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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Giovedì 12 Maggio 2011
Giovedì della III settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Santa Teresa d'Avila (1515-1582), carmelitana, dottore della Chiesa
Vita, cap. 12
« Tutti saranno ammaestrati da Dio »
Quando Dio sospende e ferma l'intendimento, gli dà di che
ammirare e di che occuparsi; allora, senza ragionare, riceviamo, nel
tempo di un Credo, più luce di quanta non ne potremmo acquistare
in molti anni, con tutti gli sforzi del mondo. Ma, in prima persona,
volere legare le potenze della nostra anima e fermare la loro attività,
questo è follia...
Per molti anni, ho letto molte cose senza riuscire a capirle.
Poi, ho trascorso un tempo considerevole senza poter trovare i termini
per spiegare le grazie che Dio mi concedeva, e questo è stato per me
fonte di molte fatiche. Ma quando piace a Sua Maestà, Egli insegna ogni
cosa in un istante, e in un modo che mi getta nello stupore. è questa
una cosa che posso affermare in tutta verità: molti uomini spirituali
con i quali avevo dei colloqui hanno cercato di spiegarmi i doni che Dio
faceva alla mia anima, sperando così di aiutarmi a rendermene conto. La
mia stupidità ha reso ogni sforzo assolutamente vano. Forse così voleva
nostro Signore, per avere, lui solo, diritto alla mia riconoscenza. In
effetti, è sempre stato lui il mio maestro. Che sia benedetto! Ma anche,
quale confusione per me che tale confessione sia l'espressione della
verità!... Senza dunque ch'io l'avessi desiderato né domandato, Dio mi
ha illuminata in un istante, e messa nello stato di esprimermi. I miei
confessori erano sorpresi, ed io più di loro, perché conoscevo
maggiormente la mia incapacità... Sì, lo dico di nuovo, è
importantissimo non elevare il proprio spirito prima che Dio lo elevi; e
quando egli lo fa, noi lo capiamo subito.
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Venerdì 13 Maggio 2011
Venerdì della III settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Papa Benedetto XVI
Omelia in occasione del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale, 29 maggio 2005 © Libreria Editrice Vaticana
« La mia carne è vero cibo »
Il Signore non ci lascia soli in questo cammino. Egli è con noi;
anzi, Egli desidera condividere la nostra sorte fino ad immedesimarsi
con noi. Nel colloquio che ci ha riferito poc'anzi il Vangelo Egli dice:
« Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui
». Come non gioire di una tale promessa? Abbiamo sentito però che, a
quel primo annuncio, la gente, invece di gioire, cominciò a discutere e a
protestare: « Come può costui darci la sua carne da mangiare? ».
Per
la verità, quell'atteggiamento s'è ripetuto tante altre volte nel corso
della storia. Si direbbe che, in fondo, la gente non voglia avere Dio
così vicino, così alla mano, così partecipe delle sue vicende. La gente
lo vuole grande e, in definitiva anche noi spesso lo vogliamo un po'
lontano da noi. Si sollevano allora questioni che vogliono dimostrare,
alla fine, che una simile vicinanza sarebbe impossibile. Ma restano in
tutta la loro chiarezza le parole che Cristo pronunciò in quella
circostanza: « In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne
del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la
vita ».
Di fronte al mormorio di protesta, Gesù avrebbe
potuto ripiegare su parole rassicuranti: « Amici, avrebbe potuto dire,
non preoccupatevi! Ho parlato di carne, ma si tratta soltanto di un
simbolo. Ciò che intendo è solo una profonda comunione di sentimenti ».
Ma no, Gesù non ha fatto ricorso a simili addolcimenti. Ha mantenuto
ferma la propria affermazione, tutto il suo realismo, anche di fronte
alla defezione di molti suoi discepoli (cfr Gv 6,66). Anzi, Egli si è
dimostrato disposto ad accettare persino la defezione degli stessi suoi
apostoli, pur di non mutare in nulla la concretezza del suo discorso: «
Forse anche voi volete andarvene? », ha domandato. Grazie a Dio Pietro
ha dato una risposta che anche noi, oggi, con piena consapevolezza
facciamo nostra: « Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna
» (Gv 6,66-68).
