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General: Le mie confessioni
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De: Merendina (Mensaje original) |
Enviado: 07/07/2012 08:17 |
Ho messo una home
che mi ha accomunato a fabry
e non so più come tirarmene fuori.
Pisolo ha scritto una cosa ripresa in phalla
sulla validità del linguaggio parlato.
Dopo faticose ricerche ho trovato qualcosa
da copiaincollare in risposta.
Speriamo che nessuno mi chieda
perché mai un libro stimola
e spesso diverte più della sua
conversione in immagini,
cioè il film che ne ricavano.
E comunque,
quello che ho copiaincollato,
mi rendo conto che può servire
per ben altro tipo di immagini
che non siano le stupidaggini
che posta fabry.
.....insomma, volevo fare
la mia porca figura
ma mi sa che per oggi
l'è andata male. |
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Merendina non credo di avere capito...
...hai copiaincollato qui quell'articolo dopo averlo postato in una discussione dove nessuno dei destinatari l'ha letto?
(o forse ho capito: mi hai detto di farmi i c.miei ???? ) |
Forse ho capito io: la Mere dice di non dare troppo peso a quegli scritti che ha ricopiato, dopo averli letti altrove, in quanto essi stati postati da terza altra persona, la quale li avrebbe postati per meri scopi polemici contro la dichiarazione di primato della scrittura a opera di Vakka, confermata dal sottoscritto.
La Mere stessa confermi o mi smentisca.
Quanto agli scritti in sé, mah: ripeto e ribadisco che 'sta Marziano passerà alla storia per una variante sul tema della scoperta dell'acqua calda.
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Pasolini lo si legge sempre volentieri, anche quando s'abbandona ad un manicheismo indegno della sua intelligenza e della sua capacità di analisi. Tale manicheismo lo porta ad escludere a priori (qui viene da ridere) che un imprenditore possa nutrire una coscienza a favore dei suoi lavoratori, che sfrutta in quanto chi lavora (sempre by Pierpaolo) viene sfruttato per definizione, sempre e comunque. Neanche Marx s'era spinto così oltre, diciamocelo...
Poi il potere è clerico-fascista, vabbe', ancora forse i sindacati non erano la casta che sono adesso, né le COOP erano ciò che sono adesso. Il potere è clerico-fascista, lo dicevano anche nelle assemblee a scuola.
L'analisi si fa interessante quando rileva la contraddizione tra la coscienza del proletario, marxianamente inossidabile, e la sua vita quotidiana intrisa di brama di consumismo: in effeti, o Vak, qui non si parla di produzione industriale di beni essenziali.
Ma, ipotesi, a Pasolini forse interessava dimostrare quanto il Proletario predicasse bene (la rivoluzione di classe) e razzolasse male di fronte agli innegabili allettamenti che il consumismo offre ed anche allora offriva, fosse pure in forma di FIAT 850 Special (lui chiama questa dicotomia 'progresso' e 'sviluppo', ma all'atto pratico se semo capiti): o forse, scrivendo, la situazione gli è sfuggita di mano e ne è uscito un pezzo tragicomico, benché troppo reale: i più accaniti comunisti, lo sappiamo per presa visione, quando riuscivano a mettersi in proprio spesso diventavano i peggiori sfruttatori dei dipendenti e i migliori evasori fiscali; il bello è che, interrogati, continuavano imperterriti a proclamarsi marxisti DOC...
