 dicembre 1799 come Preposito, la Parrocchia di S. Croce in Torre del Greco, che comprendeva allora l'intera città di Torre del Greco, la più popolata del territorio di Napoli. Ebbe la soddisfazione di vedere ultimata nel 1827, la costruzione della maestosa basilica di Santa Croce (progetto dell'architetto Ignazio Di Nardo), che ha ricevuto la visita del Beato Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846-1878) nel 1849 e del Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) nel 1990.
Morì il 20 dicembre 1831 dopo una lunga e penosa malattia, lasciando ai suoi sacerdoti come testamento spirituale l'impegno a vivere la carità fraterna.
Papa Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1878-1903), il 25 marzo 1895, dichiarava eroiche le virtù di Vincenzo Romano e il Servo di Dio Paolo VI (Giovanni Battista Montini, 1963-1978), il 17 novembre 1963, lo proclamava Beato, additandolo al Clero e specialmente ai Parroci, quale modello di vita apostolica.
Nel 1965 i Vescovi della Campania lo proclamarono patrono celeste del Clero diocesano. Dal 1970 è aperto il Processo di Canonizzazione, e si è in attesa di un miracolo da parte del Signore per l'intercessione del Beato Vincenzo Romano.
Le spoglie mortali sono custodite, in un’artistica urna bronzea, realizzata da Antonio Mennella nel 1963, nella Basilica Pontificia di Santa Croce dove, l'11 novembre 1990, si è recato a venerarlo il Beato Giovanni Paolo II, durante la sua visita pastorale alla Chiesa di Napoli, che si espresse in questi termini:
« Il più illustre figlio di Torre del Greco è senza dubbio il Beato Vincenzo Romano. Egli ha lasciato un'eredità spirituale preziosa con l'esempio di una vita santa, del fervore sacerdotale e della totale dedizione che caratterizzarono gli oltre trent' anni del suo ministero pastorale...
Egli fu un precursore della carità sociale, così importante per la Chiesa di oggi, con l'assistenza spirituale e la tutela dei diritti dei pescatori di corallo, per i quali era celebre Torre del Greco. Durante i lunghi periodi di assenza degli uomini su mari lontani, il Beato riservava particolari cure alle loro famiglie.
Ma Vincenzo Romano lavorò intensamente soprattutto per la formazione delle coscienze e per l'evangelizzazione... Alla gente del popolo propose il Vangelo nella sua semplicità ed autenticità, divenendo egli stesso testimone credibile e araldo della parola di Cristo con una vita povera, umile e, soprattutto, integralmente dedita al ministero...
Vi invito tutti a riprendere ancora oggi il suo programma pastorale, per inserirlo nelle moderne tensioni sociali con il suo stesso fervore e la sua medesima passione. »
Significato del nome Vincenzo : “che vince, destinato a vincere” (latino).
Per il discorso completo del Papa e approfondimenti & è Il Papa a Torre Fonti principali : scroce.org; vincenzoromano.org («RIV.»).
Inno al Beato Vincenzo Romano
1. Esultiamo, o fratelli torresi figli tutti d’un’unica fede, oggi alfine il Signor ci concede di Vincenzo la gloria veder. Vincenzo glorioso immortale dalla chiesa ch’ergesti al Signore, s’alza un canto di gloria e d’amore tra l’olezzo d’incensi e di fior. Rit. Dalla Basilica di Santa Croce da più d’un secolo l’umile voce. Del nostro popolo chiede al Signore: Esalta il Parroco nostro Pastore
2. Gli avi nostri che un giorno lontano t’han mirato o Vincenzo al lavoro, or nel cielo ringraziano in coro il Signore che t’esalta all’altar. Quando il mare diventa nemico e minaccia la fragil paranza, tu sei ancora la sola speranza, o Vincenzo, per l’umil nocchier. (Rit.)
3. Vincenzo, che il suolo dei padri riscattasti dal fiero Vulcano, salva i figli dal mostro inumano, che oggi rode la fede nel cor. Quella croce che s’erge nel cielo sulla chiesa che morte non tema, sia per noi di salvezza l’emblema, dai vagiti all’estremo sospir. (Rit.)
4. Signor ch’il Tuo sguardo d’amore, lasc’impresso sui santi tuoi figli si che l’umil maggior ti somigli, ti lodiamo in eterno, o Signor. Ti lodiamo, o Signor, che nel cuore di Vincenzo imprimesti il Vancielo, i precetti gloriosi del cielo, del tuo Cristo, divino Pastor. (Rit.) |
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Beata Maria Maddalena dell'Incarnazione
Vergine, fondatrice :
"Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento"
aria Maddalena dell'Incarnazione, al secolo Caterina Sordini, nasce il 16 aprile 1770, lunedì di Pasqua, a Porto S. Stefano (GR) da Lorenzo Sordini e Teresa Moizzo, verso le otto di sera, quarta di nove figli. Il 17 aprile è battezzata nella chiesa parrocchiale di Porto S. Stefano, con i nomi di Caterina, Francesca, Antonia; al Sacro Fonte fungono da padrini, Bartolomeo Giovine e M. Anna Schiano.