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Sabato 14 Maggio 2011
San Mattia apostolo, festa
Meditazione del giorno
San Lorenzo Giustiniani (1381-1455), canonico regolare, poi vescovo di Venezia
Omelia per la festa di San Mattia
Dio sceglie l'apostolo Mattia
L'apostolo Paolo scrive: «O profondità della ricchezza, della
sapienza, della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi
giudizi e inaccessibili le sue vie!» (Rm 11,33)... E un salmo dice:
«Tutto hai fatto con saggezza» (Sal 103,24), cioè nel tuo Verbo, nella
tua Parola eterna. Poiché nel Verbo e per mezzo del Verbo tutto è stato
fatto (Gv 1,3), chi potrà dubitare che con saggezza è stato fatto, e che
egli ha perfettamente scelto i suoi discepoli, senza parzialità? «In
lui ci ha scelti, dice l'apostolo Paolo, prima della creazione del
mondo» (Ef 1,4)...
Consideriamo la scelta di Mattia. Gli apostoli avevano scelto
Giuseppe detto Barsabba e Mattia...; poi hanno proposto la loro scelta a
colui che giudica secondo il cuore, e che «conosce il cuore di tutti»,
affinché egli mostrasse quali di questi due aveva designato. E
sicuramente egli aveva scelto Mattia per questo onore prima che fossero
gettate le sorti, anzi prima che il mondo fosse...
Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di
averlo ottenuto e vi sarà accordato» (Mc 11,24). Per questo la Chiesa è
solita pregare di comune accordo ogni volta che pensa di dovere
domandare qualche cosa al Signore. Nessun mezzo ha presa sulla volontà
di Dio quanto la preghiera, almeno se viene fatta con fede, serenità,
umiltà e perseveranza. Il sorteggio non ha quindi recato nessun
pregiudizio alla scelta di quel glorioso apostolo poiché, come
testimonia la Scrittura, gli apostoli hanno cominciato col pregare; è
piuttosoto in risposta alla loro preghiera che Dio ha ispirato loro di
gettare le sorti per questa elezione. D'altra parte Mattia non ha
ricevuto una grazia meno grande di Pietro, o degli altri apostoli,
benché fosse stato chiamato per ultimo. Ha ricevuto lo Spirito Santo con
la stessa pienezza degli altri, e gli stessi doni spirituali riservati a
loro. Lo Spirito Santo posandosi su di lui l'ha riempito di carità; gli
ha dato di esprimersi in tutte le lingue, di fare dei miracoli, di
convertire le nazioni, di predicare Cristo e di ottenere il trionfo del
martirio.
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Domenica 15 Maggio 2011
IV Domenica di Pasqua - Anno A
Meditazione del giorno
Clemente d'Alessandria (150-circa 215), teologo
Il Pedagogo, 9,83s ; SC 70, p. 258
« Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza »
Noi che siamo ammalati, abbiamo bisogno del Salvatore; smarriti,
abbiamo bisogno della sua guida; ciechi, di lui che ci porti alla luce;
assetati abbiamo bisogno della fonte di vita; morti, abbiamo bisogno
della vita; pecore del pastore; bambini, del pedagogo; insomma, tutta la
nostra natura umana ha bisogno di Gesù...
Se si vuole, si può apprendere la somma sapienza che c'insegna
il santissimo pastore e maestro, l'onnipotente Verbo del Padre, quando
servendosi dell'allegoria si proclama pastore delle pecore. E anche
pedagogo dei bambini; infatti, rivolgendosi ai pastori d'Israele,
descrive la sua giusta e salutare sollecitudine per bocca di Ezechiele:
«Fascerò la pecora ferita, curerò quella malata, ricondurrò all'ovile
quella smarrita e le pascerò sul mio monte santo» (Ez 34,16)... Sì, o
Signore, nùtrici coi pascoli della tua giustizia. O maestro, pasci le
tue pecore sul tuo santo monte: La Chiesa, che sta in alto, supera le
nubi, tocca i cieli. «Sarò loro pastore, dice, e sarò in mezzo a loro»
(Ez 34,24). Egli vuole salvare la mia carne rivestendomi della tunica
dell'incorruzione... «Prima che mi invochino, io risponderò» (Is
58,9)...
Tale è il nostro Pedagogo, davvero buono. «Non sono venuto,
dice, per essere servito, ma per servire» (Mt 20,28). Perciò nel vangelo
è detto che era «stanco» (Gv 4,5) colui che si è affaticato per noi,
promettendo anche di «dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc
10,45). Dimostra così di essere lui solo il buon pastore. Generoso e
magnifico è colui che giunge al punto di dare la sua vita per noi.
