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رسائل 1 من 1110 في الفقرة |
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Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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رسائل 586 من 1110 في الفقرة |
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Martedì 26 Luglio 2011
Martedì della XVII settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Lettera a Diogneto (circa 200)
Cap 8 ; SC 33, 71
La pazienza di Dio
Dio, Signore e Creatore dell'universo, che ha fatto tutte le
cose e le ha stabilite in ordine, non solo si mostrò amico degli uomini,
ma anche magnanimo. Tale fu sempre, è e sarà: eccellente, buono, mite e
veritiero, il solo buono. Avendo pensato un piano grande e ineffabile
lo comunicò solo al Figlio. Finché lo teneva nel mistero e custodiva il
suo saggio volere, pareva che non si curasse e non pensasse a noi. Dopo
che per mezzo del suo Figlio diletto rivelò e manifestò ciò che aveva
stabilito sin dall'inizio, ci concesse insieme ogni cosa, cioè di
partecipare ai suoi benefici, di vederli e di comprenderli. Chi di noi
se lo sarebbe aspettato?
Dio dunque avendo da sé tutto disposto con il Figlio, permise
che noi fino all'ultimo, trascinati dai piaceri e dalle brame come
volevamo, fossimo travolti dai piaceri e dalle passioni. Non si
compiaceva affatto dei nostri peccati, ma ci sopportava e non approvava
quel tempo di ingiustizia. Invece, preparava il tempo della giustizia
perché noi fossimo convinti che in quel periodo, per le nostre opere,
eravamo indegni della vita, e ora solo per bontà di Dio ne siamo degni, e
dimostrassimo, per quanto fosse in noi, che era impossibile entrare nel
regno di Dio e che solo per sua potenza ne diventiamo capaci... Dio non
ci odiò, non ci respinse e non si vendicò, ma fu magnanimo e ci
sopportò.
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رسائل 587 من 1110 في الفقرة |
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Mercoledì 27 Luglio 2011
Mercoledì della XVII settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Santa Teresa del Bambin Gesù (1873-1897), carmelitana, dottore della Chiesa
Lettere, 145
Un tesoro nascosto
La sposa [del Cantico] dei Cantici dice... che si è alzata dal
suo letto per cercare l'Amato del suo cuore nella città, ma invano;
uscita dalla città, trovò l'Amato del suo cuore (Ct 3,1-4). Poiché Gesù
non vuole che troviamo nel riposo la sua presenza adorabile, si
nasconde... Oh! Quale melodia per il mio cuore, il silenzio di Gesù. Si
fa povero perché possiamo fargli l'elemosina, ci tende la mano come un
mendicante affinché nel giorno radioso del giudizio, quando apparirà
nella suo gloria, egli possa farci sentire queste dolci parole: «Venite,
benedetti del Padre mio, perché io ho avuto fame e mi avete dato da
mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; non sapevo dove
alloggiare e mi avete ospitato, ero in carcere, malato e mi avete
soccorso» (Mt 25,34-36). Gesù in persona pronunciò queste parole, vuole
lui il nostro amore, lo mendica. Si mette per così dire alla nostra
mercé, non vuole prendere nulla senza che glielo diamo...
Gesù è un tesoro nascosto, un bene inestimabile che poche anime
sanno trovare perché è nascosto mentre il mondo ama ciò che brilla. Ah!
Se Gesù avesse voluto mostrarsi a tutte le anime con i suoi doni
ineffabili; senza dubbio nessuna l'avrebbe disdegnato, ma non vuole che
lo amiamo per i suoi doni. Lui in persona deve essere la nostra
ricompensa.
Per trovare una cosa nascosta, occorre nascondere se stesso; la
nostra vita deve dunque essere un mistero, dobbiamo assomigliare a Gesù,
a Gesù il cui volto era nascosto (Is 53,3)... Gesù ti ama di un amore
così grande che se lo vedessi, saresti in un'estasi di felicità..., ma
non lo vedi e soffri. Presto Gesù «si alzerà per salvare tutti i miti e
gli umili della terra» (Sal 75,10).