Non ancora diciottenne, dopo aver rifiutato una interessante proposta di matrimonio del padrone di bastimenti di Sorrento, tale Alfonso Capece, entrò tra le Francescane di Ischia di Castro (VT).
Durante il Noviziato (il 19 febbraio 1789) mentre spazzava il refettorio, vide Gesù Eucaristia circondato da angeli in adorazione, vestiti di una tunica bianca e scapolare rosso. Il Signore le disse di averla scelta per istituire l’opera delle Adoratrici Perpetue, le quali giorno e notte avrebbero dovuto offrire i loro umili ossequi, lodi e adorazioni per riparare le ingratitudini dell’umanità ed impetrare grazie ed aiuti dalla divina provvidenza.
Caterina, che ormai aveva preso il nome di Suor Maria Maddalena dell’Incarnazione, vide le sofferenze della Chiesa, del Papa, vide il disperdersi delle coscienze e vide che tutto questo avrebbe trovato un rimedio se l’uomo si fosse mantenuto ancorato alla radice stessa della fede cristiana: l’Eucaristia.
Sarà dunque fondatrice di una Famiglia Religiosa unicamente dedita all’adorazione della SS. Eucaristia. Nell’attesa che Dio le riveli il tempo e il momento per realizzare il suo progetto, rimase nel Monastero di Ischia di Castro per ben 19 anni, diventandone anche Badessa, nel 1802, a soli 32 anni. Si impegnò nel rafforzare la vita di povertà e di penitenza del convento.
Nel 1803 fece visita al convento Carlo Emanuele IV di Savoia che volle parlare con la badessa; il colloquio durò circa due ore. Episodi come questo, insieme ad alcuni fenomeni mistici, diffusero la fama di Maria Maddalena in tutto il circondario. Nel frattempo, sotto la guida spirituale di padre Giovanni Baldeschi, andò maturando la fondazione di una comunità religiosa monastica che si dedicasse unicamente all'adorazione del Santissimo Sacramento.
Con l'autorizzazione di mons. Pierleone, vescovo di Acquapendente, iniziò a redigere la regola del nuovo Istituto religioso. Il 31 maggio 1807, accompagnata da due consorelle, lasciò Ischia di Castro e si recò Roma, dove, con il consenso di Pp Pio VII (Barnaba Chiaramonti, 1800-1823), diede vita al primo convento di Adoratrici, in un ex monastero carmelitano presso le Quattro Fontane. L'anno seguente il Card. Giulio Maria della Somaglia, vicario del Papa, sottoscrisse il Decreto di approvazione delle Regole. Lo stesso anno, però, i francesi occuparono Roma e sciolsero le comunità religiose, compresa quella delle "Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento". Maria Maddalena fu costretta a riparare in Toscana, dalla quale, però, ritornò a Roma con un gruppo di nuove compagne nel 1814, stabilendosi nella chiesa di Sant'Anna al Quirinale.
Nel 1817 viene approvato, sotto la supervisione dello stesso pontefice, l'abito delle monache (tonaca bianca, velo nero e scapolare rosso con un ostensorio bianco ricamato sul petto). Papa Pio VII approvò definitivamente il nuovo istituto nel febbraio del 1818.
La Madre Fondatrice, morì a Roma il 29 novembre 1824, lasciando una fama di santità e di fenomeni straordinari che l’avevano accompagnata in vita.
Maria Maddalena è stata dichiarata Venerabile, in data 24 aprile 2001, dal Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) e beatificata, il 3 maggio 2008, da Papa Benedetto XVI, a Roma, presso la Basilica di S. Giovanni in Laterano.
L'Ordine delle "Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento" prende la propria fisionomia e il proprio spirito caratteristico dall’Eucaristia. Compito specifico delle monache adoratrici è adorare giorno e notte, ininterrottamente, Gesù Eucaristia. In unione con Lui, esse offrono la propria vita al Padre per le necessità della Chiesa e del mondo. Alla totalità del dono di sé fatto da Gesù nell’Eucaristia (“avendo amati i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” Gv13,1), le Adoratrici rispondono con la totalità del dono di loro stesse. Duplice è il loro apostolato: quello che, nel nascondimento e nell’intimità della clausura, si esercita con la preghiera e l’immolazione, e quello costituito dalla loro presenza adorante ai piedi dell’altare, una presenza che, mentre testimonia il primato di Dio e la presenza reale di Gesù nell’Ostia consacrata, offre anche ai fedeli laici la possibilità di sostare in adorazione. A questo scopo la Madre Fondatrice ha voluto espressamente che i monasteri sorgessero nel cuore delle città.
Al 31 dicembre 2005 all'ordine appartenevano 60 monasteri e 960 tra monache e novizie: in Italia posseggono 12 case; sono presenti anche in Austria, Spagna, Cile, Messico, Stati Uniti e Kenya.
Per approfondimenti & è Adoratrici Perpetue Fonti principali : adoratriciperpetue.org; santiebeati.it; wikipendia.org (« RIV.»).
