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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Venerdì 27 Maggio 2011
Venerdì della I settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Silvano (1886-1938), monaco ortodosso
Scritti (Sofronio)
« Come io vi ho amati »
Perché mai l'uomo soffre sulla terra? Perché sopporta delle
fatiche e subisce dei mali? Soffriamo perché non abbiamo umiltà. In
un'anima umile vive lo Spirito Santo, ed egli dà la libertà, la pace,
l'amore e la felicità.
Soffriamo perché non amiamo il nostro fratello. Il Signore ha
detto: «Amatevi gli uni gli altri e sarete miei discepoli» (cfr Gv
13,35). Quando amiamo il nostro fratello, l'amore di Dio viene a noi.
L'amore di Dio è pieno di una grande mitezza; è un dono dello Spirito
Santo e non si può conoscere in pienezza se non grazie allo Spirito
Santo. Esiste anche un amore moderato, quello che l'uomo ottiene quando
si sforza di compiere i comandamenti di Cristo e teme di offendere Dio; e
anche questo è bene. Occorre sforzarci ogni giorno di fare il bene, e
con tutte le forze, di imparare l'umiltà di Cristo.
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Sabato 28 Maggio 2011
Sabato della V settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Origene (circa 185-253), sacerdote e teologo
Esortazione al martirio, 41-42
« Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me »
Se «dalla morte siamo passati alla vita» (Gv 5,24), in quanto
dal paganesimo siamo venuti alla fede, non meravigliamoci se il mondo
ci odia. Perché nessuno che non sia passato dalla morte alla vita, ma
sia rimasto nella morte, può amare quanti hanno abbandonato la tenebrosa
dimora della morte per entrare nella dimora «fatta di pietre vive» (1
Pt 2,5), da cui irradia la luce della vita...
è ormai tempo, o cristiano, di glorificarci. Dice infatti
l'Apostolo: «Noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che
la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la
virtù provata la speranza; la speranza poi non delude. Purché l'amore di
Dio ricolmi i nostri cuori mediante lo Spirito Santo» (Rm 5, 3-5)...
«Come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così per mezzo
di Cristo abbonda anche la nostra consolazione» (2 Cor 1,5). Prendiamo
con entusiasmo su di noi le sofferenze di Cristo e alle nostre
sofferenze corrisponderanno le consolazioni che cerchiamo, quelle di cui
godranno tutti coloro che piangono (Mt 5,5)... Coloro che condividono
le sofferenze, nella misura in cui partecipano alle sofferenze di Cristo
ne condivideranno anche la consolazione. Lo sappiamo da chi ci
assicurò: «Come siete partecipi delle sofferenze, così lo siete anche
della consolazione» (2 Cor 1,7).
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Domenica 29 Maggio 2011
VI Domenica di Pasqua - Anno A
Meditazione del giorno
Sant'Ilario di Poitiers (circa 315-367), vescovo, dottore della Chiesa
Trattato sulla Trinità, 2, 31-35
« Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre: lo Spirito di verità »
Dio è Spirito» dice il Signore alla Samaritana...; poiché Dio è
invisibile, incomprensibile e infinito, non va adorato su un monte o in
un tempio (Gv 4,21-24). «Dio è spirito», e uno spirito non può essere
circoscritto, né trattenuto; per la potenza della sua natura, è dovunque
e non è assente da alcun luogo; con tutto se stesso sovrabbonda in
ogni cosa. Per questo occorre adorare nello Spirito Santo Dio che è
spirito... Non dice altra cosa l'apostolo Paolo quando scrive: «Il
Signore è lo spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è la libertà»
(2 Cor 3,17)... Cessino dunque le argomentazioni di coloro che rifiutano
lo Spirito. Lo Spirito Santo è uno, diffuso dappertutto, è lui che ha
illuminato tutti i patriarchi, i profeti e l'intero coro di tutti coloro
che hanno partecipato alla redazione della Legge. Egli ha ispirato
Giovanni il Battista fin dal grembo di sua madre; è stato effuso infine
sugli apostoli e su tutti i credenti affinché conoscessero la verità
rivelata loro per grazia.
