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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Tutti i Santi, solennitàMeditazione del giornoSanta Teresa del Bambin Gesù (1873-1897), carmelitana, dottore della Chiesa Ultimi Colloqui, 15/07/1897
La comunione dei santi
Suor Maria dell'Eucaristia voleva accendere le candele per una processione; poiché non aveva fiammiferi, vedendo la piccola lampada che ardeva davanti alle reliquie, gli si avvicina. Ahimè, la trova mezza spenta; non resta che una flebile luce sul lucignolo carbonizzato. Ella riesce tuttavia ad accendere la sua candela e, con essa, tutte le candele della comunità furono accese. E' dunque quella piccola lampada mezza spenta che ha generato le belle fiamme che, a loro volta, possono generarne infinite altre ed incendiare persino l'universo. Ma sarà sempre alla piccola lampada che si dovrà la prima causa dell'incendio. E come, sapendo questa cosa, le belle fiamme potrebbero gloriarsi di aver scatenato un simile incendio, dal momento che sono state accese con la piccola scintilla?...
E' così anche nella comunione dei santi. Spesso, senza saperlo, le grazie e le illuminazioni che riceviamo sono dovute ad un'anima nascosta, perché il buon Dio vuole che i santi si comunichino gli uni gli altri la grazia con la preghiera, affinché in cielo si amino di un grande amore, di un amore più grande di quello della famiglia, anche la famiglia più ideale sulla terra. Quante volte ho pensato che potevo attribuire tutte le grazie ricevute alle preghiere di un'anima che avrebbe richiesto la mia santità al buon Dio e che conoscerò solo in cielo. Sì, una piccola scintilla potrà far nascere grandi luce in tutta la Chiesa, come dottori e martiri che saranno senza dubbio molto più su di lei in cielo; ma come si potrà pensare che la loro gloria non diventi la sua? In cielo non ci saranno sguardi indifferenti, perché tutti gli eletti riconosceranno che devono gli uni agli altri le grazie che hanno loro meritato la corona. |
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Commemoriazione di tutti i fedeli defuntiMeditazione del giornoSant'Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa Omelia per la morte del fratello Satiro, I, 70-71
« Perché piangi ? » (Gv 20,13)
Piangano coloro che non possono avere la speranza della risurrezione; essa non è tolta loro dalla volontà di Dio, ma dalla durezza di quello in cui credono. E' necessario che ci sia una differenza fra i servi di Cristo e i pagani. Ed è questa: loro piangono i loro cari, che pensano morti per sempre; non c'è tregua alle loro lacrime, né riposo alla loro tristezza...mentre per noi la morte non è la fine del nostro essere, ma la fine della nostra vita. Dal momento che il nostro essere viene rinnovato in una condizione migliore, la venuta della morte spazzi via ogni pianto...
Quanto più grande sarà la consolazione per noi, poiché la coscienza delle nostre buone opere ci promette, dopo la morte, ricompense migliori. I pagani hanno la loro consolazione: è pensare che la morte sia un riposo per tutti i nostri mali. E allo stesso modo con cui non possono più godersi la vita, pensano che saranno privati di ogni facoltà di sentire e liberati dal dolore e dalle dure ed incessanti fatiche che sopportiamo in questa vita. Per quanto ci riguarda invece, proprio perché dobbiamo elevare il nostro spirito a motivo della ricompensa attesa, così dobbiamo anche sopportare meglio il nostro dolore, grazie a questa consolazione. ... Coloro che non saranno presi dalla morte, ma ricevuti dall'eternità, sembra che non siano stati mandati lontano da noi bensì che ci abbiano preceduti. |
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Sabato della XXX settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSan [Padre] Pio di Pietrelcina (1887-1968), cappuccino Buona giornata 8/8, GB 69
« Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato »
L'umiltà è la verità, e la verità è che io sono nulla, e tutto quello che di buono è in me, è di Dio. E spesso noi sciupiamo anche quello che di buono Dio ha messo in noi. Quando vedo che la gente a me chiede qualche cosa, non penso a quello che posso dare, ma a quello che non so dare, per cui tante anime restano con la loro 'sete', per non avere io saputo dare loro il dono di Dio.
