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De: Enzo Claudio (Mensaje original) |
Enviado: 30/11/2009 17:03 |
Un brano di Raoul Follereau definito l'Apostolo dei lebbrosi:
Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, concedimi questo! Signore, guariscimi!
Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello che ci abbisogna.
Un piccino suggerisce forse alla mamma: "Preparami quella pappa" ?
Un malato al suo dottore: "Mi prescriva quella medicina" ?
Chi può assicurarci se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo ?
Allora, tentiamo soltanto questa preghiera:
"Signore, non cessare di amarci, mai"
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Mercoledì 27 Aprile 2011
Mercoledì fra l'Ottava di Pasqua
Meditazione del giorno
Giovanni Paolo II, papa dal 1978 al 2005
Lettera apostolica per l'Anno dell'Eucaristia : Mane nobiscum domine § 2,11-12
« Prese il pane, disse la benedizione, lo spezzo e lo diede loro »
L'icona dei discepoli di Emmaus ben si presta ad orientare un
Anno che vedrà la Chiesa particolarmente impegnata a vivere il mistero
della Santa Eucaristia. Sulla strada dei nostri interrogativi e delle
nostre inquietudini, talvolta delle nostre cocenti delusioni, il divino
Viandante continua a farsi nostro compagno per introdurci, con
l'interpretazione delle Scritture, alla comprensione dei misteri di Dio.
Quando l'incontro diventa pieno, alla luce della Parola subentra quella
che scaturisce dal «Pane di vita», con cui Cristo adempie in modo sommo
la sua promessa di «stare con noi tutti i giorni fino alla fine del
mondo» (Mt 28,20)...
Il racconto dell'apparizione di Gesù risorto ai due discepoli di
Emmaus ci aiuta a mettere a fuoco un primo aspetto del mistero
eucaristico, che deve essere sempre presente nella devozione del Popolo
di Dio: l'Eucaristia mistero di luce! ... Gesù ha qualificato se stesso
come «luce del mondo» (Gv 8,12), e questa sua proprietà è ben posta in
evidenza da quei momenti della sua vita, come la Trasfigurazione e la
Risurrezione, nei quali la sua gloria divina chiaramente rifulge.
Nell'Eucaristia invece la gloria di Cristo è velata. Il Sacramento
eucaristico è «mysterium fidei» per eccellenza. Tuttavia, proprio
attraverso il mistero del suo totale nascondimento, Cristo si fa mistero
di luce, grazie al quale il credente è introdotto nelle profondità
della vita divina...
L'Eucaristia è luce innanzitutto perché in ogni Messa la
liturgia della Parola di Dio precede la liturgia eucaristica, nell'unità
delle due «mense», quella della Parola e quella del Pane... Nel
racconto dei discepoli di Emmaus Cristo stesso interviene per mostrare,
«cominciando da Mosé e da tutti i profeti», come «tutte le Scritture»
portassero al mistero della sua persona. Le sue parole fanno «ardere» i
cuori dei discepoli, li sottraggono all'oscurità della tristezza e della
disperazione, suscitano in essi il desiderio di rimanere con Lui:
«Resta con noi, Signore».
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Giovedì 28 Aprile 2011
Giovedì fra l'Ottava di Pasqua
Meditazione del giorno
Sant'Ignazio d'Antiochia (? - circa 110), vescovo et martire
Lettera (trad. dal breviario)
« Guardate le mie mani e i miei piedi:... Toccate mi »
Ringrazio Gesù Cristo Dio che vi ha resi così saggi. Ho visto
infatti che siete fondati su una fede incrollabile, come se foste
inchioadati, carne e spirito, alla croce del Signore Gesù Cristo, e che
siete pieni di carità nel sangue di Cristo. Voi credete fermamente nel
Signire nostro Gesù, credete che egli discende veramente « dalla stirpe
di David secondo la carne » (Rm 1, 3) ed è figlio di Dio secondo la
volontà e la potenza di Dio; che nacque veramente da una vergine; che fu
battezzato da Giovanni « per adempiere ogni giustizia » (Mt 3,
15); che fu veramente inchiodato in croce per noi nella carne sotto
Ponzio Pilato e il tetraca Erode. Noi siamo infatti il frutto della sua
croce e della sua beata passione. Avete ferma fede inoltre che con la
sua risurrezione ha innalzato nei secoli il suo vessillo per riunire i
suoi santi e i suoi fedeli, sia Giudei che Gentilim nell'unico corpo
della sua Chiesa.
