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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 28/11/2009 16:27 |
Alda Merini
La fuga
Lasciami alle mie notti ed ai miei benefici di peccato, lasciami nell’errore se decantarmi è compito di Dio! So che mi assolverai delle mie pene: ma ora lasciami umana col cuore róso dalla mia paura. Quando sarò bassorilievo al tempo della Tua eternità, non avrò fronti contro cui capovolgere la faccia.
Alda Merini Testamento a cura di Giovanni Raboni Crocetti Editore 2002
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Jorge Luis Borges
Buenos Aires
E adesso la città è quasi una mappa di tanti fallimenti e umiliazioni; da questa porta ho ammirato i tramonti, davanti a questo marmo ho atteso invano. Qui l’indistinto ieri e l’oggi nitido mi hanno elargito gli ordinari casi d’ogni destino; qui i miei passi intessono il loro labirinto incalcolabile. Qui l’imbrunire di cenere aspetta il frutto che gli deve la mattina; qui l’ombra mia si perderà, leggera, nella non meno vana ombra finale. Ci unisce la paura, non l’amore; sarà per questo che io l’amo tanto.
Traduzione di Tommaso Scarano
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Cristina Sparagana
Haiti
La terra era un coltello di furente miseria e pietra dura. Noi troppo tardi ne avvertimmo il fischio sotto l’amaca verde della luce. I bambini intrecciavano le ossa: un gigante piegò nella sua mano un gran fuoco d’aironi. (Hanno contato il numero dei morti, A ogni passo un ciliegio senza viso Infilato nel buio dei cortili. Tra tuono e culla il pianto è cominciato, In un cielo di mosche. Poi, la sete). Mani di quarzo, mani d’antracite allacciate alla notte. Donne nere con sirene essiccate fra le braccia. Humus, canta una fiaba ai nostri figli Atterriti e dispersi. Fa’ che il sole Introduca una cetra negli abissi. Taci come gli uccisi, tuono oscuro. I perduti ti ascoltano, smarriti.
Inedito
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Costantino Kavafis
Itaca Se ti metti in viaggio per Itaca augurati che ti sia lunga la via, piena di conoscenze e d’avventure. Non temere Lestrigoni e Ciclopi o l’irascibile Posidone: nulla di ciò troverai mai per strada se mantieni elevato il pensiero, se un’emozione eletta ti tocca il corpo e il cuore. Non incontrerai Lestrigoni e Ciclopi né Posidone l’arcigno se non li porti dentro, nel tuo cuore, se non è il cuore a alzarteli davanti.
Augurati che ti sia lunga la via. Che siano molti i mattini estivi in cui soddisfatto e felice entri in porti mai visti prima; fai scalo negli empori dei Fenici e acquisti belle mercanzie, madrepore e coralli, ebani e ambre, e ogni sorta d’aromi voluttuosi, quanti più aromi voluttuosi puoi; e va’ in molte città d’Egitto, a imparare, imparare dai sapienti.
Tienila sempre in mente, Itaca. La tua meta è approdarvi. Ma non far fretta al tuo viaggio. Meglio che duri molti anni; e che ormai vecchio alla tua isola attracchi, ricco di quel che guadagnasti per via, senza aspettarti da Itaca ricchezze. Itaca ti ha donato il bel viaggio. Non saresti partito senza di lei. Questo solo ha da darti.
E se la trovi povera, Itaca non ti ha illuso. Sei diventato così esperto e saggio che avrai capito che vuol dire Itaca.
Traduzione di Nicola Crocetti
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Lionel Attuly
Ti scrivo da Parigi
[...]
Non ho distolto il gesto d’una mano timida e bugiarda e senza forza come già stanca che voleva respingere la mia e che poteva soltanto per soffocar la mia preghiera premere più forte le mie labbra contro un cuore turbato.
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Iosif Brodskij
Non sono uscito di senno, ma sono stanco dell’estate. Cerchi nel cassettone una camicia, e il giorno è perso. Venga l’inverno e copra tutto, presto, le città e le genti e, innanzitutto, il verde. Io dormirò vestito, sfoglierò libri in prestito, finché non se ne andrà per la sua strada l’anno, quel che resta, come il cane che sfugge al cieco e che traversa lungo le strisce pedonali. è libertà se scordi il patronimico del capo, se è dolce la tua bocca più della chalvà di Shiraz e se, col cervello strizzato come il corno di un capro, dall’occhio azzurro nessuna stilla scenderà.
Traduzione di Giovanni Buttafava
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Christoph Wilhelm Aigner
Il contatto
Semplicemente lo voglio dire è stato un contatto casuale e anche un sorriso Nulla piú. Ma ancora ne scaturiscono giorni quasi la terra dondolasse appesa a un grande ombrello di seta blu
Traduzione di Riccarda Novello
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Francisco Véjar
Disegni nei miei occhi la quiete del paesaggio.
Ridi in mezzo alle foglie come se illuminassi pioppi lanciati al cielo.
Porgi amore al crosciare delle rapide perché questa poesia sorga alla terra.
Disegni nei miei occhi la quiete del paesaggio.