Pensare che ogni mattina Gesù fa l'innesto di sé in noi, ci pervade tutti, ci dona tutto, dovrebbe dunque spuntare in noi il ramo o il fiore dell'umiltà. Viceversa, il diavolo, che non può innestarsi in noi così profondamente come Gesù, ecco che fa subito germogliare i suoi virgulti di superbia. Questo non ci fa onore. Bisogna dunque combattere e sforzarci di salire... Quando non ne possiamo più, allora, fermiamoci, umiliamoci e in questa umiltà ci incontreremo con Dio, perché egli discende nel cuore umile. |
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XXXI Domenica del Tempo Ordinario - Anno BMeditazione del giornoSan Bernardo (1091-1153), monaco cistercense e dottore della Chiesa Omelie sul Cantico di Cantici, n° 83
“Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore”
Ho letto che “Dio è amore” 1Gv 4,16), e non ho letto che è onore o dignità. Non è che Dio non vuole essere onorato, dato che dice: “Se io sono padre, dove è l'onore che mi spetta?” (Ml 1,6). Lì parla in quanto padre. Ma se si mostra sposo, penso che muterebbe frase e direbbe: “Se sono lo sposo, dov'è l'amore che mi spetta?”. Poiché già ha parlato così: “Se sono vostro Signore, dov'è il timore di me?”. Dio esige dunque di essere rispettato come Signore, onorato come Padre, amato come Sposo.
Fra questi sentimenti, qual è il più grande? L'amore, senza dubbio. Poiché senza amore, il rispetto è penoso e l'onore non ha ritorno. Il timore è da schiavi, finché non viene affrancato dall'amore, e l'onore che non viene dall'amore non è onore, ma adulazione. A Dio solo, certo, onore e gloria, ma Dio non li accetta se non conditi con il miele dell'amore.
L'amore è sufficiente di per sé, esso piace per sé, è merito ed è ricompensa. L'amore, oltre sé, non ricerca causa, non frutto. Il suo frutto è l'esserci. Amo perché amo. Amo per amare. ... Fra tutti i moti dell'anima, dei suoi sentimenti ed affetti, l'amore è il solo che permette alla creatura di rispondere al suo creatore, da pari a pari, o almeno da simile a simile (cfr Gen 1,26). |
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Lunedì della XXXI settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSan Gregorio Nazianzeno (330-390), vescovo, dottore della Chiesa Discorso sull'amore ai poveri ; PG 35,858
“Invita i poveri”
Dio, mosso a pietà per la situazione così penosa dell'uomo, gli ha dato la Legge e i Profeti, dopo avergli dato la legge naturale non scritta (cfr Rom 1,26)...; infine, ha dato se stesso per la vita del mondo. Ha mandato per noi gli apostoli, gli evangelisti, i dottori, i pastori, ha compiuto guarigioni e prodigi. Ci ha ricondotti alla vita, ha distrutto la morte, ha trionfato su colui che ci aveva vinti, ci ha dato l'Alleanza che prefigurava la definitiva, l'Alleanza che si è compiuta, i carismi dello Spirito Santo, il mistero della nuova salvezza...
Dio ci colma di beni spirituali, se vogliamo riceverli: non esitare ad aiutare chi ne ha bisogno. Dà soprattutto a chi ti chiede, ed anche prima che chieda, facendo elemosina senza indugio della dottrina spirituale... In mancanza di ciò, proponigli almeno servizi più modesti: dagli da mangiare, offrigli vecchi abiti, forniscigli medicine, cura le sue piaghe, informati sulle sue prove, insegnagli la pazienza. Avvicinati a lui senza timore. Non c'è pericolo che tu ne abbia più male o che tu contragga la sua malattia... Poggia sulla tua fede; la carità trionfi sulle tue reticenze... Non disprezzare i fratelli, non restare sordo alle loro richieste, non fuggirle. Siete membra di un sol corpo (1Cor 12,12s), anche se lui è colpito dalla sventura; così come a Dio, “a te si abbandona il misero” (Sal 10,35). |
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Martedì della XXXI settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoLa Didaché (tra 60 - 120), catechesi giudeocristiana § 9,10,14
Raccolti dai quattro venti al banchetto di Dio
Riguardo all'eucaristia, così rendete grazie:
Dapprima per il calice:
Noi ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la santa vite di Davide tuo servo, che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo Figlio. A te gloria nei secoli!
Poi per il pane spezzato:
Ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la vita e la conoscenza che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo Figlio. A te gloria nei secoli! Come questo pane spezzato era sparso qua e là sopra i colli e raccolto divenne una sola cosa, così si raccolga la tua Chiesa nel tuo regno dai confini della terra; perché tua è la gloria e la potenza nei secoli!
