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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Sabato 11 Giugno 2011
San Barnaba apostolo - Memoria
Meditazione del giorno
Concilio Vaticano II
Messaggio ai giovani - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
« Predicate che il regno dei cieli è vicino »
è a voi, giovani e fanciulle del mondo intero, che il Concilio
vuole rivolgere il suo ultimo messaggio. Perché siete voi che
raccoglierete la fiaccola dalle mani dei vostri padri e vivrete nel
mondo nel momento delle più gigantesche trasformazioni della sua storia.
Siete voi che, raccogliendo il meglio dell'esempio e dell'insegnamento
dei vostri genitori e dei vostri maestri, formerete la società di
domani: voi vi salverete o perirete con essa.
La Chiesa,
durante quattro anni, ha lavorato per ringiovanire il proprio volto, per
meglio corrispondere al disegno del proprio Fondatore, il grande
Vivente, il Cristo eternamente giovane. E al termine di questa imponente
«revisione di vita»; essa si volge a voi: è per voi giovani, per voi
soprattutto, che essa con il suo Concilio ha acceso una luce, quella che
rischiara l'avvenire, il vostro avvenire.
La Chiesa è
desiderosa che la società che voi vi accingete a costruire rispetti la
dignità, la libertà, il diritto delle persone: e queste persone siete
voi. Essa è ansiosa di poter espandere anche in questa nuova società i
suoi tesori sempre antichi e sempre nuovi: la fede, che le vostre anime
possano attingere liberamente nella sua benefica chiarezza. Essa ha
fiducia che voi troverete una tale forza ed una tale gioia che voi non
sarete tentati, come taluni i dei vostri predecessori, di cedere alla
seduzione di filosofie dell'egoismo e del piacere, o a quelle della
disperazione e del nichilismo; e che di fronte all'ateismo, fenomeno di
stanchezza e di vecchiaia, voi saprete affermare la vostra fede nella
vita e in quanto dà un senso alla vita: la certezza della esistenza di
un Dio giusto e buono.
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Domenica 12 Giugno 2011
Domenica di Pentecoste - Anno A
Meditazione del giorno
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorso 271 (Nuova Biblioteca Agostiniana)
"Li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio"
Fratelli, è spuntato a noi gradito il giorno nel quale la santa
Chiesa risplende gioiosamente nei visi dei fedeli e brilla nei loro
cuori. Celebriamo infatti questo giorno nel quale il Signore Gesù
Cristo, glorificato con la sua ascesa al cielo dopo la risurrezione,
inviò lo Spirito Santo...
Quel vento mondava i cuori dalla paglia carnale; quel fuoco
bruciava il fieno dell'antica concupiscenza; quelle lingue nelle quali
si esprimevano coloro che erano stati riempiti dallo Spirito Santo
preannunziavano la Chiesa che sarebbe stata presente nelle lingue di
tutti i popoli. Come infatti dopo il diluvio i superbi ed empi uomini
edificarono una torre elevata contro il Signore, per cui il genere umano
meritò di essere diviso in diversi ceppi linguistici, cosicché ogni
popolo parlava la propria lingua senza essere compreso dagli altri (Gen
11). Così l'umile pietà dei fedeli riportò all'unità della Chiesa la
diversità di quelle lingue; perché ciò che la discordia aveva disperso
venisse raccolto dalla carità e le membra sparpagliate del genere umano,
come le membra di un unico corpo, venissero riunite, ben compaginate,
all'unico capo, Cristo, e si fondessero col fuoco dell'amore in un unico
corpo santo...
Fratelli miei, membra del corpo di Cristo, germogli di unità,
figli di pace, trascorrete nella gioia questo giorno, celebratelo senza
timori. Si realizza infatti in voi quanto in quei giorni, quando scese
lo Spirito Santo, veniva preannunziato. Perché come allora chi riceveva
lo Spirito Santo, pur essendo un'unica medesima persona, parlava in
tutte le lingue, così anche ora in mezzo a tutti i popoli è l'unità
stessa che parla in tutte le lingue: e voi, costituiti in questa unità,
possedete lo Spirito Santo, voi che con nessuna scissione dissentite da
questa Chiesa di Cristo che parla in tutte le lingue.