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رسائل 588 من 1110 في الفقرة |
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Giovedì 28 Luglio 2011
Giovedì della XVII settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Santa Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana, dottore della Chiesa, compatrona d'Europa
Dialogo della Divina Provvidenza, cap.39
« Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita » (Gv 3,36)
[Santa Caterina sentì Dio dirle :] Sappi che ne l'ultimo di del
giudicio, quando verrà il Verbo mio Figliuolo con la divina mia Maiestà a
riprendere il mondo con la potenzia divina, egli non verrà come
povarello, si come quando egli nacque venendo nel ventre della Vergine e
nascendo nella stalla fra gli animali, e poi morendo in mezzo fra due
ladroni. Alora lo nascosi la potenzia mia in lui, lassandolo sostenere
pene e tormenti come uomo: non che la natura mia divina fusse però
separata da la natura umana; ma lassa' lo patire come uomo per satisfare
a le colpe vostre. Non verrà cosí ora in questo ultimo punto; ma verrà
con potenzia a riprendere egli con la propria persona...
A' giusti darà timore di reverenzia con grande giocondità. Non
che egli si muti la faccia sua, però che egli è immutabile, perché è una
cosa con meco, secondo la natura divina. E secondo la natura umana, la
faccia sua anco è immutabile, poi che prese la gloria della
resurrexione. Ma a l'occhio del dannato se gli mostrarrà cotale, però
che, con quello occhio terribile e obscuro che egli ha in se medesimo,
con quello el vedrà.
Si come l'occhio infermo che del sole, che è
cosí lucido, non vede altro che tenebre; e l'occhio sano vede la luce. E
questo non è per difecto della luce che si muti piú al cieco che a
l'alluminato, ma è per difecto de l'occhio che è infermo. Cosí e'
dannati el veggono in tenebre, in confusione e in odio, non per difecto
della divina mia Maiestà con la quale egli verrà a giudicare il mondo,
ma per difecto loro.
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رسائل 589 من 1110 في الفقرة |
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Venerdì 29 Luglio 2011
Santa Marta, memoria
Meditazione del giorno
Beato John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo
PPS, vol 3, n°10
« Sì, o Signore, io credo »
Cristo sapeva bene che Lazzaro risorto avrebbe attinto la vita
dal suo sacrificio. Sentiva se stesso scendere nel sepolcro dal quale
stava per fare uscire il suo amico. Sentiva che Lazzaro doveva vivere e
che lui doveva morire. Situazione paradossale! Gesù tuttavia sapeva che
questo paradosso era proprio la legge della sua libertà: non era forse
uscito dal seno del Padre per liberare l'uomo dal peccato e fare
risalire ogni credente dalla sua tomba come il suo amico Lazzaro,
riportandolo in vita, non per un tempo, bensì per sempre?...
Di fronte a questa prospettiva unica di misericordia, Gesù dice a
Marta: «Sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore,
vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno.» Afferriamo
questa parola di conforto: laddove c'è fede in Cristo, c'è Cristo in
persona. «Credi tu questo?» domanda a Marta. Laddove un cuore può
rispondere come Marta: «Sì, io credo», Cristo è presente. Pur
invisibile, sta lì, persino davanti a un letto di morte o a una tomba.
Sia benedetto il suo nome! Nessuno può toglierci questa sicurezza. Per
il suo Spirito, siamo tanto certi che egli è presente, quanto se lo
vedessimo.
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رسائل 590 من 1110 في الفقرة |
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Sabato 30 Luglio 2011
Sabato della XVII settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Beato Giovanni Paolo II (1920-2005), papa
Lettrera apostolica Tertio Millenio adveniente, 37 (© copyright Libreria Editrice Vaticana)
Giovanni Battista, martire della verità
La Chiesa del primo millennio nacque dal sangue dei martiri:
«Sanguis martyrum - semen christianorum » (Tertulliano). Gli eventi
storici... non avrebbero mai potuto garantire uno sviluppo della Chiesa
quale si verificò nel primo millennio, se non fosse stato per quella
seminagione di martiri e per quel patrimonio di santità che
caratterizzarono le prime generazioni cristiane. Al termine del secondo
millennio, la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa di martiri. Le
persecuzioni nei riguardi dei credenti — sacerdoti, religiosi e laici —
hanno operato una grande semina di martiri in varie parti del mondo. La
testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è divenuta
patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti, come
rilevava già Paolo VI ...è una testimonianza da non dimenticare...
Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti,
quasi « militi ignoti » della grande causa di Dio. Per quanto è
possibile non devono andare perdute nella Chiesa le loro
testimonianze... Occorre che le Chiese locali facciano di tutto per non
lasciar perire la memoria di quanti hanno subito il martirio,
raccogliendo la necessaria documentazione.