Ascoltiamo dalle parole dello stesso Signore quale sia il suo
compito nei nostri confronti. Dice: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma
per il momento non siete capaci di portarne il peso. è bene per voi che
io me ne vada; se me ne vado vi manderò il Consolatore... lo Spirito di
verità che vi guiderà alla verità tutta intera» (Gv 16, 7-13)... In
queste parole vengono formulati sia la volontà del donatore, come pure
la natura e il modo stesso del dono. Siccome la nostra limitatezza non
ci permette di intendere né il Padre, né il Figlio, il dono dello
Spirito Santo stabilisce un certo contatto tra noi e Dio, e così
illumina la nostra fede nella difficoltà relative all'incarnazione di
Dio...
Il dono, che è Cristo, è dato interamente a tutti. Resta ovunque
a nosta disposizione e ci è concesso nella misura in cui vorremo
accoglierlo. Dimorerà in noi sino alla fine del mondo, è il conforto
della nostra attesa, è il pegno della speranza nella futura
realizzazione dei suoi doni, è la luce delle nostre menti, lo splendore
delle nostre anime.
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Lunedì 30 Maggio 2011
Lunedì della VI settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, compatrona d'Europa
Poesia, Pentecoste 1937
« Il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità »
Chi sei, dolce luce ? … Sei forse il raggio che scaturisce come il lampo dall'alto trono del Giudice eterno, penetrando come il ladro nella notte dell'anima che misconosceva se stessa (Lc 12, 39) ? Misericordioso, eppure inesorabile, penetri fino alla sua profondità nascosta. L'anima è spaventata da ciò che vede di se stessa e sta in un sacro timore davanti al principio di ogni sapienza che viene dall'alto e ci ancòra saldamente in alto, davanti al tuo operare che nuovamente ci ricrea, Spirito Santo, raggio che nulla può fermare !
Sei forse la pienezza di spirito e di potenza che permette all'Agnello di sciogliere i sigilli del decreto eterno di Dio (Ap 5, 7) ? Sul tuo ordine i messaggeri del giudizio cavalcano per il mondo e separano, con il taglio della spada, il Regno della luce dal regno della notte (Ap 6, 2). nuovo sarà il cielo e la terra nuova (Ap 21,1) e tutto ritroverà il suo giusto posto, sotto il tuo soffio leggero : Santo Spirito, potenza vittoriosa !
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Martedì 31 Maggio 2011
Visitazione della beata Vergine Maria, festa
Meditazione del giorno
San Francesco di Sales (1567-1622), vescovo di Ginevra, dottore della Chiesa
« Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente »
è caratteristico dello Spirito Santo, quando colpisce un cuore,
cacciarne ogni tiepidezza. Egli ama la prontezza, ed è nemico degli
indugi, dei ritardi nell'adempiere la volontà di Dio... « Maria partì in
fretta » ...
Quante grazie si riversarono sulla casa di Zaccaria, quando
Maria vi entrò ! Se Abramo ricevette tante grazie per aver ospitato tre
angeli nella sua casa, quante benedizioni inondarono la casa di Zaccaria
nella quale entrò l'angelo del superno consiglio, l'arca vera
dell'alleanza, il divino profeta, Nostro Signore portato nel seno di
Maria ! Tutta la casa fu piena di gioia : il bambino sussultò, il padre
riebbe la vista, la madre fu piena dello Spirito Santo e ricevette il
dono di profezia. Vedendo la Madonna entrare nella sua casa, esclamò :
« A che debbo che la madre del mio Signore venga a me ? »... E Maria,
udito quello che sua cugina diceva a sua lode, umiliò se stessa e rese
gloria a Dio per tutto. Confessando che la sua felicità procedeva dal
fatto che Dio « aveva guardato l'umiltà della sua serva », intonò il suo
bel e mirabile cantico del Magnificat.