Adorazione al SS. Sacramento della Beata Maria Maddalena dell’Incarnazione:
Signore Gesù, vero uomo e vero Dio,
io Ti credo realmente presente qui,
nella Santissima Eucaristia,
Sacramento permanente della Tua Chiesa,
sacro convito,
in cui ci è partecipata la grazia
del Tuo Sacrificio
e ci è dato il pegno della gloria futura;
Ti adoro profondamente
e desidero amarti
con tutto lo slancio del mio cuore.
Assieme a Te
e in unione con la chiesa,
intendo rendere grazie al Padre,
nello Spirito Santo,
per gli ineffabili beni
che egli elargisce agli uomini,
nella creazione e nel Mistero Pasquale.
Voglio unirmi alla riparazione
Per i peccati di tutti gli uomini,
per i quali Ti offristi sulla Croce al Padre,
riconciliando l’umanità a lui.
Nel Tuo Nome domando
l’avvento del regno di Dio:
tutti gli uomini conoscano Te,
Via, Verità e Vita,
e diventino un solo popolo.
Amen
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Sant’Andrea Apostolo
Martire
ndrea (in greco Ανδρέας), denominato, secondo la tradizione ortodossa Protocletos o il Primo chiamato. Lo si deduce, infatti, dal vangelo di Giovanni che, oltre a dire che Andrea è il primo a seguire Gesù, da altri dettagli: « Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni (Battista) e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)” e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)”. Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: “Seguimi”. Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. » (Gv 1,40-44)
Andrea nacque, dunque, a Betsaida il 6 a.C. ma il suo nome, come altri nomi greci, non era quasi sicuramente il nome originario di questo apostolo in quanto, nella tradizione ebraica o giudaica, il nome Andrea compare solo a partire dal II-III secolo.
Andrea e il fratello maggiore Pietro erano pescatori: « Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito, lasciate le reti, lo seguirono. » (Mc 1,16-18)
Nei vangeli Andrea è indicato essere presente in molte importanti occasioni come uno dei discepoli più vicini a Gesù:
« Mentre era seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte..» (Mc 13,3);
« Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?”». (Gv 6,8-9);
« Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose: “È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo” » (Gv 12,22-23).
Negli atti degli apostoli, invece, Andrea è menzionato marginalmente, come altri apostoli, del resto : “Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo.” (At 1,13).
Lo storico Eusebio di Cesarea (ca. 265-340) ricorda, nelle sue “Origini”, che Andrea predica il Vangelo in Asia Minore e nella Russia meridionale. Poi, passato in Grecia, guida i cristiani di Patrasso. Qui subisce, il 30 novembre del 60, il martirio per crocifissione: appeso con funi a testa in giù, secondo una tradizione, a una croce in forma di X; quella detta poi “croce di S. Andrea”.
Nel 357 i suoi resti vengono portati a Costantinopoli ma il capo, tranne un frammento, resta a Patrasso. Nel 1206, durante l’occupazione di Costantinopoli (quarta crociata) il legato pontificio cardinale Capuano, di Amalfi, trasferisce quelle reliquie in Italia; nel 1208 gli amalfitani le accolgono solennemente nella cripta del loro Duomo.
Quando nel 1460 i Turchi invadono la Grecia, il capo dell’Apostolo viene portato da Patrasso a Roma dove sarà custodito in S. Pietro per cinque secoli fino a quando il Servo di Dio Paolo VI (Giovanni Battista Montini, 1963-1978), nel 1964, fece restituire la reliquia alla Chiesa di Patrasso di cui S. Andrea è il patrono.
Tutte le altre reliquie conosciute attribuite a S. Andrea sono dislocate in alcuni punti fondamentali della sua venerazione: nel Duomo di S. Andrea di Amalfi, nella Cattedrale di Santa Maria, a Edimburgo, in Scozia, e nella Chiesa di S. Andrea e S. Alberto a Varsavia, in Polonia. Altro luogo ove sono custodite reliquie del Santo è il Casino di Cicco sito in S. Apollinare (Frosinone).
S. Andrea è anche Patrono in Scozia, Russia, Prussia, Romania, Grecia, Amalfi e a Luqa (Malta).
La festa di S. Andrea è ricordata il 30 novembre nelle chiese dell'Est e dell'Ovest ed è festa nazionale in Scozia sulla cui bandiera appare, del resto, la “croce di Sant’Andrea”.
Significato del nome Andrea : “virile, gagliardo” (greco).