Ciò non potrà non avere anche un respiro ed una eloquenza
ecumenica. L'ecumenismo dei santi, dei martiri, è forse il più
convincente. La « communio sanctorum » parla con voce più alta dei
fattori di divisione... Il più grande omaggio, che tutte le Chiese
renderanno a Cristo alla soglia del terzo millennio, sarà la
dimostrazione dell'onnipotente presenza del Redentore mediante i frutti
di fede, di speranza e di carità in uomini e donne di tante lingue e
razze, che hanno seguito Cristo nelle varie forme della vocazione
cristiana.
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رسائل 591 من 1110 في الفقرة |
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Domenica 31 Luglio 2011
XVIII Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno A
Meditazione del giorno
Benedetto XVI, papa
Sacramentum caritatis, 88 (© copyright Libreria Editrice Vaticana)
« Date loro voi stessi da mangiare »
« Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo »
(Gv 6,51). Con queste parole il Signore rivela il vero significato del
dono della propria vita per tutti gli uomini. Esse ci mostrano anche
l'intima compassione che Egli ha per ogni persona. In effetti, tante
volte i Vangeli ci riportano i sentimenti di Gesù nei confronti degli
uomini, in special modo dei sofferenti e dei peccatori. Egli esprime
attraverso un sentimento profondamente umano l'intenzione salvifica di
Dio per ogni uomo, affinché raggiunga la vita vera.
Ogni Celebrazione eucaristica attualizza sacramentalmente il
dono che Gesù ha fatto della propria vita sulla Croce per noi e per il
mondo intero. Al tempo stesso, nell'Eucaristia Gesù fa di noi testimoni
della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così intorno
al Mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del
prossimo, che « consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio,
anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può
realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che
è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il
sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più
soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la
prospettiva di Gesù Cristo ». In tal modo riconosco, nelle persone che
avvicino, fratelli e sorelle per i quali il Signore ha dato la sua vita
amandoli « fino alla fine » (Gv 13,1).
Di conseguenza, le nostre comunità, quando celebrano
l'Eucaristia, devono prendere sempre più coscienza che il sacrificio di
Cristo è per tutti e pertanto l'Eucaristia spinge ogni credente in Lui a
farsi « pane spezzato » per gli altri, e dunque ad impegnarsi per un
mondo più giusto e fraterno. Pensando alla moltiplicazione dei pani e
dei pesci, dobbiamo riconoscere che Cristo ancora oggi continua ad
esortare i suoi discepoli ad impegnarsi in prima persona: « Date loro
voi stessi da mangiare ». Davvero la vocazione di ciascuno di noi è
quella di essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo.
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رسائل 592 من 1110 في الفقرة |
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Lunedì 1° Agosto 2011
Lunedì della XVIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Bruno ( ?-1101), fondatore dei Certosini
Lettera a Rodolfo il Verde , 4, 15-16 ; SC 88, 695
« Gesù salì sul monte, solo, a pregare »
Carissimo fratello, in territorio di Calabria, con dei fratelli
religiosi, alcuni dei quali molto colti, che, in una perseverante
vigilanza divina attendono il ritorno del loro Signore per aprirgli
subito appena bussa (Lc 12,36), io abito in un eremo abbastanza lontano,
da tutti i lati, dalle abitazioni degli uomini...
Quanta utilità e gioia divina rechino la solitudine e il
silenzio dell'eremo a coloro che li amano, lo sanno solamente quelli che
ne hanno fatto esperienza. Qui, infatti, agli uomini forti è consentito
raccogliersi quanto desiderano e restare con se stessi, coltivare
assiduamente i germogli delle virtù e nutrirsi, felicemente, dei frutti
del paradiso. Qui si conquista quell'occhio il cui sereno sguardo
ferisce d'amore lo Sposo, e per mezzo della cui trasparenza e purezza si
vede Dio. Qui si pratica un ozio laborioso e si riposa in un'azione
quieta. Qui, per la fatica del combattimento, Dio dona ai suoi atleti la
ricompensa desiderata, cioè la pace che il mondo ignora, e la gioia
nello Spirito Santo.