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Lunedì 13 Giugno 2011
Lunedì della XI settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Concilio Vaticano II
Messaggio ai giovani - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
« Io vi dico di non opporvi al malvagio »
è a nome di questo Dio e del suo Figlio Gesù che noi vi
esortiamo ad ampliare i vostri cuori secondo le dimensioni del mondo, ad
intendere l'appello dei vostri fratelli, ed a mettere arditamente le
vostre giovani energie al loro servizio. Lottate contro ogni egoismo.
Rifiutate, di dar libero corso agli istinti della violenza e dell'odio,
che generano le guerre e il loro triste corteo di miserie. Siate:
generosi, puri, rispettosi, sinceri. E costruite nell'entusiasmo un
mondo migliore di quello attuale!
La Chiesa vi guarda con
fiducia e con amore. Ricca di un lungo passato sempre in essa vivente, e
camminando verso la perfezione umana nel tempo e verso i destini ultimi
della storia e della vita, essa è la vera giovinezza del mondo. Essa
possiede ciò che fa la forza o la bellezza dei giovani: la capacità di
rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritorno, di rinnovarsi e
di ripartire per nuove conquiste. Guardatela, e voi ritroverete in essa
il volto di Cristo, il vero eroe, umile e saggio, il profeta della
verità e dell'amore, il compagno e l'amico dei giovani. Ed è appunto in
nome di Cristo che noi vi salutiamo, che noi vi esortiamo, che noi vi
benediciamo.
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Martedì 14 Giugno 2011
Martedì della XI settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Sant'Ilario di Poitiers (circa 315-367), vescovo, dottore della Chiesa
Su Matteo, IV, 27 ; SC 254, 149
« Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste »
«Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il
tuo nemico...» La legge infatti, esigeva l'amore per il prossimo e
lasciava la libertà di odiare il nemico. La fede prescrive di amare i
nemici. Con il sentimento universale della carità, essa spezza i moti di
violenza che sono nel cuore dell'uomo, non soltanto impedendo all'ira
di vendicarsi, ma anche placandola fino al punto di farci amare colui
che ha torto. Amare coloro che vi amano spetta ai pagani, e tutti hanno
affetto per coloro che gliene manifestano. Cristo ci chiama dunque a
vivere in quanto figli di Dio e ad imitare Colui che, con la venuta del
suo Cristo, concede ai buoni come ai colpevoli il sole e la pioggia, nei
sacramenti del battesimo e dello Spirito. Così ci forma alla vita
perfetta con il legame della bontà verso tutti, chiamandoci ad imitare
il Padre nel cielo che è perfetto.
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Mercoledì 15 Giugno 2011
Mercoledì della XI settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Spiegazione del Discorso dalla montagna, 3,11 (Nuova Biblioteca Agostiniana)
« Prega il Padre tuo nel segreto »
« Quando pregate, dice Gesù, entrate nella vostra camera da
letto ». Evidentemente la camera è il cuore stesso che viene anche
indicato in un salmo, in cui si dice: « Di quel che dite nel vostro
cuore pentitevi anche sul vostro letto » (Sal 4, 5). « E chiudendo la
porta, continua Gesù, pregate il Padre vostro nel segreto ». è troppo
poco entrare nelle camere da letto, se la porta è aperta agli sfacciati,
perché attraverso la porta le cose esterne irrompono dentro a frotte e
disturbano la nostra interiorità. Ho detto che sono fuori tutte le cose
poste nel tempo e nello spazio, le quali attraverso la porta, cioè
attraverso il senso esteriore, s'introducono nei nostri pensieri e con
la confusione delle varie immaginazioni ci disturbano mentre preghiamo.