Dopo che vi sarete saziati, così rendete grazie:
Ti rendiamo grazie, Padre santo, per il tuo santo nome che hai fatto abitare nei nostri cuori, e per la conoscenza, la fede e l'immortalità che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo Figlio. A te gloria nei secoli!
Tu, Signore onnipotente, hai creato ogni cosa a gloria del tuo nome; hai dato agli uomini cibo e bevanda a loro conforto, affinché ti rendano grazie; ma a noi hai donato un cibo e una bevanda spirituali e la vita eterna per mezzo del tuo Figlio.
Soprattutto ti rendiamo grazie perché sei potente. A te gloria nei secoli! Ricordati, Signore, della tua Chiesa, di preservarla da ogni male e di renderla perfetta nel tuo amore; santificata, raccoglila dai quattro venti nel tuo Regno che per lei preparasti. Perché tua è la potenza e la gloria nei secoli!
“Vieni, Signore Gesù” (Ap 22,20) e passi questo mondo. Osanna alla casa di Davide! Chi è santo s'avvicini, chi non lo è si penta. ”Marana tha!”(1 Cor 16,22) Amen. |
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Mercoledì 7 Novembre 2012
Mercoledì della XXXI settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoGiovanni Taulero (circa 1300-1361), domenicano a Strasburgo Discorso 21, 4° per l'Ascensione
Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo”
Dato che il nostro Capo è salito al cielo, conviene che le sue membra (Col 2,19) seguano il Capo..., passando per la via che egli ha preso così dolorosamente. Poiché “bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria” (Lc 24,26). Dobbiamo seguire il Capo, così degno d'amore, lui che ha portato il vessillo davanti a noi. Ogni uomo prenda la sua croce e lo segua; e arriveremo là dove egli è. Vediamo bene che molti seguono questo mondo per onori irrisori, e per questo rinunciano al conforto fisico, al loro focolare, ai loro amici, esponendosi ai pericoli della guerra, tutto per conquistare beni esteriori! E' giusto che pratichiamo la totale rinuncia per conquistare il puro bene che è Dio, e così seguiamo il nostro Capo...
Non è raro trovare uomini che desiderano essere testimoni del Signore nella pace, purché tutto vada secondo i loro desideri. Volentieri vogliono diventare santi, ma senza fatica, senza problemi, senza difficoltà, senza alcun costo. Ambiscono a conoscere Dio, gustarlo, sentirlo, ma non deve esserci amarezza. Allora, quando occorre lavorare, quando sopraggiungono amarezza, tenebre, tentazioni, quando non sentono più Dio e si sentono abbandonati interiormente, come al di fuori, i loro bei propositi svaniscono. Non sono veri testimoni, come ne occorrono per il Salvatore... Potessimo liberarci da quel desiderio e cercare la pace sempre, anche nella sventura! Là soltanto nasce la vera pace, quella che rimane. |
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Giovedì della XXXI settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSan Pietro Crisologo (circa 406-450), vescovo di Ravenna, dottore della Chiesa Discorsi, 168, 4-6 ; CCL 24 B, 1032-1034
« Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta »
Quell'uomo che aveva cento pecore è Cristo, il pastore buono (Gv 10,11), il pio pastore che in Adamo, come in un'unica pecora, aveva compreso tutto il gregge del genere umano, e l'aveva collocato tra i prati del paradiso nei pascoli della vita. Ma quella dimenticò la voce del pastore e prestò fede agli ululati dei lupi; perdette così gli ovili della salvezza e fu tutta ferita da piaghe mortali: venendo Cristo a cercarla in terra, la trovò nel seno di un campo verginale. Venne nella carne della sua nascita e, innalzandola sulla croce la prese sulle spalle della sua passione; e pieno di gioia per il gaudio della risurrezione, ascendendo al cielo la trasportò fino alla sua dimora.
“Chiamò gli amici e i vicini”, cioè gli angeli, “e disse loro: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta”. Gli angeli si congratulano e gioiscono con Cristo per il ritorno della pecora del Signore, né si sdegnano vedendola presiedere dal trono della maestà; poiché l'invidia era già stata bandita dal cielo insieme col diavolo. Grazie all'Agnello che ha cancellato il peccato del mondo (Gv 1,29), il peccato dell'invidia non può più entrare in cielo.