Quanto, anche noi, dobbiamo essere pieni di gioia, quando quel
divino Salvatore ci visita nel Santissimo e nelle grazie interiori, le
parole che dice ogni giorno nel nostro cuore !
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Mercoledì 1° Giugno 2011
Mercoledì della VI settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Beato John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo
PPS IV n° 17 del 17/05/1837
« Lo Spirito di verità prenderà del mio e ve l'annunzierà »
Come il Paraclito, il nuovo Consolatore, essendo una sola cosa
con il Figlio, essendo lo Spirito che procede dal Figlio, avrebbe potuto
fare altro che manifestare il Figlio al mondo, mentre manifestava se
stesso ? Come avrebbe potuto fare altro che spargere una luce nuova su
colui la cui morte sulla croce apriva allo Spirito Santo un accesso nel
cuore dell'uomo ? Perciò, benché la partenza del Figlio sia utile alla
venuta del Consolatore (Gv 16, 7), non dobbiamo mai, in presenza del
Consolatore, perdere di vista il Figlio. Cristo stesso non ha forse
detto ai suoi discepoli : « Egli mi glorificherà » ?
In qual modo lo Spirito rende gloria al Figlio di Dio ? Rivela
che colui che si faceva chiamare Figlio dell'uomo è il Figlio unico di
Dio. Certo, il Nostro Salvatore aveva proprio dichiarato quanto
conveniva a noi, ma gli apostoli non lo avevano capito. Anche mentre,
per l'opera segreta della grazia, confessavano la loro fede con
convinzione, non capivano ancora tutto ciò che pur affermavano... Il
Salvatore non aveva forse cura di velare il suo segreto ? Non sembra
forse aver voluto che questo segreto fosse svelato non all'istante, ma a
posteriori ? Come se le parole divine dovessero aspettare ancora a
lungo per ricevere la loro interpretazione divina.
è proprio questo che egli serbava per l'ora della venuta di
colui che doveva mandare. Sarebbe lo Spirito a mettere in piena luce la
sua persona e le sue parole... Perciò, soltanto dopo la Risurrezione di
Cristo, anzi dopo la sua Ascensione, quando lo Spirito Santo è sceso su
di loro, gli apostoli hanno finalmente capito chi era stato con loro.
San Giovanni scrive : « Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi
discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla
Scrittura e alla parola detta da Gesù » (Gv 2, 22).
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Giovedì 2 Giugno 2011
Giovedì della VI settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorsi sul vangelo di Giovanni, n° 101
« Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà »
Il Signore ha detto : «Ancora un poco e non mi vedrete più, e un
altro poco e mi vedrete» (Gv 16,16). E' breve infatti tutto questo
spazio in cui si svolge il tempo presente; per cui il medesimo
evangelista nella sua lettera dice: «E' l'ultima ora» (1 Gv 2, 18)...
Queste parole sono una promessa per tutta la Chiesa, così come lo sono
le altre: «Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).
Il Signore non ritarda il compimento della sua promessa: ancora un poco e
lo vedremo, lassù dove non avremo più nulla da chiedergli, più nessuna
domanda da fargli, perché non rimarrà alcun desiderio insoddisfatto,
nulla di nascosto da cercare.
Questo breve intervallo di tempo a noi sembra lungo, perché dura
ancora; allorché sarà finito, ci accorgeremo quanto sia stato breve. La
nostra gioia, quindi, non sia come quella del mondo, il quale, come
dice il Signore, «godrà»; tuttavia nel travaglio di questo desiderio,
non dobbiamo essere tristi senza gioia, ma, come dice l'apostolo Paolo,
dobbiamo essere «gioiosi nella speranza, pazienti nella tribolazione»
(Rm 12, 12). Del resto, anche la donna in travaglio, alla quale siamo
paragonati, gioisce per il bambino che attende più di quanto non sia
triste per il suo dolore presente.