Per approfondimenti & la Catechesi di Papa Benedetto XVI
è Andrea, il Protoclito Fonti principali : wikipendia.org ; vatican.va (« RIV. »). |
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Santo(i) del giorno B. CARLO DI GESÙ (Charles de Foucauld), Sacerdote e martireB. MARIA ROSA Pellesi, SuoraB. MARIA CLARA do Menino Jesus, Suora, fondatriceS. Castrinziano, Vescovo di Milano († III sec.) S. Fiorenza di Poitiers (F), Vergine († sec. IV) S. Eligio di Limoges, Francia (588/90-660), Vescovo B. Antonio Bonfandini da Ferrara (1400-1482), Sacerdote O.F.M. B. Giovanni Beche, Presbitero e martire in Inghilterra († 1539)SS. Edmondo Campion, Rodolfo Sherwin ed Alessandro Briant, Presbiteri e martiri († 1581)B. Riccardo Langley, Martire in Inghilterra († 1586)B. Casimiro (Kazimierz) Sykulski (1882-1941), Presbitero e martire del nazismoB. Liduina (Elisa Angela Meneguzzi) (1901-1941), vergine B. Clementina Nengapeta Anuarite (1939-1964), Vergine e martire |
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Sabato 1° Dicembre 2012
Beato Carlo di Gesù
(Charles de Foucauld)
Sacerdote e martire
arlo di Gesù, al secolo Charles de Foucauld, nacque a Strasburgo (F) il 15 settembre 1858. Orfano dei genitori a sei anni, fu cresciuto dal nonno che, con simpatia e generosità, gli trasmise l’amore per la famiglia e per il proprio paese, la passione per gli studi e per il silenzio della natura.
Nel 1876 si arruolò nell’esercito, dove portò a termine gli studi all’Accademia di Cavalleria e nel quale percorse anche una breve carriera. Congedadosi, intraprese una pericolosa esplorazione in Marocco (1883-1884). La spedizione risultò un avvenimento scientifico di importanza tale da fruttargli la medaglia d’oro della Società di Geografia. Ma il successo non acquietò il suo spirito. Scriveva: «Mi sono messo ad andare in chiesa, senza credere, trovandomi bene soltanto lì e passando lunghe ore a ripetere questa strana preghiera: Mio Dio, se esistete, fate che Vi conosca ».
Rientrato in Francia, colpito dalla discreta ed affettuosa accoglienza della sua famiglia, profondamente cristiana, si mette in ricerca e chiede ad un sacerdote di istruirlo. Guidato da Don Huvelin ritrova Dio nell’ottobre del 1886 : « Come credetti che c’era un Dio, compresi che non potevo far altro che vivere per Lui solo ».
Un pellegrinaggio in Terra Santa gli rivela la sua vocazione: seguire ed imitare Gesù nella vita di Nazareth. Vive 7 anni alla Trappa, prima a Nostra Signora delle Nevi, poi ad Akbès in Siria. In seguito vive solo, nella preghiera, nell’adorazione, in una grande povertà, presso le Clarisse di Nazareth.
Ordinato sacerdote a 43 anni (1901), nella Diocesi di Viviers, si reca nel deserto algerino del Sahara, prima a Beni Abbès, povero tra i più poveri, poi più a Sud a Tamanrasset con i Tuaregs dell’Hoggar. Vive una vita di preghiera, meditando continuamente la Sacra Scrittura, e di adorazione, nell’incessante desiderio di essere, per ogni persona il “fratello universale”, viva immagine dell’Amore di Gesù. “Vorrei essere buono - diceva - perché si possa dire: Se tale è il servo, come sarà il Maestro? ”.
I Berberi lo chiamavano "marabut", che nel lessico magrebino sta ad indicare il "santone", l’eremita.
Condividendo la loro vita, ne imparò la lingua, tradusse i loro poemi e diede alle stampe un imponente dizionario illustrato. Attorno a lui sorse la comunità dei Piccoli Fratelli di Gesù, una famiglia religiosa incentrata sul Vangelo, sull’Eucaristia, sulla vita apostolica.
Gli scritti spirituali di padre de Foucauld vogliono far scoprire a sé e a tutti il rapporto intimo di fede con Cristo; una fede che non può essere alimentata solo dal soffio del momento, ma deve trovare nelle verità cristiane conosciute e indagate la roccia forte e sicura. “La fede è ciò che ci fa credere dal profondo dell'anima tutti i dogmi della religione, tutte le verità che la religione c'insegna, per conseguenza il contenuto della Sacra Scrittura, e tutti gli insegnamenti del Vangelo: in una parola, tutto ciò che ci vien proposto dalla Chiesa...”.
Charles de Foucauld morì la sera del 1° dicembre 1916, colpito da una fucilata, durante una scaramuccia suscitata da ribelli dell’Hoggar.
Il suo sogno è sempre stato quello di condividere la sua vocazione con altri: dopo aver scritto diverse regole di vita religiosa, ha pensato che questa “Vita di Nazareth” potesse essere vissuta da tutti ed ovunque.
Nel 1968 saranno approvate dalla Santa Sede diverse congregazioni ispirate da padre de Foucauld. Oggi la “Famiglia spirituale di Charles de Foucauld” raccoglie tutte le comunità religiose cattoliche che si ispirano al Beato. Contano, in totale, circa 13.000 membri. Hanno finalità simili, ma raccolgono categorie diverse di persone (sacerdoti, laici, religiosi). Non costituiscono un'unica congregazione, ma sono solo legate da comuni riferimenti spirituali e vincoli di fraternità.