Comunque, so che non era questa la tua domanda, o Vak. A mio parere anche qui la situazione è sfuggita di mano a un Pasolini geniale ma ancora troppo schiavo dell'ideologia e delle classificazioni che questa necessariamente comportava. Secondo me hai ragione nel chiedertelo: lo sviluppo, se basato sull'implemento del bene essenziale, diventa automaticamente di sinistra? Siccome sappiamo che non è così, possiamo concludere che questo non è il miglior 'pezzo' uscito dalla Olivetti Lettera 32 (o che cavolo aveva) del Pasolini. |
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i cinesi e i giapponesi ancora oggi comunicano per immagini
almeno due miliardi di persone usano le immagini per esprimersi
e comunicare concetti di altissimo livello in tutti i campi dello scibile
umano
d'accordo, sono immagini codificate, ma sono immagini, non lettere
dell'alfabeto
il testo scritto con gli ideogrammi è una sequenza di immagini "idealizzate"
tra l'altro come strumento di scrittura usa il pennello, quando non usa la
tastiera, si mette colore sulla carta mentre si disegnano gli ideogrammi,
esattamente come quando si dipinge
io non conosco gli ideogrammi e non saprei quali potrebbero descrivere questo
autoritratto di Gauguin, ma non mi occorre un testo scritto per leggerci il pensiero
del pittore, il suo mondo interiore, il peso dei momenti che sta attraversando, e
anche l'influenza che la sue epoca e il suo ambiente esercitano su di lui
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"Pagine corsare"
Pasolini pittore Uno scritto di Pier Paolo Pasolini, 1970 pubblicazione postuma
Ho ricominciato proprio ieri 19 marzo a dipingere, dopo (tranne qualche eccezione) una trentina d’anni. Non ho potuto far niente né con matita, né coi pastelli, né con la china. Ho preso un barattolo di colla ho disegnato e dipinto insieme, rovesciando direttamente il liquido sul foglio. Ci sarà una ragione per cui non mi è venuta mai l’idea di frequentare qualche liceo artistico o qualche accademia. Solo all’idea di fare qualcosa di tradizionale mi dà la nausea, mi fa stare letteralmente male. Anche trent’anni fa mi creavo delle difficoltà materiali. Per la maggior parte i disegni di quel periodo li ho fatti col polpastrello sporcato di colore direttamente dal tubetto, sul cellophan; oppure disegnavo direttamente col tubetto, spremendolo. Quanto ai quadri veri e propri, li dipingevo su tela di sacco, lasciata il più possibile ruvida e piena di buchi, con della collaccia e del gesso passati malamente sopra. Eppure non si può dire che fossi (e eventualmente sia) un pittore materico. Mi interessa più la «composizione» - coi suoi contorni - che la materia. Ma riesco a fare le forme che voglio io, coi contorni che voglio io, solo se la materia è difficile, impossibile; e soprattutto se, in qualche modo, è «preziosa».
I pittori che mi hanno influenzato nel ‘43 quando ho fatto i primi quadri e i primi disegni sono stati Masaccio e Carrà (che non sono, appunto, pittori materici). Il mio interesse per la pittura è cessato di colpo per una decina o una quindicina d’anni, dal periodo della pittura astratta a quello della pittura «pop». Ora l’interesse riprende. Sia nel ‘43 che adesso i temi della mia pittura non possono che essere stati e essere famigliari quotidiani, teneri e magari idillici.
Malgrado la presenza cosmopolita di Longhi - la mia Nous nemmeno pregata, allora, tanta era l’adorazione - la mia pittura è dialettale: un dialetto come «lingua per la poesia». Squisito, misterioso: materiale da tabernacoli. Sento ancora - quando dipingo - la religione delle cose. Forse una parentesi di trent’anni fa sì, che in questo campo, il tempo non sia passato, e io mi ritrovi, davanti a una tela, al punto in cui ho smesso di dipingere.
Naturalmente tra i miei idoli (dimenticavo) c’era anche Morandi. Non posso allora tacere il mio immenso amore per Bonnard (i suoi pomeriggi pieni di silenzio e di sole sul Mediterraneo). Vorrei poter fare un quadro un po’ simile a un suo paesaggio provenzale che ho visto nel piccolo museo di Praga. Nel peggiore dei casi, vorrei poter essere un piccolissimo pittore neo-cubista. Ma mai, mai, potrò usare il chiaroscuro, né soffiare il colore, con la spugnosa purezza e perfetta pulizia che sono necessarie al cubismo. Ho bisogno di una materia espressionistica, senza possibilità di scelta. (Come si vede, anche i dilettanti hanno i loro appassionati problemi).