Fratelli, cerchiamo in cielo colui che è venuto a cercarci sulla terra; egli ci innalzò fino alla gloria della sua divinità, e noi portiamolo nel nostro corpo con la santità di tutta la nostra vita. |
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Dedicazione della Basilica Lateranense, festaMeditazione del giornoSant'Aelredo di Rievaulx ( 1110-1167), monaco cistercense inglese Omelia 8, per la festa di San Benedetto
« Santo è il tempio di Dio, che siete voi » (1 Cor 3,17)
Spesso abbiamo sentito dire che, dopo aver fatto uscire Israele dall'Egitto, Mosè costruì nel deserto un tabernacolo, la tenda di un santuario, grazie ai doni dei figli di Giacobbe.... Occorre capire bene, come dice l'apostolo Paolo, che tutto ciò avvenne come esempio per noi (1 Cor 10,6). ... Siete voi ormai, fratelli, il tabernacolo di Dio, il Tempio di Dio, secondo l'apostolo: “Il Tempio di Dio, siete voi! ”. Siete il Tempio in cui Dio regnerà in eterno, siete la sua tenda perché egli è con voi sulla strada; in voi egli ha sete, in voi ha fame. Questa tenda, fratelli, siete voi ... nel deserto di questa vita, finché non siate giunti alla Terra della Promessa. Allora la tenda diventerà Tempio e il vero Salomone ne farà la dedicazione “per sette giorni e ancora sette giorni” (1Re 8,65), cioè il doppio riposo... dell'immortalità del corpo e della beatitudine dell'anima.
Ma già da ora, se siamo veri figli di Israele secondo lo Spirito, se in Spirito siamo usciti dalla terra d'Egitto, offriamo, ognuno e tutti, i nostri beni per la costruzione del tabernacolo...: “ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro” (1Cor 7,7) ... Tutto sia dunque comune a tutti. ...Nessuno consideri suo proprio il carisma che ha ricevuto da Dio; nessuno invidi il carisma ricevuto da suo fratello; ma consideri veramente come il bene di tutti quanto è suo, e non dubiti che il bene di suo fratello sia pure suo. Secondo il suo disegno misericordioso, Dio agisce in modo tale da far sì che ognuno abbia bisogno degli altri. Ciò che manca a uno, questi lo può trovare in suo fratello.... “Siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri” (Rom 12,5). |
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Sabato 10 Novembre 2012
Sabato della XXXI settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoClemente d'Alessandria (150-circa 215), teologo Discorso « Quale ricco potrà salvarsi ? », § 31
“Procuratevi amici”
“Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa” (Mt 10,42)... E' il solo salario che non perderà il suo valore un giorno: “Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne”. Le ricchezze di cui disponiamo non devono servire solo a noi; con i beni 'ingiusti' si può fare un'opera buona e giusta, e dar sollievo ad uno di quelli che il Padre ha destinato alle dimore eterne... Com'è bella la parola dell'apostolo Paolo: “Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9,7), chi fa l'elemosina di buon cuore, chi semina con generosità per raccogliere così con abbondanza, e chi condivide senza mormorazione, esitazione o reticenza... Ed è ancor più forte la parola che altrove dice il Signore: “Dà a chiunque ti chiede” (Lc 6,30)...
Pensa allora alla ricompensa magnifica, promessa alla tua generosità: le dimore eterne. Che bell'acquisto! Che affare straordinario! Si acquista l'immortalità per del denaro; si scambiano i beni caduchi di questo mondo con una dimora eterna in cielo! Or dunque, ricchi, se avete un po' di senno, impegnatevi in questo commercio... Perché lasciarvi affascinare da diamanti e smeraldi, da case che il fuoco consuma, il tempo distrugge, un terremoto demolisce? Aspirate solo a vivere in cielo e a regnare con Dio. Un uomo, un povero, vi darà questo regno... Del resto il Signore non ha detto: “Date, siate generosi e larghi, soccorrete i vostri fratelli”, ma “Procuratevi amici”. L'amicizia non nasce da un solo dono, ma da una lunga familiarità. Né la fede, né la carità, né la pazienza sono opera di un sol giorno: “ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato” (Mt 10,22).