Che cosa infatti, vi è di più opposto alla ragione, alla
giustizia e alla natura stessa, dell'amare più la creatura che il
Creatore, del ricercare più il perituro che l'eterno, più il terreno che
il celeste?... Tutti, infatti, la Verità consiglia, quando dice: «
Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi, ed io vi
ristorerò » (Mt 11,28). Non è una pessima ed inutile fatica l'essere
tormentati dalla concupiscenza, l'essere incessantemente afflitti da
preoccupazioni e ansietà, da timore e dolore per le cose desiderate?...
Fuggi dunque, o fratello mio, tutte queste inquietudini e miserie, e
passa dalla tempesta di questo mondo al riparo sicuro e quieto del
porto.
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رسائل 593 من 1110 في الفقرة |
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Martedì 2 Agosto 2011
Martedì della XVIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Commento al vangelo di Giovanni, n° 34
« Sono ciechi e guide di ciechi »
« Io sono la luce del mondo; chi segue me non cammina nella
tenebra » (Gv 8,12)? Il Signore illumina i ciechi. Noi veniamo ora
illuminati, o fratelli, con il collirio della fede. Egli dapprima
mescolò la sua saliva con la terra per ungere colui che era nato cieco
(Gv 9, 6). Anche noi siamo nati ciechi da Adamo, e abbiamo bisogno di
essere da lui illuminati. Egli mescolò la saliva con la terra: « Il
Verbo si è fatto carne, e abitò fra noi » (Gv 1, 14).
Lo vedremo faccia a faccia. Dice l'apostolo Paolo: «Adesso conosco in
parte, adesso vedo in modo enigmatico come in uno specchio, allora
invece faccia a faccia» (1 Cor 13, 12). E l'apostolo Giovanni nella sua
epistola aggiunge: «Carissimi, già adesso noi siamo figli di Dio, ma
ancora non si è manifestato ciò che saremo; sappiamo infatti che quando
egli si manifesterà, saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è»
(1 Gv 3, 2). Che grande promessa è questa! Se lo ami, seguilo!
Io lo amo, - tu dici - ma per quale via debbo seguirlo?... Cerchi la
via? Ascolta il Signore; è la prima cosa che egli ti dice. Ti dice: « Io
sono la via »; la via per arrivare dove? « e sono la verità e la vita »
(Gv 14,8). Non ti è detto: sforzati di cercare la via per giungere alla
verità e alla vita; non ti è stato detto questo. Pigro, alzati! la via
stessa è venuta a te e ti ha scosso dal sonno; e se è riuscita a
scuoterti, « alzati e cammina! » (Mt 9,5)
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رسائل 594 من 1110 في الفقرة |
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Mercoledì 3 Agosto 2011
Mercoledì della XVIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Giuliano di Vézelay (circa 1080-circa 1160), monaco benedettino
Discorsi ; SC 192
« Donna, davvero grande è la tua fede »
« Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai
cagnolini ». La donna si impossessa di questa parola e dice : « è vero
Signore ! » Come se dicesse... « Io non chiedo niente se non una
briciola che cade dalla tavola e dalla mano del padrone generoso che «
dà il cibo ad ogni vivente » (Sal 135, 25). Hai offerto un buon pranzo
ai giudei come a dei figli ; per cui, te ne prego, non rifiutare una
briciola alla tua cagnolina cananèa ! »
Gesù le dice : « Donna, davvero grande è la tua fede ! ».
Rimprovera a Pietro la sua poca fede (Mt 14, 31) ; ammira questa donna
per la grandezza della sua. Lei ha davvero una grande fede poiché
proclama che il Verbo fatto carne è figlio di Davide, e, certa della
potenza divina, confida nel suo potere di guarire sua figlia assente, e
questo con un solo atto di volontà.
Anche tu, se la tua fede è grande, se è questa fede viva della
quale vive il giusto, e non una fede morta a cui manca l'anima, cioè la
carità, anche tu non soltanto otterrai la piena guarigione della tua
famiglia, cioè della tua anima, ma « avrai il potere di spostare i monti
» (Mt 17, 20).
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رسائل 595 من 1110 في الفقرة |
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Giovedì 4 Agosto 2011
Giovedì della XVIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Giovanni Crisostomo (c. 345-407), sacerdote ad Antiochia poi vescovo di Costantinopoli, dottore della Chiesa
Omelia su San Pietro e Sant'Elia, 1; PG 50, 727-728.
