|
Confusa in una luminescenza arcaica, senza contorni, né definizioni, immersa nel liquido amniotico. - Il tuo abbandono, il mio risveglio nudo - Orfana e vedova, sfrattata. Dondolanti sfilate di funesti funerali, sfilo la fede, sfilacciando il mio anulare, cade il corpo fiacco, un fiocco al collo come cappio.
|
|
|
|
Annusami in essenza piena in tempi infiniti in emozioni altre in voglie grandi in sapori intensi
Tra le labbra le non parole.
|
|
|
|
Mi bolle il sangue nei sepolcri di luna quando si avvicina troppo alla terra ed invoca il tuo richiamo di lupo che gutturale mi sbrana di soli latrati.
|
|
|
|
Si sono abortiti profumi e petali ed essenze e nettari
Mi crescono le spine in petto ché punge da dentro ogni morte per farsi esterna nel freddo.
|
|
|
|
Alla fine della via, rotta, come la non-vita, spezzata, anche l'ombra mi è infedele, mi anticipa il pensiero, mi stride sul respiro, porgendomi il cappio, come fiocco fiacco, fiotto di sangue, rosso su nero pece, si squaglia, squarcia, sconquassa, in lento disfacimento, decompongo carne - tremula e mortale - per ritrovare ossa, nero dentro al nero con tutto il buio che posso, ché la penombra inorridisce, sbilanciata sul precipizio, traghettata all'Ade - Caronte e boia - Espio sul mio Golgota e branchi d'anime pascenti sfilare in marcia, coppia di nibbi ad unirsi in volo, balenare in burrasca per sprofondare nel cavo della mano di nera terra, al di sotto d'ogni sepoltura, gl'occhi di civetta chiusi a catenaccio. - Sudario - Recito l'ultima preghiera tra chiodi e spine, corona di regina ammazzata viva, prodiga ma-donna a far ritorno, bella, malinconica, notturna, trasalire in vampe, ebbrietudine dannata in quintessenza. Nuda. Nera. Piena. Vasta. Le cose mute. Requiem.
|
|
|
|
Se si squartasse l'anima come si squarcia il cielo nero di tempesta flagellato dal fulmine che inietta nei globi orrore e spavento
Se mi ballasse nel cuore la marcia funerea delle tristi memorie d'un passato in-scheletrito ridotto polvere
Se le sensazioni fossero ancora spilli a provare i pori a sentirsi vivi sotto i colpi di verghe che stridono
Se fossi ancora pura con la fiaccola della gloria che non arranca tra mortifere macerie
Se non mi pesasse la croce sulle spalle ricurve
Se non avessi scorpioni e deserto nel petto
Se fossi
Allora, io sarei.
|
|
|
|
A farci beffa dell'inesorabile, esonda il nostro darci che scorre come il tempo, come fiume in piena che incontra la china. Così, tra cielo e terra, a croce, in croce, al rintocco di ogni attimo, scandito da ciascun momento, tra l'incavo del collo e la sua vena che pulsa, scandendo, mi baci.
|
|
|
|
Esco - da me - come magma. Incandescente, con la scintilla distorta e la fiamma tremula. Fluisco su pietra lavica, lì, dove pulso più forte, ritmicamente, aritmia. Come l'Etna che parla di notte, inquieta. Scosse scuotono. Ti ho negli occhi, fuoco, quando bruci l'acqua e spira vento per ingrandirti, che è forza, ira ed altri mali che mi pervadono, mi montano dentro con le eruzioni a modificarmi di continuo zolle e placche umorali. Inginòcchiati alle mie pendici a sentirmi tremare prima del boato, ché esplodo, scoppio, incenerisco. Fucina d'Efesto a domare il mio stesso demone.
|
|
|
|
Riflessi di mani, percezioni di pelle, retrogusto di sensazioni vissute deja-vu Reminiscenza obnubilata, come nella nebbia fitta composta di frizzante umidità. Antico sapore che mi era riparo, ora sono nomade.
|
|
|
|
Sacrificio sei il mio Golgota immolata come agnello _preghiera.
|
|
|
|
Tirata, trattenuta, una torsione dinamica, mostri alle mie spalle. In ogni alba mi battezzo. Lavo impuri segni del peccato originale espiazione di colpe risorgo nel mio nuovo giorno.
|
|
|
|
Mi ruba l'anima un corvo nero predatore ed il mio cuore marcisce lontano dal mio caldo petto verso il temuto demone Sconsacrato amore sono isola solitaria sfrattata di sé e di te chiesa senza il suo altare triste processione dei cuori.
|
|
|
|
Guerriera senza armi. Tormento nella tormenta. - Solenne arcano - Dissacrante, a tratti misti - Mistici - Pallore tremulo, patologico. Foglie di alloro ad ornarmi di false vittorie. Ho il profilo fatto di corteccia. Nessuna sorgente che mi abbeveri. Solo sconcerto. Solista al concerto di voci primitive. Continuo incessantemente a parlarmi, ma ho i rami spezzati, dentro.
|
|
|
|
Parole d'oltre mare, come baci nei venti, carezze nell'increspatura delle onde, abbracci sulle rive. Poesia e versi, giochi eleganti ti leggo ogni lettera del cuore, firma anonima che in me trova ogni legittima ragione d'essere.
|
|
|
|
Solstizio stolto, stavolta stacco le stecche che stringono lo sterno e con stilografiche scrivo, lasciandoti di stucco. Stormi che si staccano in volo. Stanze troppo vuote, struggente stallo, stelle cadute, il mio cuore rimane stalla.
|
|
|
|
Di tutte le leggerezze che mi fanno macigno tra la pelle vetrata e il senso che riempie del vanifico, deciduo senso delle non cose divento piastra fredda - e stridio di metalli - sulle pareti dell'onta
Sullo sfondo dell'inesistenza dipinto di carne sfumata tra le secche foglie d'alloro.
|
|
|
Primer
Anterior
40 a 54 de 54
Siguiente
Último
|