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Domenica 11 Novembre 2012
XXXII Domenica del Tempo Ordinario - Anno BMeditazione del giornoSanta Teresa del Bambin Gesù (1873-1897), carmelitana, dottore della Chiesa Scritto autobiografico B,1
« Ha dato tutto quello che aveva »
«Voglio farti leggere nel libro di vita, dov'è contenuta la scienza d'Amore». La scienza d'Amore, oh, sì! la parola risuona dolce all'anima mia, desidero soltanto questa scienza. Per essa, avendo dato tutte le mie ricchezze, penso, come la sposa [del Cantico] dei cantici, di non aver dato nulla (Ct 8,7). Capisco così bene che soltanto l'amore può renderci graditi al Signore, da costituire esso la mia unica ambizione.
A Gesù piace mostrarmi il solo cammino che conduca alla fornace divina, cioè l'abbandono del bambino il quale si addormenta senza paura tra le braccia di suo Padre. «Se qualcuno è piccolo, venga a me», ha detto lo Spirito Santo per bocca di Salomone (cfr Pr 9,4), e questo medesimo Spirito d'amore ha detto ancora che «la misericordia è concessa ai piccoli» (cfr Sap 6,6). In nome suo il profeta Isaia ci rivela che nell'ultimo giorno «il Signore condurrà il suo gregge nelle pasture, raccoglierà gli agnellini e se li stringerà al cuore» (Is 40,11)...
Ah, se tutte le anime deboli e imperfette sentissero ciò che sente la più piccola fra loro, l'anima della sua Teresa, nessuna dispererebbe d'arrivare alla vetta della montagna d'amore, poiché Gesù non chiede grandi azioni, bensì soltanto l'abbandono e la riconoscenza. Egli infatti dice nel Salmo 50: «Non ho bisogno alcuno dei capri dei vostri greggi, perché tutte le bestie delle foreste mi appartengono e le migliaia di animali che pascolano sulle colline... Immolate a Dio sacrifici di lode e di ringraziamento». Ecco ciò che Gesù esige da noi, non ha bisogno affatto delle nostre opere, ma soltanto del nostro amore, perché questo Dio stesso che dichiara di non aver bisogno di dirci se ha fame (Sal 50), non ha esitato a mendicare un po' d'acqua dalla Samaritana (Gv 4,7). Aveva sete... Aveva sete d'amore... Ah! lo sento più che mai, Gesù è assetato, non incontra se non ingrati e indifferenti tra i discepoli del mondo, e tra i suoi stessi discepoli trova pochi cuori i quali si abbandonino a lui senza riserve, e capiscano la tenerezza del suo amore infinito. |
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Lunedì della XXXII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoBeato Charles de Foucauld (1858-1916), eremita e missionario nel Sahara Lettera del 15/07/1916
“Perdonagli”
L'amore consiste non nel sentire che si ama, ma nel voler amare. Quando si vuole amare, si ama; quando si vuole amare al di là di tutto, si ama al di là di tutto. Se succede di cadere in una tentazione, è perché l'amore è troppo debole, non che non esista. Bisogna piangere, come San Pietro..., ma come anche lui ha fatto, dire per tre volte: “Ti voglio bene, ti voglio bene, tu sai che ti voglio bene, malgrado le mie debolezze e i miei peccati” (Gv 21,15s).
Quanto all'amore che Gesù ha per noi, ce l'ha provato abbastanza perché ci crediamo senza sentirlo. Sentire che lo amiamo e che egli ci ama, sarebbe il cielo; il cielo non è quaggiù, salvo in rari momenti e rare eccezioni.
Raccontiamoci spesso la doppia storia delle grazie che Dio ci ha fatte personalmente dalla nostra nascita e quella delle nostre infedeltà; vi troveremo ... quanto necessario per avere una fiducia senza limiti nel suo amore. Egli ci ama perché è buono, non perché noi siamo buoni; le mamme non amano forse i figli anche quando sono andati fuori strada ? E troveremo quanto necessario per sprofondarci nell'umiltà e sfiducia di noi. Cerchiamo di riscattare un po' di peccati con l'amore al prossimo, col bene fatto al prossimo. La carità verso il prossimo, gli sforzi per far del bene agli altri sono un eccellente rimedio per opporsi alle tentazioni: è passare dalla semplice difesa al contrattacco. |
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Martedì della XXXII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Nord Africa) e dottore della Chiesa Omelia sul Vangelo di Giovanni, 14,5 ; CCL 36, 143-144 (trad. Nuova Biblioteca Agostiniana –riv.)