« Su questa pietra edificherò la mia Chiesa »
Pietro stava per ricevere le chiavi della Chiesa, più ancora, le
chiavi dei cieli, e stava per essergli affidato il governo di un popolo
numeroso ... Se Pietro, con la sua tendenza alla severità, fosse
rimasto senza peccato, come avrebbe potuto dar prova di misericordia per
i suoi discepoli ? Orbene, in virtù di una disposizione della grazia
divina, è caduto nel peccato cosicché dopo aver fatto l'esperienza della
propria miseria, abbia potuto mostrarsi buono verso gli altri.
Renditi conto : colui che ha ceduto al peccato, è proprio
Pietro, il capo degli Apostoli, il fondamento saldo, la roccia
indestruttibile, la guida della Chiesa, il porto imprendibile, la torre
incrollabile, lui che aveva detto a Cristo : « Anche se dovessi morire
con te, non ti rinnegherò » (Mt 26, 35) ; lui che, grazie a una divina
rivelazione aveva confessato la verità : « Tu sei il Cristo, il Figlio
del Dio vivente ».
Ora, il vangelo riferisce che, la stessa notte in cui fu
tradito..., una giovanetta disse a Pietro : « Anche tu eri con lui », e
Pietro le rispose : « Non conosco quell'uomo » (Mt 26, 69.72)... Lui, la
colonna, il baluardo, si schermisce di fronte ai sospetti di una
donna... Gesù fissò lo sguardo su di lui... Pietro capì, si ripentì
della sua colpa e si mise a piangere. Allora il Signore misericordioso
gli concesse il suo pardono.
è stato sottomesso al peccato affinché la consapevolenzza della
propria colpa e del pardono ricevuto dal Signore lo conducesse a
pardonare agli altri per amore. Compiva, in questo, una disposizione
provvidenziale conforme al modo di agire di Dio. Bisognava che Pietro,
proprio lui, a cui doveva essere affidata la Chiesa, la colonna delle
Chiese, il porto della fede, il dottore del mondo, si mostrasse debole e
peccatore. E questo avvenne perché, in verità, potesse trovare nella
sua debolezza un motivo per esercitare la sua bontà verso gli altri
uomini.
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رسائل 596 من 1110 في الفقرة |
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Venerdì 5 Agosto 2011
Venerdì della XVIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Paolino di Nola (355-431), vescovo
Lettera 38, 3-4.6 : PL 61, 359-360
« Prenda la sua croce e mi segua »
Compiendo il misterioso disegno della sua bontà, il Signore
assume la condizione di servo e consente ad umiliarsi per noi fino alla
morte di croce (Fil 2, 8). Mediante questa umiliazione visibile, attua
la nostra elevazione al cielo, che è interiore e invisibile. Guarda dove
eravamo caduti fin dal principio ; comprendilo bene, è grazie al
disegno della saggezza e della bontà di Dio che siamo stati resi alla
vita. Con Adamo eravamo caduti a causa della superbia ; per questo, ci
umiliamo in Cristo per cancellare l'antica colpa con la pratica della
virtù opposta. Abbiamo offeso il Signore con la nostra superbia,
possiamo ora piacergli mediante la nostra umiltà.
Rallegriamoci, glorifichiamoci nel Signore, che ha fatto nostri
il suo combattimento e la sua vittoria dicendo : « Abbiate fiducia ; io
ho vinto il mondo » (Gv 16, 33)... Lui che è invicibile, combatterà per
noi, e vincerà in noi. Allora il principe delle tenebre sarà buttato
fuori, perché, anche se non è scacciato dal mondo dove è ovunque, è
scacciato dal cuore dell'uomo ; la fede, quando penetra in noi, lo
respinge per fare largo a Cristo la cui presenza butta fuori il peccato
ed esilia il serpente...
Gli oratori conservino la loro eloquenza, i filosofi la loro
saggezza, i re i loro regni ; per noi, è Cristo la gloria, le ricchezze e
il regno ; la stoltezza del Vangelo è la nostra saggezza ; la debolezza
della carne è la nostra forza, e lo scandalo della croce è la nostra
gloria.
