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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 28/11/2009 16:27 |
Alda Merini
La fuga
Lasciami alle mie notti ed ai miei benefici di peccato, lasciami nell’errore se decantarmi è compito di Dio! So che mi assolverai delle mie pene: ma ora lasciami umana col cuore róso dalla mia paura. Quando sarò bassorilievo al tempo della Tua eternità, non avrò fronti contro cui capovolgere la faccia.
Alda Merini Testamento a cura di Giovanni Raboni Crocetti Editore 2002
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Robert Frost
Guardando per caso alle costellazioni
Aspetterete molto a lungo qualcosa Che accada in cielo oltre i banchi di nuvole E le Stelle del Nord pungenti come nervi. S’incrociano il sole e la luna, ma non si toccano mai, Non fanno sprizzare scintille, né con fragore collidono. Sembrano intersecarsi in orbite i pianeti, Ma nulla mai avviene, nessun danno. E anche noi con pazienza possiamo durare la vita E altrove guardare che non alle stelle e alla luna E al sole per i colpi, per i mutamenti Di cui abbiamo bisogno per non impazzire. è vero che in pioggia finirà la lunga arsura E la piú lunga pace in Cina nella discordia: Ma questo non premierà l’attesa di chi veglia Sperando di vedere infranta la quiete del cielo In quel momento suo con i suoi occhi. è una calma Che sembra senz’altro sicura per questa notte.
Traduzione di Giovanni Giudici
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Kostas G. Kariotakis
Noi siamo cetre...
Noi siamo cetre un poco sgangherate. Il vento, quando passa sulle corde, come catene sospese, risveglia dei versi, dei rumori dissonanti.
Noi siamo antenne un poco singolari. Come dita s’innalzano nel caos, in cima ad esse echeggia l’infinito, ma ben presto cadranno giù, spezzate.
Noi siamo sensazioni un po’ disperse senza speranza di concentrazione. Nei nostri nervi tutto si confonde.
Ci duole il corpo, duole la memoria. Ci scacciano le cose, e la poesia è il rifugio che sempre più invidiamo.
Traduzione di Filippomaria Pontani
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Yehuda Amichai
A nord di San Francisco
Qui molli le colline toccano il mare come s’incontrano due eternità. E le mucche che pasturano lassù ci ignorano, come fossero angeli. Anche il maturo aroma di melone in cantina profetizza la quiete.
Il buio non combatte con la luce ma ci spinge avanti verso altra luce, e l’unico dolore è quello di non restare.
Nella mia terra che vien detta santa non permettono mai all’eternità di essere eterna: l’hanno divisa in piccole fedi frazionata in territori di Dio sminuzzata in schegge di Storia acuminate che feriscono a morte. Delle sue quiete lontananze hanno fatto prossimità che freme di pena del presente.
A Bolinas, sulla spiaggia, ai piedi dei gradini di legno vidi fanciulle dalle natiche nude sul ventre stese nella sabbia ebbre di regno sempiterno, e le anime in loro come porte si aprivano e chiudevano, si aprivano e chiudevano nel ritmo della risacca.
Traduzione di Ariel Rathaus
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Eugenio Montejo
Scrittura
Una volta o l’altra scriverò con le pietre, giudicando ogni mia frase in base al peso, al volume, al movimento. Sono stanco di parole.
Non piú matita: impalcature, teodoliti, la nudità solare del sentimento che tatua nel profondo delle rocce la sua musica segreta.
Disegnerò con file di ciottoli il mio nome, la storia della mia casa e la memoria di quel fiume che sempre passa e si trattiene tra le mie vene come un saggio architetto.
Con pietra viva scriverò il mio canto in archi, ponti, dolmen, colonne, di fronte alla solitudine dell’orizzonte, come una mappa che si dispiega davanti agli occhi dei viaggiatori che non ritornano mai.
Traduzione di Claudio Cinti
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Iosif Brodskij
Presepio
Bambino, Maria, Giuseppe, Magi, asinello e bue, cammelli, casette, sentieri, colline, pastori giganti in cioce e pelli d’agnello: tutto questo ora è argilla, folla di figurine.