Egli ha sofferto la sua passione per noi, perché fossimo salvi;
ed ha sofferto realmente, come realmente ha risuscitato se stesso. Io
so e credo fermamente che anche dopo la risurrezione egli è nella sua
carne. E quando si mostrò a Pietro e ai suoi compagni, disse loro:
Toccatemi, palpatemi e vedete che non sono uno spirito senza corpo. E
subito lo toccarono e credettero alla realtà della sua carne e del e del
suo spirito. Per questo disprezzarono la morte e trionfarono di essa.
Dopo la sua risurrezione, poi, Cristo mangiò e bevve con loro propio
come un uomo in carne ed ossa, sebbene spiritualmente fosse unito al
Padre. Vi ricordo queste cose, o carissimi, quantunque sappia bene che
voi vi gloriate della stessa fede mia.
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Venerdì 29 Aprile 2011
Venerdì fra l'Ottava di Pasqua
Meditazione del giorno
Beato John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo
PPS vol. 8, n°2
« è il Signore ! »
Siamo lenti ad accorgerci di questa grande e sublime verità che
cioè Cristo cammina ancora, in un certo senso, in mezzo a noi e, con la
sua mano, il suo sguardo o la sua voce, ci fa cenno di seguirlo. Non
capiamo che questa chiamata di Cristo si realizza ogni giorno, oggi come
una volta. Siamo al punto de credere che questo era vero al tempo degli
apostoli, ma oggi non lo crediamo vero nei nostri confronti, non siamo
attenti a riconoscerlo rivolto a noi. Non abbiamo più occhi per vedere
il Maestro – ben diversi in questo dell'apostolo diletto che ha
riconosciuto Cristo, anche quando tutti gli altri discepoli non lo
riconoscevano. Frattanto, egli stava sulla riva; era dopo la sua
risurrezione, quando ordinava di gettare la rete nel mare; allora quel
discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «è il Signore!»
Voglio dire questo: Gli uomini che conducono una vita di
credenti scorgono, di tanto in tanto, delle verità che non avevano viste
prima, o sulle quali la loro attenzione non si era mai posata. E
subito, esse si ergono davanti a loro come una chiamata inalienabile.
Ora, si tratta di verità che impegnano il nostro dovere, che prendono il
valore di precetti, e chiedono l'obbedienza. In questo modo, o in altri
ancora, Cristo ci chiama ora. Non c'è nulla di miracoloso né di
straordinario in questo modo di fare. Egli agisce tramite le nostre
facoltà naturali e per mezzo delle circostanze stesse della vita.
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Sabato 30 Aprile 2011
Sabato fra l'Ottava di Pasqua
Meditazione del giorno
Giovanni Paolo II, papa dal 1978 al 2005
Lettera apostolica « Novo millennio ineunte », § 58
«Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura»
Duc il altum! «Prendi il largo!» (Lc 5,4) Andiamo avanti con
speranza! Un nuovo millennio si apre davanti alla Chiesa come oceano
vasto in cui avventurarsi, contando sull'aiuto di Cristo. Il Figlio di
Dio, che si è incarnato duemila anni or sono per amore dell'uomo, compie
anche oggi la sua opera: dobbiamo avere occhi penetranti per vederla, e
soprattutto un cuore grande per diventarne noi stessi strumenti... «
Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo » (Mt 28,19). Il mandato
missionario ci introduce nel terzo millennio invitandoci allo stesso
entusiasmo che fu proprio dei cristiani della prima ora: possiamo
contare sulla forza dello stesso Spirito, che fu effuso a Pentecoste e
ci spinge oggi a ripartire sorretti dalla speranza « che non delude »
(Rm 5,5).