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رسائل 597 من 1110 في الفقرة |
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Domenica 7 Agosto 2011
XIX Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno A
Meditazione del giorno
Origene (circa 185-253), sacerdote e teologo
Commento al Vangelo secondo Matteo l'Évangile, 11, 6 ; PG 13, 919
« Veramente tu sei il Figlio di Dio »
Or, quando avremo trascorso tre veglie della notte
nell'oscurità delle tentazioni e avremo ben lottato, facendo del nostro
meglio, è allora che dobbiamo credere, che giunta la quarta veglia,
quando la notte è avanzata e il giorno si avvicina (Rm 13,12), verrà
verso di noi il Figlio di Dio, per conciliarci il mare camminando su di
esso. E quando vedremo apparirci il Logos saremo turbati finché non
avremo capito chiaramente che il Salvatore è venuto da noi e credendo di
vedere un fantasma ci metteremo a gridare dallo spavento; ma lui subito
ci parlerà e dirà: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». Mosso
con più fervore da questa parola, Coraggio, se tra noi si troverà mai
un Pietro, in cammino verso la perfezione ma non ancora divenuto tale,
scenderà dalla barca, come ad uscire dalla tentazione in cui veniva
agitato, e sulle prime camminerà, volendo andare da Gesù sulle acque, ma
essendo ancora uomo di poca fede e avendo ancora dei dubbi, vedrà «la
violenza del vento», ne avrà paura e comincerà ad affondare, ma questo
non gli accadrà, perché invocherà Gesù a gran voce e gli dirà: «Signore,
salvami!» Subito dopo, mentre Pietro starà ancora parlando e dicendo:
«Signore, salvami!», il Logos stenderà la mano, gli porgerà aiuto, lo
afferrerà nel momento in cui comincia ad affondare e lo biasimerà per la
poca fede e il dubbio. Tuttavia, osserva che non dice: «incredulo»,
bensì «uomo di poca fede», e che è detto: «Perché hai dubitato?» e, «pur
avendo della fede, ti sei inclinato verso il suo contrario?» E intanto
sia Gesù che Pietro saliranno sulla barca, il vento si placherà e quelli
che sono sulla barca, rendendosi conto da quali pericoli sono stati
salvati, si prostreranno dicendo : «Veramente tu sei il Figlio di Dio». E
questo lo dicono i discepoli che sono nella barca; non credo infatti
che l'abbiano detto altri discepoli.
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رسائل 598 من 1110 في الفقرة |
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Lunedì 8 Agosto 2011
Lunedì della XIX settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Paciano (? - circa 390), vescovo di Barcellona
Discorso sul battesimo, 7 ; PL 13, 1094 (trad. dal breviario)
« Liberati dal Figlio dell'Uomo che si è consegnato nelle mani degli uomini »
Tutti i popoli sono stati liberati dalla schiavitù del peccato
da Gesù Cristo, nostro Signore. E' lui, è lui che ci ha redenti,
perdonandoci, come dice l'Apostolo, tutti i nostri peccati e annullando
il documento scritto del nostro debito le cui condizioni ci erano
sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodando alla croce.
Spogliandosi della carne, ha privato della loro forza i Principati e le
Potestà, e ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al suo corteo
trionfale (cfr. Col 2, 13-15). Liberò quelli che erano legati in ceppi e
spezzò le loro catene, come David aveva profetizzato: Il Signore
solleva quelli che sono caduti, il Signore scioglie quelli che sono
legati, il Signore illumina i ciechi (cfr. Sal 145, 7-8). E ancora: «Hai
spezzato le mie catene. A te offrirò sacrifici di lode» (Sal 115,
16-17).
Siamo stati dunque sciolti dalle nostre catene
mediante il sacramento del battesimo... Siamo stati liberati nel nome e
col sangue di Cristo; non dobbiamo più quindi essere schiavi. Perciò,
carissimi, ricordiamoci che veniamo lavati una volta sola; una volta
sola veniamo liberati, e una volta sola entriamo nel regno eterno. Una
volta sola sono beati quelli a cui sono rimesse le colpe e perdonato il
peccato (cfr. Sal 31, 1). Tenete ben stretto quello che avete ricevuto,
conservatelo nella gioia; non vogliate più peccare. Conservatevi puri ed
immacolati per il giorno del Signore.
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رسائل 599 من 1110 في الفقرة |
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Martedì 9 Agosto 2011
Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) Martire, Compatrona dell'Europa, festa
Meditazione del giorno
Benedetto XVI, papa
Udienza generale, 13 agosto - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
«Gesù è anche qui in mezzo a noi»
Chi prega non perde mai la speranza, anche quando venisse a
trovarsi in situazioni difficili e persino umanamente disperate. Questo
ci insegna la Sacra Scrittura e questo testimonia la storia della
Chiesa. Quanti esempi, in effetti, potremmo recare di situazioni in cui è
stata proprio la preghiera a sostenere il cammino dei santi e del
popolo cristiano! Tra le testimonianze della nostra epoca vorrei citare
quella di due santi la cui memoria facciamo in questi giorni: Teresa
Benedetta della Croce, Edith Stein, la cui festa abbiamo celebrato il 9
di agosto, e Massimiliano Maria Kolbe che ricorderemo domani, 14 agosto,
vigilia della solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria.