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La Famiglia comprende 11 Congregazioni religiose e 8 associazioni di vita spirituale:
Congregazioni religiose
Piccole sorelle del Sacro Cuore
Fraternità delle Piccole Sorelle di Gesù
Piccole Sorelle del Vangelo
Piccole Sorelle di Nazareth
Piccole Sorelle del Sacro Cuore di Gesù
Piccoli Fratelli di Gesù
Piccoli Fratelli del Vangelo
Piccoli Fratelli dell'Incarnazione
Piccole Sorelle dell'Incarnazione
Piccoli Fratelli della Croce
Piccoli Fratelli di Jesus Caritas
Associazioni di vita spirtuale
Fraternità Sacerdotale Jesus Caritas
Fraternità Jesus Caritas
Fraternità Charles de Foucauld
Fraternità Secolare Charles de Foucauld
Union Sodalité Charles de Foucauld
Gruppo Charles de Foucauld
Comunità di Gesù
Istituto dei Fratelli servitori
Charles de Foucauld è stato beatificato in San Pietro il 13 novembre 2005 sotto il pontificato di Papa Benedetto XVI.
Significato del nome Carlo : “forte, virile, libero” (tedesco arcaico).
Per approfondimenti & è Piccoli Fratelli di Gesù
Fonti principali: wikipendia.org; santiebeati.it;charlesdefoucauld.org (« RIV. »).
Pregare con Charles de Foucauld Padre mi abbandono A Te
Padre, mi abbandono a Te, fa’ di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa Tu faccia di me, Ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto, purché la Tua volontà si compia in me, e in tutte le tue creature: non desidero nient’altro, mio Dio.
Rimetto l’anima mia nelle tue mani, Te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, perché ti amo.
è per me un’esigenza di amore, il donarmi a Te, l’affidarmi alle tue mani, senza misura, con infinita fiducia: perché Tu sei mio Padre.
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Sabato 1° Dicembre 2012
Beata Maria Rosa Pellesi
Religiosa della Congregazione
"Suore Francescane Missionarie di Cristo"
aria Rosa, al secolo Bruna, Pellesi nasce a Morano di Prignano (Modena) l’11 novembre 1917, ultima di nove figli, da una modesta famiglia contadina ricca di fede cristiana.
Trascorre la giovinezza dedicandosi alla cura materna di numerosi nipoti rimasti orfani di madre e a 23 anni segue finalmente la chiamata del Signore ed entra nella Famiglia Religiosa fondata nel 1885 dalla riminese Madre Teresa Zavagli.
Fin dall’inizio sente forte l’anelito alla santità, facendone poi il suo unico e costante ideale di vita. Dopo soli tre anni di vita religiosa, trascorsi tra i bimbi della scuola materna, Suor Maria Rosa si ammala di tubercolosi e scoprirà così la via particolare preparata da Dio per lei: la malattia, l’isolamento e la croce. E lei, da francescana verace, abbraccerà il Signore Crocifisso e Gli sarà fedele fino all’ultimo.
Seguiranno 27 anni di vita in sanatorio colmi di indicibili sofferenze fisiche e morali sempre accolte con fede e sentite come richieste d’amore a cui Dio la invitava ad aderire. Diventeranno dono quotidiano di sé e rinnovata obbedienza all’Amore che trasfigurerà il suo dolore in canto d’amore, in gioia profonda, in offerta di se stessa per l’umanità intera.
Suor Maria Rosa, pur chiusa in un angusto ospedale, spaziava con l'anelito missionario di Cristo verso l'umanità e dirà: “Vorrei abbracciare il mondo”..
Se c'è un immediato segno di riconoscimento di suor Maria Rosa questo è sicuramente il sorriso che diventava la prima carità verso chi viveva con lei, ma che si traduceva anche in gesti umani umilissimi e forti di ascolto, di pazienza, di servizio che le richiedevano un prezzo altissimo di abnegazione e di dono di sé: “Il mio cuore sta sotto il torchio anche se sono felice, tanto, tanto, tanto felice; ho iniziato la mia vita sanatoriale piangendo ma ho chiesto al Buon Dio di terminarla cantando le sue misericordie”.
Questo è il paradosso evangelico della sua vita: il dolore, la lontananza, la solitudine - miracolo della potenza di Dio in un umile creatura in Lui abbandonata - possono realmente diventare non solo gioia ma anche felicità.
Felicità, la sua, che cresceva nello scorrere dei giorni e che aveva due poli di attrazione, dai quali poi si irradiava: la cappella - luogo prediletto della profonda intimità con il suo Signore - e il reparto ospedaliero, dove la sua presenza diventava carità, speranza e dono continuo di un sorriso che rifletteva la luce di Dio.
Soleva ripetere: “Mi sono fatta suora per glorificare il Signore, ebbene lo glorificherò da ammalata”.
Il 1° dicembre 1972, circondata dalle Sorelle della Fraternità di Sassuolo (MO), prima di morire le sue ultime parole sono state: “Quello che conta è amare il Signore. Sono felice perché muoio nell’amore, sono felice perché amo tutti” e esclamerà: “mando un bacio a tutta l'umanità”
La santità luminosa di questa Sorella raggiunge tanti cuori e li muove e li orienta verso Dio.