Veramente a servizio degli uomini e pieno di bontà, egli che, potendo
essere il Signore dell'uomo, volle essere suo fratello. Buono fino al
punto di morire per noi!
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Lunedì 16 Maggio 2011
Lunedì della IV settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
San Giovanni Damasceno (circa 675-749), monaco, teologo, dottore della Chiesa
Dalla « Dichiarazione di fede », cap. I (trad. dal breviario)
Preghiera di un pastore al Buon Pastore
O Cristo mio Dio, tu hai umiliato te stesso per prendere sulle
tue spalle me, pecorella smarrita (Lc 15,5), e farmi pascolare in
pascolo verdeggiante e nutrirmi con le acque della retta dottrina (Sal
22,2) per mezzo dei tuoi pastori, i quali, nutriti da te, han poi potuto
pascere il tuo gregge... Ora, Signore, tu mi hai chiamato... a servire i
tuoi discepoli. No so con quale disegno tu abbia fatto questo; tu solo
lo sai.
Tuttavia, Signore, alleggerisci il pesante
fardello dei miei peccati, con i quali ho gravemente mancato; monda la
mia mente e il mio cuore; guidami per la retta via (Sal 22,3) come una
lampada luminosa; dammi una parola franca quando apro la bocca; donami
una lingua chiara e spedita per mezzo della lingua di fuoco del tuo
Spirito(At 2,3) e la tua presenza sempre mi assista.
Pascimi,
o Signore, e pasci tu con me gli altri, perché il mio cuore non mi
pieghi né a destra né a sinistra, ma il tuo Spirito buono mi indizzi
sulla retta via perché le mie azioni siano secondo la tua volontà e lo
siano veramente fino all'ultimo.
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Martedì 17 Maggio 2011
Martedì della IV settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
San Cirillo d'Alessandria (380-444), vescovo e dottore della Chiesa
Commento al vangelo di Giovanni, 7, 10, 26 ; PG 74, 20
« Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono »
Il segno distintivo delle pecore di Cristo è la loro
disposizione ad ascoltare, ad ubbidire, mentre le pecore straniere si
distinguono per la loro indocilità. Intendiamo il verbo « ascoltare »
nel suo senso di acconsentire a ciò che è stato detto. E coloro che
ascoltano Dio sono conosciuti da lui, perché « essere conosciuto »
significa essere unito a lui. Nessuno è totalmente sconosciuto da Dio.
Per cui quando Cristo dice : « Conosco le mie pecore, egli vuole dire :
« Io le accoglierò e le unirò a me, in un modo mistico e permanente ».
Si può dire che, facendosi uomo, presa la loro natura, si è imparentato
con tutti gli uomini ; tutti siamo uniti a Cristo grazie alla sua
incarnazione. Ma coloro che non custodiscono la loro somiglianza con la
santità di Cristo, gli sono divenuti stranieri...
« Le mie pecore mi seguono », dice ancora Cristo. Infatti
mediante la grazia divina, i credenti seguono i passi di Cristo. Non
obbediscono ai precetti dell'antica Legge, che era solo figura, ma
seguendo i precetti di Cristo mediante la grazia, saranno sollevati fino
a lui, secondo la loro vocazione di figli di Dio. Quando Cristo sale in
cielo, essi lo seguono.
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Mercoledì 18 Maggio 2011
Mercoledì della IV settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Simeone il Nuovo Teologo (circa 949-1022), monaco ortodosso
Discorsi teologici, 3
« Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre »
« Dio è luce » (1 Gv 1,5), una luce infinita e incomprensibile.
Il Padre è luce, il Figlio è luce, lo Spirito è luce ; i tre sono luce
unica, semplice, pura, fuori dal tempo, in un'eterna identità di dignità
e di gloria. Ne consegue che quanto viene da Dio è luce e ci viene
distribuito come venuto dalla luce : luce la vita, luce l'immortalità,
luce la sorgente della vita, luce l'acqua viva, la carità, la pace, la
verità, la porta del Regno dei cieli. Luce lo stesso Regno dei cieli ;
luce la stanza nuziale, il letto nuziale, il paradiso, le delizie del
paradiso, la terra dei miti, le corone della vita, luce gli stessi abiti
dei santi. Luce il Cristo Gesù, il salvatore e re dell'universo, luce
il pane della sua carne immacolata, luce il calice del suo sangue
preziosissimo, luce la sua risurrezione, luce il suo volto ; luce la sua
mano, il suo ditoa, la sua bocca, luce i suoi occhi ; luce il Signore,
la sua voce come luce da luce. Luce il Consolatore, la perla, il chicco
di senapa, la vigna vera, il lievito, la speranza, la fede : luce !
