Il percorso del suffragio in Italia parte temporalmente da quando la nazione non era ancora uno stato unitario.
1848 Legge 680/1848 (elettorale piemontese su criteri censitari). Fu riconosciuto potere di voto agli uomini maggiori di 25 anni che sapessero leggere e scrivere e pagassero almeno 40 lire di imposte. Numericamente questo portava il 2% della popolazione italiana alle urne.
1860 Legge 31 ottobre 1850, n.4385. Realizzata sulla base della legge elettorale dello Stato Piemontese, stabilisce il diritto di voto per i cittadini maggiorenni alfabeti, in possesso dei diritti civili e politici, che pagassero un censo di imposte dirette non inferiori a 40 lire. La norma delimitò il corpo elettorale, alle prime elezioni politiche italiane del 1861, in 418.696 cittadini, pari all'1,89% dei 22.182.377 abitanti.[1]
1872 La sinistra parlamentare abbassa la soglia della maturità elettorale da 25 a 21 anni. Ammette inoltre al voto tutti i cittadini in grado di leggere e scrivere, ma in una situazione dianalfabetismo come quella italiana, la percentuale di elettori sulla popolazione si alza in maniera poco significativa.
1882 Suffragio allargato con la legge Zanardelli del 24 settembre. Viene riconosciuto il diritto di voto ai maschi maggiorenni (all'epoca la maggiore età veniva raggiunta a 21 anni) alfabeti che versano imposte dirette per una cifra annua di 19,8 lire. Il corpo elettorale viene più che triplicato.
1912 La legge promulgata da Giovanni Giolitti stabilisce un suffragio quasi universale per gli uomini: si prevede infatti che tutti gli uomini capaci di leggere e scrivere con almeno 21 anni possano votare, mentre gli analfabeti possono votare a partire dai 30 anni. Inoltre il voto viene esteso a tutti i cittadini che abbiano già prestato servizio militare.
1919 Viene modificata la legge precedente: possono votare tutti i cittadini maschi di almeno 21 anni di età, viene quindi abolita la distinzione per gli analfabeti. Possono inoltre votare anche tutti i minorenni che abbiano prestato servizio militare nei corpi mobilitati. Il sistema proporzionale sostituisce quello maggioritario a due turni. Il corpo elettorale viene portato a 11 milioni di persone.
1945 Il 31 gennaio il Consiglio dei Ministri a presidenza Ivanoe Bonomi emanò un decreto (decreto legislativo luogotenenziale 2 febbraio 1945, n.23, Estensione alle donne del diritto di voto[2]).
1946 Voto universale per uomini e donne che abbiano compiuto la maggiore età (21 anni inizialmente, e 18 anni a partire dal 1975). La prima occasione di voto - la prima in assoluto per le donne in Italia - sono le elezioni amministrative che si tengono in tutta la penisola fra il marzo e l'aprile del 1946; subito dopo, il 2 giugno 1946, gli italiani sono nuovamente chiamati alle urne per il referendum istituzionale tra Monarchia o Repubblica e per l'elezione dell'Assemblea costituente.
Così, tanto per vedere.
Allora: par di capire che nel 1919 non c'era Berlusconi candidato, ma c'erano tanti analfabeti. E pare che molti di questi votassero per la (di allora) sinistra.
Nella mia carriera (36 anni), mi è capitato una sola volta di avere a che fare con una analfabeta, in qualità di testimone, assieme ad altri due, per la stilazione di atto pubblico, di fronte a pubblico ufficiale, di detta succitata tizia.
Ho sottoscritto sotto la croce apposta dalla poveretta, sottoscrizione accompagnata dai mie dati e n. di documento.
Esisteranno incolti, molta gente che masturba grammatica, coniugazioni verbali, terminologie da galera, ma quattro scarabocchi li sanno fare tutti, e più o meno tutti comprendono quanto scritto, almeno nel significato stretto.
Se poi andiamo alle più attuali, pare che un linguaggio intuitivo si stia sempre più sostituendo a quello scritto, e non per questo significa che la gente sia idiota.
Foss'anche, bisognerebbe cambiare la legge elettorale, e prima di votare si facesse esame di lettura/scrittura/componimento e dizione ad ogni elettore.
Tratte le dovute conclusioni, il presidente di seggio autorizzerà o no al voto.
Sicuramente mi sembra di capire fra le righe che chi opta per il partito del lusca potrebbe essere ritenuto indegno di effettuare la scelta elettorale, in quanto analfabeta.
Giusto!
Ma mi sembra un po' in contrasto per il significato più profondo della democrazia.
Sicuramente ci sono state importanti nazioni, uniche e poche autrici di paradisi in terra, fautrici di tanta pace (anche se un po' eterna, talvolta) che avevano una visione ristretta, appunto, de vero senso della cultuta, della libertà individuale, ma tant'è.
E dall'alto del mio sfrenato liberismo, dico che una persona è liberissima di scegliere il proprio destino, e di operare le proprie scelte, anche se invise ad intellighenzie spesso fautrici di cariatidi ideologiche.
Punto.
Ok, adesso attacca la cazzeide.
(Stasera cotechino con piselli).