Il 26 giugno 2006, il Papa Benedetto XVI, ha riconosciuto l’eroicità delle sue virtù, firmando il Decreto per la Sua Beatificazione.
Suor Maria Rosa Pellesi è stata beatificata il 29 aprile 2007, nella Cattedrale di Rimini, dal cardinale José Saraiva Martìns, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che concluse l'omelia in questi termini : « La Beata Maria Rosa, posta dalla Chiesa sul candelabro, ci invita alla speranza e a non lasciarci inchiodare dai nostri limiti e colpe, perché Dio non lascia nulla di incompiuto. Preghiamo anche noi, come lei pregava per se stessa: “Che Gesù Signore agisca in me per costruire sulle macerie della mia miseria, quel capolavoro che Egli si è prefisso fin dall'Eternità |
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Sabato 1° Dicembre 2012
Beata Maria Clara do Menino Jesus
Suora, fondatrice :
"Irmãs Franciscanas Hospitaleiras da Imaculada Conceição"
(Suore Francescane Ospedaliere dell'Immacolata Concezione)
aria Chiara del Bambino Gesù (al secolo: Libânia do Carmo Galvão Meixa De Moura Telles e Albuquerque) nacque ad Amadora, Lisboa (P) il 15 giugno 1843.
Visse i primi anni nel suo focolare, beato e nobile in ogni senso della parola; un'epidemia, però, le strappò via la mamma a sette anni di età, e perdette il padre quando ne aveva soltanto tredici. Si trovò così senza genitori, raccolta insieme ad altri nell'"Asilo da Ajuda", dove poté godere ed ammirare le premure materne delle Figlie della Carità di S. Vincenzo de' Paoli, dedite all'opera di far ripartire la crescita di quei germogli di vita spaventati. Giunge, però, improvvisa una persecuzione religiosa che caccia via quelle Suore dal Portogallo, e Libânia vede crollare di nuovo il "tetto di famiglia" che la custodiva.
Trovò allora riparo nel palazzo di una famiglia amica. Là è testimone del lusso e dei piaceri della vita mondana, che le appaiono tanto rumorosi quanto vuoti; e, nel vuoto da essi lasciato, Libânia sente sempre più forte risuonare dei richiami segreti, che si levano come un mormorio dall'intimo del suo cuore. Intorno ai venticinque anni, dopo aver vinto diverse opposizioni, lascia il palazzo e si dedica al servizio di Dio nel Pensionato de S. Patrício; questo era sorto dal cuore apostolico di Don Raimundo dos Anjos Beirão, con la doppia finalità di favorire l'educazione della gioventù e venir incontro alla penuria di mezzi economici in cui versa il vicino monastero delle Cappuccine di Nostra Signora della Concezione. Esse erano nate nel 1710 col rango di Suore Terziarie di S. Francesco di Assisi; tra i loro voti c'era quello di pubblicamente e particolarmente confessare l'Immacolata Concezione.
Libânia fu accolta nella Comunità ricevendo il nome di Maria Clara do Menino Jesus.
Restando in vigore la persecuzione che vietava la professione religiosa in Portogallo, Maria Clara, insieme ad altre due consorelle, si recò in Francia, il 10 febbraio 1870, a fare il noviziato nella casa dell'Ordine Terziario Regolare di S. Francesco di Assisi che c'era a Calais. « Avendo esaminato e conosciuto le grandi opere di carità » che là si realizzavano, Suor Maria Clara e le sue compagne, appena rientrate in Portogallo, « hanno voluto adottare con la più grande perfezione possibile la medesima Regola, le stesse usanze ed anche un abito uguale »: così dice la supplica di approvazione presentata dalla Fondatrice alla Santa Sede, che approvò la Congregazione il 27 marzo 1876.
Madre Maria Clara, prima superiora della comunità, dedicò tutta la sua vita ad alleviare le sofferenze dei poveri e bisognosi, aprendo case di accoglienza, di assistenza e di istruzione: asili, scuole, ospedali e cucine economiche. Spinta da una dedizione totale al Vangelo, considerato come messaggio universale, accolse gli appelli che venivano da Paesi lontani, inviando le sue consorelle in Angola (1883), India (1886), Guinea-Bissau e Capo Verde (1893).
Madre Clara, com'è conosciuta, morì a Lisbona il 1° dicembre 1899 lasciando oltre 140 opere e più di un migliaio di religiose.
Al 31 dicembre 2005 le Suore Francescane Ospedaliere dell'Immacolata Concezione, oltre 1500, operavano in 171 case distribuite in 14 paesi di quattro continenti : Africa, America, Asia, Europa. La sede generalizia è a Linda-a-Pastora, presso Oeiras (P).