L'umile servizio
Prima della venuta del Signore Gesù, l'uomo riponeva in se stesso la sua gloria. E' venuto come uomo per abbassare la gloria dell'uomo, e far crescere la gloria di Dio. Egli infatti è venuto senza peccato e ha trovato tutti col peccato. Ora, se egli è venuto per rimettere i peccati, è perché Dio è misericordioso: ma l'uomo dovrà riconoscerlo. Nella confessione l'uomo esprime la sua umiltà, nella misericordia Dio manifesta la sua grandezza.
Se dunque egli è venuto per rimettere i peccati dell'uomo, riconosca, l'uomo, la sua umile condizione, affinché Dio faccia risplendere la sua misericordia. “Egli deve crescere, io diminuire” (Gv 3,30). Cioè, egli deve dare, io ricevere; egli deve essere glorificato, io devo confessarlo. Riconosca l'uomo la sua posizione, la confessi a Dio, e ascolti l'Apostolo Paolo che dice all'uomo superbo e pieno di sé, che cerca di mettersi al di sopra degli altri: “Che cosa hai tu che non l'abbia ricevuto? e se appunto l'hai ricevuto, perché te ne glori, come se non l'avessi ricevuto” (1 Cor 4, 7)? Riconosca dunque l'uomo, che voleva attribuire a sé ciò che non era suo, riconosca che quanto ha lo ha ricevuto, e si umili; è bene per lui che in lui Dio sia glorificato. Diminuisca in se stesso, perché il lui cresca Dio. |
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Mercoledì 14 Novembre 2012
Mercoledì della XXXII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoSan Bruno di Segni (circa 1045-1123), vescovo Commento al vangelo di Luca, 2, 40 ; PL 165, 428
Sanati dalla lebbra del peccato
“Mentre essi andavano, furono sanati”. Ascoltino ciò i peccatori e ne penetrino diligentemente il significato. È facile per il Signore rimettere i peccati. Spesso infatti vengono perdonate le colpe al peccatore prima che egli giunga dal sacerdote. Infatti, quando uno si pente, nello stesso istante è guarito. In qualunque momento il peccatore si converte, passa dalla morte alla vita... Però consideri bene come si debba convertire. Ascolta ciò che dice il Signore: “Ritornate a me con tutto il vostro cuore, con digiuno, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti” (Gl 2, 12). Chi si converte si converta dunque nel profondo del cuore.
“Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce”. In esso sono rappresentati tutti coloro che, dopo essere stati purificati dall'acqua del battesimo o guariti per mezzo della penitenza, ormai non seguono più il demonio, ma si sforzano di conformarsi al Cristo, lo seguono, lo glorificano, lo adorano, lo ringraziano e restano al suo servizio. “E gli disse Gesù: Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato”. È grande dunque la potenza della fede, senza la quale come dice l'apostolo, “è impossibile essergli graditi” (Eb 11, 6). “Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia” (Rm 4,3). La fede dunque salva, la fede giustifica, la fede guarisce l'uomo nell'anima e nel corpo. |
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Giovedì della XXXII settimana delle ferie del Tempo OrdinarioMeditazione del giornoL'imitazione di Cristo, trattato spirituale del 15o secolo libro II, cap. 1,1-2
« In mezzo a voi e dentro di voi »
"Il regno di Dio è dentro di voi" (Lc 17, 21), dice il Signore. Volgiti a Dio con tutto il tuo cuore, lasciando questo misero mondo, e l'anima tua troverà pace. Impara a disprezzare ciò che sta fuori di te, dandoti a ciò che è interiore, e vedrai venire in te il regno di Dio. Esso è, appunto, "pace e letizia nello Spirito Santo" (Rm 14,17).
E non è concesso ai malvagi. Se gli avrai preparato, dentro di te, una degna dimora, Cristo verrà a te e ti offrirà il suo conforto. Infatti ogni lode e ogni onore, che gli si possa fare, viene dall'intimo; e qui gli piace abitare. Per chi ha spirito di interiorità è frequente la visita di Cristo; e, con essa, un dolce discorrere, una gradita consolazione, una grande pace, e una familiarità straordinariamente bella. Coraggio dunque, prepara il tuo cuore a questo sposo, cosicché si degni di venire presso di te e di prendere dimora in te. Egli dice infatti: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui |
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