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O Cla, non semplificare troppo il discorso: su quelli che chiami 'sequenza di immagini idealizzate', cioè gli ideogrammi cinesi e giapponesi, i bambini delle scuole di laggiù si spezzano la schiena per anni. |
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Potrei anche tornare alla stupenda fase della pittura… Sento già i cinque o sei miei colori amati profumare acuti tra la ragia e la colla dei telai appena pronti…
Se penso alla piccola aula […] in cui ho seguito i corsi bolognesi di Roberto Longhi, mi sembra di pensare a un’isola deserta, nel cuore di una notte senza più una luce. E anche Longhi che veniva, e parlava su quella cattedra, e poi se ne andava, ha l’irrealtà di un’apparizione. […] Solo dopo Longhi è diventato il mio vero maestro. Allora, in quell’inverno bolognese di guerra, egli è stato semplicemente la Rivelazione.
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i cinesi e i giapponesi ancora oggi comunicano per immagini
almeno due miliardi di persone usano le immagini per esprimersi
e comunicare concetti di altissimo livello in tutti i campi dello scibile
umano
e qui, anche se non me lo consenti
dico ugualmente che non è affatto vero.
Sti 2 miliardi di persone comunicano attraverso una scrittura, non sono cavernicoli che tinteggiano una grotta per comunicare tra loro.
Cmq se a te fa piacere, puoi continuare la tua presenza in com solo attraverso immagini e foto eh.
Poi se ti capiamo, bene, altrimenti passeremo oltre.
Ma sant'iddio
possibile che si deve discutere su tutto...
ma cosa ci distingue da un licaone, il fatto che ragioniamo e possiamo parlare e scrivere
o il fatto che noi interpretiamo meglio di lui le immagini...
no perchè a me sa tanto, che se dobbiamo fare una gara di immagini, lui ci batte eh
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un conto è comunicare sentimenti (o sensazioni) per immagini o attraverso la musica, o la danza (= siamo nel campo dell'arte)
un conto è comunicare dei CONCETTI: vorrei capire come si può parlare di fisica, di neuroscienze o di economia "per immagini".
è vero che in Giappone, in Cina, in Corea si adoperano gli ideogrammi... ma non si tratta di "immagini" come sostiene allegramente Claretta, si tratta di modalità di scrittura più complesse della nostra, per la sfiga degli scolari orientali, anche nelle versioni semplificate (so che esiste un alfabeto giapponese dove ciascun ideogramma rappresenta una SILLABA)...
ora, io credo che se da quelle parti sono arrivati ad inventarsi un alfabeto sillabico, il prossimo passo sulla strada della semplificazione sarà quello di approdare ad un qualcosa di simile al nostro alfabeto, immagino con una trentina di ideogrammi al massimo che saranno sufficienti a riprodurre tutte le vocali e le consonanti della lingua giapponese....
se questa semplificazione sia possibile anche per il coreano e il cinese non lo so... |
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Hanno, eccome, una scrittura grafematica - anche perché, altrimenti e parlo per iperbole, come farebbero a rappresentare il 'concetto' di per es. una sillaba o di una vocale? Una volta dalla gestora di un ristorante cinese mi feci scrivere 'Enrico' e la signora ci riuscì senza problemi, quindi... |
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Tornando a Pasolini, credo che rimanga valida la distinzione fatta in quello scritto tra "progresso" (che io intendo come autocoscienza, arricchimento interiore, autorealizzazione sul piano umano) e "sviluppo" (economico).
Mi sembra di ricordare che lui fosse nostalgico di quell'Italia contadina che a cavallo del 1960 era stata spazzata via dall'industrializzazione, dalla emigrazione interna dal Sud al Nord, e dal consumismo... un'Italia che Pasolini idealizzava fin troppo, vedendola come un mondo dove vigevano ancora valori di alta umanità e solidarietà...
