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General: Verde Verità
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De: botia (Mensaje original) |
Enviado: 14/05/2011 07:49 |
da oggi potrete leggere notizie sagge buone e giuste |
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Credo sia più facile "spazzare via" la camorra che insegnare ai napoletani la raccolta differenziata.
(Piccola discussione tra me e l'operatore ecologico)
... Scusi, perchè non mi ha portato via il sacchetto della carta?
... Glielo spiego subito, signora: il pacchetto di sigarette va nella carta, il nylon che lo avvolge, nel secco, l'alluminio nella plastica!!!
.... Ah, ecco, mi scusi 
.... Che sia la prima e l'ultima volta!!!
.... (E io pagoooo). |
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De: botia |
Enviado: 06/10/2011 04:29 |
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De: botia |
Enviado: 07/10/2011 04:16 |
NAPOLI BRUCIA ANCORA
COSì SI ALZANO LO STIPENDIO
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De: botia |
Enviado: 08/10/2011 04:28 |
BOSSI detta le priorità politiche: «Il 2013 è troppo lontano per andare alle urne». Poi aggiunge: «Padania nazione stimata che tiene in piedi il Paese». CALDEROLI: «Noi idee chiare ma aspettiamo il premier»
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De: skikko |
Enviado: 10/10/2011 22:06 |
Il congresso di Varese spacca il Carroccio “Canton segretario di nessuno”
Uno striscione apparso stamani davanti alla sede leghista conferma il malumore contro Bossi e il Cerchio magico. I militanti strappano le tessere e lasciano gli incarichi. E' ormai rivolta interna contro "i vertici che hanno perso la bussola"
La Lega si sveglia frastornata dal congresso di domenica. Nella notte a Varese, davanti la sede leghista di via Magenta, qualcuno ha esposto uno striscione emblematico del clima che si respira nel partito: “Canton segretario di nessuno”. Parole impresse a lettere cubitali che testimoniano il livello dello scontro in atto nel Carroccio. Una lotta che non è fatta tanto contro il nuovo segretario provinciale, ma contro i vertici del partito che lo hanno imposto. è la storia di una lotta tra la base e il cerchio magico di Bossi. Tra chi chiede democrazia, trasparenza e rispetto delle regole e chi, dall’altra parte, impone e gestisce il partito a suon di diktat e forzature.
In queste ore i telefoni dei quadri locali e regionali sono bollenti. è un continuo di chiamate e racconti: “è stata una cosa allucinante, ma non possono averla vinta” e via di questo passo. Qualcuno pensa già alle contromosse, alle cose da fare quando arriveranno sospensioni ed espulsioni. E sono già stati ventilati anche esposti in Procura per falso ideologico. Su questa idea al momento nessuno si espone, ma con la garanzia dell’anonimato spiegano: “Alla prima espulsione si andrà in Procura. I verbali del congresso di un partito dicono cose che non sono avvenute realmente. Non mi sembra una cosa da prendere così alla leggera”.
Poi si fanno i calcoli sulle strategie e sui numeri, si pensa al direttivo provinciale, dove il neosegretario Canton è in minoranza. Insomma, sembrano esserci due leghe. Canton è stato voluto dal Cerchio magico e imposto da Bossi, ma non è né con Bossi né con Marco Reguzzoni che se la prendono. Al contrario, sono imbufaliti con quei personaggi che credevano vicini, in particolare per il comportamento di Giancarlo Giorgetti e Andrea Gibelli (presidente dell’assemblea varesina). Il primo ha convinto gli altri candidati in corsa per la carica di segretario ad abbandonare la gara, il secondo “per il bene della Lega” ha proclamato il vincitore senza passare dal voto. Ed è proprio questo uno dei punti più discussi nel day after: “Ci sentiamo traditi”, spiegano. “Non ci hanno fatto votare ed è anche contro il regolamento”.
Un regolamento che i registi dell’assemblea di domenica 9 ottobre hanno interpretato a loro uso e consumo, dando al presidente la facoltà di decidere l’elezione per acclamazione, proprio mentre la base chiedeva a gran voce il voto e nonostante le regole chiare emanate dalla Segreteria organizzativa federale del partito, che sul voto nei mesi scorsi aveva emanato una lettera di chiarimento. Un testo inequivocabile che sta rimbalzando nelle caselle di posta elettronica di tutti i militanti traditi.