Maria Clara do Menino Jesus è stata proclamata beata dal card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in rappresentanza di Papa Benedetto XVI, il 21 maggio 2011, a Lisbona, nel corso di una cerimonia presieduta dal card. José da Cruz Policarpo, patriarca di Lisbona. Fonti principali : vatican.va; fraticappuccini.it; zenit.org (« RIV.»). |
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Santo(i) del giorno B. GIOVANNI (IVAN) SLEZYUK, Vescovo e martire in UcrainaS. CROMAZIO, Vescovo di Aquileia (UD)S. BIANCA DI CASTIGLIA, Regina di Francia, religiosaS. Bibiana (Viviana), Martire a Roma († sec. IV)S. Pimenio di Roma, Presbitero e martire († sec. III/IV)S. SILVERIO, Papa (01/06/536-11/11/537) e martire B. Giovanni di Ruysbroeck (1293-1381), Sacerdote e canonico regolare B. Maria Angela Astorch (1592-1665), religiosa cappuccina B. Raffaele (Melchiorre) Chylinski (1694-1741), Sacerdote O.F.M. Conv. |
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Domenica 2 Dicembre 2012
San Cromazio
Vescovo di Aquileia (UD)
Cromazio fu vescovo di Aquileia (Udine) dal 387/388 al 407/408, succedendo a Valeriano.
È autore di un Commento al Vangelo di Matteo, rimasto probabilmente incompiuto, e di numerosi Sermoni che sono un’importantissima testimonianza della fede e della vitalità dell’antica Chiesa aquileiese.
Come esponente dell’ortodossia fu tra i promotori della sconfitta ariana: partecipò come presbitero al Concilio del 381 ; fu animatore di un fervente cenacolo presbiterale al quale attinsero numerosi uomini di fede e di cultura, tra cui S. Girolamo e Rufino.
È il più documentato e valido esempio di vita cristiana e di impegno pastorale che ci giunge dall’antica Aquileia. Del suo zelo pastorale, della sua ardente carità e fermezza abbiamo testimonianza da S. Girolamo e S. Giovanni Crisostomo.
Condivise fino alla morte le travagliate vicende del suo popolo a causa delle invasioni barbariche. Il suo culto ha ricevuto in questi decenni notevole impulso in seguito alla riscoperta e ampia trattazione dei suoi scritti, rimasti per secoli quasi del tutto sconosciuti.
Per approfondimenti & la Catechesi di Papa Benedetto XVI
è San Cromazio di Aquileia Fonte principale : vatican.va (« RIV.»). |
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Domenica 2 Dicembre 2012
Santa Bianca di Castiglia
Regina di Francia, Religiosa
ianca di Castiglia nacque a Palencia il 4 marzo 1188 da Alfonso VIII di Castiglia e Eleonora d’Inghilterra, quest'ultima già figlia di Eleonora d’Aquitania e di Enrico II Plantageneto, re d’Inghilterra.
Andò in sposa nel 1200 al futuro Luigi VIII, figlio di Filippo Augusto. Stipulato dal Trattato di Goulet (22 maggio 1200), questo matrimonio prevedeva, come scopo principale, quello di riconciliare la Francia e l'Inghilterra.
Regina di Francia nel 1223, la reputazione di Bianca è dovuta soprattutto al fatto che diede al Capetingio numerosi figli, tra cui Luigi, che sarebbe succeduto al padre sul trono di Francia e che avrebbe ricevuto l'aureola dei santi. L’educazione data ai figli fu rigorosamente morale e religiosa.
Reggente alla morte di Luigi VIII nel 1226, la regina incontrò tuttavia l'ostilità dei baroni, probabilmente ostili al governo di una donna, oltretutto straniera e sostenuta da un altro straniero, il cardinale di Sant'Angelo Romano Frangipani, ma soprattutto desiderosi di approfittare di un indebolimento dell'autorità regale per riprendere quelle prerogative politiche di cui erano stati espropriati dopo un secolo di avanzamento del potere regale.
Bianca combatté la coalizione opposta semplicemente dividendola. La conclusione del Trattato di Meaux-Parigi, che ottenne l'appropriazione da parte della corona del Linguadoca, si aggiunge al suo prestigio.
Suo figlio Luigi IX (San Luigi) le lasciò una grande influenza politica anche dopo aver raggiunto la maggior età nel 1234. È a lei che affidò la reggenza durante la settima crociata d’Egitto. Lei seppe trionfare sulle leghe formate dai grandi vassalli contro di lei e contro lo Stato, governò con la più grande saggezza e mise fine alla guerra con gli Albigesi.
Sofferente di cuore, Bianca morì a Melun il 27 novembre 1252, mentre Luigi IX era ancora in Oriente. Il suo corpo riposa nell'abbazia di Maubuisson, da lei fondata nel 1242 e dove ella stessa aveva preso l'abito cistercense qualche anno prima della morte; il suo cuore, invece, si conserva nell'abbazia di Lys, nei pressi di Melun, dove fu portato il 13 marzo 1253.
Bianca è universalmente venerata come santa, benché non sia mai stata canonizzata; la sua festa si celebra il 2 dicembre. Fonti principali: wikipendia.org; santiebeati.it («RIV.»). |
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Beato Giovanni (Ivan) Slezyuk
Vescovo e martire
van Slezyuk nacque il 14 gennaio 1896 nel villaggio di Žhyvachiv, regione di Stanislaviv, attualmente Ivano-Frankivs'k. I suoi genitori erano contadini.