Il nostro passo, all'inizio di questo nuovo secolo, deve farsi
più spedito nel ripercorrere le strade del mondo. Le vie sulle quali
ciascuno di noi, e ciascuna delle nostre Chiese, cammina, sono tante, ma
non v'è distanza tra coloro che sono stretti insieme dall'unica
comunione, la comunione che ogni giorno si alimenta alla mensa del Pane
eucaristico e della Parola di vita. Ogni domenica il Cristo risorto ci
ridà come un appuntamento nel Cenacolo, dove la sera del «primo giorno
dopo il sabato» (Gv 20,19) si presentò ai suoi per « alitare » su di
loro il dono vivificante dello Spirito e iniziarli alla grande avventura
dell'evangelizzazione.
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Domenica 1° Maggio 2011
II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia - Anno A
Meditazione del giorno Celebrazione eucaristica in suffragio di Giovanni Paolo II Regina Caeli, 3 aprile 2005, giorno seguente alla morte di Giovanni Paolo II - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
« Mostrò loro le mani e il costato »
Al termine della solenne Celebrazione Eucaristica in suffragio di Sua Santità Giovanni Paolo II, presieduta dall'Em.mo Card. Angelo Sodano, il Sostituto della Segreteria di Stato, l'Arcivescovo Leonardo Sandri, prima della recita del Regina Cæli, dà lettura di un testo che il Santo Padre aveva precedentemente preparato in occasione della solennità della Divina Misericordia che si celebra la II Domenica di Pasqua. Carissimi Fratelli e Sorelle! Risuona anche oggi il gioioso Alleluja della Pasqua. L'odierna pagina del Vangelo di Giovanni sottolinea che il Risorto, la sera di quel giorno, apparve agli Apostoli e "mostrò loro le mani e il costato", cioè i segni della dolorosa passione impressi in modo indelebile sul suo corpo anche dopo la risurrezione. Quelle piaghe gloriose, che otto giorni dopo fece toccare all'incredulo Tommaso, rivelano la misericordia di Dio, che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Gv 3,16). Questo mistero di amore sta al centro dell'odierna liturgia della Domenica in Albis, dedicata al culto della Divina Misericordia. All'umanità, che talora sembra smarrita e dominata dal potere del male, dell'egoismo e della paura, il Signore risorto offre in dono il suo amore che perdona, riconcilia e riapre l'animo alla speranza. E' amore che converte i cuori e dona la pace. Quanto bisogno ha il mondo di comprendere e di accogliere la Divina Misericordia! Signore, che con la tua morte e risurrezione riveli l'amore del Padre, noi crediamo in Te e con fiducia ti ripetiamo quest'oggi: Gesù, confido in Te, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
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Lunedì 2 Maggio 2011
Lunedì della II settimana di Pasqua
Meditazione del giorno Messale romano Orazioni dalla catechesi battesimale della Veglia pasquale
Un popolo rinato dall'acqua e dallo Spirito
O Dio, padre dei credenti, che estendendo a tuttu gli uomini il dono dell'adozione filiale, moltiplichi in tutta la terra i tuoi figli, e nel sacramento pasquale del Battesimo adempi la promassa fatta ad Abramo di renderlo padre di tutte le nazioni, concedi al tuo popolo di rispondere degnamente alla grazia della tua chiamata. Per Cristo nostro Signore. O Dio, anche ai nostri tempi vediamo risplendere i tuoi antichi prodigi: ciò che facesti con la tua mano potente per liberare un solo popolo dalla oppressione del faraone, ora lo compi attraverso l'acqua del Battesimo per la salvezza di tutti i popoli; concedi che l'umanità intera sia accolta tra i figli di Abramo e partecipi alla dignità del popolo eletto. Per Cristo nostro Signore. O Dio, che accresci sempre la tua Chiesa chiamando nuovi figli da tutte le genti, custodici nalla tua protezione coloro che fai rinascere dall'acqua del Battesimo, Per Cristo nostro Signore. O Dio, potenza immutabile e luce che non tramonta, volgi lo sguardo alla tua Chiesa, ammirabile sacramento di salvezza, e compi l'opera prediposta nella tua misericordia: tutto il mondo veda e riconosca che ciò che è distrutto si ricostruisce, ciò che è invecchiato si rinnova, e tutto ritorna alla sua integrità, per mezzo del Cristo, che è principio di tutte les cose. Egli vive e regna...