Si deve quindi chiudere la porta, cioè opporsi al senso esteriore,
affinché la preghiera proveniente dallo spirito si levi al Padre perché
essa avviene nel profondo del cuore, quando si prega il Padre nel
segreto.
« E il Padre vostro che vede nel segreto vi ricompenserà ». E
l'argomento doveva aver termine con una simile conclusione. Difatti con
esso non ci esorta a pregare ma a come dobbiamo pregare; e
precedentemente non affinché facciamo l'elemosina, ma con quale
intenzione dobbiamo farla. Difatti ingiunge di purificare il cuore e lo
purifica soltanto il solo e schietto anelito alla vita eterna in un
unico e puro amore della sapienza.
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Giovedì 16 Giugno 2011
Giovedì della XI settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Francesco d'Assisi (1182-1226), fondatore dei Fratelli minori
Parafrasi del "Padre Nostro"
Dacci oggi il pane della vita
« Il nostro pane quotidiano », il tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, dà a noi oggi : in memoria, comprensione e reverenza dell'amore che egli ebbe per noi e di tutto quello che per noi disse, fece e patì.
« E rimetti a noi i nostri debiti » per la tua ineffabile misericordia, per la potenza della passione del tuo Figlio diletto e per i meriti e l'intercessione della beatissima Vergine e di tutti i tuoi eletti.
« Come noi li rimettiamo ai nostri debitori » : E quello che non sappiamo pienamente perdonare, tu, Signore, fa' che pienamente perdoniamo, sì che, per amor tuo, amiamo veramente i nemici e devotamente intercediamo presso di te, non rendendo a nessuno male per male e impegnandoci in te ad essere di giovamento a tutti.
« E non ci indurre in tentazione », nascosta o manifesta, improvvisa o insistente.
« Ma liberaci dal male » passato, presente e futuro. Amen !
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Venerdì 17 Giugno 2011
Venerdì della XI settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Concilio Vaticano II
Messaggio ai governanti - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
« Non accumulatevi tesori sulla terra »
Noi, i Padri del XXI Concilio ecumenico della Chiesa Cattolica,
sul punto di dividerci dopo quattro anni di preghiere e di lavori, nella
piena coscienza della nostra missione verso l'umanità ci rivolgiamo con
deferenza e con fiducia a coloro che tengono nelle loro mani il destino
degli uomini su questa terra, a tutti i depositari del potere
temporale.
Lo proclamiamo altamente: noi rendiamo onore
alla vostra autorità e alla vostra sovranità; noi rispettiamo la vostra
funzione; noi riconosciamo le vostre giuste leggi; noi stimiamo quelli
che le fanno e quelli che le applicano. Abbiamo però una parola
sacrosanta da dirvi, ed eccola: Dio solo è grande. Dio solo è il
principio e la fine. Dio solo è la sorgente della vostra autorità e il
fondamento delle vostre leggi.
Tocca a voi essere sulla
terra i promotori dell'ordine e della pace tra gli uomini. Ma non lo
dimenticate: è Dio, il Dio vivo e vero, che è il Padre degli uomini. Ed è
il Cristo, suo Figlio eterno, che è venuto a dircelo e ad insegnarci
che noi siamo tutti fratelli. è lui il grande artefice dell'ordine e
della pace sulla terra, perché è lui che guida la storia umana e che
solo può indurre i cuori a rinunciare alle passioni perverse che
generano la guerra e il dolore. è lui che benedice il pane dell'umanità,
che santifica il suo lavoro e la sua sofferenza, che le dona gioie che
voi non potete darle, e la conforta nei dolori che voi non potete
consolare. Nella vostra città terrestre e temporale egli costruisce
misteriosamente la sua città spirituale ed eterna, la sua Chiesa.