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Giovedì 19 Maggio 2011
Giovedì della IV settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
San [Padre] Pio di Pietrelcina (1887-1968), cappuccino
Ep 3,707 ; 2,70 in Buona Giornata
« Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me »
Dopo l'amore del nostro Signore, ti raccomando l'amore della
Chiesa, sua Sposa. Essa è, in un certo senso, la colomba che cova e fa
nascere i piccoli dello Sposo. Rendi grazie sempre a Dio di essere
figlia della Chiesa, sull'esempio di tante anime che ci hanno preceduti
in questa via beata. Abbi molta compassione per tutti i pastori, i
predicatori e le guide spirituali ; ce ne sono su tutta la faccia della
terra... Prega Dio per loro, affinché, salvando se stessi, siano fecondi
e procurino la salvezza alle anime.
Pregate per le persone perfide come per quelle ferventi, pregate
per il Santo Padre, per tutte le necessità spirituali e temporali della
Chiesa ; essa infatti è nostra madre. Fate anche una preghiera speciale
per tutti coloro che operano alla salvezza delle anime per la gloria
del Padre.
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Venerdì 20 Maggio 2011
Venerdì della IV settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
San Bonaventura (1221-1274), francescano, dottore della Chiesa
Itinerario della mente a Dio, VII, 1-2,4,6
« Io sono la Via, la Verità e la Vita »
Chi si rivolge a Cristo, con dedizione assoluta, fissando lo
sguardo sul crocifisso Signore mediante la fede, la speranza, la carità,
la devozione, l'ammirazione, l'esultanza, la stima, la lode e il
giubilo del cuore, fa con lui la Pasqua, cioè il passaggio ; attraversa
con la verga della croce il Mare Rosso, uscendo dall'Egitto per
inoltrarsi nel deserto. Qui gusta la manna nascosta, riposa con Cristo
nella tomba come morto esteriormente, ma sente, tuttavia, per quanto lo
consenta la condizione di pellegrini, ciò che in croce fu detto al buon
ladrone, tanto vicino a Cristo con l'amore : « Oggi sarai con me nel
paradiso » (Lc 23, 43).
Ma perché questo passaggio sia perfetto, è necessario che
sospesa l'attività intellettuale, ogni affetto del cuore sia
integralmente trasformato e trasferito in Dio. è questo un fatto mistico
e staordinario che nessuno conosce se non chi lo riceve (Ap 2, 17)...
Se poi vuoi sapere come avvenga tutto ciò, interroga la grazia, non la
scienza, il desiderio non l'intelletto, il sospiro della preghiera non
la brama del leggere, lo Sposo non il maestro, Dio non l'uomo.
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Sabato 21 Maggio 2011
Sabato della IV settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Sant'Ireneo di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire
Contro le Eresie 4, 20, 4-5 ; SC 100, 634-640
« Chi ha visto me ha visto il Padre »
L'uomo con le sue sole forze non può vedere Dio. Ma se Dio lo
vuole, nell'abisso della sua volontà, si lascia vedere da chi vuole,
quando vuole e come vuole. Dio ha potere su tutti e su ogni cosa. Si
rese un tempo accessibile in visione profetica per mezzo del suo
Spirito, si lascia vedere ora mediante il suo Figlio, dando l'adozione a
figli. Sarà visto, infine, nel Regno dei cieli nella pienezza della sua
paternità. Lo Spirito infatti prepara gli uomini nel Figlio. Il Figlio
li conduce al Padre. Il Padre dona l'incorruttibilità e la vita eterna
che derivano dalla visione di Dio per coloro che lo vedono.
Come coloro che vedono la luce sono nella luce, e partecipano al
suo splendore e ne colgono la chiarezza, così coloro che vedono Dio,
sono in Dio e ricevono il suo splendore. Lo splendore di Dio dona la
vita : la ricevono coloro che vedono Dio.