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Martedì 3 Maggio 2011
Santi Filippo e Giacomo (il Minore) apostoli, festa
Meditazione del giorno Concilio Vaticano II Costituzione dogmatica sulla Chiesa, « Lumen gentium » §23 - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
I vescovi, successori degli apostoli
I singoli vescovi, invece, sono il visibile principio e fondamento di unità nelle loro Chiese particolari queste sono formate ad immagine della Chiesa universale, ed è in esse e a partire da esse che esiste la Chiesa cattolica una e unica.
Perciò i singoli vescovi rappresentano la propria Chiesa, e tutti insieme col Papa rappresentano la Chiesa universale in un vincolo di pace, di amore e di unità. I singoli vescovi, che sono preposti a Chiese particolari, esercitano il loro pastorale governo sopra la porzione del popolo di Dio che è stata loro affidata, non sopra le altre Chiese né sopra la Chiesa universale. Ma in quanto membri del collegio episcopale e legittimi successori degli apostoli, per istituzione e precetto di Cristo sono tenuti ad avere per tutta la Chiesa una sollecitudine che, sebbene non sia esercitata con atti di giurisdizione, contribuisce sommamente al bene della Chiesa universale. Tutti i vescovi, infatti, devono promuovere e difendere l'unità della fede e la disciplina comune all'insieme della Chiesa, formare i fedeli all'amore per tutto il corpo mistico di Cristo, specialmente delle membra povere, sofferenti e di quelle che sono perseguitate a causa della giustizia (cfr. Mt 5,10), e infine promuovere ogni attività comune alla Chiesa, specialmente nel procurare che la fede cresca e sorga per tutti gli uomini la luce della piena verità...
La cura di annunziare il Vangelo in ogni parte della terra appartiene al corpo dei pastori, ai quali tutti, in comune, Cristo diede il mandato, imponendo un comune dovere... Quindi i singoli vescovi, per quanto lo permette l'esercizio del particolare loro dovere, sono tenuti a collaborare tra di loro e col successore di Pietro, al quale in modo speciale fu affidato l'altissimo ufficio di propagare il nome cristiano.
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Mercoledì 4 Maggio 2011
Mercoledì della II settimana di Pasqua
Meditazione del giorno Liturgia latina Inno di Sant’Ambrogio per le laudi, Splendor paternae gloriae
« La luce è venuta nel mondo »
O Splendore del Padre o Luce nata da Luce, Luce che origini luce, Giorno che illumini i giorni,
il mondo oscuro inonda, Sole che non tramonti! Apri i cuori al riverbero fulgente dello Spirito.
E al Dio di eterna gloria ora salga la supplica: potente la sua grazia distolga i nostri passi da ogni insidia;
ridoni il coraggio del bene, reprima l’invidia di Satana, volga le asperità a nostro favore, conceda di vivere giusti;
regni sovrana sull’animo casto e fedele preservi il corpo, pura e fervente la fede, ignara d’ogni errore.
Cristo sia nostro cibo, la fede ci disseti; beviamo con gioia la sobria ebbrezza dello Spirito.
Lieto trascorra il giorno: il pudore sia un’alba serena, la fede un meriggio assolato, ombra notturna sul cuore non scenda.
O Cristo, Aurora, svèlati, ora che avanza l’aurora: tutto nel Padre vivi, tutto in te vive il Padre.