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Venerdì 3 Giugno 2011
Venerdì della VI settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
San Gregorio Nisseno (circa 335-395), monaco e vescovo
Discorsi sulla resurrezione, 1 : PG 46, 603, 606, 626-627
La generazione della nuova creazione (Rm 8,22)
è venuto il regno della vita ed è stato distrutto il dominio
della morte. Una diversa generazione è apparsa, e una vita diversa e un
diverso modo di vivere. La nostra natura ha subìto un cambiamento. Qual è
questa generazione ? Quella che non scaturisce dal sangue, né da volere
di uomo, né da volere di carne, ma è stata creata da Dio (Gv 1, 13)...
« Questo è il giorno fatto dal Signore » (Sal 117, 24), giorno
ben diverso da quelli che furono stabiliti all'inizio della creazione
del mondo e che si misurano col trascorrere del tempo. Questo giorno
segna l'inizio di una nuova creazione. Poiché in questo giorno Dio crea
un cielo nuovo e una terra nuova, come afferma il profeta (Is 65, 17). E
quale cielo ? Il firmamento della fede in Cristo. E quale terra ? Un
cuore buono, come disse il Signore, una terra avida della pioggia che la
irriga e che produce abbondante messe (Lc 8, 15). In questa creazione,
il sole rappresenta una vita pura, e le stelle le virtù ; l'aria una
buona condotta ; il mare « la profondità della ricchezza, della sapienza
e della scienza di Dio » (Rm 11, 33). Le erbe e i germogli sono la
buona dottrina e la Sacra Scrittura, di cui si pasce il popolo, gregge
di Dio. Le piante da frutta poi rappresentano l'osservanza dei
comandamenti. In questo giorno viene creato il vero uomo a immagine e
somiglianza di Dio (Gen 1, 27).
E non deve divenire il tuo mondo questo inizio, questo giorno
che ha fatto il Signore ? ... Ma non abbiamo ancora spiegato quello che
in questa grazia è più importante : questo giorno ha distrutto le
sofferenze della morte. Questo giorno ha dato al mondo il primogenito
dei morti... O confortante e splendida notizia ! Colui che si è fatto
per noi uomo, pur essendo l'unigenito Figlio di Dio, per renderci suoi
fratelli, si presenta come uomo davanti al Padre, per portare con sé
tutti coloro che gli sono congiunti.
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Sabato 4 Giugno 2011
Sabato della VI settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
San Giovanni Maria Vianney (1786-1859), sacerdote, parroco di Ars
Catechismo sulla preghiera (trad. dal breviario)
« Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. »
Figliuoli miei, il vostro cuore è piccolo, ma la preghiera lo
dilato e lo rende capace di amare Dio. La preghiera ci fa pregustare il
cielo, coòe qualcosa che discende a noi dal paradiso. Non ci lascia mai
senza dolcezza. Infatti è miele che stilla nell'anima e fa che tutto sia
dolce. Nella preghiera ben fatta i dolori si sciolgono come neve al
sole. Anche questo ci dà la preghiera: che il tempo scorra con tanta
velocità e tanta felicità dell'uomo che non si avverte più la sua
lunghezza.
Ci sono alcune persone che si sprofondano
completamente nella preghiera come un pesce nell'onda, perché sono
tutte dedite al buon Dio. Non c'è divisione alcuna nel loro cuore. O
quanto amo queste anime generose! San Francesco d'Assisi e santa Coletta
vedevano nostro Signore e parlavano con lui a quel modo che noi ci
parliamo gli uni agli altri. Noi invece quante volte veniamo in chiesa
senza sapere cosa dobbiamo fare o domandare! Tuttavia, ogni qual volta
ci rechiamo da qualcuno, sappiamo bene perché ci andiamo. Anzi vi sono
alcuni che sembrano dire così al buon Dio: « Ho soltanto due parole da
dirti, così mi sbrigherò presto e me ne andrò via da te ». Io penso
sempre che, quando veniamo ad adorare il Signore, otterremmo tutto
quello che domandiamo, se pregassimo con fede proprio viva e con cuore
totalmente puro.
