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General: Spazio Verde
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Respuesta  Mensaje 1 de 699 en el tema 
De: botia  (Mensaje original) Enviado: 01/11/2010 06:31


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Respuesta  Mensaje 520 de 699 en el tema 
De: Ketty Frega? Enviado: 07/03/2012 06:43
strano però.........non sapevo che il prenderlo nel culo facesse ridere
 
Nooooo, eppure hai riso tanto, anche troppo  negli anni passati....mahhh

Respuesta  Mensaje 521 de 699 en el tema 
De: Ketty Frega? Enviado: 07/03/2012 07:49
Peter, usa tutta la pietas di cui disponi e cancella il post qui sopra, grazie

Respuesta  Mensaje 522 de 699 en el tema 
De: Peterpan® Enviado: 07/03/2012 20:44
M'era sfuggito, pardon... ma l'ipodotato dov'è?

Respuesta  Mensaje 523 de 699 en el tema 
De: botia Enviado: 08/03/2012 05:42

Quell’inno vuoto e retorico ora lo celebrano in coro per colpire la nostra identità

L’inno di Mameli in classe? Non è un segno di forza, ma di debolezza profonda. Le nazioni vere, quelle che stanno insieme per le leggi della storia e della terra, non hanno bisogno di ripetersi in continuazione quanto sono fiere di essere nazione. L’Italia postunitaria è il Paese dei monumenti a Garibaldi, Mazzini e Vittorio Emanuele II, brutti e onnipresenti. Dall’unità d’Italia in avanti, questo Paese è prigioniero di una monumentalità quasi sempre priva di gusto, che fa a pugni con quindici secoli di storia artistica, musicale e letteraria. I simboli, artificiali e vuotamente retorici, di un Risorgimento di maniera ci perseguitano, come una religione civile incapace di generare vera moralità politica, ma abbondantemente ipocriti e vuoti. Da qualche anno, oltre alla Via Roma immancabile in ogni città e paesino per decreto fascista mai revocato, sembra non si possa fare a meno di Via Unità d’Italia, con la sola, ovvia eccezione del Tirolo Meridionale, che tiene duro e che difficilmente digerirà l’imposizione dell’inno di Mameli. E poi, se anche fosse, li obbligheranno a cantarlo in italiano, o per l’occasione sarà predisposta la versione tedesca? L’inno di Mameli è per convenzione l’inno nazionale italiano, dato che, a differenza del Tricolore, non è esplicitamente indicato come tale nella Costituzione. Sino a pochi anni fa, la cultura di Sinistra, l’unica che pare avesse diritto di cittadinanza nella scuola di Stato, lo definiva brutto e vuotamente nazionalista. Ora, in tempi di inciuci bancari, con Berlusconi che va a braccetto con Bersani e Fini (in Val Susa fanno tutti affari d’oro, dalle cooperative rosse ai cementificatori dell’hinterland milanese e romano), l’inno di Mameli è diventato improvvisamente bello e poetico, al punto che il Ministero della Pubblica Istruzione, per volontà della più vasta maggioranza parlamentare dai tempi in cui c’era Lui e i treni arrivavano puntuali, si accinge a renderlo obbligatorio in tutte le scuole del Regno. Vedremo i nostri studenti delle superiori compìti e sull’attenti cantare davanti al ritratto del Presidente e al Tricolore, che «schiavi di Roma Iddio li creò». Sentiremo vibrare di sentimento patrio i petti della nostra meglio gioventù: libro e moschetto fascista perfetto! A quando la reintroduzione dei Figli della Lupa e dei Balilla? Tempi strani, questi, in cui il leader di un partito della coalizione di governo invita a non disperdere i voti sulla Lega, unico partito di opposizione, perché «altrimenti si favorisce la Sinistra», con cui, peraltro, è al governo. Sono tempi di rigurgiti nazionalistici, evidentemente ed esclusivamente in funzione antileghista, ma soprattutto di paradossi. Se la Lega è un partito piccolo e in disfacimento, perché tanta paura? E, inoltre, come si può coniugare tale e tanto sentimento patrio con la volontà di introdurre la cittadinanza facile e veloce? Come si può dire di amare l’Italia, e poi svenderne la sovranità alle grandi banche transnazionali per cui ha lavorato e lavora il Premier? Come si può chiedere di cantare in tutte le classi un inno che recita «Giuriamo far libero il suolo natìo», e poi umiliarne i confini, spalancandoli a centinaia di migliaia di clandestini, in ossequio a un umiliante diktat europeo. Si può, limitandosi a una verniciatura nazionalistica di comodo, se serve a coprire le magagne del peggiore centralismo romano. Perché se l’Italia è una, nel senso che piace a Lorsignori, allora nella scuola gli insegnanti devono essere legati al sistema scolastico nazionale, un obbrobrio inventato per consentire ai laureati della Magna Grecia di riempire le scuole del Nord, passando sistematicamente davanti agli insegnanti piemontesi, lombardi, veneti... Perché, se l’Italia è una, come la Tesoreria che Monti vuole piazzata a Roma, allora continuerà a essere lecito il sistematico saccheggio delle risorse fiscali e finanziarie del Nord a favore della Casta romana e della parte peggiore del Sud. Perché, se l’Italia è una, come l’Agenzia delle Entrate, allora le regioni del Nord devono solo pagare e tacere. Anzi, in fondo, è persino coerente che si imponga ai nostri studenti di cantare quell’Inno. La scuola, come la vogliono Lorsignori, non deve insegnare a pensare né, per la verità, nemmeno a fare e lavorare, vista la disoccupazione di massa che le manovre del governo degli usurai sta prospettando alle giovani generazioni come un destino ineluttabile. Suvvia, ragazzi, distraiamoci un po’, in estate ci saranno i mondiali di calcio e lì, forse, l’inno di Mameli potrebbe anche servire a qualcosa.