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Sabato 18 Giugno 2011
Sabato della XI settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Giovanni Crisostomo (c. 345-407), sacerdote ad Antiochia poi vescovo di Costantinopoli, dottore della Chiesa
Omelia sul Vangelo di San Matteo, 1 ; PG 57, 294-296
« Non potete servire a Dio e a Mammona »
Vedete quali vantaggi Gesù Cristo ci promette e quanto i suoi
precetti ci sono utili, poiché ci liberano da mali così grandi. Il male
che vi causano le ricchezze, dice, non è soltanto fornire arme ai ladri
contro di voi e riempire la vostra mente di spesse tenebre. La grande
piaga che fanno è staccarvi dalla beata servitù di Gesù Cristo per
rendervi schiavi di un metallo insensibile e inanimato.
« Non potete servire a Dio e al Denaro ». Tremiamo, fratelli, al
pensiero che costringiamo Gesù Cristo a parlarci del denaro come di una
divinità opposta a Dio ! Però, direte voi, gli antichi patriarchi non
hanno forse trovato il modo di servire insieme a Dio e al denaro ?
Niente affatto. Ma come Abramo, come Giobbe hanno emanato tanto
splendore per la loro magnificenza ? Vi rispondo che non bisogna
considerare qui coloro che hanno posseduto ricchezze, bensì coloro che
sono stati posseduti da esse. Giobbe era ricco ; si serviva del denaro,
però non serviva al denaro, ne era il padrone e non l'adoratore.
Considerava il suo bene, come se fosse stato altro, si riteneva come suo
dispensatore e non come suo proprietario. Ecco perché non si
afflisse quando lo perse.
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Domenica 19 Giugno 2011
Santissima Trinità, solennità
Meditazione del giorno
Sant'Efrem Siro (circa 306-373), diacono in Siria, dottore della Chiesa
Inno sulla Trinità
« Un unico Dio, un unico Signore, nella trinità delle persone e nell'unità della natura » (Prefazio)
Ritornello : Sia benedetto colui che ti manda !
Prendi come simboli il sole per il Padre, per il Figlio, la luce, e per lo Spirito Santo, il calore.
Pur essendo un solo essere, una trinità percepiamo in lui. Afferrare l'inesplicabile, chi può farlo?
Questo unico essere è molteplice: uno è formato di tre e tre formano uno solo, grande mistero e palese meraviglia!
Il sole è distinto dai suoi raggi pur essendogli unito; anche il suo raggio è pure sole.
Eppure nessuno parla di due soli, pur essendo il raggio quaggiù anch'esso sole.
Neanche diciamo che ci siano due Dei. Dio, è il nostro Signore, anch'Egli al di sopra del creato.
Chi può mostrare come e dove son uniti il raggio del sole e il suo calore, pur essendo liberi?
Non sono né separati né confusi, uniti, benché distinti, liberi, benché attaccati, o meraviglia!
Chi può, scrutandoli, avere presa su di essi? Eppure non sono forse apparentemente semplicissimi, così facili da comprendere?
Mentre il sole dimora lassù, il suo chiarore, il suo ardore sono per coloro di quaggiù, un simbolo evidente.
Sì, i suoi raggi sono scesi sulla terra e dimorano nei nostri occhi come se rivestissero la nostra carne.
Quando si chiudono gli occhi quando viene il sonno, come morti, egli lascia coloro che verrano poi svegliati.
E come la luce entra nell'occhio, nessuno può capirlo. Così, il nostro Signore nel seno...
Così, il nostro Salvatore rivestì un corpo in tutta la sua debolezza, per venire a santificare l'universo.
Ma quando il raggio risale verso la sua sorgente, non è mai stato separato da colui che lo genera.
Lascia il suo calore per coloro che sono quaggiù come il Nostro Signore ha lasciato lo Spirito Santo ai discepoli.
Guarda queste immagini nel mondo creato e non dubitare riguardo alle Tre Persone, altrimenti ti perderai!