Bambagia cosparsa di lustrini. Nell’ovatta un falò. E ti viene voglia di toccare la stagnola della stella con un dito, anzi con tutt’e cinque come la provò Gesù. Di notte, a Betlemme, nella stalla.
Là tutto era più grande. Ma alla creta col cielo di carta turchina, il bianco sparso alla rinfusa, l’immensa stella cometa, piace incarnare ciò che lo sguardo ha perso
in eterno. Sei più enorme, adesso, di tutti loro. Dalla finestra spii nella povera capanna: guardi dal cosmo, da sommità che ignora, il popolo di statue alte una spanna.
Lì la vita continua, perdura: intanto che gli uni crescono, agli altri i secoli sottraggono volume: così è successo a te. Le statuine combattono con granuli
di neve, la più piccola prova il seno materno. E vorresti socchiudere gli occhi, o saltare nella più vicina galassia, vagare per il sonoro deserto d’inverno dove le stelle sono quanta c’è sabbia in Palestina.
Dicembre 1991
Traduzione di Serena Vitale
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la vita non e' mai cio' che desideri |
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Giancarlo Pontiggia
Perché proprio a noi questo impervio destino: cieli che spiovono, rime che franano sopra un fangoso mattino?
Per me che sognavo una parola sola (una ferma corazza, una beata viola) solo polvere e frammenti, disanellati ori.
Non è per voi questo tempo o troppo quieti, o mesti nomi: al gelo che si annuncia scricchiano anche le foglie,
ghiacciano i cuori.
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Rainer Maria Rilke
A Lou Andreas-Salomé
III
Non posso ricordare. Ma quei momenti puri dureranno in me come in fondo a un vaso troppo pieno. Non penso a te, ma sono per amore tuo e questo mi dà forza. Non ti invento nei luoghi che adesso senza te non hanno senso. Il tuo non esserci è già caldo di te, ed è piú vero, piú del tuo mancarmi. La nostalgia spesso non distingue. Perché cercare allora se il tuo influsso già sento su di me lieve come un raggio di luna alla finestra.
Traduzione di Giuliano Donati
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José Emilio Pacheco
Età Arriva un triste momento dell’età in cui siamo vecchi quanto i genitori. E allora si scopre in un cassetto dimenticato la foto della nonna a quattordici anni.
Dove si trova il tempo, dove stiamo? Quella bimba cha abita nel ricordo come un’anziana, morta cinquant’anni fa, è nella foto nipote di suo nipote, la vita non vissuta, il futuro totale, la gioventù che sempre si rinnova negli altri. La storia non è passata per quell’istante. Ancora non ci sono guerre né catastrofi e la parola morte è impensabile.
Nulla si vive prima né dopo. Non c’è coniugazione nell’esistenza altro che il tempo presente. Dove io sono il vecchio e mia nonna è la bimba.
Traduzione di Antonella Ciabatti
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Titos Patrikios
La poesia si fa
La poesia si fa senza suoni melodiosi senza colori solo con segni bianchi e neri con bianchi e neri silenzi con fonemi bianchi e neri.
La poesia si fa senza parossismi del corpo, questi sono per il prima e il dopo.
Traduzione di Nicola Crocetti
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Davide Rondoni
Adieu II Se tu restassi qui si potrebbe continuare la conversazione, e sulle mani che tieni in grembo riposerei i miei occhi bianchi.
Tu saresti la quiete del mondo e quel poco d’argine che sofferma la piena...
Ma no, dicevi, già via dal tuo stesso pianto e dal mio, che principiava,
lasciando me e la mia casa come due inutilità per il tuo cuore da star –
Dio, che ami le star non lasciare che vada in cenere il suo passo
e il dolore inchiodamelo dentro come un bene.
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Harry Martinson
Suite nevosa III Nei giorni stupendi prima che ci si accechi solitario canta il vento di neve nell’inverno del puro pensiero, il mondo del vero gelo dai tornanti onestamente bianchi.
Belli gli animali creati per queste candide sale: la lepre bianca, la bianca civetta che cambia d’albero senza rumore, l’ermellino che scorre via.
Traduzione di Giacomo Oreglia
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Corrado Calabrò
Sotto le palpebre
Il mio oroscopo passa – poiché alzerai le palpebre – per il tuo primo sguardo del mattino:
così attraversa l’amore il nuovo giorno.
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