GIUSEPPE REGUZZONI

 


Respuesta  Mensaje 524 de 699 en el tema 
De: Peterpan® Enviado: 08/03/2012 18:14
...Aò, pubblica l'Inno a Bossi e canteremo quello...

Respuesta  Mensaje 525 de 699 en el tema 
De: Ketty Frega? Enviado: 09/03/2012 06:06
O magari, l' Inno al sole (delle alpi) ehhh, Peter.
 
L' obbligo dell' inno di Mameli NON mi piace, come NON mi piaceva quando a scuola ci andavo io e si doveva cantarlo.

Respuesta  Mensaje 526 de 699 en el tema 
De: Peterpan® Enviado: 09/03/2012 07:04
C'è di meglio e c'è di peggio, cosa dirti? Appunto: ci hanno insegnato quello e quello, diciamo, abbiamo nel cuore. Si può poi dissertare sulla metrica, sul testo stesso, ecc; ma il nostro inno è quello, ben lo percepivo quando ero all'estero e per caso mi capitava di ascoltarne qualche nota.

Respuesta  Mensaje 527 de 699 en el tema 
De: Ketty Frega? Enviado: 09/03/2012 07:15
Ho detto che non mi piace l"obbligo" di cantarlo, non l' inno in sè

Respuesta  Mensaje 528 de 699 en el tema 
De: Peterpan® Enviado: 09/03/2012 07:54
Gli obblighi non piacciono a nessuno. Adesso che sei grande credo che nessuno ti imponga di cantarlo. Da piccoli il discorso è necessariamente diverso: se non ci avessero obbligati a imparare a memoria le tabelline non sapremmo fare nemmeno una moltiplicazione a una cifra senza la calcolatrice...

Respuesta  Mensaje 529 de 699 en el tema 
De: Ketty Frega? Enviado: 09/03/2012 08:18
Senti, Peter, a te a scuola nessuno ha obbligato a cantarlo. A me sì: eravamo nel primo dopoguerra e le lezioni di musica consistevano nel cantare inni, mentre ci si spostava all' interno della scuola eseguendo ordini militareschi: attenti....riposo....avanti march....per fila sinist....passo! E via così.
Fanculo certi obblighi (che con la matematica non c' entrano niente).