Ciò che era oscuro, l'ho reso chiaro: come le Tre Persone fanno una sola cosa, trinità che fanno una sola essenza.
Ritornello : Sia benedetto colui che ti manda !
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Lunedì 20 Giugno 2011
Lunedì della XII settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
A Simple Path
« Non giudicate, per non essere giudicati »
L'amore non è più amore se non è condiviso. Deve essere tradotto
nei fatti. Dovete amare senza aspettare nulla in cambio, agire solo per
amore e non per un qualsiasi vantaggio che potreste trarne. Se sperate
in qualche cosa in cambio, non amate veramente, poiché l'amore vero ama
senza condizione, senza secondi fini.
Se sorge una necessità nuova, Dio vi guiderà, come ha guidato
coloro che servono i malati del AIDS. Non giudichiamo questi malati, li
curiamo senza domandarci cosa sia successo loro, né come si sono
ammalati. Credo che Dio ci trasmetta un messaggio insistente riguardo
all'AIDS : vuole che non vediamo in questa malattia altro che
l'occasione di manifestare il nostro amore. I malati di AIDS forse hanno
svegliato un amore pieno di tenerezza in molte persone che l'avevano
scacciato fuori dalla loro vita.
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Martedì 21 Giugno 2011
Martedì della XII settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Benedetto (480-547), monaco
Regola, Prologo
« Entrate per la porta stretta »
Quando il Signore cerca il suo operaio tra la folla, insiste
dicendo: "Chi è l'uomo che vuole la vita e arde dal desiderio di vedere
giorni felici?" (Sal 33,13). Se a queste parole tu risponderai: "Io!",
Dio replicherà: "Se vuoi avere la vita, quella vera ed eterna, guarda la
tua lingua dal male e le tue labbra dalla menzogna. Allontanati
dall'iniquità, opera il bene, cerca la pace e seguila" (Sal 33,
14-15)... Fratelli carissimi, che può esserci di più dolce per noi di
questa voce del Signore che ci chiama? Guardate come nella sua
misericordiosa bontà ci indica la via della vita! Armati dunque di fede
(Ef 6,14) e di opere buone, sotto la guida del Vangelo, incamminiamoci
per le sue vie in modo da meritare la visione di lui, che ci ha chiamati
nel suo Regno (1 Tes 2,12). Se, però, vogliamo trovare dimora sotto la
sua tenda, ossia nel suo Regno, ricordiamoci che è impossibile arrivarci
senza correre verso la meta, operando il bene. Ma interroghiamo il
Signore, dicendogli con le parole del profeta: "Signore, chi abiterà
nella tua tenda e chi dimorerà sul tuo monte santo?" (Sal 14,1). E dopo
questa domanda, fratelli, ascoltiamo la risposta con cui il Signore ci
indica la via che porta a quella tenda...
Bisogna dunque istituire una scuola del servizio del Signore
nella quale ci auguriamo di non prescrivere nulla di duro o di gravoso;
ma se, per la correzione dei difetti o per il mantenimento della carità,
dovrà introdursi una certa austerità, suggerita da motivi di giustizia,
non ti far prendere dallo scoraggiamento al punto di abbandonare la via
della salvezza, che in principio è necessariamente stretta e ripida.
Mentre invece, man mano che si avanza nella vita monastica e nella fede,
si corre per la via dei precetti divini (Sal 118,32) col cuore dilatato
dall'indicibile sovranità dell'amore. Così, non allontanandoci mai
dagli insegnamenti di Dio e perseverando fino alla morte nel monastero
in una fedele adesione alla sua dottrina, partecipiamo con la nostra
sofferenza ai patimenti di Cristo (1 Pt 4,13) per meritare di essere
associati al suo regno.