La lettera, che ha per oggetto “candidatura unica – chiarimenti su voto segreto”, non lascia molti margini all’interpretazione: “Specifichiamo che in occasione di Congressi od Assemblee a qualsiasi livello, in presenza di un solo candidato alla carica di Segretario, dovrà essere obbligatorio il voto segreto. Il candidato unico risulterà validamente eletto solo se otterrà il voto favorevole del 50% più uno dei votanti”. Di fronte ad una simile mancanza di rispetto per le regole interne al movimento la maggior parte dei militanti non ha potuto far altro che gridare allo scandalo. Così volano stracci.
Basta sfogliare le pagine dei quotidiani locali o sbirciare sulle bacheche facebook dei leghisti varesini per tastare il polso della situazione. “Q uello che ho visto al congresso non lo dimentico facilmente”, ha dichiarato il sindaco di Caronno Varesino Mario De Micheli al quotidiano La Provincia di Varese. “Ci è stato impedito di votare . Ha vinto un personaggio che vale al massimo il 30% delle preferenze. Non lo considero il mio segretario, perché non lo ho votato. E la cosa grave per il partito è che noi militanti ci siamo compattati contro il gruppetto reguzzoniano”. Poi De Micheli continua nel suo racconto: “E’ assurdo, non hanno fatto parlare il segretario uscente. Gli è stato impedito di fare il discorso. Il segretario entrante non ha avuto nemmeno le palle di presentarsi a parlare. E, ribadisco, non abbiamo potuto votare. Ora se vogliono segarci ci seghino, resta un fatto: la Lega ha perso consensi in modo importante. Siamo diventati un partito come gli altri”.
Accanto alle sue dichiarazioni anche quelle di altri militanti e segretari di sezione , come Adriano Carollo: “Ci hanno tolto la democrazia. Ho sempre sentito dire da Bossi che il potere viene dal popolo, oggi mi hanno imposto un solo nome: o questo o questo. Oggi sono stato trattato come una pezza da piedi. Quando Gibelli ha imposto il nome, io sono andato da lui dicendogli che ci ha tolto la democrazia perché il potere viene dal popolo. Sono uscito perché ero nervoso e poi la sicurezza non mi ha fatto più rientrare. Queste sono cose che faceva il soviet supremo, non sono i giornalisti che inventano, è il movimento che non è più lo stesso”.
Altri hanno già deciso di rimettere la propria tessera, di dimettersi dalle cariche interne al movimento: “Qui si rischia un azzeramento del partito, una situazione che rischia di andare ben oltre Varese”. In queste ore la fronda si sta organizzando, sta cercando una strada coesa per affrontare la situazione, alcuni in fondo al tunnel vedono uno spiraglio di luce: “Il casino di domenica ci ha aiutato a superare le nostre divisioni interne. I militanti non sono mai stati uniti come in questo momento contro quei vertici che hanno perso la bussola”. Appunto. Uniti contro i vertici. Contro il Capo, il Senatùr, il secessionista ministro romano Umberto Bossi.