Respuesta  Mensaje 530 de 699 en el tema 
De: botia Enviado: 11/03/2012 08:01
eccerto oh Magus.........poi però tirarono via l'inno obbligatorio e invasero la scuola
e nelle ricreazioni cantavano bella ciao
dov'è la differenza

Respuesta  Mensaje 531 de 699 en el tema 
De: Peterpan® Enviado: 11/03/2012 08:08
O Magus, anche a scuola da me, primi anni '60, funzionava in maniera simile. Ma non sentivo il peso della dura imposizione, forse ero un incosciente io... Del resto, dai, siamo ancora fortunati a non essere nati sotto certi regimi che davvero ti facevano il lavaggio del cervello fin da piccolo, altro che quattro canzoncine e marciare a ritmo. Ti sarebbe piaciuto un sistema così?

Respuesta  Mensaje 532 de 699 en el tema 
De: botia Enviado: 14/03/2012 05:21
La famiglia è una sola: quella naturale
 
 
"In Italia non c'è la tutela giuridica della famiglia omosessuale, semplicemente perché la famiglia omosessuale non esiste, né mai esisterà". Con queste parole l’europarlamentare della Lega Nord Mara Bizzotto commenta l'approvazione da parte del Parlamento Europeo di una relazione sulla parità di genere nell'UE che inserisce espliciti riferimenti volti "alla tutela giuridica delle coppie dello stesso sesso". "Se il Parlamento Europeo e la Commissione, dopo aver imposto direttive e regolamenti assurdi, pensano di cambiare anche la definizione di famiglia, si sbagliano di grosso - aggiunge l'eurodeputata della Lega Nord, intervenuta nel corso del dibattito che si è svolto a Strasburgo in occasione della seduta plenaria - La famiglia è una sola ed è quella formata da un uomo, da una donna e dai loro figli". La reazione dell'On. Bizzotto, che ha creato non poco clamore all'interno dell'assise di Strasburgo, nasce dal fatto che l'eurodeputata olandese dell'ALDE Sophia In't Veld ha inserito all'interno della propria relazione sulla parità di genere tra uomini e donne nell'UE un riferimento alla "definizione restrittiva di famiglia utilizzata dagli Stati Membri con lo scopo di negare la tutela giuridica alle coppie dello stesso sesso e ai loro figli" e invitava "la Commissione e gli Stati Membri a elaborare proposte per il riconoscimento reciproco delle unioni civili e delle famiglie omosessuali a livello europeo". "In Europa, come in Italia, una parte della sinistra prova in tutti i modi ad inserire il concetto di unioni civili e famiglie omosessuali all'interno delle varie iniziative legislative - dichiara Mara Bizzotto - Tuttavia sono fermamente convinta che nel nostro Paese non si arriverà mai alle nozze gay e il recente battibecco che si è scatenato all'interno del PD ne è l'ennesima conferma". "Io non nego la tutela dei diritti degli omosessuali - conclude la Bizzotto - quello che nego è la tutela giuridica delle famiglie omosessuali, che in Italia non esistono e non esisteranno mai, semplicemente perché la famiglia da tutelare, quella che anche il Parlamento europeo quindi dovrebbe tutelare, è la famiglia tradizionale: quella formata da un uomo, da una donna e dai loro figli".