Entrambi hanno concluso con il martirio la loro vicenda terrena nel
lager di Auschwitz. Apparentemente le loro esistenze potrebbero essere
ritenute una sconfitta, ma proprio nel loro martirio risplende il
fulgore dell'Amore che vince le tenebre dell'egoismo e dell'odio. A san
Massimiliano Kolbe vengono attribuite le seguenti parole che egli
avrebbe pronunciato nel pieno furore della persecuzione nazista: «L'odio
non è una forza creativa: lo è solo l'amore»...
Edith Stein, il 6 agosto dell'anno successivo, a tre giorni
dalla sua drammatica fine, avvicinando alcune consorelle del monastero
di Echt, in Olanda, ebbe a dire loro: «Sono pronta a tutto. Gesù è anche
qui in mezzo a noi. Finora ho potuto pregare benissimo e ho detto con
tutto il cuore: «Ave, Crux, spes unica». Testimoni che riuscirono a
fuggire dall'orribile massacro raccontarono che Teresa Benedetta della
Croce, mentre vestita dell'abito carmelitano avanzava cosciente verso la
morte, si distingueva per il suo comportamento pieno di pace e per il
suo atteggiamento sereno e per il comportamento calmo e attento alle
necessità di tutti. La preghiera fu il segreto di questa Santa
compatrona d'Europa, che «anche dopo essere approdata alla verità nella
pace della vita contemplativa, dovette vivere fino in fondo il mistero
della Croce» (Beato Giovanni Paolo II, Spes aedificandi).
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Mercoledì 10 Agosto 2011
San Lorenzo, Diacono e Martire, festa
Meditazione del giorno
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorsi, 329, 1-2
« Se muore, produce molto frutto »
Le gesta gloriose dei santi martiri fanno rifiorire la Chiesa in
ogni luogo. Perciò possiamo constatare con i nostri stessi occhi quanto
sia vero ciò che abbiamo cantato : « Preziosa agli occhi del Signore è
la morte dei suoi fedeli » (Sal 115, 15). Questa morte è preziosa ai
nostri occhi e agli occhi di colui, per il cui nome venne affrontata.
Ma il prezzo versato per queste morti è stato la morte di uno
solo. Quante morti ha riscattato con la sua morte uno solo ! Se quel
solo non fosse morto, il chicco di frumento non si sarebbe moltiplicato.
Avete sentito le parole che dice all'avvicinarsi della sua passione,
cioè della nostra redenzione : « Se il chicco di grano caduto il terra
non muore, rimane solo : se invece muore, produce molto frutto » (Gv 12,
24). Sulla croce egli compì un'operazione di incalcolabile valore. Su
di essa fu fatto il versamento per il nostro riscatto. La lancia del
soldato gli aprì il costato e da quella ferita sgorgò il prezzo di tutto
il mondo.
Con esso furono comprati i fedeli e i martiri, e il loro sangue è
testimone che la loro fede era autentica. Essi restituirono ciò che era
stato speso per loro, e misero in pratica quello che dice san Giovanni :
« Come Cristo ha dato la sua vita per noi, così anche noi dobbiamo dare
la vita per i nostri fratelli » (1 Gv 3, 16). E in un altro passo
troviamo scritto : « Quando sei seduto a mangiare con un potente,
considera bene che cosa hai davanti, perché bisogna che tu prepari
altrettanto (cfr Pr 23, 1). Lauta è quella mensa dove il cibo è
costituito dallo stesso padrone della mensa. Nessuno nutre gli invitati
con la propria carne : questo lo fa solo Cristo Signore. Egli è colui
che invita, egli è il cibo e la bevanda. Compresero bene i martiri che
cosa avessero mangiato e bevuto, per rendere un tale contraccambio.
Ma come avrebbero potuto rendere questo contraccambio, se egli,
che sborsò per primo il prezzo, non avesse dato loro il mezzo per
corrisponderlo ? « Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato ?
Alzerò il calice della salvezza » (Sal 115, 12-13).
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