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almeno dillo che hai preso l'articolo dal Corriere della Serva, altrimenti si
potrebbe pensare che l'hai trovato su La Padania, e allora non sarebbe
proprio del tutto credibile, direi 
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i giornalisti del Corriere dovranno pure, prima o poi, accorgersi che chi
legge ha memoria e sa anche fare due più due
dietro le rogne di Varese c'è solo Speroni, e io l'ho capito proprio leggendo
il Corriere nei mesi scorsi
solo che adesso è più utile fare credere che ci sia un braccio di ferro tra Maroni
e Bossi, come se Maroni potesse, da solo, fare cadere il governo
il mondo è sì pino di besughi, ma non tutti quelli che leggono il Corriere lo sono 
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De: skikko |
Enviado: 19/10/2011 17:16 |
Lombardia, la Lega contro la macellazione islamica. Ma al voto è lei a uscirne a pezzi
Il Carroccio presenta in consiglio regionale una mozione per vietare il rituale, ammantandola di ragioni animaliste. Ma le vota contro anche il Pdl, e s'indigna la comunità ebraica. Cremonesi (Sel): "Però ai fringuelli sparano"
Renzo Bossi
La Lega a caccia di consensi resta sola in aula, fa un tonfo clamoroso e manda su tutte le furie il delfino Renzo Bossi che insulta i colleghi. Non è passata la mozione presentata ieri dai consiglieri del Carroccio in Regione Lombardia per bloccare la macellazione rituale degli animali in Lombardia. Al momento del voto, infatti, i leghisti sono stati gli unici favorevoli mentre gli alleati del Pdl hanno votato contro o si sono astenuti provocando l’ennesima frattura nella maggioranza che governa la Regione. La vicenda però assume contorni surreali perché la mozione che voleva stabilire un principio di attenzione alla cura degli animali malcelava l’ennesimo tentativo di marcare un punto contro la comunità islamica. Tanto che nelle prime quattro righe della mozione (scarica il documento) si fa riferimento al fatto che “la pratica della macellazione rituale appare purtroppo molto diffusa anche in Lombardia a seguito dell’aumento della popolazione straniera di religione diversa da quella cristiana, in particolare di religione islamica”. Il blitz però finisce male perché nel pasticcio la Lega non solo perde gli alleati per strada ma finisce per attirarsi le ire sia della comunità islamica che di quella ebraica. Entrambe infatti, alla vigilia del voto, hanno contestato la mozione parlando apertamente di una battaglia ideologica discriminante. Inutili le telefonate del vicepresidente della Comunità ebraica di Milano Daniele Nahum al capogruppo della Lega in consiglio regionale Stefano Galli. Inascoltate le critiche del Coordinamento delle moschee di Milano (Caim) espresse da Davide Piccardo. La Lega tira dritto e va in aula con la sua mozione a caccia di polemiche. Durante la discussione prova a metterci le pezze il consigliere-veterinario del Pdl Sante Zuffada: prova a disinnescare la crociata dell’alleato con un emendamento che ridimensiona il testo della mozione, riportandola nei limiti delle competenze regionali e auspicando una risoluzione per mettere all’ordine del giorno problemi etici relativi allo stordimento degli animali. Niente da fare. I leghisti si accorgono di essere rimasti soli e si lanciano in disperati appelli, facendo balenare perfino il rischio che sui banchi delle macellerie dei comuni supermercati possano finire partite di carne provenienti dalla macellazione rituale. Neanche paventare questo pericolo ricuce le fila della maggioranza che va al voto completamente spaccata. Nelle file del Pdl c’è stato addirittura chi ha votato “no” insieme con l’opposizione, come il capogruppo Paolo Valentini. Che ha poi dichiarato: “Se c’è un problema di ordine pubblico la sede in cui discuterne non è il consiglio regionale. Sono contrario a provvedimenti che limitano la libertà religiosa”. Anche perché all’inizio della seduta, fa notare lo stesso Valentini al ilfattoquotidiano.it, i consiglieri hanno commemorato il missionario italiano ucciso nelle Filippine. “Non è che due ore dopo possiamo prestarci a una crociata contro le religioni diverse da quella cristiana perché se siamo per la libertà di culto lo siamo in ogni caso e non siamo disponibili ad assecondare battaglie ideologiche che riducono problemi complessi di integrazione etnica e religiosa a pratiche che appartengono alla politica spicciola”. Del resto la messa fuori legge della macellazione rituale avrebbe portato al prossimo