Respuesta  Mensaje 533 de 699 en el tema 
De: botia Enviado: 20/03/2012 05:19
Liberalizzazioni, dai tecnici nessuna vera riforma
“Nessuna vera liberalizzazione, mancata crescita, privilegi mantenuti per le grandi realtà economiche, bancarie, assicurative e per i settori aereo e ferroviario. e rapina a danno degli enti locali. Ecco l’unica sintesi possibile per il decreto liberalizzazioni che il governo dei professori ha saputo partorire: un topolino che dovrebbe traghettare il Paese fuori dalla crisi e che invece non porterà nessun cambiamento”. Questo il commento del vice capogruppo della Lega Nord alla Camera, Alessandro Montagnoli, intervenuto in Aula, in discussione generale sul decreto. “Cari ministri, dovete prenderne atto: in questo decreto non c’è assolutamente niente che possa far bene al Paese, alle imprese e ai lavoratori. è solo aria fritta, ma di questo i cittadini se ne stanno già accorgendo, non sono così stupidi. Tutti i gruppi parlamentari – incalza Montagnoli – Lega in primis, hanno presentato emendamenti per migliorarlo, eppure siete andati avanti per la vostra strada, senza ascoltare niente e nessuno. Agendo per decreto con il benestare di un arbitro che evidentemente non è più super partes”.
“Solo la Lega Nord – dice Montagnoli – ha condotto una battaglia coraggiosa, cercando di limitare al minimo i danni di un vero e proprio scempio. Eppure avete liberalizzato l’orario di apertura dei negozi: con quale scopo? Fare un favore ai grandi centri commerciali, uccidendo i piccoli commercianti e le loro famiglie. Dimenticando persino che la competenza in materia è regionale. Non è certo aumentando l’orario di apertura degli esercizi commerciali che l’economia si rimette in moto: senza soldi non ripartirà mai. E la politica di questo esecutivo è solo recessiva”.
“Avete modificato la normativa dei servizi pubblici gestiti dagli enti locali senza tener conto dell’esito del referendum e soprattutto della distinzione fra enti e società ben gestite e i vari carrozzoni, – spiega Montagnoli – andando a modificare, tra l’altro, una norma che il governo precedente aveva approvato almeno per gli enti locali di minori dimensioni”. “Cosa c’entra – chiede il vice capogruppo della Lega a Montecitorio - con le liberalizzazioni la concessione da parte dei Comuni della residenza in due giorni? Complimenti davvero: prima di scrivere un decreto vi consiglio di scendere nel mondo reale”. “Per non parlare – conclude Montagnoli – della rapina fatta ai danni degli enti locali con l’introduzione della tesoreria unica. Dovevate proseguire sulla strada intrapresa con il federalismo e con l’immediata applicazione dei costi standard e, invece, avete introdotto la più centralista delle norme, con cui lo Stato ruberà 9 miliardi di euro agli enti locali. Dovete vergognarvi. Ad ogni modo l’autonomia e l’indipendenza i cittadini se la prenderanno da soli con l’aiuto della Lega Nord”.

Respuesta  Mensaje 534 de 699 en el tema 
De: botia Enviado: 20/03/2012 05:25

In merito alle dichiarazioni del Governatore campano, Stefano Caldoro, è intervenuto il Presidente della Commissione Bilancio di Regione Lombardia, Fabrizio Cecchetti.

“Siamo francamente stanchi – afferma Cecchetti – dei piagnistei di Caldoro. Affermare che le aziende campane sono “discriminate” rispetto a quelle lombarde è veramente qualcosa di ridicolo e mortificante rispetto alla verità dei fatti. Il Governatore campano lamenta ritardi maggiori nel Sud nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni alle imprese rispetto a quanto avviene nelle Regioni del Nord e conclude con l’ennesima richiesta al Governo di maggiori liquidità. Tradotto significa che vogliono spillarci altri soldi e per la precisione quelli dei nostri enti territoriali che il Patto di stabilità non ci consente di utilizzare.

Quello che Caldoro però si cura di non dire è che i loro ritardi nei pagamenti sono dovuti ai tanti e troppi sprechi del sistema di assistenzialismo meridionale, fra cui un mare di dipendenti pubblici di dubbia utilità, una sanità inefficiente ma pagata molto di più rispetto a quella lombarda e tanti altri canali di uscita delle risorse pubbliche più o meno limpidi. A questo punto chi è causa del suo male pianga se stesso. Non si può continuare a campare seguendo ciecamente la logica partenopea del “chiagne e fotte”, dove a farne le spese sono sempre i soliti. Dato il periodo di crisi e considerato il fiume di denaro che per 60 anni abbiamo spedito in quelle zone – conclude Cecchetti – i lombardi si sono decisamente stancati di pagare per gli altri.”



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