Frequentò la scuola elementare locale, poi quella superiore a Kolomyja e nel 1918 entrò nel Seminario di Stanislaviv.
Dopo la sua ordinazione sacerdotale nel 1923 insegnò il catechismo nelle scuole superiori di Stanislaviv e fino al 1939 fu confessore nel convento di S. Vincenzo. Fu anche consultore del Tribunale ecclesiale eparchiale per le cause di matrimonio.
Durante l'occupazione delle truppe tedesche svolse il suo servizio sacerdotale e nella Cattedrale e come insegnante di religione in una scuola commerciale.
Tra marzo e aprile 1945, a motivo dell'imminente arresto di tutta la Gerarchia greco-cattolica dell'Ucraina, che in effetti si verificò 1'11 aprile 1945, fu ordinato Vescovo della Chiesa " clandestina".
Poco dopo, il 2 giugno, venne arrestato e, il 12 giugno 1946, condannato a dieci anni di carcere in campi di lavori forzati con limitazione dei diritti civili per 5 anni e confisca delle proprietà personali, per propaganda antisovietica nell'insegnamento e nell'apostolato. Fu trasferito nel campo di concentramento di Vorkuta in Siberia e, nel 1950, a Mordovia.
Scarcerato il 15 novembre 1954, continuò il suo servizio pastorale fino al 22 ottobre 1962, quando venne condannato, per "organizzazione dell'attività religiosa illegale dei sacerdoti greco-cattolici", a cinque anni di lavori forzati e a 5 anni di esilio in aree remote dell'URSS dopo la fine della detenzione.
Scarcerato nel 1968, riprese la sua attività clandestina nonostante i continui interrogatori da parte delle autorità comuniste di Stanislaviv.
Il 30 novembre dello stesso anno conferì l'ordinazione episcopale al padre basiliano Sofron Dmyterko affinché, dopo la sua morte, l'Eparchia potesse continuare ad avere un Vescovo.
Slezyuk continuò a governare l'Eparchia e la sua attività fu di grande ostacolo all'opera del Kgb nella lotta contro la chiesa ucraina greco-cattolica clandestina. Per questo motivo la sua residenza fu sempre sorvegliata e spesso fu chiamato dai funzionari del Kgb per gli interrogatori.
Tornato a casa dopo una di queste sessioni, il Vescovo raccontò di essere stato lasciato seduto da solo in una stanza per un paio d'ore. Subito dopo si sentì male e si mise a letto. Dieci giorni dopo, il 2 dicembre 1973, morì all'età di 77 anni.
Il 4 dicembre fu sepolto nel cimitero di Ivano-Frankivs'k, presso la Chiesa di Risurrezione, Majdan Scheptyčkoho 22.
Giovanni (Ivan) Slezyuk è stato innalzato agli onori dell'altare, dal Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005), il 27 giugno 2001, insieme con altre 24 vittime del regime sovietico di nazionalità ucraina.
Significato del nome Giovanni : "il Signore è benefico, dono del Signore"(ebraico). Fonte principale : igw-resch-verlag.at (« RIV.»). |
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Santa Bibiana
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sec. IV
Non
abbiamo notizie precise riguardo la vita di questa santa, alla quale
papa Simplicio, nel V secolo, dedicò una chiesa sull'Esquilino. Eppure
il culto di Bibiana è stato assai vivace, forse anche grazie al suo
nome, che ha la stessa origine del nome di Viviana: un nome,
nell'etimologia popolare, legato al verbo «vivere», e quindi sinonimo di
vitalità, vivacità, e augurio di spirituale sopravvivenza. Secondo la
«Passio Bibianae», questa santa sarebbe una delle vittime della
persecuzione anticristiana dell'imperatore Giuliano l'Apostata (361 -
363), un devoto pagano che ostacolò la fede cristiana nonostante la
libertà di culto proclamata grazie a Costantino nel 313. Secondo questa
Passio, priva di valore storico, il governatore Apronio avrebbe mandato a
morte i coniugi Fausto e Dafrosa, per impadronirsi dei loro beni. Poi
volle costringere all'apostasia le loro figlie: Demetria e Bibiana. La
prima sarebbe morta sotto tortura, mentre Bibiana, salda nella propria
fede, dopo aver subito ogni tipo di angheria fu legata alla colonna e
flagellata a morte. La chiesa sull'Esquilino sorgerebbe sulla tomba
della martire.
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Santo(i) del giorno S. FRANCESCO SAVERIO, Patrono di tutte le missioni (memoria) S. Cassiano di Tangeri, Martire in Mauritania († 298)B. Edoardo Coleman, Martire in Inghilterra († 1678)B. Giovanni Nepomuceno De Tschiderer (1777-1860), Vescovo di TrentoB. Luigi Gallo, Mercedario e martire in Marocco († 1258)SS. Claudio, Ilaria, Giasone e Mauro, Martiri a Roma (sec. III)BB. Corrado e VII compagni, Francescani e martiri in Siria († 1269) S. Emma di Lesum (975/980-1038), Contessa |
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Primer
Anterior
1468 a 1482 de 1557
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Último
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