Ramadan allo scontro diretto. “Se questo era l’obiettivo, il Pdl ha voluto prestare il fianco”, dice Valentini. L’opposizione allarga le braccia e lascia che la Lega faccia un tondo clamoroso per poi sparargli contro tutti i colpi, rilevando una per una le contraddizioni che l’operazione antimacellazione si porta dietro. Il Carroccio, infatti, è da sempre sostenitore della caccia in deroga. Da qui, la conseguente ironia: “Ai leghisti – ha detto Chiara Cremonesi di Sel – risulta impossibile non utilizzare l’Islam per fare un po’ di becera propaganda. Loro, i fautori a oltranza della caccia in deroga, abituati a sparare senza l’ombra di un rimorso a peppole e fringuelli, si sono addirittura improvvisamente riscoperti animalisti. Ma hanno fatto male i conti”. “La Lega è riuscita nell’improbabile impresa di mettere d’accordo la comunità islamica con la comunità ebraica, una parte della maggioranza con l’opposizione. Uscendo dall’aula scornata”, commenta Giuseppe Civati per il Pd. Quando poi Giulio Cavalli, altro esponente di Sel, conclude il suo intervento invitando Renzo Bossi a preoccuparsi delle sperimentazioni su animali vivi e unirsi alle battaglie sull’allevamento Green Hill incassa dal giovane delfino solo un rituale “vaffanculo”. L’insospettabile vena animalista del Carroccio finisce in farsa ma lo scontro di civiltà per ora è solo rimandato. Intanto però qualcuno ironizza sull’accaduto ricordando l’incidente di caccia occorso al sindaco di Verona Flavio Tosi che in provincia di Udine ha impallinato un giovane ferendolo non gravemente. Niente denuncia per lui, ma rischia di perdere la licenza. “La Lega deve smetterla di spararle”, la battuta che da ieri circola in Lombardia. |
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De: skikko |
Enviado: 19/10/2011 17:19 |
Tribunale di Roma cancella i ministeri al Nord Calderoli: “Non può chiuderli”
I decreti sono stati annullati per condotta antisindacale. Il titolare della semplificazione si scaglia contro il giudice del lavoro: "Non ha il potere di annullare i decreti, non gli spetta". E Grimoldi dei giovani padani rilancia: "Sentenza politica, chiudiamo il tribunale"
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Il tribunale di Roma ha bocciato i ministeri leghisti di Monza per condotta antisindacale. E il primo a reagire è stato Roberto Calderoli: “Non può chiuderli, non ha poteri di cancellare i decreti”. Il titolare della semplificazione, che lanciò l’idea di trasferire dalla capitale alcuni ministeri al Nord, ha annunciato che si consulterà “con la Presidenza del Consiglio, per me quello che deve essere affrontato e rimosso sono gli eventuali problemi sindacali che sono stati portati”, ha detto. “Il tribunale di Roma ha annullato gli effetti rispetto ai problemi sindacali che sono stati sollevati trattandosi di un giudice del lavoro, non poteva né ha l’autorità per annullare i decreti perché questo non gli spetta”, ha concluso il ministro. E Paolo Grimoldi, deputato del Carroccio e presidente dei giovani padani, suggerisce “di valutare la chiusura del Tribunale di Roma, più che dei ministeri di Monza”. Secondo Grimoldi “questa è una sentenza politica, non possiamo fare finta di niente. Bene ha fatto il ministro Calderoli ad annunciare che i ministeri di Monza resteranno operativi. Sarà nostro dovere, a questo punto, esaminare tutti gli atti di questo efficiente Tribunale di Roma e vedere quale altre chicche ci ha regalato in passato”. La vicenda avrà ulteriori strascichi dunque. Ma certo non c’è proprio pace per Umberto Bossi e i suoi, a cui forse in questi giorni bastavano le divisioni interne che stanno lacerando il Carroccio. Il Tribunale di Roma ha annullato gli effetti dei decreti che istituivano le sedi periferiche dei ministeri a Monza. Il colpo di spugna sulle sedi di rappresentanza di villa Reale, porta la firma del giudice Anna Baroncini, ed è stato motivato con la condotta antisindacale. Il ricorso era stato infatti promosso dai sindacati della presidenza del Consiglio che avevano appreso dell’istituzione delle sedi a Monza “dai giornali e dai tg – come spiega Alfredo Macrì, presidente del consiglio direttivo del Sipre (Sindacato indipendente della Presidenza del Consiglio dei ministri) -. La decisione era stata adottata e portata avanti senza coinvolgere le organizzazioni sindacali o attivando, come previsto dalla legge, informazione preventiva e concertazione prima di procedere al taglio del nastro”. Ora un decreto del giudice del lavoro, depositato oggi, annulla