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Giovedì 5 Maggio 2011 Meditazione quotidiana di Giovedi 05 Maggio 2011 UNA LEZIONE DIFFICILE“Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognun di voi non perdona di cuore al proprio fratello” (Matteo 18:35)
Se abbiamo veramente realizzato il perdono divino, saremo disposti a perdonare gli altri. Qualcuno ha detto: “Se ricevi il perdono da Dio, lo concederai al fratello; se lo rifiuti al fratello dimostri praticamente di non averlo ricevuto da Dio”. Questo è un insegnamento pratico e perentorio che non dobbiamo ignorare.Abbiamo uno spirito di perdono? Possiamo pregare con sincerità: “Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori”? Si invoca il perdono e la clemenza per sé, ma spesso non si è disposti a concedere gli stessi favori agli altri. Quante volte abbiamo udito la lamentosa antifona di coloro che accusano gli altri di aver commesso un male troppo grande per essere perdonato. Senza dubbio si tratta di una lezione difficile da mettere in pratica, perché va contro la nostra natura carnale; tuttavia sappiamo per esperienza che serbare rancore allontana la pace dal nostro cuoreL’incapacità di perdonare rovina gli uomini. Il cuore che non si apre alla misericordia nei confronti di un proprio simile dimostra di non aver compreso nulla della benignità di cui è stato fatto oggetto da parte di Dio in Cristo Gesù. Il mondo dice: “La vendetta è dolce”, ma questa espressione non corrisponde alla verità. La rivalsa amareggia e avvelena chi la nutre e alimenta nel proprio cuore. La gratificazione di un momento, il piatto freddo della vendetta che si consuma in un istante, si trasforma ben presto in un dolore sordo e duraturo, sempre più difficile da estirpare
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Venerdì 6 Maggio 2011
Meditazione del giorno Tommaso di Celano (circa 1190 - circa 1260), biografo di S. Francesco e di S. Chiara Vita Secunda di San Francesco, § 125 et 127 « Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi »
San Francesco assicurava che la letizia spirituale è il rimedio più sicuro contro le mille insidie e astuzie del nemico. Diceva infatti: «Il diavolo esulta soprattutto, quando può rapire al servo di Dio il gaudio dello spirito. Egli porta della polvere, che cerca di gettare negli spiragli, per quanto piccoli della coscienza e così insudiciare il candore della mente e la mondezza della vita. Ma – continuava – se la letizia di spirito riempie il cuore, inutilmente il serpente tenta di iniettare il suo veleno mortale. I demoni non possono recare danno al servo di Cristo, quando lo vedono santamente giocondo. Se invece l'animo è malinconico, desolato e piangente, con tutta facilità o viene sopraffatto dalla tristezza o è trasportato alle gioie frivole ».
Per questo il Santo cercava di rimanere sempre nel giubilo del cuore, di conservare l'unzione dello spirito e l'olio della letizia (Sal 44,8). Evitava con la massima cura la malinconia, il peggiore di tutti i mali, tanto che correva il più presto possibile all'orazione, appena ne sentiva qualche cenno nel cuore. «Il servo di Dio – spiegava – quando è turbato, come capita, da qualcosa, deve alzarsi subito per pregare, e perseverare davanti al Padre Sommo sino a che gli restituisca la gioia della sua salvezza » (Sal 50,14)...
Talora – come ho visto con i miei occhi – raccoglieva un legno da terra, e mentre lo teneva sul braccio sinistro, con la destra prendeva un archetto tenuto curvo da un filo e ve lo passava sopra accompagnandosi con movimenti adatti come fosse una viella, e cantava in francese le lodi del Signore.
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Sabato 7 Maggio 2011
Sabato della II settimana di Pasqua
Meditazione del giorno Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942), carmelitana, martire, compatrona d’Europa Poesia : parafrasi del Salmo 45
« Rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti »
Quando si scatenano le tempeste, sei, Signore, la nostra forza. Lodiamo te, il Dio forte che sei il nostro costante soccorso. Restiamo saldi accanto a te, mettendo in te la nostra fiducia, anche se la terra è scossa e il mare mosso.