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Domenica 5 Giugno 2011
Ascensione del Signore, solennità - Anno A
Meditazione del giorno
Beato John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo
PPS, vol.6, n° 10
« Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo »
Il ritorno di Cristo da suo Padre è nello stesso tempo fonte di
tristezza, perché implica la sua assenza, e fonte di gioia, perché
implica la sua presenza. Dalla dottrina della sua Risurrezione e della
sua Ascensione, sgorgano questi paradossi cristiani sovente accennati
nella Scrittura, che cioè ci affligiamo senza pure cessare di
rallegrarci : « gente che non ha nulla e invece possediamo tutto ! » (2
Cor 6,10).
Questa è, in verità, la nostra condizione presente : abbiamo
perso Cristo e l'abbiamo trovato ; non lo vediamo eppure lo discerniamo.
Abbracciamo (baciamo ?) i suoi piedi (Mt 28,9), eppure ci dice : « Non
mi trattenere » (Gv 20,17). Come ? è perché abbiamo perso la percezione
sensibile e cosciente della sua persona ; non possiamo guardarlo,
sentirlo, conversare con lui, seguirlo di luogo in luogo ; eppure
godiamo spiritualmente, immaterialmente, interiormente, mentalmente e
realmente della sua vista e del suo possesso ; un possesso che avvolge
più realtà e più presenza di quella di cui godevano gli apostoli nei
giorni della sua carne, proprio perché essa è spirituale, proprio perché
essa è invisibile.
Sappiamo che in questo mondo, quanto più vicina è una cosa,
tanto meno la possiamo percepire e comprendere. Cristo è venuto così
vicino a noi nella Chiesa cristiana, se posso dire così, che non
possiamo fissare lo sguardo su di lui o distinguerlo. Egli entra dentro
di noi, e prende possesso dell'eredità che si è acquistata. Non si
presenta a noi ; ci prende con lui. Fa di noi le sue membra... Non lo
vediamo ; conosciamo la sua presenza soltanto mediante la fede, perché
egli è al di sopra di noi e in noi. Per cui siamo nella tristezza perché
non siamo coscenti della sua presenza..., e ci rallegriamo perché
sappiamo che lo possediamo : « Voi lo amate, pur senza averlo visto ; e
ora senza verderlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e
gloriosa, mentre conseguite la mèta della vostra fede, cioè la salvezza
delle anime » (1 Pt 1,8-9).
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Lunedì 6 Giugno 2011
Lunedì della VII settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Beato Henri Suso (circa 1295-1366), domenicano
Il Libro della Sapienza eterna
« Perché abbiate pace in me »
«Signore, sin dalla mia giovinezza, il mio spirito ha cercato
non so cosa, con una sete impaziente. Cosa era dunque, Signore? Io non
ho ancora perfettamente capito. Da tanti anni lo desidero ardentemente e
non ho potuto ancora afferrarlo... Eppure proprio questo attira il mio
cuore e la mia anima, e senza questo non posso stabilirmi in una vera
pace.
Signore, volevo cercare la mia felicità nelle creature di questo
mondo, come vedevo fare da tanta gente intorno a me; ma quanto più
cercavo, tanto meno trovavo; quanto più mi avvicinavo, tanto più mi
allontanavo. Ogni cosa infatti mi diceva: «Non sono ciò che cerchi». Sei
forse tu, Signore, colui che da tanto tempo ho cercato? Forse verso di
te il mio cuore era così sempre e senza sosta attratto? Perché allora
non ti sei fatto vedere da me? Come hai potuto differire così a lungo
quell'incontro? In quanti cammini sfibranti non mi sono impantanato?