gli effetti dei provvedimenti “stabilendo la chiusura – sottolinea Macrì – delle sedi periferiche affidate ai ministri Bossi e Calderoli”, rispettivamente “un dipartimento e una struttura di missione”. Condannando per di più la presidenza del Consiglio al pagamento di un terzo delle spese legali. La sentenza, in realtà, si limita ad annullare gli effetti dei provvedimenti che sono stati adottati con condotta antisindacale. “Di fatto – precisa Macrì – le sedi periferiche cessano di essere strutture della presidenza del Consiglio. Noi ci eravamo spinti più in là, chiedendo l’annullamento dei decreti istitutivi. Ma questo tipo di decisione è stato rinviato al giudice amministrativo. Tuttavia, la sentenza depositata oggi ci dà ragione e rende inagibili le sedi di Monza”. Una vera tegola sulla testa del Carroccio, ai minimi storici in fatto di credibilità. L’apertura della sede di villa Reale era stata annunciata come un vero e proprio trasferimento dei ministeri, tanto da scatenare reazioni delle massime cariche dello Stato, seguite dai commenti al vetriolo del Senatur che ribatteva al Capo dello Stato con tono sprezzante: “Non si preoccupi. Le sedi restano lì”. L’operazione, chiaramente propagandistica, era stata seguita da una raccolta firme lanciata sul sacro suolo di Pontida. Poi è arrivata l’inaugurazione di luglio e un mese e mezzo dopo, con qualche giorno di ritardo sulla data annunciata, gli uffici sono diventati operativi ospitando proteste e qualche riunione (ad alto tasso leghista). è proprio nel mese di settembre che si è scoperto il bluff. Di fronte agli uffici vuoti o per lo più frequentati da esponenti della Lega Nord, il ministro Roberto Calderoli si era giustificato spiegando che si trattava in realtà di “sedi distaccate” e, in ultima istanza, dopo la protesta di alcuni esponenti del Partito democratico brianzolo, i ministeri sono stati declassati a semplici “uffici di rappresentanza”. Sembrava che più in basso di così non si potesse cadere, invece il giudice di Roma ha sentenziato un ulteriore scivolone. “Se decideranno di ignorare questa pronuncia e continueranno ad avvalersene siamo pronti a ricorrere anche al giudice amministrativo. Siamo stufi di regole che vengono puntualmente disattese, non ne possiamo più”, avverte poi Alfredo Macrì, che conclude esprimendo soddisfazione: “per il risultato ottenuto in un periodo in cui tutto il pubblico impiego è fatto oggetto di provvedimenti legislativi discriminatori e di svariati attacchi denigratori anche da parte di autorevoli membri del governo”. E non è la prima volta che la questione dei ministeri leghisti finisce sotto la lente di ingrandimento della magistratura. è di metà settembre la notizia dell’apertura di un fascicolo da parte della procura di Monza per fare luce sulla vera natura degli uffici che, alla prova dei fatti, hanno dimostrato di essere più delle sedi di partito che delle vere e proprie sedi istituzionali. |
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De: botia |
Enviado: 22/10/2011 07:05 |
Mag............com'è?!
LE CASE AL COMITATO “CARLO GIULIANI
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Carlo Giuliani o meno, la speranza sarebbe che 'ste case andassero a chi davvero ne ha bisogno e che non venissero assegnate in base a tessere di partito... mi sono spiegato? |
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De: botia |
Enviado: 22/10/2011 07:48 |
chi di speranza vive................... |
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De: botia |
Enviado: 22/10/2011 08:48 |
chi di speranza vive................... |
...di dissenteria muore, si sa...
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De: skikko |
Enviado: 22/10/2011 12:33 |
quando leggo queste affermazioni me ne vengonos empre in mente altre analoghe tipo
una baconota da 500 euro è un pezzo di carta rettangolare
oppure
un lingotto d'oro è un pezzo di metallo
o anke
la Costituzione è un libretto rilegato
e via dicendo
si tratta di quelle affermazioni innegabilmente vere ma talmente superficiali da essere stupide nell aloro verità essenziale
di solito dietro alle cose ci sono contesti e significati ke mai vedo riportati negli scritti botiani (o padani ke dir si voglia, e quando li riportano sono enfatizzati al limite - e spesso oltre il limite- della palla colossale) |
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De: botia |
Enviado: 05/11/2011 10:36 |
.........per il buon'umore del mio amico Magus
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