...ma ammesso che quell'Italia lì, con quei valori dico, jn passato fosse esistita veramente (ed io - conoscendo i miei polli - non ci credo neanche un po') neppure Pasolini pensava che si potesse tornare indietro per rivitalizzare una civiltà arcaica, ormai spazzata via dallo "sviluppo"...
...quindi la soluzione non c'è... |
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Finché si fosse fermato là tutti d'accordo, o Bepy; il fatto è che ha preteso di dare una valenza un po' troppo estremizzata ai concetti di sviluppo e di progresso, e Vakka ha fatto bene a porre la provocatoria questione: se lo sviluppo industriale avviene producendo non beni di consumo ma beni essenziali, per improbabile che ciò possa essere?
O Cla, nessuno si sogna di negare l'importanza del linguaggio per immagini, soprattutto quello del quale stai parlando tu: in effetti non riusciamo a concepire nessuna civiltà, nessuna società che non si occupi (anche) di pittura.
Però ho idea che il linguaggio testuale sia insostituibile per mille aspetti del vivere; poi, vabbe', possiamo anche divertirci a tradurre un linguaggio fatto di immagini in un testo completo (un po' è quello che fanno i critici d'arte, ma potremmo estendere il discorso anche ai critici musicali), e viceversa da un testo ricavare un'immagine o più (be', lo fa il cinema, sempre se vogliamo). Ma non sempre fare ciò serve a qualcosa, temo.
E sempre il linguaggio testuale, per chi non possiede il dono del saper dipingere o del saper comporre musica (un'esigua minoranza tra la popolazione), è praticamente l'unica risorsa per comunicare, oltre al fatto che, credo di averlo già detto, 'più parole, più idee'; insomma, un arricchimento del linguaggio (e lo dimostrano alcuni studi) è anche un'elevazione delle capacità mentali. |
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non voglio sostenere che si debba comunicare solo per immagini, che
tra l'altro per me sarebbe complicatissimo, visto non saprei disegnare
neppure uno smile, se non avessi la tastiera
diciamo pure che sono negata per qualsiasi cosa possa produrre immagini,
e non sono certo io quella che riempie la com di immagini copincollate
ma se le ritengo utili per suggerire un concetto o per esprimere una opinione,
non vedo il motivo per cui dovrei autocensurarmi
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O Cla, ma mi pare si sia detto che un segnale di caduta massi, o di STOP, si fa prima a rappresentarli col disegnino - a tutto vantaggio, aggiungerei, della loro internazionalità.
Io, per esempio, sono polemico da quando è nata Phalla con l'uso eccessivo di emoticon, che già contestavo anche nelle chat ritenendole un modo come un altro di portare il cervello all'ammasso. Adesso lo si fa (portare il cervello all'ammasso) attraverso una semiotica polivalente - vedi le simpatiche cartoline in Facebook delle quali parlavo l'altro giorno: ecco, quelle sono sia testo che immagine, ce n'è per tutti i gusti: l'emoticon parlante, urrà! Finalmente! |
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http://lastanzadeideficienti.ning.com/forum/topics/per-la-signora-merendina
http://lastanzadeideficienti.ning.com/forum/topics/il-potere-delle-immagini
Il potere dei ghostwriter. |
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O Chiu', già da ciò che scrivi qua si capisce che invece ti interessa eccome; del resto è chiaro a tutti che non fai che dibatterti come un pesce in una pozzanghera per farti notare. Le tue dichiarazioni di modestia, quindi, riservale per qualcuno più stupido di me.
.... e ti faccio notare che alle mie poche righe hai risposto con una valanga di parole, sempre a carattere autoapologetico - anche questo è sintomatico di due fatti: 1. che ci devi "rientrare" a tutti i costi; 2. che ci ho azzeccato, e infatti quello che hai riportato, fra l'altro, è un ammasso di parole alle quali quel matto di Peter(gnoc) non ha fatto molta fatica a fare parodia. |
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