Che gonfino e s’infrangano le onde, che vacillino i monti, la gioia ci illuminerà, la città di Dio ti rende grazie. In essa hai la tua dimora, custodisci la sua santa pace. E un fiume potente protegge la sublime dimora di Dio.
I popoli in follia si scatenano, il potere degli Stati crolla. Ecco che egli alza la voce, la terra tuona, scossa. Ma il Signore è con noi, il Signore, il Dio Sabaot. Sei per noi luce e salvezza, non possiamo temere.
Venite, voi tutti, venite a contemplare i prodigi della sua potenza : tutte le guerre stanno per morire, la corda dell’arco si allenta. Gettate nel braciere di fuoco scudi e armi da guerra. Il Signore, il Dio Sabaot ci soccorre in ogni pericolo.
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Domenica 8 Maggio 2011
III Domenica di Pasqua - Anno A
Meditazione del giorno Beato Giovanni Paolo II (1920-2005), papa Lettera Apostolica « Mane nobiscum Domine » §19-20 - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
« Resta con noi »
Alla richiesta dei discepoli di Emmaus che Egli rimanesse «con» loro, Gesù rispose con un dono molto più grande: mediante il sacramento dell'Eucaristia trovò il modo di rimanere «in» loro. Ricevere l'Eucaristia è entrare in comunione profonda con Gesù. « Rimanete in me e io in voi » (Gv 15,4). Questo rapporto di intima e reciproca « permanenza » ci consente di anticipare, in qualche modo, il cielo sulla terra. Non è forse questo l'anelito più grande dell'uomo? Non è questo ciò che Dio si è proposto, realizzando nella storia il suo disegno di salvezza? Egli ha messo nel cuore dell'uomo la « fame » della sua Parola (cfr Am 8,11), una fame che si appagherà solo nell'unione piena con Lui. La comunione eucaristica ci è data per « saziarci » di Dio su questa terra, in attesa dell'appagamento pieno del cielo.
Ma questa speciale intimità che si realizza nella « comunione » eucaristica non può essere adeguatamente compresa né pienamente vissuta al di fuori della comunione ecclesiale... La Chiesa è il corpo di Cristo: si cammina « con Cristo » nella misura in cui si è in rapporto « con il suo corpo ». A creare e fomentare questa unità Cristo provvede con l'effusione dello Spirito Santo. E Lui stesso non cessa di promuoverla attraverso la sua presenza eucaristica. In effetti, è proprio l'unico Pane eucaristico che ci rende un corpo solo. Lo afferma l'apostolo Paolo: « Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane » (1Cor 10,17).
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Lunedì 9 Maggio 2011
Lunedì della III settimana di Pasqua
Meditazione del giorno Sant'Ilario di Poitiers (circa 315-367), vescovo, dottore della Chiesa Trattato sulla Trinità, I, 37-38 (trad. dal breviario)
« Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato »
Dipende da te concedere l'oggeto della nostra preghiera, essere presente a quanto si chiede, aprire a chi bussa. La natura è presa da una strana pigrizia e non possiamo capire ciò che ti riguarda per la debolezza della nostra intelligenza... Attendiamo dunque che tu dia slancio agli inizi di questa impresa, causa per noi di trepidazione, che la consolidi con spirito dei profeti e degli apostoli, perché possiamo capire le lro parole nello stesso senso con cui essi le hanno pronunziate e le interpretiamo nel loro significato.
Parleremo, infatti, di quanto essi predicarono per tua ispirazione. Annunzieremo cioè te, Dio Eterno, padre dell'Eterno e Unigenito Dio. Confesseremo che tu solo sei senza nascita con l'unico nostro Signore, Gesù Cristo, generato da te fin dall'eternità e da non annoverarsi fra gli dèi. Generato da te, che sei l'unico Dio e non da diversa sostanza. Crederemo che è veramente Dio colui che è nato da te, che sei veramente Dio e Padre.