Traduzione di Cristina Sparagana
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Pierluigi Cappello
Una lettura
Pioveva fuori. Aprii il libro di Odisseo e il libro cominciò con la sconfitta. Sotto, immaginai, c’era la fitta schiera di cimieri e alte controcielo le aste dei barbari di Grecia; sulle muraglie rosse, ma in lontananza, e delicate come il verde degli steli fra le pietre, quelle dei fanti d’Ilio sbigottiti. L’incantatore greco, qui mi conduce e qui trema – pensai – in mezzo a questa piana di polveri e di terre che hanno veduto rompersi difesa e forza e rovinare all’urto del combattente acheo le armi d’Ettore, il fuoriclasse d’Asia. Pioveva fuori, dentro l’oscillare del pendolo tagliava minuti e il frusciare teso dei fogli. Per tre volte intorno alle mura e trenta miglia almeno, legati gli stinchi al carro di guerra, sconcio e scempio facendone, Achille trascinò le spoglie del principe di Priamo finché, estenuata, la ferocia ricadde come polvere sul campo. Lì posava la testa bruna d’Ettore e potevi vedere di sotto le palpebre malchiuse il bianco delle sclere rovesciate e potevi sentire, ma prima che Achille in alto levasse via nel cielo asta di frassino e urlo di vittoria, salire dal corpo del vinto il silenzio del vincitore vero.
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Iosif Brodskij
Alla luce di una candela, in riva all’oceano. Intorno campi d’acetosa e trifoglio. A sera il corpo ha le braccia di Siva tese verso un’amante inestimabile. La civetta, calando sull’erba, acchiappa un sorcio, senza ragione scricchiolando le capriate. Il sonno in una città di legno è più forte, perché si sogna solo ciò che è stato. Odor di pesce fresco; alla parete si appunta un profilo di sedia, alla finestra debole s’agita un velo; col suo viaggio la luna riaggiusta la marea, come una coperta che via scivola.
Traduzione di Giovanni Buttafava
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Bartolo Cattafi
Il senso giusto
Tutto quello che passa per le tue mani ha una dolce impronta un senso giusto un sapore di semi si riscatta dall’onta del suo essere plumbeo ogni ruga si spiana sull’arco della fronte chi da te si diparte a te ritorna come un pane sparito rifiorito nel forno.
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Michalis Pierìs
Passaggio da Salonicco
Non era un sogno ero di nuovo nella città che mi tenne nelle sue viscere un decennio nella città che rodeva il meglio del mio corpo passeggiai lento lungo il mare le notti salii su alla Rocca ero qui di nuovo, giravo trasparente come se fossi nuvola qui ho sprecato i miei anni spossati che senza forza alcuna e senza potere avevo consegnato alla voluttà.
Alla voluttà di una simile città.
Salonicco, novembre 1993
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Costantino Kavafis
S’è avvolto nelle tenebre il mondo, non temere. Non credere durevole tutto ciò ch’è oscuro. Sei vicino ai piaceri, amico, alle valli, ai fiori: osa, non ti fermare. Ecco, già sorge l’alba!
Solo una nebbia lieve il tuo sguardo intimorisce. La natura benevola prepara sotto il velo ghirlande di rose e di viole, di nobili narcisi per te, profumate ricompense ai tuoi canti.
1886
Traduzione di Nicola Crocetti
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Mario Luzi
Gemma
Che ti mormora il sangue negli orecchi e alle tempie quando è là di febbraio che nel bosco ancora rinsecchito corre voce d’una vita che ricomincia e oscura geme negli animali insonni, s’agita nel mare e oltre il mare nei paesi ricchi e strani ove a tempo il fachiro nella bara di vetro tra vipere si sveglia?
Nei mesi alterni, nella primavera scontrosa un vento cupo chiama alla fatica per la notte piovigginosa i semi e le radici esauste e le ceppaie. è il tempo che soffia nelle ceneri, ravviva le faville sopite, dalle antiche ferite spiccia sangue. Tutt’intorno gli alberi consueti mettono fiori strani.
Rivedo le mie donne, i miei cari, tra l’uno e l’altro il tempo, il vento, l’uggia.
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Kate Clanchy
Patagonia
Dissi forse la Patagonia, e immaginavo una penisola, grande abbastanza per un paio di sedie a sdraio su cui dondolare nell’alta marea. Pensavo
a noi in un freddo mozzafiato, davanti a un orizzonte tondo come una moneta, avvolti nell’intreccio del ripiglino che i gabbiani giocano dal mare fino al sole. Pensavo di aspettare
finché le onde non si fossero addormentate dalla noia, finché gli ultimi cirripedi ancora aggrappati, preoccupati dal silenzio, non si fossero allontanati ai remi di piccole piroghe, finché
quegli uccelli inquieti, le tue mani d’attore, non ti fossero caduti esausti in grembo, finché, finalmente, non ti fossi rivolto a me. Quando dissi Patagonia, volevo dire
cieli vuoti di un blu che fa male. Volevo dire anni. Li volevo tutti con te.Traduzione di Giorgia Sensi
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Donata Berra
Tsunami
Quando sull’arco del giorno si schiaccia la notte e abbruna la linfa alle nostre membra sfatte
passa la mano dell’onda e subito abbiamo tutti lo stesso nome
i giochi le reti gettate gli sguardi la compiacenza il lungo, faticoso metterci in scena niente più appare
sotto il cielo ragnato da un inutile sole come se il tempo si trovasse altrove
calma è soltanto la voce nostra, che dice – in fondo noi lo sapevamo
vieni, riposa, voglio accarezzarti di buio, buio sulla tua pelle, a piene mani ti accarezzo di buio che renda cieca la voce.
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