per il calabrese e la moglie, che avevano la latteria vicino alla scuola, il
problema aveva un altro aspetto
con la riforma agricola in Calabria era avvenuta la distribuzione dei terreni
confiscati ai latifondisti
ma la distribuzione era stata inquinata da interessi di partito e dalle propotenze
di elementi non del tutto persuasi che la legge vada rispettata
rifiutatosi di subire soprusi il futuro lattaio si era trovato costretto ad emigrare
erano gli anni 50 e a Milano c'era lavoro per tutti, l'edilizia stava espandendo la
città oltre i confini della cinta daziaria e i borghi divenivano quartieri fitti di palazzoni,
senza soluzione di continuità
il calabrese, come il pugliese padre di Tina, ebbe modo di mettere insieme un gruzzolo
con il suo lavoro, e a 50 anni decise di aprire la latteria
aveva due figli, una femmina e un maschio, la femmina aveva il diploma di maestra e il
maschio fequentava la facoltà di Medicina alla Statale
lui sognava di tornare in Calabria, dove aveva ancora la casa e un piccolo terreno, dove
avrebbe voluto allevare lumache
ma la moglie aveva paura, una paura che rasentava il terrore
e i figli non volevano nemmeno sentirne parlare di trasferirsi "giù"
però, malgrado la paura, quando due nipoti vollero venire a Milano per proseguire gli
studi universitari, perchè in Calabria c'erano i casini che al nord conosciamo solo con
il motto "boia chi molla", lei li ospitò in casa sua, dopo essersi fatta dare dalla sorella
l'autorizzazione a gestirli in tutto e per tutto
anche questa forma di matriarcato, che va oltre la maggiore età, era una cosa a me sconosciuta,
ma mi resi conto che funzionava bene
il figlio maschio accettò la presenza dei cugini in modo più che fraterno
la femmina no
diffidava di loro e diffidava delle parentele "diggiù"
per combinazione mia figlia la ebbe come maestra in prima elementare, non era di ruolo, ed era
al suo primo incarico
la scuola era a poca distanza da un campo nomadi tuttora presente, e in classe c'erano tre piccoli
alunni che venivano da lì
la maestra si rese conto che erano pieni di lividi e cercò di avere spiegazioni
"ci picchiano perchè vogliamo mangiare e invece non ce lo vogliono dare perchè noi mangiamo
già a scuola a mezzogiorno"
lei si rivolse alla direttrice e i carabinieri andarono a fare una ispezione nel campo
da quel momento la maestra fu sotto il tiro dei fratelli maggiori di quei ragazzini, ma la sua
tempra era la stessa dei suoi genitori
non si arrese, ma nemmeno volle coinvolgere i suoi parenti
io sapevo quello che stava accadendo, loro no
poi arrivò da Pavia la maestra di ruolo e lei fu trasferita ad un'altra scuola, in un altro quartiere,
e a quel punto si creò una vita autonma, il matriarcato non funzionava con lei e il padre era
più che indulgente con quella figlia così "milanese"
ma non tornò mai in Calabria e le lumache rimasero affidate a un compare, che non era affatto
convinto di quell'investimento
"il compare mio è pazzo, deve essere l'aria di Milano che gli ha fatto annebbiare il cervello"
lui me lo raccontava sorridendo, ma poi sospirava, mentre la moglie scuoteva la testa ![](/images/emoticons/sonrisa_1.gif)