Beato veramente l'uomo che tu previeni con tanto amore da non essere
lasciato in riposo finché non cerchi in te solo il suo riposo.
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Martedì 7 Giugno 2011
Martedì della VII settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Beato Guerrico d'Igny (circa 1080-1157), abate cistercense
Omelia per l'Ascensione, 1-2 : PL 185, 153-155
« Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre...disse »
Il Signore ha fatto questa preghiera la vigilia della sua
passione. Ma si può dire pure che riguarda il giorno dell'Ascensione, il
momento in cui egli stava per separarsi, per l'ultima volta, dai suoi
« figlioli » (Gv 13, 33) che aveva affidato al Padre suo. Lui che in
cielo ammaestra e dirige la moltitudine degli angeli che ha creati,
aveva legato a sè sulla terra un « piccolo gregge » (Lc 12, 32) di
discepoli per istruirli mediante la sua presenza nella carne, fino al
momento in cui, con il cuore allargato, sarebbero stati in grado di
essere condotti dallo Spirito. Amava questi piccoli con un amore degno
della sua grandezza. Li aveva staccati dall'amore di questo mondo. Li
vedeva rinunciare ad ogni speranza di quaggiù per dipendere solo da lui.
Tuttavia, finché viveva con loro nel suo corpo, non ha prodigato loro
con superficialità l'espressione del suo affetto ; si è mostrato con
loro più fermo che tenero, come conviene ad un maestro e ad un padre.
Ma, venuto il momento di lasciarli, egli sembra vinto dal tenero
affetto che nutriva per loro, e non può dissimulare l'immensità della
sua mansuetudine... Per cui è detto : « Dopo aver amato i suoi che erano
nel mondo, li amò sino alla fine » (Gv 13, 1). Infatti in questo
momento ha versato, in un certo senso, tutta la forza del suo amore per i
suoi amici, prima di versare se stesso, come acqua, per i suoi nemici
(Sal 21, 15). Ha consegnato loro il sacramento del suo corpo e del suo
sangue e ha prescritto loro di celebrarlo. Non so cosa deve essere
ammirato maggiormente : la sua potenza o la sua carità, quando ha
inventato questo nuovo modo di dimorare con essi per consolarli della
sua partenza.
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Mercoledì 8 Giugno 2011
Mercoledì della VII settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
San Cipriano (circa 200-258), vescovo di Cartagine e martire
Dell'Unità della Chiesa
«Siano una cosa sola»
Fratelli, chi sarebbe tanto perfido e tanto forsennato nella sua
passione della discordia da immaginarsi che si possa mettere in causa, e
da osare pure stracciare, l'unità di Dio, il vestito del Signore, la
Chiesa di Cristo (cf Gv 19,24). Nel suo Vangelo, Dio non fa forse
intendere questo avvertimento: «diventeranno un solo gregge e un solo
pastore» (Gv 10, 16)? Qualcuno pensa forse, detto questo, che nello
stesso luogo, si possano trovare di norma più greggi e più pastori ?
Sentite come l'Apostolo Paolo ci raccomanda nello stesso modo questa
unità : « Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro
Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano
divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e
d'intenti...sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare
l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace » (1 Cor 1, 10 e
Ef 4, 2-3).
Pensate, dunque, di stare in piedi e di continuare a vivere, se
abbandonate la Chiesa per stabilire altrove la vostra dimora, per
allontanare da essa la vostra casa ? Riguardo alla Pasqua, non è forse
scritto nel libro del Esodo che l'Agnello, la cui immolazione significa
quella di Cristo, deve essere mangiato in una sola casa (Es 12, 46) ? La
carne di Cristo, la cosa santa del Signore, e neppure la carne
dell'agnello, non la si può gettare fuori casa. Per i credenti, non c'è
dunque altra dimora se non la Chiesa una. E questa dimora, questo luogo
di un pensiero unanime, lo Spirito Santo la designa quando suggerisce
nel salmo (122) : « Signore, fai abitare nella stessa casa i cuori
unanimi ». è nella dimora di Dio, nella Chiesa di Cristo che abitano
questi cuori unanimi, e che possono stabilirvisi nella concordia e nella
semplicità.