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Domenica 22 Maggio 2011
V Domenica di Pasqua - Anno A
Meditazione del giorno
Beato Giovanni Paolo II (1920-2005), papa
Lettera enciclica « Dives in misericordia », cap. 2 - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
« Chi ha visto me ha visto il Padre »
Dio, che «abita una luce inaccessibile» (1 Tm 6,16), parla nello
stesso tempo all'uomo col linguaggio di tutto il cosmo: «Infatti, dalla
creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere
contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua
eterna potenza e divinità» (Rm 1,20). Questa indiretta e imperfetta
conoscenza, opera dell'intelletto che cerca Dio per mezzo delle creature
attraverso il mondo visibile, non è ancora «visione del Padre». «Dio
nessuno l'ha mai visto», scrive san Giovanni per dar maggior rilievo
alla verità secondo cui «proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del
Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1,18).
Questa «rivelazione» manifesta Dio nell'insondabile mistero del
suo essere - uno e trino - circondato di «luce inaccessibile». Mediante
questa «rivelazione» di Cristo, tuttavia, conosciamo Dio innanzitutto
nel suo rapporto di amore verso l'uomo (cfr Tt 3,4): nella sua
«filantropia». è proprio qui che «le sue perfezioni invisibili»
diventano in modo particolare «visibili», incomparabilmente più visibili
che attraverso tutte le altre «opere da lui compiute»: esse diventano
visibili in Cristo e per mezzo di Cristo, per il tramite delle sue
azioni e parole e, infine, mediante la sua morte in croce e la sua
risurrezione. In tal modo, in Cristo e mediante Cristo, diventa anche
particolarmente visibile Dio nella sua misericordia.
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Lunedì 23 Maggio 2011
Lunedì della V settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
San Gregorio Magno (circa 540-604), papa, dottore della Chiesa
Omelie 30, 1-10
« Lo Spirito v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto »
Sarà lo Spirito ad insegnarvi ogni cosa. Infatti vana è la
parola di coloro che insegnano, se il cuore di coloro che ascoltano non
viene toccato dallo Spirito. Nessuno dunque attribuisca ad un maestro
umano l'intelligenza che egli ha del suo insegnamento. Se il Maestro
interiore non c'è, la lingua del maestro esteriore parla al muro.
Tutti voi udite la mia voce nello stesso modo ; eppure non
comprendete nello stesso modo quello che udite. La parola del
predicatore è inutile se essa non è capace di accendere nei cuori il
fuoco dell'amore. Avevano ricevuto quel Fuoco, per bocca della Verità,
coloro che dicevano : « Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre
conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le scritture ? »
(Lc 24, 32). Quando si ode una omelia, il cuore si scalda, e lo spirito
comincia a desiderare i beni del Regno dei cieli. L'amore autentico che
lo riempie gli strappa lacrime, ma questo ardore lo riempie pure di
gioia. Quanto allora siamo felici di udire questo insegnamento che viene
dall'alto e diviene in noi come una fiaccola che brucia, ispirandoci
parole di fuoco ! Lo Spirito Santo è il grande artefice di queste
trasformazioni in noi.
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Martedì 24 Maggio 2011
Martedì della V settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Beato Giovanni XXIII (1881-1963), papa
Enciclica « Pacem in Terris » (© copyright Libreria Editrice Vaticana)
« Vi do la mia pace »
Ogni credente, in questo nostro mondo, deve essere una scintilla
di luce, un centro di amore, un fermento vivificatore nella massa (Mt
5,14 ; 13,33): e tanto più lo sarà, quanto più, nella intimità di se
stesso, vive in comunione con Dio. Infatti non si dà pace fra gli uomini
se non vi è pace in ciascuno di essi, se cioè ognuno non instaura in se
stesso l'ordine voluto da Dio... è questa un'impresa tanto nobile ed
alta che le forze umane, anche se animate da ogni lodevole buona
volontà, non possono da sole portare ad effetto. Affinché l'umana
società sia uno specchio il più fedele possibile del regno di Dio, è
necessario l'aiuto dall'alto...