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Mercoledì 22 Giugno 2011
Mercoledì della XII settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Vincenzo de' Paoli (1581-1660), sacerdote, fondatore di comunità religiose
Colloqui spirituali ai Missionari, éd. 1960, p. 905-907
Portare frutto
Amiamo Dio, fratelli miei, amiamo Dio, che sia però a spese
delle nostre braccia, che sia con il sudore dei nostri visi. Perché
spessissimo, tanti atti di amore di Dio, di compiacenza, di benevolenza e
altri simili affetti e pratiche di un cuore tenero, anche se buonissimi
e molto desiderabili sono per lo meno molto sospetti se non si viene
alla pratica dell'amore effettivo. « In questo, dice nostro Signore, è
glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto » (Gv 15,8).
E a questo dobbiamo stare molto attenti; perché sono parecchi,
per quanto ben composto sia il loro esteriore, e riempito di grandi
sentimenti per Dio il loro interiore, a fermarsi qui. E quando vengono
ai fatti e si trovano in occasioni di agire, vengono meno. Vanno fieri
della loro immaginazione infervorata ; se accontentano dei dolci
colloqui che hanno con Dio nell'orazione ; anzi ne parlano come angeli.
Però, alla fine, se si tratta di lavorare per Dio, di soffrire, di
mortificarsi, d'istruire i poveri, di andare a cercare la pecora
smarrita, d'amare che manchi loro qualche cosa, di consentire alle
malattie o a qualunque altra disgrazia, purtroppo ! non c'è più nessuno,
il loro corragio vien meno. No, non ci inganniamo. Tutto il nostro
compito consiste nel passare dalle parole ai fatti.
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Giovedì 23 Giugno 2011
Giovedì della XII settimana delle ferie delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorso 179, 8-9 ; PL 38, 970-971 (Nuova Biblioteca Agostiniana)
Ascoltare e mettere in pratica
Non ingannate voi stessi, fratelli miei, che pure siete venuti
con desiderio ad ascoltare la parola ; se non mettete in pratica ciò che
avete ascoltato, smentite voi stessi. Considerate che, se è attraente
l'ascoltare, quanto più il realizzare. Se non ascolti, se trascuri di
ascoltare, non edifichi nulla. Se ascolti e non metti in pratica, metti
mano ad una rovina... Ascoltare e mettere in pratica equivale ad
edificare sulla roccia. L'ascolto stesso è appunto un edificare.
« Chi invece – dice il Signore - ascolta queste mie parole e non
le mette in pratica lo rassomiglierò ad un uomo stolto che edifica ».
Anche costui edifica. Che cosa edifica? Questo: Edifica la propria casa;
ma per il fatto che non mette in pratica ciò che ascolta, pur
ascoltando edifica sulla sabbia.
« Quale necessità ho di ascoltare ciò che non intendo fare ?
dice allora qualcuno. Ascoltando infatti e non mettendo in pratica, io
metterò mano ad una rovina. Non è più sicuro non ascoltare affatto ? »
In realtà, nella similitudine da lui proposta, il Signore non volle
toccare questo caso, ma lo diede ad intendere. Infatti, in questa vita
non hanno tregua la pioggia, i venti, i fiumi. Non edifichi sulla
roccia, per non farti precipitare, se vi si abbattono ? Non edifichi
sulla sabbia nell'intento che, venendo, non mandino in rovina la casa ?
In conseguenza, resterai così, senza il riparo di alcun tetto se nulla
ascolti...
Considera dunque quale parte vai a scegliere. Non ascoltando,
non sarai sicuro, come credi; privo di ogni riparo è di necessità che tu
sia sepolto, asportato, sommerso.