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Giovedì 9 Giugno 2011
Giovedì della VII settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Simeone il Nuovo Teologo (circa 949-1022), monaco ortodosso
Etica 1, 6, 8
«Perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me»
Il corpo della Chiesa di Cristo, armonioso risultato del
ricongiungimento dei suoi santi fin dall'origine dei tempi, giunge alla
sua equilibrata e integrale costituzione nell'unione dei figli di Dio,
dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli. Il nostro Salvatore –
Dio stesso, rivela l'indissolubilità e l'indivisibilità dell'unione con
lui, dicendo ai suoi Apostoli : « Io sono nel Padre e il Padre è in me ;
e voi in me e io in voi » (Gv 14, 11.20). E questo, lo rende più
esplicito ancora aggiungendo : « E la gloria che tu hai dato a me, io
l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu
in me, perché siano perfetti nell'unità ». e di nuovo : « ...perché
l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro ».
O meraviglia, o indicibile umiltà dell'amore che Dio, amico
dell'uomo, nutre per noi. Quello che è per natura riguardo a suo Padre,
concede a noi di esserlo al suo riguardo per l'adozione e la grazia. La
gloria data al figlio dal Padre, il Figlio la dà a noi, a sua volta per
grazia divina. Perfino, come egli è nel Padre e il Padre è in lui, così
il Figlio di Dio sarà in noi, e noi nel Figlio stesso, se lo vogliamo,
in virtù della grazia. Una volta diventato simile a noi con la carne, ci
ha resi partecipi della sua divinità e ci incorpora tutti in lui. E
come la divinità alla quale partecipiamo attraverso questa comunione non
può essere divisa in parti separate, così anche noi, una volta che
abbiamo partecipato ad essa in verità, siamo inseparabili dall'unico
Spirito e formiamo un solo corpo con Cristo.
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Venerdì 10 Giugno 2011
Venerdì della VII settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Beato Giovanni Paolo II (1920-2005), papa
Omelia, Parigi, 30 maggio 1980 - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
« Simone di Giovanni, mi vuoi bene? »
Nell'ora della prova Pietro ha rinnegato il suo maestro tre
volte. E la sua voce tremava nel rispondere: «Signore, tu lo sai che ti
amo» (Gv 21,15). Tuttavia, egli non ha risposto: «Eppure, Signore, ti ho
deluso», ma: «Signore, tu lo sai che ti amo». Dicendo questo, egli
sapeva già che Cristo è la pietra angolare sulla quale, nonostante ogni
debolezza umana, può crescere in lui, Pietro, questa costruzione che
avrà la forma dell'amore. Attraverso tutte le situazioni e tutte le
prove. Fino alla fine. Per questo egli scriverà un giorno...«anche voi
venivate impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio
spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali
graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo» (1Pt 2,5).
Tutto
questo non significa nient'altro che rispondere sempre e costantemente,
con tenacia e in maniera conseguente, a quest'unica domanda: Ami tu? Mi
ami tu? Mi ami di più? Questa risposta, ossia questo amore, è ciò che
fa di noi «la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il
popolo che Dio si è acquistato...» (1Pt 2,9). è ciò che ci permette di
proclamare le opere meravigliose di colui che ci «ha chiamati dalle
tenebre alla sua ammirabile luce» (1Pt 2,9). Tutto questo Pietro lo ha
saputo nell'assoluta certezza della sua fede. E tutto questo egli lo sa,
e continua a confessarlo anche nei suoi successori.
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