Cristo ha vinto nella sua dolorosa passione e morte il peccato,
elemento disgregatore e apportatore di lutti e squilibri... "Egli è la
nostra pace, egli che delle due ne ha fatta una sola... E venne ad
evangelizzare la pace a voi, che eravate lontani, e la pace ai vicini"
(Ef 2,14-17). E nella liturgia di questi giorni risuona l'annuncio:
"Gesù, nostro Signore, risorto, venne e si fermò in mezzo ai suoi
discepoli e disse loro: "Pace a voi, alleluia". E i discepoli gioirono
al vedere il Signore" (cfr. Gv 20,19s). Egli lascia la pace, egli porta
la pace: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo,
io la do a voi" (Gv 14,27)...
Questa è la pace che chiediamo a lui con l'ardente sospiro della
nostra preghiera. Allontani egli dal cuore degli uomini ciò che la può
mettere in pericolo; e li trasformi in testimoni di verità, di
giustizia, di amore fraterno. Illumini i responsabili dei popoli...
Accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, ad
accrescere i vincoli della mutua carità, a comprendere gli altri, a
perdonare coloro che hanno recato ingiurie; in virtù della sua azione,
si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre
regni la desideratissima pace.
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Mercoledì 25 Maggio 2011
Mercoledì della V settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, compatrona d'Europa
La donna e il suo destino, raccolto di sei conferenze
« Io sono la vite, voi i tralci »
Per quanto riguarda la Chiesa, la concezione più accessibile al
pensiero umano e quella di una comunità di credenti. Chiunque crede in
Gesù Cristo e nel suo Vangelo e spera nell'adempimento delle sue
promesse, chiunque gli è unito con un legame di amore e obbedisce ai suo
comandamenti, deve essere unito a quanti condividono lo stesso spirito
mediante una profonda comunione spirituale e un attaccamento di amore.
Coloro che hanno seguito il Signore durante il suo soggiorno sulla
terra, erano i primi nuovi germogli della comunità cristiana; l'hanno
diffusa loro e hanno trasmesso in eredità, in seguito e fino a oggi, le
ricchezze di fede da cui traevano la loro coesione.
Eppure anche una comunità umana naturale può essere già molto di
più di una semplice associazione di individui distinti; essa può avere
una concordia stretta, anzi una unità organica; tanto più questo sia
vero per la comunità soprannaturale che è la Chiesa. L'unione
dell'anima con Cristo è una cosa differente della comunione fra due
persone terrene; quest'unione, iniziata con il battesimo e costantemente
rinforzata con gli altri sacramenti, è un'integrazione e una spinta di
linfa – come ci dice il simbolo della vite e dei tralci. Questo atto di
unione con Cristo produce un riavvicinamento di membro a membro tra
tutti i cristiani. Così la Chiesa prende la figura del corpo mistico di
Cristo. Questo corpo è un corpo vivo e lo spirito che lo anima è lo
Spirito di Cristo che, partendo dal capo, scorre verso tutte le membra
(Ef 5,23). Lo spirito che emana da Cristo è lo Spirito Santo e la Chiesa
è dunque il tempio dello Spirito Santo.
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Giovedì 26 Maggio 2011
Giovedì della V settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Vita di San Francesco d'Assisi detta «Anonimo perugino» (13° secolo)
§97
« Rimanete nel mio amore »
Dall'inizio della sua conversione fino al giorno della sua
morte, il beato Francesco è sempre stato duro nei confronti del suo
corpo. Eppure la sua prima e massima preoccupazione è stata il possedere
e conservare sempre all'interno e all'esterno la gioia spirituale. Egli
affermava che se il servo di Dio si sforza di possedere e di conservare
la gioia spirituale interiore e esteriore che procede dalla purezza del
cuore, non potranno fargli alcun male i demoni, costretti a
riconoscere: «Poiché quel servo di Dio conserva la sua pace nella
tribolazione quanto nella prosperità, non possiamo trovare nessun
accesso per nuocere alla sua anima».
Un giorno, egli rimproverò un suo compagno che aveva un'aria
triste e il viso malinconico: «Perché manifestare così la tristezza e il
dolore che provi a causa dei tuoi peccati? Questo tocca Dio e te.
Pregalo di renderti, per la sua bontà, la gioia di essere salvato (Sal
50,14). Davanti a me e davanti agli altri, sforzati di mostrarti sempre
lieto, perché non conviene che un servo di Dio si faccia vedere con il
viso triste e accigliato».
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