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Venerdì 24 Giugno 2011
Natività di San Giovanni Battista, solennità
Meditazione del giorno
La Liturgia siriana
Inno attribuito a Sant'Efrem Siro (circa 306-373), diacono in Siria, dottore della Chiesa
« Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni...Egli
venne come testimone per rendere testimonianza alla luce » (Gv 1, 6-7)
Riconosciamo te, Giovanni, come il nuovo Mosè, perché hai visto
Dio, non più in figura, bensì faccia a faccia. Guardiamo te come il
nuovo Giosuè: non hai attraversato il Giordano da una sponda all'altra
ma, con l'acqua del Giordano, hai fatto attraversare gli uomini da un
mondo all'altro... Sei tu il nuovo Samuele che non hai dato l'unzione a
Davide, ma hai battezzato il Figlio di Davide. Sei tu il nuovo Davide,
che non sei stato perseguitato dal cattivo re Saul, bensì sei stato
ucciso da Erode. Sei tu il nuovo Elia, nutrito nel deserto non di pane
da un corvo, ma di locuste e di miele da Dio. Sei tu il nuovo Isaia che
non hai detto: «Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio» (Is
7,14), bensì hai proclamato davanti a tutti: «Ecco che lei ha partorito
l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo» (Gv 1,29)...
Beato tu, Giovanni, eletto da Dio, che hai posto la mano sul tuo
Maestro, che hai preso per mano la fiamma il cui chiarore fa tremare
gli angeli! Stella del mattino, hai mostrato al mondo il Mattino vero;
alba gioiosa, hai manifestato il giorno di gloria; lampada scintillante,
hai mostrato la Luce senza pari! Messaggero della grande
riconciliazione del Padre, l'arcangelo Gabriele è stato mandato davanti a
te per annunciare a Zaccaria la tua nascita, come un frutto oltre ogni
sua attesa... Tu, il più grande fra i nati di donna (Mt 11,11), vieni
incontro all'Emmanuele, a colui che supera ogni creatura; primogenito di
Elisabetta, precedi il Primogenito di tutta la creazione!
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Sabato 25 Giugno 2011
Sabato della XII settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Concilio Vaticano II
Messaggio ai poveri, ai malati e a tutti coloro che soffrono - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
« Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie. »
Per voi tutti, fratelli provati, visitati dalla sofferenza dai
mille volti, il Concilio ha un messaggio tutto speciale. Sente fissi su
di sé i vostri occhi imploranti, luccicanti di febbre o accasciati dalla
stanchezza, sguardi imploranti, che cercano invano il perché della
sofferenza umana e che domandano ansiosamente quando e da dove verrà il
conforto. Fratelli carissimi, noi sentiamo profondamente risuonare nei
nostri cuori di padri e di pastori i vostri gemiti e i vostri lamenti. E
la nostra pena si accresce al pensiero che non è in nostro potere
procurarvi la salute corporale, né la diminuzione dei vostri dolori
fisici, che medici, infermieri e tutti quelli che si consacrano ai
malati si sforzano di alleviare come meglio possono.
Abbiamo
però qualche cosa di più profondo e di più prezioso da darvi: la sola
verità capace di rispondere al mistero della sofferenza e di arrecarvi
un sollievo senza illusioni: la fede e l'unione all'Uomo dei dolori, al
Cristo, Figlio di Dio, messo in croce per i nostri peccati e per la
nostra salvezza. Il Cristo non ha soppresso la sofferenza; non ha
neppure voluto svelarcene interamente il mistero: l'ha presa su di sé, e
questo basta perché ne comprendiamo tutto il valore.
O
voi tutti che sentite più gravemente il peso della croce, voi che siete
poveri e abbandonati, voi che piangete, voi che siete perseguitati per
la giustizia, voi di cui si tace, voi sconosciuti del dolore, riprendete
coraggio: voi siete i preferiti del regno di Dio, il regno della
speranza, della felicità e della vita; siete i fratelli del Cristo
sofferente; e con lui, se lo volete, voi salvate il mondo! Ecco la
scienza cristiana della sofferenza, la sola che doni la pace. Sappiate
che non siete soli, né separati, né abbandonati, né inutili: siete i
chiamati da Cristo, la sua immagine vivente e trasparente.
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