Aprici dunque l'autentico significato delle parole, e donaci luce per comprendere efficacia di parola, vera fede. Fa che possiamo esprimere ciò che crediamo, che proclamiamo tem unico Dio Padre, e l'unico Signore Gesù Cristo... Fa' che... sappiamo affermare che tu, o Padre, sei Dio insieme al Figlio, e sappiamo predicare la divinità senza errori.
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Martedì 10 Maggio 2011
Il pane del cielo, quello vero… I Giudei, seguono la loro logica, fondata più sulla ricerca di sicurezze che non sulla fiducia e la disponibilità sincera e aperta al dialogo. Cercano da Gesù la garanzia che non li esponga troppo al rischio; non sono disposti a lasciarsi illuminare, a confrontare le loro categorie, sperimentate e sicure, per un’affermazione personale, al fine di abbracciare la dimensione gratuita e liberante del dono di sé nella fede in Cristo. Chiedono un segno, ma il Signore li spinge ad entrare in una logica diversa, che trascende ed eleva la nostra capacità umana di comprensione. È la dimensione del mistero della fede che raggiunge il suo apice nell’Eucaristia, cioè nella donazione totale e oblativa di Cristo che nel suo sacrificio diventa per noi cibo di salvezza e di vita. È solo Lui il nostro vero nutrimento, il centro vitale della nostra vita, la nostra gioia e la nostra felicità. “Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,12). Più ci addentriamo nel suo mistero, più siamo coinvolti nella sua corrente di amore per l’umanità, più sentiamo l’esigenza di nutrirci del suo Corpo e del suo Sangue perché in noi germogli sempre più la vita nuova, quella della grazia. La celebrazione dei sacramenti, e specialmente quello dell’Eucaristia ci unisce intimamente a Cristo in modo da sperimentare in Lui l’Amore personalissimo che si dona a noi e che desidera trasformarci in Sé. Comprendiamo allora che il credere non può fondarsi su opere miracolose o strabilianti che il Signore può comunque compiere, ma sulla scoperta di una Persona che ci ama intensamente e ha dato la sua stessa vita per noi, perché siamo salvi e felici per sempre insieme a Lui.
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Mercoledì 11 Maggio 2011
Mercoledì della III settimana di Pasqua
Meditazione del giorno Beato Giovanni Paolo II (1920-2005), papa Lettera apostolica « Novo Millennio Inuente », § 16-17 - Copyright © Libreria Editrice Vaticana
« La volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna »
« Vogliamo vedere Gesù » (Gv 12,21). Questa richiesta, fatta all'apostolo Filippo da alcuni Greci che si erano recati a Gerusalemme per il pellegrinaggio pasquale, è riecheggiata spiritualmente anche alle nostre orecchie in questo Anno giubilare. Come quei pellegrini di duemila anni fa, gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti di oggi non solo di « parlare » di Cristo, ma in certo senso di farlo loro « vedere ». E non è forse compito della Chiesa riflettere la luce di Cristo in ogni epoca della storia, farne risplendere il volto anche davanti alle generazioni del nuovo millennio? La nostra testimonianza sarebbe, tuttavia, insopportabilmente povera, se noi per primi non fossimo contemplatori del suo volto... E la contemplazione del volto di Cristo non può che ispirarsi a quanto di Lui ci dice la Sacra Scrittura, che è, da capo a fondo, attraversata dal suo mistero, oscuramente additato nell'Antico Testamento, pienamente rivelato nel Nuovo... Restando ancorati alla Scrittura, ci apriamo all'azione dello Spirito (cfr Gv 15,26), che è all'origine di quegli scritti, e insieme alla testimonianza degli Apostoli (cfr ibid., 27), che hanno fatto esperienza viva di Cristo, « il Verbo della vita », lo hanno « visto con i loro occhi, udito con le loro orecchie, toccato con le loro mani » (cfr 1 Gv 1,1). Quella che ci giunge per loro tramite è una visione di fede, suffragata da una precisa testimonianza storica.
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